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sabato, febbraio 07, 2004

Spot in TV: i personaggi più odiosi 

La pubblicità cerca (ma non sempre ci riesce) di rendere “simpatico” il prodotto reclamizzato; molto spesso lo fa attraverso personaggi che, per come sono costruiti e per le frasi che gli vengono messe in bocca, sono invece “antipatici”.
Tutto ciò sembrerebbe un cosa illogica, ma nella realtà ci troviamo spesso ad assistere a scenette nelle quali il personaggio non sprizza simpatia, anzi…
In questa potenziale graduatoria, il posto d’onore lo riserverei alla nonna dei commercial di “Quattro salti in padella Findus”, la quale in ogni occasione ne combina di tutti i colori ai danni dei nipoti (famosi) che vorrebbero mangiare i famosi primi preparati dalla Findus e…riscaldati dalla nonnina (e si dà tante arie!!); ebbene la dispettosa vegliarda ne combina sempre una diversa e i vari nipotini (Dante, Einstein, l’appassionato di Musica ed ora Nerone) rimangono a bocca asciutta mentre la vecchia si riempie la pancia alla loro faccia.
Il personaggio adulto quindi è antipatico, il giovane non ha molto peso strutturale nello spot e…allora?
Allora il senso della pubblicità è proprio in questa “cattiveria” della nonna per un desiderio del nipote: pensate cosa fa fare la bontà del prodotto! Addirittura una cosa assurda: una nonna che rifiuta il cibo al nipotino: ma quando si è mai visto!!
Evidentemente gli spot sembrano avere successo, viste le varie edizioni che ne sono state realizzate!
Un posto di rilievo nella classifica dei più odiosi, se lo accaparrano i “tecnici audio della SONY” che suonano il campanello “a casa di Laura” per ringraziarla della scelta da lei compiuta nell’acquistare i loro prodotti; e per fare questo intonano un coro di ringraziamento “dedicato a Laura” che sinceramente da tecnici audio non mi sarei aspettato.
Come mai, dico io, una multinazionale di quella levatura si fa rappresentare televisivamente da questa banda di squallidi?
Evidentemente piace l’aspetto distonico tra la perfezione del suono “SONY” e la imperfezione del coro dei tecnici.
Sarà così o avranno inciso altri fattori? Certo che strutture industriali di questa potenza non hanno la necessità di un “ritorno immediato” del messaggio per quanto riguarda la vendita del prodotto: sono giochi che si vedono a lungo termine, se poi si vedono….!
Un altro “cliente” per la nostra graduatoria è il signor Francesco Amadori, titolare dell’omonima azienda avicola, che da una improbabile cattedra distribuisce voti assurdi (10+) ad alunni impreparati sui…polli, ma bravi a suggerire.
La nuova infezione avicola ha fatto precipitare il consumo di tali animali e il buon Francesco si è visto costretto a distribuire bonomia e …. Ignoranza per incrementare le vendite.

mercoledì, febbraio 04, 2004

La rivincita di Natale 

Sono stato a vedere l’ultimo film di Pupi Avati, che è un sequel de “Il Regalo di Natale” di circa 18 anni or sono, nel quale una drammatica partita di poker è specchio della vita di tutti i giorni, con i tradimenti e le alleanze, le delusioni e le sconfitte. Nel primo film Abatantuono veniva sonoramente sconfitto da Carlo Delle Piane (il professionista) ed era rovinato, lui e tutti i cinema che possedeva: pensate che l’ultimo piatto che decide la partita è di 250 milioni di lire di 18 anni fa; quanti euro attuali?
Due parole, ma proprio solo due, per parlare del film uscito in questi giorni: la struttura narrativa – diversamente dal primo esemplare – è molto più complicata da tutta una sequela di alleanze che vanno dal doppio fino al triplo gioco, per cui la bellezza della partita diventa elemento secondario rispetto alla ricerca del colpevole, proprio come nei classici gialli.
Inoltre, il “saper giocare”, magari in alleanza con il partner che ad un cenno alza la posta per tirarti la volata, passa in secondo piano rispetto al banale “barare”, pratica che viene esercitata da più di uno dei partecipanti al gioco.
Non sarò così carogna da anticiparvi la fine (chi vince); Pupi Avati ha dichiarato che in questa partita perdono tutti. Sarà, ma così come nella prima partita, c’è chi si arricchisce e chi no, (e in Euro)!
Ecco, proprio degli euro volevo parlare in questo post: durante tutta la partita, ad ogni rilancio, a me è venuto spontaneo riportare le cifre enunciate in euro alle lire di una volta, con un lavorio matematico mica da poco (ovviamente al tasso di cambio di 2.000, arrotondando cioè, in un certo senso).
Come ho fatto io, hanno fatto gli amici che erano con me, anzi, si faceva a gara a chi scopriva prima la cifra in lire. E penso che analogamente si siano comportati anche altri spettatori in sala.
Ebbene, cosa significa tutto ciò? Una sola considerazione, banale se volete, ma che a mio modo di vedere può comportare delle riflessioni: ancora non siamo così abituati alla nuova moneta da staccarci dalla vecchia. Per cui, il rilancio finale di un milione di euro è subito rapportato ai due miliardi di vecchie lire.
Se vogliamo poi continuare a filosofeggiare su una fesseria del genere, potremmo affermare che la nuova moneta non è stata ancora metabolizzata e quindi da tale circostanza deriva l’aumento dei prezzi.
Ma ovviamente lo dico come battuta e basta! Mi scusi signor ministro se ho osato!




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