venerdì, maggio 21, 2010
SERVONO DUE TERRE?
Il disastro al largo della Louisiana, la nube del vulcano islandese, il riscaldamento globale del nostro pianeta che produce un sostanziale cambiamento climatico, in aggiunta a quello che gli esperti definiscono “effetto serra”, cioè un progressivo riscaldamento che, tra cinquanta anni, raggiungerà il +5 gradi della temperatura media della terra.
Gli studiosi avvertono che le conseguenze più spettacolari di questa mutazione climatica sarà una radicale ridistribuzione delle piogge e dei livelli del mare, con forti rischi per Venezia e l’intera laguna.
Una affermazione che mi ha fortemente colpito è quella del Living Placet Report che afferma “nel 2050, se continuasse l’attuale consumo dell’acqua, del suolo fertile, delle risorse forestali, delle specie animali, in particolare di quelle ittiche, di pianeti ne servirebbero due”; infatti, la popolazione umana a quella data raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra.
In sostanza, secondo questo rapporto redatto da eminenti scienziati, consumiamo le risorse più velocemente di quanto la terra sia capace di rigenerarle e, per soprammercato, di “metabolizzare” i nostri rifiuti, a cominciare dalle scorie dell’atomo e dagli agenti chimici; tutto questo può portare a conseguenze assolutamente imprevedibili e quindi occorrerebbero scelte di vita radicalmente diverse, scelte che al momento nessuno indica e, soprattutto, nessuno accetterebbe!!
Vedere la natura sotto un profilo completamente diverso è quello che alcuno ecologisti stanno facendo: verde come la natura, ma anche verde come le banconote americane, cioè il denaro; con questo slogan, alcuni economisti-ecologisti hanno elaborato una sorta di unità di misura per “il lavoro” svolto ogni anno da boschi e foreste su un determinato territorio e l’hanno chiamata PIV (Prodotto Interno Verde) in evidente contrapposizione col più conosciuto Pil.
Volete un esempio? Il PIV dell’Italia per il 2009 è stato calcolato in 6miliardi di euro; mi si consenta una battuta: se Tremonti scopre questo nuovo indicatore di valore, lo usa per sistemate i parametri di Maastricht!!
Di questo PIV, esistono esempi negativi e positivi: i primi sono rappresentati dalla Cina che ha uno sfruttamento incondizionato delle risorse allo scopo di aumentare il prodotto interno lordo, ma senza guardare alla “felicità” dell’uomo e della natura; i secondi sono capitanati dal Costa Rica, paese capace di produrre profitti “verdi” per i singoli e per la collettività; in sostanza Pil in crescita in armonia con l’ambiente.,
Disastri come quello ancora in atto al largo delle coste americane, dovrebbero essere prevenuti, usando attenzione e cautela quando si incide la crosta terrestre; peraltro, l’uso della prevenzione si rivelerebbe molto meno costoso della cura e quindi diventerebbe un interessante fattore economico; la frazione di dollaro che Obama intenderebbe prelevare da ciascun barile di greggio estratto, non garantisce affatto la sicurezza ipotizzata ma è solo una immagine di facciata nei confronti dell’opinione pubblica, con l’unica certezza che i petrolieri riverseranno sui consumatori questa maggiore tassazione.
Insomma, ognuno di noi dovrebbe operare nella sua esistenza come se fosse l’inquilino di una casa che dovrà restituire al proprietario al momento della propria morte; buona norma sarebbe di riconsegnarla almeno nello stesso stato in cui l’ha ricevuta; preferibilmente in condizioni migliori!! Chiaro??
Gli studiosi avvertono che le conseguenze più spettacolari di questa mutazione climatica sarà una radicale ridistribuzione delle piogge e dei livelli del mare, con forti rischi per Venezia e l’intera laguna.
Una affermazione che mi ha fortemente colpito è quella del Living Placet Report che afferma “nel 2050, se continuasse l’attuale consumo dell’acqua, del suolo fertile, delle risorse forestali, delle specie animali, in particolare di quelle ittiche, di pianeti ne servirebbero due”; infatti, la popolazione umana a quella data raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra.
In sostanza, secondo questo rapporto redatto da eminenti scienziati, consumiamo le risorse più velocemente di quanto la terra sia capace di rigenerarle e, per soprammercato, di “metabolizzare” i nostri rifiuti, a cominciare dalle scorie dell’atomo e dagli agenti chimici; tutto questo può portare a conseguenze assolutamente imprevedibili e quindi occorrerebbero scelte di vita radicalmente diverse, scelte che al momento nessuno indica e, soprattutto, nessuno accetterebbe!!
Vedere la natura sotto un profilo completamente diverso è quello che alcuno ecologisti stanno facendo: verde come la natura, ma anche verde come le banconote americane, cioè il denaro; con questo slogan, alcuni economisti-ecologisti hanno elaborato una sorta di unità di misura per “il lavoro” svolto ogni anno da boschi e foreste su un determinato territorio e l’hanno chiamata PIV (Prodotto Interno Verde) in evidente contrapposizione col più conosciuto Pil.
Volete un esempio? Il PIV dell’Italia per il 2009 è stato calcolato in 6miliardi di euro; mi si consenta una battuta: se Tremonti scopre questo nuovo indicatore di valore, lo usa per sistemate i parametri di Maastricht!!
Di questo PIV, esistono esempi negativi e positivi: i primi sono rappresentati dalla Cina che ha uno sfruttamento incondizionato delle risorse allo scopo di aumentare il prodotto interno lordo, ma senza guardare alla “felicità” dell’uomo e della natura; i secondi sono capitanati dal Costa Rica, paese capace di produrre profitti “verdi” per i singoli e per la collettività; in sostanza Pil in crescita in armonia con l’ambiente.,
Disastri come quello ancora in atto al largo delle coste americane, dovrebbero essere prevenuti, usando attenzione e cautela quando si incide la crosta terrestre; peraltro, l’uso della prevenzione si rivelerebbe molto meno costoso della cura e quindi diventerebbe un interessante fattore economico; la frazione di dollaro che Obama intenderebbe prelevare da ciascun barile di greggio estratto, non garantisce affatto la sicurezza ipotizzata ma è solo una immagine di facciata nei confronti dell’opinione pubblica, con l’unica certezza che i petrolieri riverseranno sui consumatori questa maggiore tassazione.
Insomma, ognuno di noi dovrebbe operare nella sua esistenza come se fosse l’inquilino di una casa che dovrà restituire al proprietario al momento della propria morte; buona norma sarebbe di riconsegnarla almeno nello stesso stato in cui l’ha ricevuta; preferibilmente in condizioni migliori!! Chiaro??
giovedì, maggio 20, 2010
UN PO' DI ARIA PULITA
Dopo tante brutture di cui siamo costretti a leggere ed io a scrivere, dopo tante figure squallide che incontriamo sul nostro cammino, prendiamoci una vacanza e parliamo di qualcosa di veramente eccezionale: la consegna a Tonino Guerra, classe 1920, dell’ennesimo David di Donatello, questa volta alla carriera, una carriera che é spaziata dalla poesia alla prosa ed al cinema, dove è stato un insostituibile collaboratore alla sceneggiatura per Antonioni, Fellini, De Sica (il padre, ovviamente) e tanti altri, l’ultimo mi pare che sia stato il greco Anghelopoulos.
Dall’alto dei suoi novanta anni suonati, Tonino impersona la saggezza e la pulizia d’animo, quella dote che risulta indispensabile per poter scrivere di cose così altamente spirituali: volete una piccolissima riprova? Ecco una delle ultime battute del poeta “non è vero che uno più uno fa sempre due; una goccia più una goccia fa una goccia più grande”. Semplicemente immenso!
Diplomato maestro elementare, nel 1943 è soldato nella grande guerra e viene deportato in Germania e internato in campo di concentramento; là trova alcuni romagnoli come lui che ogni sera, racconta Tonino, “mi chiedevano di recitare qualcosa nel nostro dialetto; allora scrissi per loro tutta una serie di poesie in romagnolo”, che poi utilizzerà quando, nel dopoguerra, si laureerà in pedagogia con una tesi orale proprio sulla poesia dialettale; adesso, dal 1989, vive e lavora a Pennabilli dove ha dato vita a svariate iniziative artistiche.
A dimostrazione della sua versatilità, Tonino Guerra nel 2004 è diventato famoso al grande pubblico in quanto è stato “testimonial” in uno spot di una catena di negozi di elettronica, creando il tormentone dell’ottimismo; lo ricordate??
Il David alla carriera è stato consegnato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ed è a lui che Guerra ha rivolto un breve discorso di particolare suggestione: “quando sono venuto a Roma, cinquanta anni fa, un mio amico pittore, Renzo Vespignani, mi ha portato a vedere le cose più belle della città; era un giorno molto caldo e Piazza San Pietro era deserta; gli chiesi come mai non ci fosse nessuno: guarda meglio, mi rispose; piano piano vidi che tutta la lunga ombra dell’obelisco era piena di gente. Signor Presidente, noi siamo la Sua ombra, contenti se tiene in tasca la nostra Costituzione”. Solo qualche ottuso bigotto potrà avere qualcosa da ridire all’accostamento della lunga figura del Presidente con un obelisco!!
A proposito dell’attuale situazione del lavoro, Guerra ha avuto un altro dei suoi splendidi accostamenti: “sarebbe bello se tutti gli operai in difficoltà riempissero una enorme piazza e rimanessero in silenzio; perché il silenzio è il più grande urlo di protesta che si possa alzare”.
Poi confiderà “io faccio la mia piccola parte parlando con i sindaci della mia vallata; dico loro: per favore, togliete dai paesi le finestre anodizzate, l’illuminazione al neon, le sedie di plastica e andate a vedere come sono le trattorie sottratte alla stupidità, guardate come sono i muri, i tetti, un po’ sghembi, con quel colore bruno che da l’immagine calma e preziosa della loro età”.Al giorno d’oggi, è un privilegio avere gente come Tonino che attraverso metafore dice più cose di tanta cultura dei “quartieri alti” e usando immagini evocative di bellezza e di tranquillità, ci fornisce l’occasione di soffermarsi su quel po’ di normalità che ancora ci passa davanti agli occhi; e tutto questo ci viene regalato da uno splendido “ragazzo di 90 anni” con una testa grossa così; Dio, mi raccomando, conservacelo il più possibile!!
Dall’alto dei suoi novanta anni suonati, Tonino impersona la saggezza e la pulizia d’animo, quella dote che risulta indispensabile per poter scrivere di cose così altamente spirituali: volete una piccolissima riprova? Ecco una delle ultime battute del poeta “non è vero che uno più uno fa sempre due; una goccia più una goccia fa una goccia più grande”. Semplicemente immenso!
Diplomato maestro elementare, nel 1943 è soldato nella grande guerra e viene deportato in Germania e internato in campo di concentramento; là trova alcuni romagnoli come lui che ogni sera, racconta Tonino, “mi chiedevano di recitare qualcosa nel nostro dialetto; allora scrissi per loro tutta una serie di poesie in romagnolo”, che poi utilizzerà quando, nel dopoguerra, si laureerà in pedagogia con una tesi orale proprio sulla poesia dialettale; adesso, dal 1989, vive e lavora a Pennabilli dove ha dato vita a svariate iniziative artistiche.
A dimostrazione della sua versatilità, Tonino Guerra nel 2004 è diventato famoso al grande pubblico in quanto è stato “testimonial” in uno spot di una catena di negozi di elettronica, creando il tormentone dell’ottimismo; lo ricordate??
Il David alla carriera è stato consegnato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ed è a lui che Guerra ha rivolto un breve discorso di particolare suggestione: “quando sono venuto a Roma, cinquanta anni fa, un mio amico pittore, Renzo Vespignani, mi ha portato a vedere le cose più belle della città; era un giorno molto caldo e Piazza San Pietro era deserta; gli chiesi come mai non ci fosse nessuno: guarda meglio, mi rispose; piano piano vidi che tutta la lunga ombra dell’obelisco era piena di gente. Signor Presidente, noi siamo la Sua ombra, contenti se tiene in tasca la nostra Costituzione”. Solo qualche ottuso bigotto potrà avere qualcosa da ridire all’accostamento della lunga figura del Presidente con un obelisco!!
A proposito dell’attuale situazione del lavoro, Guerra ha avuto un altro dei suoi splendidi accostamenti: “sarebbe bello se tutti gli operai in difficoltà riempissero una enorme piazza e rimanessero in silenzio; perché il silenzio è il più grande urlo di protesta che si possa alzare”.
Poi confiderà “io faccio la mia piccola parte parlando con i sindaci della mia vallata; dico loro: per favore, togliete dai paesi le finestre anodizzate, l’illuminazione al neon, le sedie di plastica e andate a vedere come sono le trattorie sottratte alla stupidità, guardate come sono i muri, i tetti, un po’ sghembi, con quel colore bruno che da l’immagine calma e preziosa della loro età”.Al giorno d’oggi, è un privilegio avere gente come Tonino che attraverso metafore dice più cose di tanta cultura dei “quartieri alti” e usando immagini evocative di bellezza e di tranquillità, ci fornisce l’occasione di soffermarsi su quel po’ di normalità che ancora ci passa davanti agli occhi; e tutto questo ci viene regalato da uno splendido “ragazzo di 90 anni” con una testa grossa così; Dio, mi raccomando, conservacelo il più possibile!!
mercoledì, maggio 19, 2010
ZIBALDONE N.5
Quattro argomenti mi hanno colpito in questo periodo e voglio sottoporli anche a voi; guardando bene, tutti gli argomenti hanno un lato ironico e l’altro tragico: a noi scegliere il verso che più ci convince.
IL PRIMO riguarda l’ex Presidente della regione Lazio, Marrazzo, che rientrerà prossimamente in RAI, dato che i vertici dell’azienda hanno annunciato la riammissione “in pompa magna” dell’amico di Brenda e di Nicolé; in pratica il giornalista riprende il servizio che aveva abbandonato per tentare l’avventura politica e quindi non ci trovo proprio niente da ridire. O meglio, una cosa ce l’avrei: la stessa RAI ha cacciato in pochi minuti il vecchio Beppe Bigazzi che aveva citato in trasmissione un detto toscano (“a Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto”) suscitando le ire degli animalisti, potentissima lobby; direte: ma che c’azzecca? C’azzecca, c’azzecca, e tanto, cercatevelo da voi quello che c’azzecca!!
IL SECONDO fa seguito ad un mio post di qualche tempo addietro in cui riportavo la notizia di un ragazzo inglese che stava crescendo alla velocità di ”cinque volte il normale”, avendo così, a 11 anni, un fisico da cinquantenne; ebbene in America avviene l’esatto contrario: una giovane di nome Brooke, che all’anagrafe risulta avere 17 anni, in concreto ne dimostra uno soltanto e, infatti, la foto ce la mostra in braccio alla sorella di 14 anni. Al momento la bambina è sotto studio degli scienziati che cercano di capire attraverso lei i processi d’invecchiamento; speriamo che serva almeno a qualcosa, ma qualcuno pensi anche alla piccola Brooke ed al suo futuro!!
IL TERZO riguarda la situazione delle chat: due ragazzi, uno di 14 e l’altro di 17 anni, si offendono a vicenda per motivi di campanile, fino a quando uno di questi si reca nella città dell’altro per “continuare la discussione a voce”; questa spiegazione si tramuta in una lite violenta e uno dei due – il minore di età – viene pestato in modo gravissimo, tanto che rischia di perdere la vista; pensate che per le lesioni subite a volto ed occhi l’ospedale ha stilato una prognosi di ben 79 giorni.
Breve commento: quante volte abbiamo sentito parlare della pericolosità delle chat, dalle quali nascono amori ed amorazzi che poi svaniscono come neve al sole; però delle chat che generano liti campanilistiche di questa violenza non avevo mai avuto notizie: che sia un nuovo modo per attaccare briga con avversari sportivi e simili??
IL QUARTO argomento si riferisce alla prossima World Expo di Shanghai, già definita come la mostra più grandiosa della storia; tra i primati che l’avvenimento può vantare, però, c’è anche quello dell’apparente pulizia etnica che il governo ha posto in essere: i tantissimi migranti che hanno partecipato alla costruzione dei padiglioni fieristici sono stati costretti a stare fuori dalla città, perché “potrebbero offendere, viste le loro miserevoli condizioni”: bella riconoscenza! Ancora meno vengono ringraziati i detenuti di 25 campi Laogai costretti al lavoro forzato per questa manifestazione ed anche le giovani detenute che vengono costrette a fabbricare bambole che, dopo la chiusura della Fiera, approderanno nel mondo occidentale, forse anche in Italia.
Il basso costo della manodopera cinese, malpagata e – in alcuni casi – costretta al lavoro forzato, induce banche e imprese internazionali a produrre e investire nel paese asiatico, con il bel risultato che molte imprese occidentali chiudono i battenti.
Quindi, sarebbe bene parlare in maniera un po’meno entusiastica della World Expo e valutare meglio questi aspetti della vita economica e sociale cinese che forse riguardano, indirettamente, anche noi. Chiaro il concetto??
IL PRIMO riguarda l’ex Presidente della regione Lazio, Marrazzo, che rientrerà prossimamente in RAI, dato che i vertici dell’azienda hanno annunciato la riammissione “in pompa magna” dell’amico di Brenda e di Nicolé; in pratica il giornalista riprende il servizio che aveva abbandonato per tentare l’avventura politica e quindi non ci trovo proprio niente da ridire. O meglio, una cosa ce l’avrei: la stessa RAI ha cacciato in pochi minuti il vecchio Beppe Bigazzi che aveva citato in trasmissione un detto toscano (“a Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto”) suscitando le ire degli animalisti, potentissima lobby; direte: ma che c’azzecca? C’azzecca, c’azzecca, e tanto, cercatevelo da voi quello che c’azzecca!!
IL SECONDO fa seguito ad un mio post di qualche tempo addietro in cui riportavo la notizia di un ragazzo inglese che stava crescendo alla velocità di ”cinque volte il normale”, avendo così, a 11 anni, un fisico da cinquantenne; ebbene in America avviene l’esatto contrario: una giovane di nome Brooke, che all’anagrafe risulta avere 17 anni, in concreto ne dimostra uno soltanto e, infatti, la foto ce la mostra in braccio alla sorella di 14 anni. Al momento la bambina è sotto studio degli scienziati che cercano di capire attraverso lei i processi d’invecchiamento; speriamo che serva almeno a qualcosa, ma qualcuno pensi anche alla piccola Brooke ed al suo futuro!!
IL TERZO riguarda la situazione delle chat: due ragazzi, uno di 14 e l’altro di 17 anni, si offendono a vicenda per motivi di campanile, fino a quando uno di questi si reca nella città dell’altro per “continuare la discussione a voce”; questa spiegazione si tramuta in una lite violenta e uno dei due – il minore di età – viene pestato in modo gravissimo, tanto che rischia di perdere la vista; pensate che per le lesioni subite a volto ed occhi l’ospedale ha stilato una prognosi di ben 79 giorni.
Breve commento: quante volte abbiamo sentito parlare della pericolosità delle chat, dalle quali nascono amori ed amorazzi che poi svaniscono come neve al sole; però delle chat che generano liti campanilistiche di questa violenza non avevo mai avuto notizie: che sia un nuovo modo per attaccare briga con avversari sportivi e simili??
IL QUARTO argomento si riferisce alla prossima World Expo di Shanghai, già definita come la mostra più grandiosa della storia; tra i primati che l’avvenimento può vantare, però, c’è anche quello dell’apparente pulizia etnica che il governo ha posto in essere: i tantissimi migranti che hanno partecipato alla costruzione dei padiglioni fieristici sono stati costretti a stare fuori dalla città, perché “potrebbero offendere, viste le loro miserevoli condizioni”: bella riconoscenza! Ancora meno vengono ringraziati i detenuti di 25 campi Laogai costretti al lavoro forzato per questa manifestazione ed anche le giovani detenute che vengono costrette a fabbricare bambole che, dopo la chiusura della Fiera, approderanno nel mondo occidentale, forse anche in Italia.
Il basso costo della manodopera cinese, malpagata e – in alcuni casi – costretta al lavoro forzato, induce banche e imprese internazionali a produrre e investire nel paese asiatico, con il bel risultato che molte imprese occidentali chiudono i battenti.
Quindi, sarebbe bene parlare in maniera un po’meno entusiastica della World Expo e valutare meglio questi aspetti della vita economica e sociale cinese che forse riguardano, indirettamente, anche noi. Chiaro il concetto??
martedì, maggio 18, 2010
IDEUZZE SULLA CRISI
Solo qualche considerazione su alcune nostre caratteristiche, in previsione delle misure che il governo sarà costretto a prendere per cercare di arginare la crisi mondiale che comincia a mordere le nazioni dai “fondamentali” più deboli.
La prima è una semplice osservazione: avete notato che nelle nostre strade si hanno tante chiusure di esercizi commerciali, ma con una particolarità: su dieci negozi che chiudono, almeno nove (per non dire la totalità) riguardano strutture commerciali “normali” intendendo con questo termine, commercianti che trattano articoli a costo ridotto, cioè non griffati.
Invece – e questa è la particolarità che intendo rilevare – quelli che vendono articoli provenienti da griffe note e famose e che costano cifre spropositate per il valore reale dell’oggetto, godono di buona salute. Ho provato a chiederne spiegazioni ad un gestore di queste fortunate aziende e mi è stato detto che queste griffe vendono cose dal valore aggiunto altissimo, cioè dal costo di dieci che solo l’aggiunta della griffe porta a duecento, facendo così lievitare il ricavo e conseguentemente il guadagno.
Ma chi è che può permettersi di vestirsi, calzare o comunque di usufruire di questi oggetti costosi? Mi è stato risposto, sempre dallo stesso gestore, che al primo posto ci sono coloro che intraprendono attività nelle quali è possibile “fare del nero” e comunque, tutti quelli che usufruiscono di stipendi molto alti (manager pubblici e privati, boiardi di stato, uomini del sottobosco politico locale o nazionale, insomma gente che ha introiti rilevanti e che è certa che il mese dopo ci sia di nuovo lo stesso introito; chiaro il concetto?). Quindi, tali personaggi dovrebbero essere quelli che maggiormente – sia in senso proporzionale che in assoluto – verranno chiamati a risanare i conti dello Stato; e questa mi sembrerebbe una misura di equa finanza, altro che dare dietro agli statali che – sia pure “bighelloni” quanto si vuole – ma con il magro stipendio ci campano a malapena la famiglia.
Poi vorrei fare un’altra considerazione; sempre parlando dei negozi che chiudono nelle nostre strade, vi chiedo di confermarmi questa mia impressione; mi sembra che nella stragrande maggioranza dei casi, si assista a due possibili soluzioni: o questi fondi rimangono chiusi, cioè sfitti, nonostante il basso costo dell’affitto, oppure vengono presi (comprati o affittati) da strutture di carattere finanziario, per intenderci quelle che fanno prestiti alle persone fisiche in particolare, con tassi abbastanza alti, ma non altissimi.
E così mi è venuto di fare una considerazione che vi lancio così, senza nessuna prova che la sorregga: non saranno strutture addette al riciclaggio di soldi provenienti dalla malavita organizzata? Mi spiego: la migliore cosa per rendere lindi e puliti i soldi sporchi, potrebbe essere quella di utilizzarli per piccole e medie operazioni finanziarie che – data la modesta entità – non danno nell’occhio alle autorità preposte e che servono benissimo allo scopo prefissato.
Può darsi benissimo che mi sbagli, ma certo che il meccanismo sarebbe perfetto e quindi bisognerebbe che “Qualcuno” (finanza, Banca d’Italia o altri) ogni tanto, anziché dedicarsi solo ai “grandi” ponesse l’occhio anche su queste strutture medio piccole che, nella quantità, realizzano cifre importanti; la cosa da accertare è molto semplice: dato che “vendono” denaro, da chi si approvvigionano per tale “merce”?
Certo che queste due categorie (griffe e finanziarie) mi piacerebbe vederle in testa alla categoria dei contribuenti e, se così non fosse, mi meraviglierei, ma fino ad un certo punto, perché so bene come gira il mondo!!
La prima è una semplice osservazione: avete notato che nelle nostre strade si hanno tante chiusure di esercizi commerciali, ma con una particolarità: su dieci negozi che chiudono, almeno nove (per non dire la totalità) riguardano strutture commerciali “normali” intendendo con questo termine, commercianti che trattano articoli a costo ridotto, cioè non griffati.
Invece – e questa è la particolarità che intendo rilevare – quelli che vendono articoli provenienti da griffe note e famose e che costano cifre spropositate per il valore reale dell’oggetto, godono di buona salute. Ho provato a chiederne spiegazioni ad un gestore di queste fortunate aziende e mi è stato detto che queste griffe vendono cose dal valore aggiunto altissimo, cioè dal costo di dieci che solo l’aggiunta della griffe porta a duecento, facendo così lievitare il ricavo e conseguentemente il guadagno.
Ma chi è che può permettersi di vestirsi, calzare o comunque di usufruire di questi oggetti costosi? Mi è stato risposto, sempre dallo stesso gestore, che al primo posto ci sono coloro che intraprendono attività nelle quali è possibile “fare del nero” e comunque, tutti quelli che usufruiscono di stipendi molto alti (manager pubblici e privati, boiardi di stato, uomini del sottobosco politico locale o nazionale, insomma gente che ha introiti rilevanti e che è certa che il mese dopo ci sia di nuovo lo stesso introito; chiaro il concetto?). Quindi, tali personaggi dovrebbero essere quelli che maggiormente – sia in senso proporzionale che in assoluto – verranno chiamati a risanare i conti dello Stato; e questa mi sembrerebbe una misura di equa finanza, altro che dare dietro agli statali che – sia pure “bighelloni” quanto si vuole – ma con il magro stipendio ci campano a malapena la famiglia.
Poi vorrei fare un’altra considerazione; sempre parlando dei negozi che chiudono nelle nostre strade, vi chiedo di confermarmi questa mia impressione; mi sembra che nella stragrande maggioranza dei casi, si assista a due possibili soluzioni: o questi fondi rimangono chiusi, cioè sfitti, nonostante il basso costo dell’affitto, oppure vengono presi (comprati o affittati) da strutture di carattere finanziario, per intenderci quelle che fanno prestiti alle persone fisiche in particolare, con tassi abbastanza alti, ma non altissimi.
E così mi è venuto di fare una considerazione che vi lancio così, senza nessuna prova che la sorregga: non saranno strutture addette al riciclaggio di soldi provenienti dalla malavita organizzata? Mi spiego: la migliore cosa per rendere lindi e puliti i soldi sporchi, potrebbe essere quella di utilizzarli per piccole e medie operazioni finanziarie che – data la modesta entità – non danno nell’occhio alle autorità preposte e che servono benissimo allo scopo prefissato.
Può darsi benissimo che mi sbagli, ma certo che il meccanismo sarebbe perfetto e quindi bisognerebbe che “Qualcuno” (finanza, Banca d’Italia o altri) ogni tanto, anziché dedicarsi solo ai “grandi” ponesse l’occhio anche su queste strutture medio piccole che, nella quantità, realizzano cifre importanti; la cosa da accertare è molto semplice: dato che “vendono” denaro, da chi si approvvigionano per tale “merce”?
Certo che queste due categorie (griffe e finanziarie) mi piacerebbe vederle in testa alla categoria dei contribuenti e, se così non fosse, mi meraviglierei, ma fino ad un certo punto, perché so bene come gira il mondo!!
domenica, maggio 16, 2010
VINCE ANCORA LA CAMORRA
È la storia di una donna di 45 anni, dal nome insolito di Mariarca, madre di due figli, di professione infermiera presso un Ospedale di Napoli; questa donna ha dato origine ad una singolare protesta contro il mancato pagamento degli stipendi da parte dell’Asl “Napoli1” – la più grande d’Europa – a seguito di un pignoramento del Tribunale in relazione ai tanti debiti accumulati dalla sanità campana (una delle quattro o cinque che sono incorse nel mirino dello Stato per la particolare insolvenza dei suoi conti).
La protesta di Mariarca consisteva nel prelievo (vogliamo chiamarlo salasso?)di 150 millilitri di sangue al giorno, operazione che poneva in essere – sembra unitamente ad uno sciopero della fame – pur continuando il suo lavoro; non conosco il numero di giorni nei quali si è svolto il salasso, ma questo ha avuto inizio il 30 aprile e si è concluso, purtroppo, con la sua morte per arresto circolatorio, del quale non conosciamo ancora la causa. Ecco quanto aveva dichiarato la donna:
“sono una dipendente dell’Ospedale San Paolo e ho deciso di salassarmi fino a quando non verrà accreditato il mio stipendio; lo stipendio è un diritto, ho lavorato e pretendo i miei soldi; può sembrare un atto folle, ma voglio dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sul sangue di tutti; vedere il sangue – che è vita – rende evidenti le difficoltà nostre e degli altri ammalati”.
Sia chiara una cosa: lo stipendio non serviva alla donna per andare in vacanza, ma era l’unica entrata di una famiglia composta da moglie, marito e due figli, per i quali Mariarca faceva tutti questi sacrifici; lei ed il marito avevano deciso di trasferirsi da Secondigliano per cercare un contesto migliore in cui far crescere i due figli e così avevano comprato una casa, con un mutuo, ed il suo stipendio era l’unica entrata sicura; venuto a mancare quello, è stato come se cadesse il mondo.
Ma cosa c’entra la camorra di cui faccio cenno nel titolo? Mi è venuto di riferirmi a questa struttura malavitosa che detiene il potere nel napoletano, per paragonarla al potere “vero”, cioè lo Stato; pensate forse che nel caso che un qualche aderente alla camorra fosse in difficoltà, così come lo è stata Mariarca, la struttura centrale lascerebbe la donna al proprio destino e se ne fregherebbe di lei, del marito e dei due figli?? Potete giurarci che così non è! Il “capo” (non conosco il titolo esatto) avrebbe a cuore la situazione della donna, così come quella degli altri aderenti, e se ne farebbe carico fino alla soluzione dei problemi; cosa chiede in cambio? Semplice: obbedienza e delinquere a favore della struttura (non certo di uccidere, almeno credo).
Lo Stato, invece,. struttura per cui lavora Mariarca, se ne infischia dei problemi della donna, come di quelli di tante altre persone, e la abbandona al proprio destino; cosa ci sarebbe di strano se Mariarca – anziché inscenare la protesta che si è poi conclusa con la morte – si fosse rivolta a qualche camorrista che poteva aiutarla?
Lungi da me fare uno spot a favore della camorra, ma dobbiamo anche renderci conto che se quella struttura, così come la mafia ed altre “malavite”, fa proseliti è perché pesca nel mare infinito della disperazione, quel mare a cui lo Stato non degna molta attenzione o lo fa in tempi biblici.Mi sono imbattuto proprio ieri in una intervista del primario dell’ospedale dove lavorava Mariarca, il quale sosteneva, ridacchiando, che la causa della morte della donna ben difficilmente avrebbe potuto ascriversi alla protesta, bensì a cause naturali; bravo, complimenti per la diagnosi; ma Lei, lo stipendio l’ha avuto? Ma tanto per Lei non è cosi indispensabile, ne ha tanti di soldi, vero??
La protesta di Mariarca consisteva nel prelievo (vogliamo chiamarlo salasso?)di 150 millilitri di sangue al giorno, operazione che poneva in essere – sembra unitamente ad uno sciopero della fame – pur continuando il suo lavoro; non conosco il numero di giorni nei quali si è svolto il salasso, ma questo ha avuto inizio il 30 aprile e si è concluso, purtroppo, con la sua morte per arresto circolatorio, del quale non conosciamo ancora la causa. Ecco quanto aveva dichiarato la donna:
“sono una dipendente dell’Ospedale San Paolo e ho deciso di salassarmi fino a quando non verrà accreditato il mio stipendio; lo stipendio è un diritto, ho lavorato e pretendo i miei soldi; può sembrare un atto folle, ma voglio dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sul sangue di tutti; vedere il sangue – che è vita – rende evidenti le difficoltà nostre e degli altri ammalati”.
Sia chiara una cosa: lo stipendio non serviva alla donna per andare in vacanza, ma era l’unica entrata di una famiglia composta da moglie, marito e due figli, per i quali Mariarca faceva tutti questi sacrifici; lei ed il marito avevano deciso di trasferirsi da Secondigliano per cercare un contesto migliore in cui far crescere i due figli e così avevano comprato una casa, con un mutuo, ed il suo stipendio era l’unica entrata sicura; venuto a mancare quello, è stato come se cadesse il mondo.
Ma cosa c’entra la camorra di cui faccio cenno nel titolo? Mi è venuto di riferirmi a questa struttura malavitosa che detiene il potere nel napoletano, per paragonarla al potere “vero”, cioè lo Stato; pensate forse che nel caso che un qualche aderente alla camorra fosse in difficoltà, così come lo è stata Mariarca, la struttura centrale lascerebbe la donna al proprio destino e se ne fregherebbe di lei, del marito e dei due figli?? Potete giurarci che così non è! Il “capo” (non conosco il titolo esatto) avrebbe a cuore la situazione della donna, così come quella degli altri aderenti, e se ne farebbe carico fino alla soluzione dei problemi; cosa chiede in cambio? Semplice: obbedienza e delinquere a favore della struttura (non certo di uccidere, almeno credo).
Lo Stato, invece,. struttura per cui lavora Mariarca, se ne infischia dei problemi della donna, come di quelli di tante altre persone, e la abbandona al proprio destino; cosa ci sarebbe di strano se Mariarca – anziché inscenare la protesta che si è poi conclusa con la morte – si fosse rivolta a qualche camorrista che poteva aiutarla?
Lungi da me fare uno spot a favore della camorra, ma dobbiamo anche renderci conto che se quella struttura, così come la mafia ed altre “malavite”, fa proseliti è perché pesca nel mare infinito della disperazione, quel mare a cui lo Stato non degna molta attenzione o lo fa in tempi biblici.Mi sono imbattuto proprio ieri in una intervista del primario dell’ospedale dove lavorava Mariarca, il quale sosteneva, ridacchiando, che la causa della morte della donna ben difficilmente avrebbe potuto ascriversi alla protesta, bensì a cause naturali; bravo, complimenti per la diagnosi; ma Lei, lo stipendio l’ha avuto? Ma tanto per Lei non è cosi indispensabile, ne ha tanti di soldi, vero??