sabato, marzo 07, 2009
UN NUOVO PROBLEMA IN AFRICA
Il mandato di arresto spiccato dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja al nome di Omar El Bashir, presidente del Sudan a proposito della questione Darfur, sta creando non pochi problemi per la reazione dei paesi africani ed anche per alcune mosse – per la verità prevedibili – compiute da altre Nazioni.
Ma andiamo con ordine e, dopo aver detto che il Sudan è – insieme alla Nigeria – il maggior paese africano produttore di petrolio, vediamo che cosa è successo: non sappiamo (o meglio, io non so) da quale parte provenga la denuncia del Presidente sudanese per le carneficine avvenute nel Darfur (molte sono ancora in atto), ma al momento dobbiamo registrare che per la prima volta un esponente governativo in carica subisce una condanna da parte del Tribunale Internazionale.
Ovviamente i suoi “sudditi”, con le buone o con le cattive, hanno manifestato a Khartum ed hanno così dato modo a Bashir di mostrare al mondo intero che il suo popolo è dalla sua parte; sulla scorta di questa manifestazione di affetto, il Presidente ha espulso per ripicca (ma verso chi??) 13 Organizzazioni Non Governative che stavano portando aiuto alla dilaniata nazione africana, ha sequestrato i loro materiali e i conti correnti presso le banche sudanesi.; tra queste ONG anche “Medici senza frontiere” che è stata costretta ad abbandonare 400mila malati di meningite.
Ed a questo punto il mondo intero si è diviso in due parti, fregandosene delle motivazioni che avevano mosso il Tribunale Internazionale: ha cominciato il signor Miguel D’Escoto Broskmann, presidente pro-tempore dell’Assemblea Generale dell’ONU, che ha definito la decisione “di carattere esclusivamente politico, mentre sarebbe importante incriminare alcuni individui veramente potenti e colpevoli delle maggiori atrocità commesse nel mondo, come ad esempio in Iraq” (l’allusione all’America è chiara).
Si sono poi mossi i Paesi interessati al “commercio”: la Cina – il più grosso importatore del petrolio sudanese – si è immediatamente schierata a fianco di Bashir ed ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di “invitare la Corte dell’Aja a sospendere il processo contro Bashir”; a questa mossa della Cina si è subito affiancata la Russia che è andata addirittura oltre: ha chiesto che lo stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU voti il congelamento per 12 mesi dell’azione penale verso il leader sudanese.
Bashir ha poi ricevuto anche il convinto appoggio della Lega Araba e del suo Presidente Gheddafi, mentre gli stati aderenti all’Unione Africana annunciano che nella prossima settimana sbarcheranno alla Sede ONU in gran numero per chiedere al Consiglio di Sicurezza la sospensione immediata del processo contro il Presidente sudanese.
C’è poi una nuova mossa in corso di applicazione: il Tribunale Internazionale dell’Aja nasce da un accordo siglato a Roma da un nutrito numero di Paesi fondatori; fra questi ce ne sono 33 di origine africana che hanno posto una sorta di ricatto: “senza di noi la Corte non esisterebbe; vogliamo che venga fatta giustizia, ma anche che il Sudan sia considerato come un caso speciale in quanto è in corso un processo di pace che, se fallisse, potrebbe destabilizzare l’intera Africa”.
Quindi, la minaccia di un ritiro in massa delle Nazioni africane è reale e non può essere disattesa; l’affermazione della Clinton, secondo la quale “Bashir avrà ogni possibilità di dimostrare la propria innocenza durante il processo”, pecca di ingenuità e un personaggio come lei non può permetterselo. Ci vuole altro!!
Ma andiamo con ordine e, dopo aver detto che il Sudan è – insieme alla Nigeria – il maggior paese africano produttore di petrolio, vediamo che cosa è successo: non sappiamo (o meglio, io non so) da quale parte provenga la denuncia del Presidente sudanese per le carneficine avvenute nel Darfur (molte sono ancora in atto), ma al momento dobbiamo registrare che per la prima volta un esponente governativo in carica subisce una condanna da parte del Tribunale Internazionale.
Ovviamente i suoi “sudditi”, con le buone o con le cattive, hanno manifestato a Khartum ed hanno così dato modo a Bashir di mostrare al mondo intero che il suo popolo è dalla sua parte; sulla scorta di questa manifestazione di affetto, il Presidente ha espulso per ripicca (ma verso chi??) 13 Organizzazioni Non Governative che stavano portando aiuto alla dilaniata nazione africana, ha sequestrato i loro materiali e i conti correnti presso le banche sudanesi.; tra queste ONG anche “Medici senza frontiere” che è stata costretta ad abbandonare 400mila malati di meningite.
Ed a questo punto il mondo intero si è diviso in due parti, fregandosene delle motivazioni che avevano mosso il Tribunale Internazionale: ha cominciato il signor Miguel D’Escoto Broskmann, presidente pro-tempore dell’Assemblea Generale dell’ONU, che ha definito la decisione “di carattere esclusivamente politico, mentre sarebbe importante incriminare alcuni individui veramente potenti e colpevoli delle maggiori atrocità commesse nel mondo, come ad esempio in Iraq” (l’allusione all’America è chiara).
Si sono poi mossi i Paesi interessati al “commercio”: la Cina – il più grosso importatore del petrolio sudanese – si è immediatamente schierata a fianco di Bashir ed ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di “invitare la Corte dell’Aja a sospendere il processo contro Bashir”; a questa mossa della Cina si è subito affiancata la Russia che è andata addirittura oltre: ha chiesto che lo stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU voti il congelamento per 12 mesi dell’azione penale verso il leader sudanese.
Bashir ha poi ricevuto anche il convinto appoggio della Lega Araba e del suo Presidente Gheddafi, mentre gli stati aderenti all’Unione Africana annunciano che nella prossima settimana sbarcheranno alla Sede ONU in gran numero per chiedere al Consiglio di Sicurezza la sospensione immediata del processo contro il Presidente sudanese.
C’è poi una nuova mossa in corso di applicazione: il Tribunale Internazionale dell’Aja nasce da un accordo siglato a Roma da un nutrito numero di Paesi fondatori; fra questi ce ne sono 33 di origine africana che hanno posto una sorta di ricatto: “senza di noi la Corte non esisterebbe; vogliamo che venga fatta giustizia, ma anche che il Sudan sia considerato come un caso speciale in quanto è in corso un processo di pace che, se fallisse, potrebbe destabilizzare l’intera Africa”.
Quindi, la minaccia di un ritiro in massa delle Nazioni africane è reale e non può essere disattesa; l’affermazione della Clinton, secondo la quale “Bashir avrà ogni possibilità di dimostrare la propria innocenza durante il processo”, pecca di ingenuità e un personaggio come lei non può permetterselo. Ci vuole altro!!
venerdì, marzo 06, 2009
SOVVENZIONI
Ha scatenato una fortissima polemica l’intervista rilasciata dallo scrittore Alessandro Baricco sull’uso delle risorse pubbliche nella cultura e, in particolare, nelle attività teatrali; un solo dato che chiarisce il problema: per il 2009 (cioè in periodo in cui il mondo intero versa in una profonda crisi) sono previsti finanziamenti pubblici per quasi 400milioni di euro, dei quali circa il 50% (200milioni) sono riservati ai teatri lirici e quasi 65milioni ai teatri di prosa.
Questi finanziamenti – definiamoli meglio come “regalie” – giungono a pioggia alle Fondazioni create a fianco dei maggiori Enti Lirici e di prosa e permettono, a detta dei fautori del sistema, di produrre gli spettacoli che altrimenti non sarebbe possibile mettere in scena.
Questo significa che da soli gli spettacoli proposti al pubblico non potrebbero far pari nel loro budget; ma ci siamo mai chiesti il perché di tale situazione? Forse il problema verte sui troppo alti compensi dati a star di dubbio valore (ma raccomandate da chi?), la pletora di personale nelle tante strutture pubbliche e l’eccessivo numero di dirigenti messi negli Enti per meriti esclusivamente politici e quindi diventati inamovibili a prescindere dalla loro utilità.
Se tutto questo è vero, ne discende che il teatro (lirico e di prosa) non possa produrre reddito, ma debba essere sovvenzionato per andare avanti; ma questa convinzione su cosa è basata? Non certo sulle realtà degli altri Paesi che non conoscono il finanziamenti di stato per le proprie messe in scena.
Nell’intervista sopra citata, Baricco suggerisce una cosa che mi lascia perplesso: dirottare verso la scuola e la televisione una cospicua parte dei finanziamenti adesso concessi “a pioggia” agli spettacoli teatrali; per l’approccio alla scuola, Baricco suggerisce di immettere il teatro come utile strumento di formazione delle giovani generazioni, mentre per la televisione propone di realizzare programmi di qualità da mettere in onda in prima serata a prescindere dall’audience.
Quest’ultima proposta mi lascia perplesso, ma in teoria ha la sua valenza: il mezzo TV ha l’”obbligo” dell’audience e quindi non può produrre spettacoli votati solo alla qualità? Bene, allora, ci pensi lo Stato a fare questo e da ciò se ne ricaverà un miglioramento della cultura generale del Paese.
Il problema, come ho già accennato, è che le strutture teatrali sono interamente in mano a politici di professione e quindi inamovibili dalla loro poltrona; sono gli stessi politici che adesso vengono citati per lo stop alla categoria dei “pianisti”, cioè a coloro che votano per i vicini di posto, sordi a qualunque richiamo della Presidenza.
Al momento la votazione mediante rilevazione delle impronte digitali è diventata una realtà per 500 deputati sui 630 della Camera; c’è stata una certa difficoltà a fare entrare in vigore il provvedimento, ma sembra che la scadenza del 10 marzo possa essere rispettata; i 130 che ancora non hanno provveduto a rilasciare le loro impronte digitali, si stanno muovendo in tal senso, salvo 2 che sono “impediti fisicamente” e 19 che si sono dichiarati “obiettori”, cioè che si rifiutano di dare le proprie impronte.
Per sbloccare la situazione basterebbe bloccare lo stipendio a coloro che non si adeguano alla nuova normativa: sono certo che tutti si metterebbero in regola.
A meno che i 19 obiettori non abbiano già rilasciato le loro impronte “in altra sede”, dove gli sono state prese con la forza, e abbiano timore che ci possa essere una sorta di correlazione tra i due fatti; ma non pensiamo male, per favore!!
Questi finanziamenti – definiamoli meglio come “regalie” – giungono a pioggia alle Fondazioni create a fianco dei maggiori Enti Lirici e di prosa e permettono, a detta dei fautori del sistema, di produrre gli spettacoli che altrimenti non sarebbe possibile mettere in scena.
Questo significa che da soli gli spettacoli proposti al pubblico non potrebbero far pari nel loro budget; ma ci siamo mai chiesti il perché di tale situazione? Forse il problema verte sui troppo alti compensi dati a star di dubbio valore (ma raccomandate da chi?), la pletora di personale nelle tante strutture pubbliche e l’eccessivo numero di dirigenti messi negli Enti per meriti esclusivamente politici e quindi diventati inamovibili a prescindere dalla loro utilità.
Se tutto questo è vero, ne discende che il teatro (lirico e di prosa) non possa produrre reddito, ma debba essere sovvenzionato per andare avanti; ma questa convinzione su cosa è basata? Non certo sulle realtà degli altri Paesi che non conoscono il finanziamenti di stato per le proprie messe in scena.
Nell’intervista sopra citata, Baricco suggerisce una cosa che mi lascia perplesso: dirottare verso la scuola e la televisione una cospicua parte dei finanziamenti adesso concessi “a pioggia” agli spettacoli teatrali; per l’approccio alla scuola, Baricco suggerisce di immettere il teatro come utile strumento di formazione delle giovani generazioni, mentre per la televisione propone di realizzare programmi di qualità da mettere in onda in prima serata a prescindere dall’audience.
Quest’ultima proposta mi lascia perplesso, ma in teoria ha la sua valenza: il mezzo TV ha l’”obbligo” dell’audience e quindi non può produrre spettacoli votati solo alla qualità? Bene, allora, ci pensi lo Stato a fare questo e da ciò se ne ricaverà un miglioramento della cultura generale del Paese.
Il problema, come ho già accennato, è che le strutture teatrali sono interamente in mano a politici di professione e quindi inamovibili dalla loro poltrona; sono gli stessi politici che adesso vengono citati per lo stop alla categoria dei “pianisti”, cioè a coloro che votano per i vicini di posto, sordi a qualunque richiamo della Presidenza.
Al momento la votazione mediante rilevazione delle impronte digitali è diventata una realtà per 500 deputati sui 630 della Camera; c’è stata una certa difficoltà a fare entrare in vigore il provvedimento, ma sembra che la scadenza del 10 marzo possa essere rispettata; i 130 che ancora non hanno provveduto a rilasciare le loro impronte digitali, si stanno muovendo in tal senso, salvo 2 che sono “impediti fisicamente” e 19 che si sono dichiarati “obiettori”, cioè che si rifiutano di dare le proprie impronte.
Per sbloccare la situazione basterebbe bloccare lo stipendio a coloro che non si adeguano alla nuova normativa: sono certo che tutti si metterebbero in regola.
A meno che i 19 obiettori non abbiano già rilasciato le loro impronte “in altra sede”, dove gli sono state prese con la forza, e abbiano timore che ci possa essere una sorta di correlazione tra i due fatti; ma non pensiamo male, per favore!!
giovedì, marzo 05, 2009
ADDIO VECCHI AMICI DI UN TEMPO
Tra poco meno di un mese (dal 3 aprile) il vecchio termometro a mercurio verrà posto fuori vendita e quindi non lo troveremo più nelle Farmacie; pensate che l’oggetto in questione ha rappresentato una sorta di simbolo per i tempi passati e nel film “Le Notti di Cabiria”, il grande Fellini mette in bocca a Cabiria queste parole: “cosa crede, io non solo mica come loro, io ho tutti i confort; pensi ho anche il termometro!!”.
Siamo negli anni ’50 e il misuratore della febbre era una sorta di status symbol per queste persone semplici che ancora non conoscevano il SUV o la settimana bianca; la ragione della messa al bando è giusta e logica: il mercurio che formava il corpo del termometro è quasi un arma di distruzione di massa, tanto è tossico, radioattivo, cancerogeno e chi più ne ha più ne metta; magari il mercurio ce lo ritroveremo ancora nel pesce, ma quello è più difficile da bandire.
Il termometro verrà sostituito da un apparecchietto in vetro (il suo nome è Galistan) che contiene una lega di Gallio, Indio e Stagno e che, al posto dei canonici 10 minuti che impiegava il termometro a mercurio per segnalare la temperatura, farà lo stesso servizio in soli 3 minuti: quindi ne guadagniamo 7, ma per fare cosa??
In questa atmosfera permeata di nostalgia, facciamo mente locale su quante cose ci hanno lasciato: anzitutto il gettone telefonico, sparito insieme alle cabine e sostituito da schede magnetiche; poi il disco in vinile che ha iniziato ad estinguersi nel 1993, ed anche la macchina da scrivere ci ha lasciato, sostituita dalla tastiera del computer, così come le cassette VHS, sostituite dal DVD che ormai è vecchio pure lui.
Ci sarebbe poi da aggiungere la bilancia meccanica – sostituita da quella elettronica – su cui il commerciante disinvolto mostrava la sua bravura di “appoggiatore di merce” ed anche il rasoio a serramanico, la cui lama doveva essere affilata con la tipica striscia di cuoio: faceva una barba perfetta ma anche tagliava se uno era malaccorto.
Si potrebbe continuare, ma la malinconia aumenterebbe e non mi sembra il caso; per tornare al termometro, la più bella alternativa che possiamo avere a disposizione è il tipico bacio sulla fronte con cui la mamma sanziona lo stato febbrile della figlia o del figlio; nessun’altra cosa potrà mai essere più precisa!
E adesso basta con la malinconia e guardiamo alle cose di OGGI: ce n’è una che mi pare interessante e che riguarda un signore di nazionalità romena, Nicolae Negru, condannato a 9 anni di reclusione per rapina, sequestro di persona, violenza carnale, lesioni volontarie aggravate e violazione della normativa in materia di armi; ebbene, il gentiluomo sopra descritto, dopo aver trascorso 4 anni presso il carcere di Vercelli, è stato liberato dal Giudice di Sorveglianza che ha condonato il resto della pena.
All’uscita dal carcere, il romeno ha trovato ad attenderlo un “ordine di espulsione” emesso dal Prefetto di Vercelli per “motivi imperativi di pubblica sicurezza”; la stampa non dice se il cittadino romeno sia stato accompagnato nel suo paese, ma anche se fosse così, non cambierebbe molto la questione: il nominato Nicolae, impiegherebbe il battito di un ciglio per rimettersi in moto e rientrare in Italia, paradiso di questi signori, vero paese del bengodi per i delinquenti, almeno quanto è arcigno nei confronti di coloro che vengono per fare il proprio dovere e cercare di lavorare onestamente.
Avrei voglia di dire “ridatemi il termometro!!”, ma credo che tale invocazione sarebbe solo velleitaria, in quanto non possiamo fermare l’avanzata del nuovo; e neppure mettere la testa sotto la sabbia e non vedere la multietnicità delle nostre città, condizione che ormai è diventata una realtà ineluttabile.
Siamo negli anni ’50 e il misuratore della febbre era una sorta di status symbol per queste persone semplici che ancora non conoscevano il SUV o la settimana bianca; la ragione della messa al bando è giusta e logica: il mercurio che formava il corpo del termometro è quasi un arma di distruzione di massa, tanto è tossico, radioattivo, cancerogeno e chi più ne ha più ne metta; magari il mercurio ce lo ritroveremo ancora nel pesce, ma quello è più difficile da bandire.
Il termometro verrà sostituito da un apparecchietto in vetro (il suo nome è Galistan) che contiene una lega di Gallio, Indio e Stagno e che, al posto dei canonici 10 minuti che impiegava il termometro a mercurio per segnalare la temperatura, farà lo stesso servizio in soli 3 minuti: quindi ne guadagniamo 7, ma per fare cosa??
In questa atmosfera permeata di nostalgia, facciamo mente locale su quante cose ci hanno lasciato: anzitutto il gettone telefonico, sparito insieme alle cabine e sostituito da schede magnetiche; poi il disco in vinile che ha iniziato ad estinguersi nel 1993, ed anche la macchina da scrivere ci ha lasciato, sostituita dalla tastiera del computer, così come le cassette VHS, sostituite dal DVD che ormai è vecchio pure lui.
Ci sarebbe poi da aggiungere la bilancia meccanica – sostituita da quella elettronica – su cui il commerciante disinvolto mostrava la sua bravura di “appoggiatore di merce” ed anche il rasoio a serramanico, la cui lama doveva essere affilata con la tipica striscia di cuoio: faceva una barba perfetta ma anche tagliava se uno era malaccorto.
Si potrebbe continuare, ma la malinconia aumenterebbe e non mi sembra il caso; per tornare al termometro, la più bella alternativa che possiamo avere a disposizione è il tipico bacio sulla fronte con cui la mamma sanziona lo stato febbrile della figlia o del figlio; nessun’altra cosa potrà mai essere più precisa!
E adesso basta con la malinconia e guardiamo alle cose di OGGI: ce n’è una che mi pare interessante e che riguarda un signore di nazionalità romena, Nicolae Negru, condannato a 9 anni di reclusione per rapina, sequestro di persona, violenza carnale, lesioni volontarie aggravate e violazione della normativa in materia di armi; ebbene, il gentiluomo sopra descritto, dopo aver trascorso 4 anni presso il carcere di Vercelli, è stato liberato dal Giudice di Sorveglianza che ha condonato il resto della pena.
All’uscita dal carcere, il romeno ha trovato ad attenderlo un “ordine di espulsione” emesso dal Prefetto di Vercelli per “motivi imperativi di pubblica sicurezza”; la stampa non dice se il cittadino romeno sia stato accompagnato nel suo paese, ma anche se fosse così, non cambierebbe molto la questione: il nominato Nicolae, impiegherebbe il battito di un ciglio per rimettersi in moto e rientrare in Italia, paradiso di questi signori, vero paese del bengodi per i delinquenti, almeno quanto è arcigno nei confronti di coloro che vengono per fare il proprio dovere e cercare di lavorare onestamente.
Avrei voglia di dire “ridatemi il termometro!!”, ma credo che tale invocazione sarebbe solo velleitaria, in quanto non possiamo fermare l’avanzata del nuovo; e neppure mettere la testa sotto la sabbia e non vedere la multietnicità delle nostre città, condizione che ormai è diventata una realtà ineluttabile.
mercoledì, marzo 04, 2009
QUESTA POI...
Abbiamo usato molto il termine “negazionismo” per riferirci all’olocausto ebraico, ma non avrei mai pensato che i mezzi di comunicazione di massa avrebbero adoperato la stessa parola per contraddistinguere una massa di scienziati di chiara fama mondiale che si dichiarano apertamente contrari all’emergenza climatica.
Sentite questa affermazione: “L’allarme climatico è uno tsunami ideologico causato dal fondamentalismo ambientalista che sfrutta la deriva catastrofista e che ha sodomizzato la scienza” ; accanto a questa aperta negazione di qualsiasi problema inerente l’ambiente, ce ne sono state altre al convegno organizzato a Roma ed al quale hanno partecipato vari scienziati di chiara fama, quali il Prof. Zichichi, nonché il Prof. Battaglia che ha aggiunto alla frase sopra riportata: “benché sia vero che il pianeta stia attraversando una fase di riscaldamento globale, è una colossale balla che l’uomo abbia un qualche ruolo”, intendendo quindi che questo riscaldamento avviene indipendentemente dall’operato dell’essere umano, abitatore del pianeta.
E, per concludere l’argomento, il senatore D’Alì, presidente della commissione ambiente, ha vivamente auspicato che nel prossimo G8 si approvi una risoluzione assolutamente critica sul protocollo di Kyoto che, com’è noto, impegna tutti i Paesi del mondo ad una progressiva riduzione delle emissioni del Co2.
Perché ho dedicato quasi il 50% del mio post all’argomento ambiente? Forse perché su tutti i giornali si legge solo di crisi, finanziaria ed economica, con forti striature di propaganda politica e qualche accenno di volontà di venire incontro alla gente.
L’ho già detto una volta, ma sento il dovere di ripeterlo: una azione alla Robin Hood – cioè prendere ai ricchi e distribuire ai poveri - mi sembra una delle poche cose da fare per cercare di risollevare il morale della gente, in particolare per quanto riguarda l’immagine che ne discenderebbe da una azione del genere.
Ma quale azione, mi chiederete? Ebbene, si tratterebbe di “copiare” quanto messo in pratica da Obama che ha aumentato le tasse al di sopra del 250mila dollari di introiti mensili (in euro qualcosa meno di 200mila) e utilizzare tale risorsa per incrementare le disponibilità del sistema assistenziale dedicato alle famiglie in difficoltà.
La mossa avrebbe un duplice effetto: anzitutto l’immagine di Robin Hood da sbandierare al vento e poi una quasi immediata possibilità di utilizzo dei fondi, perché l’aumento della tassazione diventerebbe subito spendibile.
Per il resto, andare ad imbarcarsi in strane operazioni di carattere previdenziale da mettere in piedi in una situazione generale di forte precarietà, mi sembra assai azzardato; riparliamone quando questa stramaledetta crisi sarà passata.
Voglio chiudere con due notiziole di quelle che piacciono a me: nella mia città, rispondendo ad una precisa interrogazione di un consigliere comunale, il comandante dei Vigili Urbani ha dichiarato che il 17% del personale svolge mansioni interne e per il restante 83%, oltre un terzo (28%) non opera all’esterno; quindi – per essere chiari – diciamo che il 45% dei vigili non operano sul territorio: mi sembra tanto, ma soprattutto mi sembra buffo il modo di ammetterlo!!
La seconda notizia è quella che riferisce come a Milano nella via “XXXX” vivano a pochi passi l’una dall’altro, Elisabetta Canalis (ex di Vieri) e lo stesso Bobo; vicino ci sono anche Melissa Satta (non so chi sia, ma è un’altra ex di Vieri) che ora si vede (eufemismo!!) con Borriello (altro giocatore di calcio) il quale è un ex di Belem (non la conosco) che ora sta con Fabrizio Corona, ex di Nina Moric. Ma che bella via!!!
Sentite questa affermazione: “L’allarme climatico è uno tsunami ideologico causato dal fondamentalismo ambientalista che sfrutta la deriva catastrofista e che ha sodomizzato la scienza” ; accanto a questa aperta negazione di qualsiasi problema inerente l’ambiente, ce ne sono state altre al convegno organizzato a Roma ed al quale hanno partecipato vari scienziati di chiara fama, quali il Prof. Zichichi, nonché il Prof. Battaglia che ha aggiunto alla frase sopra riportata: “benché sia vero che il pianeta stia attraversando una fase di riscaldamento globale, è una colossale balla che l’uomo abbia un qualche ruolo”, intendendo quindi che questo riscaldamento avviene indipendentemente dall’operato dell’essere umano, abitatore del pianeta.
E, per concludere l’argomento, il senatore D’Alì, presidente della commissione ambiente, ha vivamente auspicato che nel prossimo G8 si approvi una risoluzione assolutamente critica sul protocollo di Kyoto che, com’è noto, impegna tutti i Paesi del mondo ad una progressiva riduzione delle emissioni del Co2.
Perché ho dedicato quasi il 50% del mio post all’argomento ambiente? Forse perché su tutti i giornali si legge solo di crisi, finanziaria ed economica, con forti striature di propaganda politica e qualche accenno di volontà di venire incontro alla gente.
L’ho già detto una volta, ma sento il dovere di ripeterlo: una azione alla Robin Hood – cioè prendere ai ricchi e distribuire ai poveri - mi sembra una delle poche cose da fare per cercare di risollevare il morale della gente, in particolare per quanto riguarda l’immagine che ne discenderebbe da una azione del genere.
Ma quale azione, mi chiederete? Ebbene, si tratterebbe di “copiare” quanto messo in pratica da Obama che ha aumentato le tasse al di sopra del 250mila dollari di introiti mensili (in euro qualcosa meno di 200mila) e utilizzare tale risorsa per incrementare le disponibilità del sistema assistenziale dedicato alle famiglie in difficoltà.
La mossa avrebbe un duplice effetto: anzitutto l’immagine di Robin Hood da sbandierare al vento e poi una quasi immediata possibilità di utilizzo dei fondi, perché l’aumento della tassazione diventerebbe subito spendibile.
Per il resto, andare ad imbarcarsi in strane operazioni di carattere previdenziale da mettere in piedi in una situazione generale di forte precarietà, mi sembra assai azzardato; riparliamone quando questa stramaledetta crisi sarà passata.
Voglio chiudere con due notiziole di quelle che piacciono a me: nella mia città, rispondendo ad una precisa interrogazione di un consigliere comunale, il comandante dei Vigili Urbani ha dichiarato che il 17% del personale svolge mansioni interne e per il restante 83%, oltre un terzo (28%) non opera all’esterno; quindi – per essere chiari – diciamo che il 45% dei vigili non operano sul territorio: mi sembra tanto, ma soprattutto mi sembra buffo il modo di ammetterlo!!
La seconda notizia è quella che riferisce come a Milano nella via “XXXX” vivano a pochi passi l’una dall’altro, Elisabetta Canalis (ex di Vieri) e lo stesso Bobo; vicino ci sono anche Melissa Satta (non so chi sia, ma è un’altra ex di Vieri) che ora si vede (eufemismo!!) con Borriello (altro giocatore di calcio) il quale è un ex di Belem (non la conosco) che ora sta con Fabrizio Corona, ex di Nina Moric. Ma che bella via!!!
martedì, marzo 03, 2009
WELFARE
Usiamo spesso il termine di cui al titolo e quindi vediamo anzitutto il suo esatto significato:è la traduzione di due parole inglesi abbinate, welfare state (stato di benessere tradotto letteralmente), conosciuto anche come Stato assistenziale o Stato sociale, il cui significato finale consiste in un sistema di norme con il quale lo Stato cerca di eliminare le disuguaglianze sociali ed economiche fra i cittadini, aiutando in particolar modo i ceti meno abbienti, cioè coloro che hanno più bisogno.
In questi ultimi tempi la parola è sulla bocca di tutti e viene citata nelle discussioni inerenti la crisi finanziaria ed economica che tutto il mondo sta vivendo (vedi anche il mio post di ieri): le borse vanno a picco perché la più grande società di assicurazioni mediche degli USA viene vista in pericolo a causa della ventilata riforma sanitaria di Obama? Ebbene, anche il carrozziere sotto casa mia ne risente e licenzia un operaio.
Lasciamo fare l’assurdità del legame tra associazioni sanitarie e carrozzieri, ma vediamo come possiamo aiutare il nostro operaio messo a casa: anzitutto abbiamo un fondo di garanzia che per un certo tempo (non conosco quanto) fornisce una sorta di indennità pari ad una percentuale (credo il 70 o 80%) dell’ultimo stipendio; ovviamente se l’operaio proviene da una Agenzia per la Fornitura del lavoro, con un contratto a termine, nessuno gli rimborsa niente, né l’Agenzia e neppure l’INPS,
E torniamo al “welfare”: per ovviare alla situazione sopra ipotizzata, bisognerebbe avere un capitolo di spesa relativo a tali casi; non c’è perché non c’è più un bottone, dopo che il welfare è stato prosciugato dalla fetta “pensionistica”; ed eccoci al vero problema: il bilancio dell’INPS amministra e distribuisce le pensioni di anzianità e di vecchiaia; ebbene, questo capitolo si mangia il 75% (cioè due terzi) del bilancio dell’Ente, mentre nel restante 25% si ammassano provvidenze di varia natura e di vario genere.
In sostanza si tratta di una coperta corta che se viene tirata in basso scopre la testa e se la tiriamo in alto scopre i piedi; e infatti, questo lavoro di tira e molla è già cominciato: riprendiamo in mano la situazione delle pensioni e cominciamo ad equiparare l’età pensionabile delle donne con quella degli uomini.
Ammesso e non concesso che si possa verificare una maggiore disponibilità di risorse “a breve”, avremo sicuramente contro tutta la classe femminile e, non ultimi, anche i sindacati che le rappresentano.
Ma voglio aggiungere di più: se mandiamo le donne in pensione, dall’attuale soglia di 58 o 60 anni, a quella di 65 anni come gli uomini, il potenziale “turn-over”, cioè la sostituzione di mano d’opera pensionata, verrebbe a scomparire e non avrei fatto proprio un bel servizio alla nipote della signora sessantenne trattenuta al lavoro.
Perché anche in questo caso si tratta di aggiustare una coperta che non ha dimensioni smisurate: se manteniamo la donna in servizio, le verrà data la pensione con ritardo, ma la citata nipote che avrebbe dovuto sostituirla, non trova lavoro e quindi lo Stato dovrà in qualche modo assisterla.
Volere coprirsi con la coperta che abbiamo adesso e che probabilmente la crisi in atto farà diventare più corta, mi sembra una mossa avventata, sulla quale riflettere bene ed a lungo; tutti mi dicono che nel resto d’Europa la soglia per la pensione è uguale per uomini e donne e siamo solo noi ad essere diversi: d’accordo nel rivedere il tutto, ma è questo il momento giusto per prendere delle decisioni che poi ci tireremo dietro per qualche decennio?
In questi ultimi tempi la parola è sulla bocca di tutti e viene citata nelle discussioni inerenti la crisi finanziaria ed economica che tutto il mondo sta vivendo (vedi anche il mio post di ieri): le borse vanno a picco perché la più grande società di assicurazioni mediche degli USA viene vista in pericolo a causa della ventilata riforma sanitaria di Obama? Ebbene, anche il carrozziere sotto casa mia ne risente e licenzia un operaio.
Lasciamo fare l’assurdità del legame tra associazioni sanitarie e carrozzieri, ma vediamo come possiamo aiutare il nostro operaio messo a casa: anzitutto abbiamo un fondo di garanzia che per un certo tempo (non conosco quanto) fornisce una sorta di indennità pari ad una percentuale (credo il 70 o 80%) dell’ultimo stipendio; ovviamente se l’operaio proviene da una Agenzia per la Fornitura del lavoro, con un contratto a termine, nessuno gli rimborsa niente, né l’Agenzia e neppure l’INPS,
E torniamo al “welfare”: per ovviare alla situazione sopra ipotizzata, bisognerebbe avere un capitolo di spesa relativo a tali casi; non c’è perché non c’è più un bottone, dopo che il welfare è stato prosciugato dalla fetta “pensionistica”; ed eccoci al vero problema: il bilancio dell’INPS amministra e distribuisce le pensioni di anzianità e di vecchiaia; ebbene, questo capitolo si mangia il 75% (cioè due terzi) del bilancio dell’Ente, mentre nel restante 25% si ammassano provvidenze di varia natura e di vario genere.
In sostanza si tratta di una coperta corta che se viene tirata in basso scopre la testa e se la tiriamo in alto scopre i piedi; e infatti, questo lavoro di tira e molla è già cominciato: riprendiamo in mano la situazione delle pensioni e cominciamo ad equiparare l’età pensionabile delle donne con quella degli uomini.
Ammesso e non concesso che si possa verificare una maggiore disponibilità di risorse “a breve”, avremo sicuramente contro tutta la classe femminile e, non ultimi, anche i sindacati che le rappresentano.
Ma voglio aggiungere di più: se mandiamo le donne in pensione, dall’attuale soglia di 58 o 60 anni, a quella di 65 anni come gli uomini, il potenziale “turn-over”, cioè la sostituzione di mano d’opera pensionata, verrebbe a scomparire e non avrei fatto proprio un bel servizio alla nipote della signora sessantenne trattenuta al lavoro.
Perché anche in questo caso si tratta di aggiustare una coperta che non ha dimensioni smisurate: se manteniamo la donna in servizio, le verrà data la pensione con ritardo, ma la citata nipote che avrebbe dovuto sostituirla, non trova lavoro e quindi lo Stato dovrà in qualche modo assisterla.
Volere coprirsi con la coperta che abbiamo adesso e che probabilmente la crisi in atto farà diventare più corta, mi sembra una mossa avventata, sulla quale riflettere bene ed a lungo; tutti mi dicono che nel resto d’Europa la soglia per la pensione è uguale per uomini e donne e siamo solo noi ad essere diversi: d’accordo nel rivedere il tutto, ma è questo il momento giusto per prendere delle decisioni che poi ci tireremo dietro per qualche decennio?
lunedì, marzo 02, 2009
STRANI ACCOSTAMENTI
In questo ultimo fine settimana a cavallo tra febbraio e marzo, ho udito alcune proposte provenienti da settori apparentemente distanti, ma che entrambe meritano qualche riflessione: la prima arriva dal neo Segretario “a tempo” del PD, Dario Franceschini, e chiede un assegno per i disoccupati, mentre la seconda è stata pronunciata addirittura dal Papa “a vita”, Benedetto XVI, e anch’essa, in sostanza, chiede che il principale impegno del Governo vada ai lavoratori ed alle loro famiglie; entrambe giustissime nella forma, ma meritevoli di un qualche approfondimento.
Io capisco che per quanto riguarda Franceschini, in questi primi momenti di assunzione della carica, in mancanza di idee originali, si provi a scimmiottare l’avversario, con frasi roboanti e sostanzialmente propagandistiche e basta: è noto a tutti che nel nostro Paese esiste già l’indennità di disoccupazione per coloro che perdono il posto di lavoro; ovviamente analoga provvidenza non c’è per i cosiddetti “precari”, ma fare un annuncio rivolto solo a loro non avrebbe avuto la stessa risonanza, anche perché questa categoria di lavoratori non è proprio ben vista dai Sindacati – CGIL dell’amico (suo) Epifani in testa – perché sono quasi tutti “senza tessera”.
Ed anche subordinare la provvidenza ai soldi che si ricavano dalla lotta all’evasione fiscale, tutti sanno che è una autentica bufala, in quanto il ricavato di tale battaglia, nei casi in cui è stata vinta, porta a degli introiti che percentualmente vanno dal 3 al 5% della cifra da recuperare e questo in un lasso di tempo medio/lungo.
Quindi, mettiamo la battuta di Franceschini tra la méra propaganda politica, quello cioè che nel periodo che stiamo vivendo sarebbe da evitare; ma il segretario è appena arrivato e ci vuole un po’ di pazienza; caso mai, se proprio voleva fare bella figura, poteva subordinarla all’abbassamento degli stipendi per parlamentari ed alte cariche dello Stato, ma forse i suoi amici non lo avrebbero gradito. Vero??
Il Santo Padre, con il suo invito al Governo a pensare anzitutto ai lavoratori ed alle loro famiglie, non fa propaganda politica, ma fa lo stesso discorso di sempre che – a lui ed all’intero schieramento delle Alte Cariche del Vaticano – non costa niente in termini pratici e fa fare una gran bella figura.
L’ho già citato una volta, ma mi piace utilizzarlo anche adesso: mi riferisco al film “L’uomo venuto dal Cremino nei panni di Pietro” (1968), nel quale il Papa “cinematografico” – Kiril I - prima di chiedere al mondo intero un aiuto per i cinesi che stanno subendo una orrenda carestia, afferma che “la Chiesa, dal canto suo, venderà tutti i propri beni, tutti i capolavori, tutti i palazzi e destinerà il ricavato per questo scopo”; solo dopo invita i potenti del mondo e tutti coloro che possono ad aiutare la Chiesa in questa nobile missione.
È chiaro che si tratta di un’opera di finzione, di un film, ma se ci pensate bene, il Papa che vende tutti i propri beni – fino a mandare la Chiesa “mendica nel mondo (questa è la frase che viene usata) – solo dopo “osa” rivolgersi agli altri per “chiedere”; una cosa del genere è veramente una colossale sciocchezza oppure ha una sua logica intrinseca e solo la cupidigia e il desiderio di potenza non l’ha mai portata a galla? Noi continuiamo a sentire nelle omelie dei parroci che Gesù è nato povero e durante i pochi anni di vita ha continuato ad esserlo; sentiamo anche che Gesù scaraventa fuori dal tempio i mercanti, ma tutto questo c’entra qualcosa con la Chiesa nella sua intera struttura di potere oppure è soltanto una favola detta per i bambini che passano a comunione? Comunque meditiamo gente, meditiamo!!
Io capisco che per quanto riguarda Franceschini, in questi primi momenti di assunzione della carica, in mancanza di idee originali, si provi a scimmiottare l’avversario, con frasi roboanti e sostanzialmente propagandistiche e basta: è noto a tutti che nel nostro Paese esiste già l’indennità di disoccupazione per coloro che perdono il posto di lavoro; ovviamente analoga provvidenza non c’è per i cosiddetti “precari”, ma fare un annuncio rivolto solo a loro non avrebbe avuto la stessa risonanza, anche perché questa categoria di lavoratori non è proprio ben vista dai Sindacati – CGIL dell’amico (suo) Epifani in testa – perché sono quasi tutti “senza tessera”.
Ed anche subordinare la provvidenza ai soldi che si ricavano dalla lotta all’evasione fiscale, tutti sanno che è una autentica bufala, in quanto il ricavato di tale battaglia, nei casi in cui è stata vinta, porta a degli introiti che percentualmente vanno dal 3 al 5% della cifra da recuperare e questo in un lasso di tempo medio/lungo.
Quindi, mettiamo la battuta di Franceschini tra la méra propaganda politica, quello cioè che nel periodo che stiamo vivendo sarebbe da evitare; ma il segretario è appena arrivato e ci vuole un po’ di pazienza; caso mai, se proprio voleva fare bella figura, poteva subordinarla all’abbassamento degli stipendi per parlamentari ed alte cariche dello Stato, ma forse i suoi amici non lo avrebbero gradito. Vero??
Il Santo Padre, con il suo invito al Governo a pensare anzitutto ai lavoratori ed alle loro famiglie, non fa propaganda politica, ma fa lo stesso discorso di sempre che – a lui ed all’intero schieramento delle Alte Cariche del Vaticano – non costa niente in termini pratici e fa fare una gran bella figura.
L’ho già citato una volta, ma mi piace utilizzarlo anche adesso: mi riferisco al film “L’uomo venuto dal Cremino nei panni di Pietro” (1968), nel quale il Papa “cinematografico” – Kiril I - prima di chiedere al mondo intero un aiuto per i cinesi che stanno subendo una orrenda carestia, afferma che “la Chiesa, dal canto suo, venderà tutti i propri beni, tutti i capolavori, tutti i palazzi e destinerà il ricavato per questo scopo”; solo dopo invita i potenti del mondo e tutti coloro che possono ad aiutare la Chiesa in questa nobile missione.
È chiaro che si tratta di un’opera di finzione, di un film, ma se ci pensate bene, il Papa che vende tutti i propri beni – fino a mandare la Chiesa “mendica nel mondo (questa è la frase che viene usata) – solo dopo “osa” rivolgersi agli altri per “chiedere”; una cosa del genere è veramente una colossale sciocchezza oppure ha una sua logica intrinseca e solo la cupidigia e il desiderio di potenza non l’ha mai portata a galla? Noi continuiamo a sentire nelle omelie dei parroci che Gesù è nato povero e durante i pochi anni di vita ha continuato ad esserlo; sentiamo anche che Gesù scaraventa fuori dal tempio i mercanti, ma tutto questo c’entra qualcosa con la Chiesa nella sua intera struttura di potere oppure è soltanto una favola detta per i bambini che passano a comunione? Comunque meditiamo gente, meditiamo!!