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sabato, ottobre 06, 2007

MASTELLA HA PERSO LA TESTA 

La colpa di tutta la vicenda sembra essere la trasmissione che Santoro – ancora lui – ha messo in piedi per difendere i magistrati che vengono attaccati dai politici; così, inevitabilmente, si è avuto tutto un lungo servizio sulla magistratura calabrese messa alla gogna dal Mastella per l’inchiesta disposta nei confronti di vari notabili della zona, accanto ai quali figura lo stesso ministro di Giustizia e lo stesso Prodi.

Ovviamente nella trasmissione, che è costruita in modo da fare emergere una tesi sull’altra (e non la verità dei fatti), Santoro ha avuto buon gioco a far passare male i politici, Mastella in testa, mentre i magistrati sono apparsi come degli umili e indifesi signori che fanno soltanto il proprio dovere, mentre nella realtà sono degli avveduti costruttori della propria immagine e, di conseguenza, della propria carriera attuale e futura (magari in politica!!).

L’aspetto della trasmissione è talmente scontato che non mi interessa; quello che invece mi ha colpito è il dopo trasmissione, in cui Mastella ha convocato una conferenza stampa nella quale ha sparato a zero su Santoro, su altri conduttori RAI, sull’intera RAI ed è arrivato a minacciare il CdA di farlo saltare “o danno una regola di comportamento o attiveremo strumenti parlamentari al Senato sfiduciando il cda”: questo il nobile intento del ministro che si trova in una brutta situazione: i magistrati dovrebbero essere sotto la sua giurisdizione e quindi è per lui difficile imbavagliarli; la RAI è formata da tutti “amici del governo” di cui fa parte lo stesso Clemente e allora si arriva all’assurdo che nel dubbio lui se la prende con entrambi in una imbarazzante sequela di offese e di avvertimenti di stampo camorristico.

Comunque la scenetta più gustosa è avvenuta con un botta e risposta con Fede, dallo stesso Mastella considerato un bravo giornalista e di cui non ci si può lamentare; la risposta del Direttore del TG4 è stata lapidaria e, come sempre, intelligente: “sono 50 anni che faccio il mestiere del giornalista e mi ricordo bene quando ero Direttore del TG1 e il portavoce di De Mita – appunto Mastella – venne ad annunciarmi che De Mita voleva le mie dimissioni”: piglia, pesa, incarta e porta a casa!!

Il guaio del nostro sistema radio-televisivo è quello di considerare l’emittenza pubblica come qualcosa di “personale” di colui che in quel momento detiene il potere; Mastella si ricorda il periodo D.C. durante il quale i Direttori dovevano avere il gradimento dell’”editore di riferimento”, definizione del Segretario Politico della D.C. coniata dal buon Bruno Vespa., ma si potrebbe arrivare anche ai giorni nostri, transitando per l’era berlusconiana: e concludere che “tutto cambia perché niente cambi”.

Se uno ha radicato in testa questo concetto, è ovvio che il comportamento è consequenziale; nelle democrazie più progredite, se uno (politico o non) ritiene di aver subito un torto o una lesione della propria immagine da una trasmissione radio o televisiva, può andare davanti ad un giudice e chiedere soddisfazione, cioè chiedere la condanna dell’emittente alla smentita della frase incriminata o addirittura una nuova trasmissione che ristabilisca la verità dei fatti e – come appendice finale – può ottenere il risarcimento dei danni, quantificabile dal giudice in vari milioni.

Ma tutto questo non può certo essere fatto quando l’emittente responsabile viene considerata “cosa nostra”, cioè struttura da manovrare a nostro piacimento e della quale si può fare tutto quello che si vuole!!

Mi sembra chiaro l’assunto: ora comando io e si deve fare come dico io; e basta!!


venerdì, ottobre 05, 2007

POVERI BAMBOCCIONI 

Ma perché questo disgraziato Paese è costretto a sentire le cretinate dei ministri? Ma perché anziché parlare di cose che non sanno i nostri ministri non provano a tacere? Dopo questi sfogo mi spiego meglio!!

Prima di tutto abbiamo la relazione annuale ISTAT che ha portato alla ribalta alcuni dati che già si conoscevano, ma che adesso – con il crisma dell’ufficialità – diventano delle pietre lanciate sul percorso di questi idioti di ministri che parlano soltanto perché hanno la bocca.

Intanto beccatevi la percentuale di indigenti (12,6%) e poi andiamo a vedere cosa significa: il nostro Istituto di Statistica considera la “soglia di povertà” riconducibile ad una cifra di Euro 582 per una sola persona, di 970 per due persone e di 1.581 per una famiglia di quattro persone. Come dicevo, al di sotto di questi valori si ha “la povertà”, cioè si ha bisogno di qualcosa che ci venga incontro, della Charitas, della Mensa Popolare, oppure di qualche parente compiacente.

Ed a proposito dei parenti, il Ministro dell’Economia, nell’illustrare uno sgravio fiscale di qualche decina di euro a favore dei giovani che abbandonano la casa di famiglia ed affittano una appartamento tutto per loro, ha commentato: “Una misura interessante e importante per i giovani è quella che serve a mandare fuori di casa quelli che io chiamo bamboccioni, che restano con i genitori fino a età inverosimili, non diventano autonomi, non si sposano mai”.

Si è scatenato l’inferno – mentre lui con quella faccia impassibile che dalle mie parti si chiama “ma che conosce o no??” – se ne fregava di tutto e di tutti; anche i colleghi di governo hanno cercato di mettere una pezza e hanno definito “infelice” la frase del ministro; infelice non mi sembra il termine più adatto, caso mai “assolutamente priva di senso”, oppure, sempre alla caccia di definizioni, “detta tanto per dare aria alla bocca”.

Questo signore – che si permette anche giudizi etici tipo “non si sposano mai” – crede che con la miseria di qualche decina di euro, i giovani possano intraprendere una vita indipendente, cosa che sarebbe nelle loro aspettative, ma che le circostanze (e sono buono!!) non glielo hanno ancora permesso; dopo gli strombazzati disastri di Tremonti si sperava nello scoppiettante Padoa, ma nella realtà dei fatti si è rivelato della stessa caratura di tutti gli altri: gente che non conosce il Paese, gente che tira soltanto ad arricchirsi ed a fare arricchire amici, famigli e sodali e che della realtà della gente non gliene frega niente.

La più bella risposta l’ha data un autore di BLOG che gli ha indirizzato una lettera aperta di rara bellezza ed efficacia; “Caro ministro, non l’accuso di avere detto una sciocchezza, ne diciamo tutti, ma di avere volutamente presentato un quadro della situazione giovanile in Italia che è falsa: con 500 euro al mese, si può lasciare la casa dei genitori e diventare autonomi? Provateci voi!! Pensate a governare: abbiamo bisogno di politici, non di comici falliti”.

Difficile aggiungere qualcosa a quanto detto dal “collega blogghista”; caso mai è necessario ribadire che questa distanza gente/politica è dettato non solo dalle sciocchezze che vengono dette, ma dal disinteresse che si ha per i cosiddetti amministrati, sempre più considerati alla stregua di “sudditi”.

E cosa si propone per ovviare a questa situazione? Difficile proporre qualcosa che preveda soltanto “le buone maniere”; purtroppo mi sembra che si avvicini l’ora in cui le “cattive maniere” diventano indispensabili!!


giovedì, ottobre 04, 2007

TORNIAMO SUI COSTI DELLA POLITICA 

In questi ultimi giorni assistiamo ad alcuni rigurgiti della politica che continua ad essere accusata di costare troppo al Paese; rigurgiti – badate bene – che fanno vedere come sono furbi e come sia impossibile farcela con le buone maniere: ci vuole ben altro per questi figuri!!

Anzitutto parliamo delle maggiori istituzioni che, a parole, sono impegnate sul fronte della riduzione dei costi; ha cominciato il Quirinale (ricorderete, costa quattro volte Buckingam Palace) che ha annunciato trionfante di avere approvato un bilancio per il 2008 che aumenta “soltanto” di 17 milioni di euro quello del 2007, ma credete è stata una vera faticaccia!! Comunque 240 milioni di euro se li papperà anche per il 2008 (chi è di mente corta sappia che sono quasi 500 miliardi del vecchio conio).

Tra Palazzo Chigi e Presidenza della Camera sta continuando ad andare in onda uno stucchevole balletto su chi è più bravo e veloce ad annunciare – ovviamente solo a parole – manovre e manovrine che dovrebbero portare a dei risparmi; sentite questa: il Governo ha allo studio il congelamento per 5 anni delle buste paga dei deputati? Ebbene, Bertinotti risponde piccato che la Camera l’ha già fatto, con qualche mese di anticipo ed anzi, ha anche istituito una Commissione (ahi, ahi, le commissioni sono proprio quello strumento per non risolvere niente) che sta studiando il modo di ridurre i costi del Parlamento.

Questo, a dimostrazione che anche loro stanno riempiendosi la bocca di parole che al massimo contengono un mantenimento della spesa per la politica; sono riusciti – bontà loro – a non farne lievitare ulteriormente i costi, ma oltre non sono riusciti ad andare: per usare un termine calcistico, potremmo dire che adottano un ferreo catenaccio.

Per cercare di ridimensionare i costi veri della politica, è stato chiesto da un deputato, su incarico del ministro Mastella, l’elenco dei nomi di chi ha usufruito dei voli di stato (quelli cioè fatti con gli aerei di stato) e la risposta del vice Premier Rutelli è stata: “nel 2007 spenderemo meno che nel 2006”; come dire che non si vuole fare i nomi di chi li ha usati; o no??

Ma per tornare per un attimo a Mastella, forse possiamo considerarlo come l’archetipo del deputato: a chi gli chiedeva se i politici percepiscono uno stipendio troppo alto, il ministro della giustizia rispondeva così: “Non so se siamo pagati troppo; probabilmente un po’ meno del giusto”.

E qui, anche se ovviamente il buon Clemente dirà che era soltanto una battuta, si potrebbe innescare una piccola ma succulenta polemica su quello che rappresentano gli oltre 15.000 euro al mese (oltre tutti i benefit) per un parlamentare e argomentare che la DIA di Palermo ha scoperto che lo stipendio che il nuovo capo della mafia si è assegnato è di 40.000 euro mensili e quello del figlio di 20.000.

Forse Mastella vuol dire che se faceva il mafioso – dove certamente sarebbe assurto alla carica di “padrino” – avrebbe guadagnato di più?

No, a parte gli scherzi, la risposta di Mastella è il segno più evidente di come i parlamentari considerano le proprie prebende: appena sufficienti per tutto il lavoro che fanno. Se così è, non credo che ci sia alcuna possibilità di risolvere i problemi dei costi della politica.

E tanto meno di risolvere quelli che attanagliano l’Italia!!


martedì, ottobre 02, 2007

VIOLENZA E LEGALITA' 

Dico violenza ma dovrei precisare “violenza sulle donne” perché questo è l’oggetto dell’ennesima crociata dei mass media che, al ricomparire – come se fosse scomparso!! – di qualche rigurgito di carattere sessuale/violento, arriva a titolare “salviamo le donne”, come se fossero in pericolo di scomparsa della specie; e per di più la famosa legge dal titolo “violenza sulle donne” non è stata ancora approvata e sembra che sia colpa proprio di questa carenza legislativa se il nostro cosiddetto sesso debole è fatto oggetto di tanto amore, ma così tanto da condurlo alla morte.

L’elemento che ha fatto scattare i nostri furbi giornalisti è stato l’ennesimo delitto a sfondo sessuale commesso a Torino ai danni di una giovane di appena 26 anni che “si è permessa” di rifiutare un caro amico – era considerato proprio così! – ed è stata uccisa con le mani, a pugni e poi rinchiusa in un sacchetto per le immondizie e gettata in un lago.

Convengo che la vicenda – dai risvolti ancora non completamente chiariti – ha dell’incredibile e appare ancora più impressionante se pensiamo che la ragazza era fidanzata con un giovane coetaneo ed anche il giovane uccisore lo era con un’altra giovane ragazza: ed allora cos’è scattato nella testa del ragazzo? Quale è stata la molla che gli ha fatto perdere la testa? Ancora non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai.

Ma questo post non doveva essere centrato sugli eventi ma su quello che hanno provocato nelle sfere della politica, in quanto tutti si sono messi ad accusare la carenza della non approvata legge sulla violenza sulle donne; come se un delitto avesse bisogno di una legge speciale!!

Signori cari, un delitto è un delitto e non c’è barba di attenuanti che lo possa far diventare qualcosa di diverso; un delitto – cioè far cessare di esistere una donna o un uomo – deve essere punito con il normale codice penale che prevede pene severe per tali reati; caso mai il difficile sarà attuare quello che si chiama “la certezza della pena”.

Cosa voglio dire ve lo spiego subito: a Siena è stato commesso un furto in una Banca da un certo numero di banditi i quali sono stati inseguiti dalle forze dell’ordine e uno di loro è stato anche catturato; grande è stata la sorpresa quando si sono accorti che si trattava di un famoso brigatista rosso in carcere a Vercelli dove sconta una serie di ergastoli per sei omicidi commessi una ventina di anni fa.

Cosa è successo? Come mai il brigatista – peraltro mai pentito – si trovava insieme a comuni rapinatori nell’assalto ad una banca?

Non lo so! La notizia è di oggi e quindi i particolari sono scarsi; quello che deve invece far riflettere è che questo signore stava fruendo di un permesso premio o di qualche altra diavoleria che lo ha condotto a stare fuori dal carcere e, così facendo, ha avuto la possibilità di tornare tranquillamente a delinquere.

Molti si chiedono se la rapina in banca è stata effettuata per rifornire una qualche frangia di brigatisti oppure se è soltanto una “normale” rapina: confesso che non sono molto attratto da queste speculazioni; sarei più interessato a conoscere i nomi dei grandi psicologi, sociologi ed altri che finiscono in “ogi” che hanno considerato il brigatista come una persona degna di perdono e di riammissione nella società; come mai non li pubblicano mai questi nomi?? Perché voglio dire che “errare è umano, perseverare invece…..”.


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