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sabato, maggio 15, 2004

Meglio parlare di pubblicità 

Parlare di pubblicità con tutto quello che accade nel mondo in queste settimane può sembrare un voler fuggire dalla realtà; in effetti, dei casini che stanno succedendo ho già ampiamente parlato nel novembre 2003 e, in parte, ho previsto tutto, tirandomi addosso però le male parole di alcuni di Voi.
Quindi ho cambiato argomento già da tempo e continuo a farlo anche ora: questa volta parlerò di due spot che mi hanno colpito e cercheremo di vedere insieme i motivi.
Il primo è quello dell’acqua Uliveto, interpretato dal giocatore Del Piero: in esso, la “frase – slogan” che viene messa in bocca al campione della Juventus è press’a poco questa: Noi della Nazionale beviamo Uliveto sempre, non solo a casa”.
Del Piero è un giocatore della nazionale, Uliveto è uno degli sponsor della nazionale, quindi sembrerebbe tutto a posto; c’è solo una cosa, e cioè il fatto che tra poco più di un mese ci saranno i Campionati Europei e, per questa competizione il C.T. non ha ancora diramato le convocazioni; Del Piero è appunto tra coloro che sono in ballottaggio, con Baggio, Indaghi e altri attaccanti.
Ora dobbiamo chiederci: che senso avrebbe se il C.T. non convocasse Del Piero, quando uno degli sponsor della Nazionale ha incentrato la campagna pubblicitaria su di lui?
Quindi mi sembrerebbe logico un …”interessamento” di Uliveto per la convocazione di Del Piero; non vi sembra ???!
Secondo commercial di un certo interesse è quello di Lavazza con Bonolis e Laurenti che, nel Paradiso, vanno a cavallo su Petaso; non è un nuovo spot, è una ripresa per una campagna già in corso; quando è uscito la prima volta non mi ha colpito come adesso, ma ora mi è diventato macroscopico un tentativo – peraltro non riuscito – messo in piedi dagli autori del filmato.
Mi spiego: come ho già avuto modo di dire alcune volte, il successo di una campagna può dipendere da una frase, una battuta o addirittura una singola parola, che – se diventa un “tormentone” – tutte le volte che la gente la pronuncia è come se l’interlocutore vedesse lo spot, e questo senza che l’azienda spenda una lira per la pianificazione.
In questo caso la parola che viene evidenziata nel dialogo è “schiattate!”, come a dire “effettivamente, “accidenti” o altro del genere.
La parola viene pronunciata da Bonolis nel dialogo con una cameriera che è poco incline a credere alla loro abilità di cavallerizzi: si vedono costretti ad ammettere, almeno tra loro, che hanno rischiato la pelle (ma non sono già morti??) con le sfrenate cavalcate che narrano alla ragazzina.
Insomma, con questo “schiattate!” pronunciato due volte, nei punti “caldi” della narrazione, si cerca la simpatia del pubblico e, nel migliore dei casi, di creare il classico tormentone che poi la gente si passa l’un l’altro.
Non mi sembra però che ci sia la stoffa per emulare, che so, un recente tormentone tipo “Emilia, pace!” oppure “se non ti lecchi le dita godi solo a metà” o, ancora, il migliore forse di questi ultimi tempi :”nuovo? No, lavato con Perlana”.
Altra classe, direi!


mercoledì, maggio 12, 2004

Pubblicità elettorale in ferrovia 

Cercate di fare mente locale: una serie di vagoni ferroviari di un treno regionale frequentato quindi da pendolari e comunque da habitué: su ciascuna carrozza, all’inizio ed alla fine, fa bella mostra di se una pubblicità del formato di circa 40x60 contenente un manifesto, bellamente incorniciato con la bella faccia simpatica di un signore ed uno slogan che invita a votare per lui nelle prossime elezioni europee.
Non so se a qualcuno di voi è già capitato di vedere una cosa del genere; io, lo giuro, non avevo mai visto niente di simile.
C’è da aggiungere che sul manifesto non figura nessun riferimento a chi ha curato la campagna, cioè se è stata realizzata da un’agenzia o in proprio dallo stesso candidato insieme al proprio comitato elettorale.
Ripensandoci bene ho poi afferrato che le Ferrovie non sono più un Ente statale ma una azienda privata e quindi può utilizzare il proprio spazio come meglio crede e, soprattutto, affittarlo a chi paga di più.
E’ chiaramente così e non ci sono discussioni, però debbo dire che a me ha fatto un certo effetto; non tanto per le pubblicità elettorali, quanto perché le circostanze mi hanno costretto a prendere coscienza della privatizzazione dell’azienda.
Ricorderete infatti che è stato Cimoli – attualmente inviato “in missione” all’Alitalia a cercare di sistemare le cose – a traghettare le Ferrovie da ente statale ad azienda con capitale a maggioranza privato; e ricorderete forse che lo stesso Cimoli assurse a grande notorietà per gli scontri furibondi con i sindacati per gli esuberi di personale: riuscì comunque a tagliare circa 25.000 posti di lavoro e si guadagno, meritatamente, il soprannome di “tagliatore di teste”.
Ma tutte queste cose ci portano lontano dal nocciolo della questione: la pubblicità elettorale sulle carrozze ferroviarie.
Accertata la sua regolarità, rimane un filino di ricordi per quanto riguarda il periodo delle F.S. pubbliche: possiamo dire con certezza che in quel periodo forse non sarebbe accaduto che i veicoli ferroviari potessero rappresentare un mezzo per la pubblicità elettorale.
Inoltre, posso affermare per esperienza diretta (in queste ultime settimane mi sono fatta una scorpacciata di treni di ogni categoria) che è da fessi fare il biglietto: infatti su dodici treni che ho preso nelle ultime due settimane, soltanto in due occasioni è passato il controllore. Anche conteggiando la multa, conviene sempre non spendere prima ed aspettare che qualcuno venga a chiederti il biglietto; tanto la frequenza dei controlli è scarsa, specie dopo le note eliminazioni degli esuberi.
Però, se tutti noi continuiamo a fare regolarmente il biglietto….

domenica, maggio 09, 2004

Libertà d'informazione 

E’ un vecchio slogan, un abusato modo di dire: “libertà d’informazione”; ma nessuno dice chi deve avere questa libertà, se coloro che “fanno” informazione oppure coloro che ne sono destinatari.Non posso dire niente per quelli che fanno informazione, ma vorrei approfondire un po’ il caso di coloro che la subiscono, volenti o nolenti.
C’è da premettere che nessun uomo contemporaneo può fare a meno dell’informazione e che anzi è proprio questa a determinarne i propri atteggiamenti su politica, socialità ed altro.
Con questo mio intervento vorrei evidenziare quello che un normale utente di giornali, riviste, telegiornali e radiogiornali “vorrebbe” e quello che invece “non vorrebbe”.
Per il primo aspetto sarebbe auspicabile che gli operatori dell’informazione fornissero maggiori elementi di valutazione circa l’aumento dei prezzi, p.e. della benzina; quale è l’elemento che nella filiera dei combustibili impazzisce e aumenta in modo esponenziale? In questi giorni sento citare il termine “aumento psicologico” da parte di alcuni operatori: se è vero, dopo aver interpellato dei bravi psichiatri, non ci dobbiamo dimenticare che un aumento è comunque un aumento e, se non è motivato porta nelle tasche di chi lo fa un notevole, illegittimo (e illegale??) arricchimento. Di questo la stampa e i TG non ne hanno mai parlato e tanto meno hanno fatto i nomi di queste persone; si sussurra soltanto molto genericamente e lo si fa sulla stampa specializzata e in trasmissioni di settore, quelle comunicazioni “di nicchia” che servono a dire che “ma l’abbiamo detto!!!” e che non comportano alcuna nuova conoscenza per il grosso pubblico che non segue queste forme di informazione.
Due parole anche su quello che nello sfracello finanziario di alcune aziende, può generare condizioni favorevoli per alcuni; facciamo un esempio: l’Alitalia è al terzo Amministratore Delegato (l’ultimo è Cimoli) in poco più di due mesi. Ora mi domando: ma i due precedenti A.D. quanto hanno guadagnato e quanto hanno percepito come liquidazione, soprattutto atteso il disastro combinato.
Una notizia del genere, che per la stampa finanziaria è addirittura banale da rintracciare, sarebbe molto interessante per il grosso pubblico che invece è tenuto all’oscuro di tutto. Su una cosa poi a mio avviso – ma sono certo anche di tanti altri – la grande informazione potrebbe benissimo fare a meno di intervenire, lasciando il campo libero a giornaletti e trasmissioni scandalistiche.
Volete l’ultimo esempio?Fiorello rilascia a una rivista “specializzata in pettegolezzi” un’intervista nella quale racconta il suo tunnel nell’inferno della cocaina,concludendo con “avrei potuto fare la fine di Pantani!”.
Fin qui tutto bene; lo showman ha tutto il diritto di gestire la propria immagine come meglio crede e rilasciare tutte le interviste che vuole; quello che non arrivo a capire è il motivo per cui alcuni quotidiani facenti parte della grande stampa, sentano il bisogno di riprendere l’intervista e, integrarla con immagini, ulteriori considerazioni e altro. Tutto questo nelle pagine dedicate ai fatti del mondo, alle crisi in cui i lavoratori rischiano il posto di lavoro, alle guerre che ancora attanagliano questo nostro mondo e fanno centinaia di morti tutti i giorni e ……nella settimana che precede l’inizio del Giro d’Italia.
E’ proprio necessario arruffianarsi il grosso pubblico in questo modo per vendere qualche copia in più?

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