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sabato, gennaio 07, 2006

ZIBALDONE N.1/2006 

In questo zibaldone di inizio anno, desidero parlare di due argomenti, fra loro diametralmente opposti, ma – almeno spero – entrambi interessanti per voi come lo sono per me.

Il PRIMO si riferisce all’operato del Governatore della Banca d’Italia, Fazio, e del perché di tale comportamento; dobbiamo anzitutto sgombrare il campo da ogni possibile ipotesi di interesse da parte di Fazio nei confronti di Fiorani e Consorte, rispettivamente Presidente di B.P.I. e UNIPOL, in quanto sull’onestà di Fazio sarei pronto a mettere sul fuoco non solo la mano ma anche qualcos’altro di ben più prezioso.

Il governatore, a mio modo di vedere, ha fatto questo ragionamento: dato che in Italia abbondiamo di “finanzieri senza finanze”, in quanto gli unici soldi che circolano sono delle banche, finché questo avviene nel nostro ristretto cortiletto di casa può essere accettato, ma se una o più di questi Istituti di Credito diventa di proprietà di un’altra azienda straniera, le cose cambiano aspetto e si fanno decisamente più pericolose per il buon andamento della nostra economia.

È così che ha “aiutato” Fiorani (B.P.I.) e Consorte (UNIPOL) a tentare di vincere la concorrenza straniera, in barba a tutta la normativa dell’Europa e con un occhio rivolto solo a quello che lui considera il bene del nostro Paese.

Ha sbagliato? Forse. Questo eventuale errore è stato fatto in buona fede, cioè per difendere una sua idea e non per motivi strettamente personali? Certissimamente, in quanto da queste operazioni non è scaturito nessun beneficio per Fazio!

Spero che mi si passerà che non si compra il governatore con quei regalucci che vengono fuori dalle intercettazioni telefoniche, in quanto stiamo parlando di un personaggio di vertice che incassa, penso, un paio di milioni di euro all’anno, cioè quasi quattro miliardi di lire.

Il SECONDO argomento riguarda un personaggio di ben diversa statura morale e psicologica: sto parlando del cantante Marco Masini che è stato beccato sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno mentre a bordo della sua BMW spider sfrecciava alla mostruosa velocità di 207 chilometri all’ora; notare che su questa superstrada il limite di velocità è di 90, come in quasi tutte quelle in Italia.

Il bischero – mi passate la parola? – non si è giustificato ma ha solo detto che era in partenza per il suo tour 2006, come se questa fosse una notizia; il quotidiano dove ho letto la notizia ha anche aggiunto che gli agenti della stradale – dopo un primo momento di imbarazzo – hanno contestato l’eccesso di velocità (oltre il doppio di quella consentita) ritirandogli la patente e preannunciandogli una multa di 357 euro.

Ora, provate a seguirmi in questa mia ipotesi: se io mi procuro un fucile mitragliatore e mi reco in una piazza affollata e mi metto a sparare all’impazzata, senza peraltro colpire nessuno - per fortuna - la Polizia che interviene mi arresta immediatamente e mi manda sotto processo per “tentato omicidio”.

Mi volete spiegare che differenza c’è tra me con il mitra che – solo per fortuna – non colpisce nessuno e il bischero di Masini che sfreccia a 207 Kmh su una strada pericolosissima e teatro di quotidiani incidenti; anch’egli non colpisce nessuno, ma solo per fortuna e quindi non gli si dovrebbe ritirare la patente, ma strappargliela in faccia e poi accompagnarlo nella più vicina prigione dove dovrebbe restare a scontare la pena che gli viene comminata per “tentato omicidio”.

D’accordo o sono troppo buono??


venerdì, gennaio 06, 2006

QUANTO CI COSTA LA LIBERTA' D'INFORMAZIONE? 

Finalmente si arriva a conoscere alcune cifre che tutti noi contribuenti spendiamo per tenere in piedi una serie di testate giornalistiche che altrimenti sarebbero destinate a chiudere.

Voi ricorderete quante volte ho invocato che i giornalisti cominciassero a spulciare nelle pieghe dei bilanci di strutture che sono alla greppia del pubblico potere; ebbene, sembrerebbe che siamo arrivati in porto, ma non per merito dei giornalisti, bensì per un lungo comunicato della Presidenza del Consiglio, Divisione Editoria: in esso vengono portati alla luce i dati relativi ai contributi per l’anno 2003, a giornali di partito o comunque legati a movimenti di opinione o personaggi politici (bastano due parlamentari per poter essere inseriti in questa graduatoria).

Sfogliando queste cifre si hanno delle situazioni interessanti e, soprattutto, assai sorprendenti: tra gli organi di partito, L’UNITÀ ovviamente fa la parte del leone con 7 milioni di euro (13 miliardi del vecchio conio) seguita a debita distanza da LA PADANIA con qualcosa più di 4 milioni di euro (7 miliardi e mezzo) e da LIBERAZIONE, organo di Rifondazione Comunista che si porta a casa 3.7 milioni pari a oltre 7 miliardi di lire e da EUROPA, organo de La Margherita, con 3.200 milioni di euro (oltre 6 miliardi di lire).

Tra i quotidiani non strettamente rappresentativi di un partito ma evidentemente considerati agganciati a qualcosa di politico, in testa troviamo LIBERO con quasi 5.500 milioni, oltre 10 miliardi, seguito da IL FOGLIO con 3.500 milioni (quasi 7 miliardi), IL ROMA con oltre 2.500 milioni (cinque miliardi), IL BORGHESE, anch’esso attestato sui 2.500 milioni e IL NUOVO RIFORMISTA con oltre 2 milioni di euro, pari a quasi 4 miliardi di lire.

Spero di non avervi annoiato più del dovuto con questa nuda elencazione di cifre, ma mi sembrava importante rilevare le posizioni in questa ideale classifica di chi prende di più; ci sono però alcune realtà che mi appaiono inquietanti in quanto non riesco a comprenderle: per esempio, c’è qualcuno che conosce un giornale dal titolo IL DENARO, stampato da una certa Edizioni del Mediterraneo, che si porta a casa quasi 2.300 milioni di euro, una cifretta pari a 4 miliardi e mezzo di lire; oppure LA CRONACA, edito da Nuova Informazione che, scusate se è poco, intasca quasi 1.900 milioni di euro, all’incirca 3 miliardi e 700 milioni di lire.

Concludo con le cifre, segnalando che lo Stato (cioè noi) ha speso per i giornali direttamente legati ai partiti la ragguardevole cifra di 28 mila euro (oltre cinquanta miliardi) e per quelli legati indirettamente o comunque editi da cooperative, già organi di movimenti politici, la somma di oltre 31 mila euro, pari a oltre 60 miliardi.

Alla fine dei salmi, si può tranquillamente affermare che ci possiamo permettere di buttare, forse il verbo è un po’ forte, ma dopo dirò perché l’ho usato, qualcosa che supera i 110 miliardi, nel 2003; chissà a quanto siamo arrivati adesso, con l’inflazione che, quando li riguarda è senz’altro altissima e quando devono rispondere alla gente è “sotto controllo”; sono pronto a giurare che nel 2005 si sono raggiunti tranquillamente i 150 miliardi.

Ed ecco perché uso il termine “buttare”: queste somme sono ciò che si chiama il costo della democrazia, e fin qui è tutto molto chiaro, se non fosse che c’è qualcuno che invece della democrazia realizza il costo della barca, della villa, della macchina fuori serie, e via di questo passo.

Perché dico questo? Perché queste sovvenzioni nascondono sempre qualcosa sotto e cioè l’uso del denaro pubblico per mettere in commercio uno strumento sicuramente democratico ma che ha anche un prezzo e dal quale si ricavano dei denari: che rapporto c’è tra l’incassato e il sovvenzionato? Questo sarebbe un dato molto interessante, ma si dovrebbe attingere direttamente dai bilanci societari degli editori e forse a quelle cifre non so se ce li fanno arrivare.

giovedì, gennaio 05, 2006

IL RISIKO BANCARIO E LA SINISTRA 

Mi riferisco in particolare alla scalata di UNIPOL nei confronti di BNL e questo perche’ la vicenda vede implicata la sinistra, quella stessa sinistra che ha da sempre sputato sentenze contro tutto e tutti e che anche adesso continuerebbe a volersi dichiarare superiore agli altri.

Meno mane che ci sono i militanti comuni, quelli che sgobbano in fabbrica e che rinfacciano ai loro dirigenti di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, mentre i dirigenti e funzionari delle COOP, probabilmente con il beneplacito del partito di riferimento, si fanno scoprire dei tesori immensi nascosti addirittura a Montecarlo, una volta considerato il luogo peccaminoso della decadente borghesia da abbattere con la rivoluzione.

Dobbiamo precisare per amore della verita’ che non mi sembra affatto corretto paragonare questo scandalo con quello di tangentopoli: nel primo infatti esistevano dei chiari e ben precisi reati (le famose dazioni di denaro) in quello attuale ci sono degli sprovveduti e degli spocchiosi dirigenti di sinistra che vanno in brodo di giuggiole al pensiero di possedere una banca, come se quello che hanno al momento fosse robetta: alludo alla UNIPOL, assicurazioni e banca e, soprattutto, al Monte dei Paschi di Siena nel quale i DS detengono una sostanziosa fetta del pacchetto azionario e hanno anche diversi loro uomini nel CDA.

Ma il buon Fassino, sciocchino ma non ladrone, commenta con la bava alla bocca la vicinissima acquisizione della BNL, come farebbe un bambino al quale viene regalato il trenino; allo stesso modo fanno vari e potenti dirigenti delle Cooperative, come se acquisire una banca rappresentasse una vittoria del proletariato.

E adesso si ritrovano tutti contro, a cominciare dai loro affezionati militanti che non riescono a individuare quale sia il vantaggio della classe operaia nella acquisizione di una nuova banca; poi ci sono le solite faide interne di coloro che sono stati sconfitti nelle votazioni del congresso e adesso cercano di riprendersi la rivincita; ci sono poi gli alleati di coalizione, buona parte dei quali hanno subito tangentopoli che li ha quasi spazzati via e che adesso si ritrovano sulla riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere del loro ex-nemico; ed infine la sinistra dura e pura che, almeno per ora, non e’ stata scoperta con le mani nel vasetto della marmellata: pensate, siamo arrivati alla frase di Occhetto che, rivolto a D’Alema e Fassino dice: compagni, siete peggio di Craxi!!

Ricorderete che ad inizio vicenda ebbi a commentare la situazione della UNIPOL con un chiaro riferimento alle COOP e chiedendomi che cosa ci incastravano queste ultime, piene di senso sociale e cooperativistico, con le scalate bancarie.

Non a caso il Presidente di una di queste COOP, che tra l’altro conosco personalmente, gran brava persona, niente affatto stupido, ha da sempre affermato che se alla fine di ciascun anno avanza qualche soldo, conviene utilizzarlo per abbassare ancora di piu’ i prezzi, anziche’ per fare questi avventuristici investimenti.

E poi una cosa che mi aveva colpito era che il partner finanziario per questa onerosa acquisizione era una primaria banca giapponese: mi chiedevo, ma come mai il MPS non ha contribuito alla scalata, forse non ha i fondi necessari oppure non vuole apparire?

Comunque vorrei concludere con una famosa frase del compianto Cuccia: l’Italia e’ piena di finanzieri, ma non hanno una lira perche’ gli unico soldi sono in possesso delle banche.

Sulla base di questa affermazione arriviamo a capire meglio tutte le scalate e le corse per accaparrarsi gli istituti di credito.


mercoledì, gennaio 04, 2006

COSA C'E' DIETRO LA GUERRA DEL GAS? 

Dietro la crisi russo – ucraina tutti gli analisti politici vedono lo zar Putin che lancia la sua arma migliore: il gas prodotto dalla Gazprom, la mostruosa (per dimensioni) industria petrolifera russa che invia in Europa (orientale e occidentale) il 40% circa del fabbisogno medio delle singole nazioni.

Tutte queste manovre servono a Putin per mettere a tacere – se ci riesce, ma non sarà facile – il filo occidentalismo dell’Ucraina, pericoloso esempio per tutta una serie di repubbliche ex-URSS che non aspettano di meglio che staccarsi dalla morsa russa per approdare al più malleabile occidente.

A fianco della manovra politica messa in piedi dallo stesso Putin, c’è una sottile operazione di carattere prettamente economico-finanziario: l’attuale presidente russo avrà il proprio secondo mandato scaduto nel 2008; poiché la costituzione russa non prevede un terzo mandato, l’ancor giovane Vladimir si vedrebbe costretto – dopo quella data - a fare il pensionato, sia pure di lusso.

Ecco allora l’idea: passare dalla parte opposta della barricata e dalla politica fare il salto verso l’alta finanza per andare a fare compagnia all’amico Silvio, nella villa del quale si reca regolarmente a trascorrere le ferie e dal quale forse ha acquisito anche qualche consiglio: si tratterebbe di manovrare in modo da acquisire – direttamente o attraverso amici occidentali – un sostanzioso pacchetto azionario di Gazprodom e diventare così il presidente della mega azienda e, di conseguenza, uno dei più ricchi uomini della Russia e tra i primi dieci paperoni del mondo.

L’idea non è male, ma a me personalmente interessa poco il futuro da paperone o da pensionato dello zar Putin, interessa di più la politica energetica che noi Italia e noi Europa siamo in grado di mettere in campo e le sue ricadute sull’uomo della strada; intanto c’è da notare che il petrolio – visti i problemi di approvvigionamento del gas – ha immediatamente messo la quinta ed ha aumentato di un paio di dollari al barile il già altissimo prezzo del greggio.

A livello europeo, sarà difficile trovare un’intesa per realizzare una politica comune, in quanto molte nazioni che circondano l’Italia sono più interessate a incentivare il nucleare anziché mettersi a perdere tempo con gas o petrolio, entrambe fonti “a scadenza” più o meno lunga; noi, purtroppo, abbiamo sciaguratamente abbandonato il nucleare da ormai troppo tempo, non tenendo in minimo conto che un qualunque incidente che accadesse in Francia, in Germania, in Svizzera, in Serbia, in Slovenia (tutte nazioni “nucleari” con noi confinanti) sarebbe come se fosse avvenuto in Italia.

Il nucleare comunque – da parlarne se non altro per l’aggiornamento tecnologico – potrebbe essere una soluzione a medio termine, dati i tempi per una nuova costruzione di Centrali dell’ultima generazione, quindi super sicure; allora cosa resta per un Paese come il nostro che è attaccato da più parti: dai paesi produttori che possono “ricattarci” a loro piacimento e dai paesi emergenti (Cina, India) che possono pagare prezzi maggiori dei nostri in quanto impegnati in una dinamica produttiva che ha alla base le fonti energetiche, delle quali scarseggiano e in mezzo “la forza lavoro”, della quale abbondano.

Come si vede siamo messi abbastanza male: io, tempo addietro, ho lanciato una proposta di una sorta di ONU dell’energia, forse qualcuno se la ricorderà; se la crisi dovesse andare avanti potrei riprendere quella proposta, incrementarla con le novità nel frattempo intervenute e riproporla in un prossimo post; speriamo però che non ce ne sia bisogno!


Cosa c'é dietro la crisi del gas? 

Dietro la crisi russo – ucraina tutti gli analisti politici vedono lo zar Putin che lancia la sua arma migliore: il gas prodotto dalla Gazprom, la mostruosa (per dimensioni) industria petrolifera russa che invia in Europa (orientale e occidentale) il 40% circa del fabbisogno medio delle singole nazioni.

Tutte queste manovre servono a Putin per mettere a tacere – se ci riesce, ma non sarà facile – il filo occidentalismo dell’Ucraina, pericoloso esempio per tutta una serie di repubbliche ex-URSS che non aspettano di meglio che staccarsi dalla morsa russa per approdare al più malleabile occidente.

A fianco della manovra politica messa in piedi dallo stesso Putin, c’è una sottile operazione di carattere prettamente economico-finanziario: l’attuale presidente russo avrà il proprio secondo mandato scaduto nel 2008; poiché la costituzione russa non prevede un terzo mandato, l’ancor giovane Vladimir si vedrebbe costretto – dopo quella data - a fare il pensionato, sia pure di lusso.

Ecco allora l’idea: passare dalla parte opposta della barricata e dalla politica fare il salto verso l’alta finanza per andare a fare compagnia all’amico Silvio, nella villa del quale si reca regolarmente a trascorrere le ferie e dal quale forse ha acquisito anche qualche consiglio: si tratterebbe di manovrare in modo da acquisire – direttamente o attraverso amici occidentali – un sostanzioso pacchetto azionario di Gazprodom e diventare così il presidente della mega azienda e, di conseguenza, uno dei più ricchi uomini della Russia e tra i primi dieci paperoni del mondo.

L’idea non è male, ma a me personalmente interessa poco il futuro da paperone o da pensionato dello zar Putin, interessa di più la politica energetica che noi Italia e noi Europa siamo in grado di mettere in campo e le sue ricadute sull’uomo della strada; intanto c’è da notare che il petrolio – visti i problemi di approvvigionamento del gas – ha immediatamente messo la quinta ed ha aumentato di un paio di dollari al barile il già altissimo prezzo del greggio.

A livello europeo, sarà difficile trovare un’intesa per realizzare una politica comune, in quanto molte nazioni che circondano l’Italia sono più interessate a incentivare il nucleare anziché mettersi a perdere tempo con gas o petrolio, entrambe fonti “a scadenza” più o meno lunga; noi, purtroppo, abbiamo sciaguratamente abbandonato il nucleare da ormai troppo tempo, non tenendo in minimo conto che un qualunque incidente che accadesse in Francia, in Germania, in Svizzera, in Serbia, in Slovenia (tutte nazioni “nucleari” con noi confinanti) sarebbe come se fosse avvenuto in Italia.

Il nucleare comunque – da parlarne se non altro per l’aggiornamento tecnologico – potrebbe essere una soluzione a medio termine, dati i tempi per una nuova costruzione di Centrali dell’ultima generazione, quindi super sicure; allora cosa resta per un Paese come il nostro che è attaccato da più parti: dai paesi produttori che possono “ricattarci” a loro piacimento e dai paesi emergenti (Cina, India) che possono pagare prezzi maggiori dei nostri in quanto impegnati in una dinamica produttiva che ha alla base le fonti energetiche, delle quali scarseggiano e in mezzo “la forza lavoro”, della quale abbondano.

Come si vede siamo messi abbastanza male: io, tempo addietro, ho lanciato una proposta di una sorta di ONU dell’energia, forse qualcuno se la ricorderà; se la crisi dovesse andare avanti potrei riprendere quella proposta, incrementarla con le novità nel frattempo intervenute e riproporla in un prossimo post; speriamo però che non ce ne sia bisogno!


martedì, gennaio 03, 2006

Zeppelin 

Vi ricordate il post del primo dell’anno, nel quale stigmatizzavo il “premio” di 6.000 euro ciascuno concesso bellamente dal nostro Ministero dell’Economia ai propri dipendenti, per una spesa complessiva di 407 milioni di euro (circa 800 miliardi del vecchio conio)? Vi ricordate tutte le migliori e più utili imputazioni di spesa che suggerivo per questa grande cifra?

Ebbene, sia pure a rischio di essere accusato di demagogia, vorrei aggiungerne una nuova, una della quale non conosco il modo di chiamarla e quindi riferirò della vicenda che ha originato questa mia balzana idea.

Siamo a Cremona – una delle città che nelle stucchevoli graduatorie di fine anno occupa uno dei primi tre posti – ed un invalido civile di soli 45 anni, dal simpatico soprannome di Zeppelin, vive con una pensione di 300 euro al mese e, con questa cifra o compri da mangiare o paghi le bollette; ebbene il nostro Zeppelin ha optato per mangiare ed ha omesso di pagare le bollette di luce e gas per diversi mesi: conclusione, i solerti funzionari delle due aziende hanno provveduto a disconnettere il contatore mettendo il povero Zeppelin al buio e al freddo, proprio in questa stagione in cui il termometro va spesso sotto lo zero.

Dopo una settimana che non lo vedevano, gli amici di un Centro Sociale si rivolgono ai Vigili del Fuoco per sfondare la porta e vedere cosa è successo; dentro il misero appartamento c’è il cadavere del disgraziato, però ben conservato, dato che c’è un freddo polare, a testimonianza del taglio energetico e c’è anche un buio pesto, a conferma dell’interruzione di corrente.

Di cosa sarà morto Zeppelin? Di freddo, di stenti oppure di un qualche malore? Sarà l’autopsia a rivelarlo, ma a me sinceramente interessa poco, interessa di più “il modo” con cui è morto Zeppelin, al freddo più siberiano possibile, al buio più infernale che si possa immaginare e, soprattutto, nella più assoluta solitudine, perché anche gli amici del Centro Sociale – assiduamente frequentato dal povero Zeppelin – ci hanno impiegato una settimana prima di accorgersi che il disgraziato non s’era più visto: non credete, cari compagni che il termine “sociale” che campeggia accanto al vostro circolo andrebbe cambiato, magari con “ricreativo”, “sportivo” o altro del genere, ma togliendo assolutamente il termine sociale che vuol dire tutta un’altra cosa?

Ai TG odierni che ho avuto modo di vedere, c’è stato un via vai di Assessori Comunali, Provinciali e Regionali, tutti intenti a “discolparsi” con la frase: “conoscevamo la sua situazione e stavamo studiando il modo di aiutarlo; se ci avesse detto che non aveva pagato le bollette, saremmo intervenuti!”

Nessuno di questi signori, evidentemente, ricorda, o conosce, il motto latino che io vi riporto in italiano: “scusa non richiesta, accusa palese”, intendendo che coloro i quali si scusano addirittura prima di essere accusati puzzano di colpevole lontano un miglio.

Vi chiederete e mi chiederete: ma perché ti arrabbi così tanto ?! Mah, sinceramente non lo so, ma è un periodo che non sopporto queste storture che la nostra società produce giornalmente, a getto continuo; forse sarà che gli anni passano e non riesco a vedere niente di migliorativo; oppure sarà che il mondo che lasciamo ai nostri giovani è sicuramente peggiore di quello che abbiamo trovato noi; sia quel che sia la sensazione peggiore che provo in queste occasioni è l’impotenza, il non poter agire e il non poter fare qualcosa, anche piccola, per migliorare questa società che mi sembra stia andando incontro ad un profondissimo baratro: mi auguro di sbagliare!!


Due vicende che fanno riflettere 

La prima vicenda si svolge nella mia città dove, a partire dal primo gennaio, la Giunta Comunale “DI SINISTRA” ha vietato completamente il traffico a tutti i veicoli “Euro zero”, cioè immatricolati prima del 1994 (dodici anni fa); alla base del provvedimento c’è ovviamente una motivazione di carattere ecologico, anche se – interpellati in proposito dalle associazioni consumatori – vari esperti hanno fornito pareri completamente diversi l’uno dall’altro; sembra che le auto “senza marmitta catalitica” producano più di una certa sostanza e meno di un’altra: vacci a capire qualcosa!

A parte l’opportunità o meno di mettere in piedi un simile provvedimento, che tocca nella maggior parte dei casi persone anziane e meno abbienti, è interessante notare la spocchia e la superiorità con cui gli assessori – ripeto: di sinistra – si sono rivolti alla cittadinanza; sentite il primo, dell’assessore all’ambiente: “chi è in possesso di un veicolo Euro zero può comprarne uno nuovo elettrico o a gas oppure, utilizzando gli ecoincentivi (peraltro finiti, che forse ricominceranno a febbraio) convertirlo ad alimentazione Gpl o a metano”.

Sentite il secondo, opera del Presidente della Commissione sanità del Consiglio Regionale: “la Regione darà (quando li trova nelle pieghe del bilancio) 350 euro a tutti coloro che convertiranno a gas le macchine immatricolate prima del 1994; fate due conti e vedrete che conviene”.

Questi, miei cari amici, sono i politici che ci rappresentano e, ripeto per l’ennesima volta, sono “di sinistra”; quelle due dichiarazioni che ho sopra riportato dimostrano due cose: anzitutto che non sanno fare neppure i conti, perché se io ho un’auto che funziona e devo spendere almeno 1.000 euro (da aggiungere agli ipotetici 350 che mi vengono dati dalla Regione) per mettere il gas non vedo dove si trovi la mia brava convenienza; secondariamente, i signori assessori insistono sull’elettrico e sul gas, ma entrambe le soluzioni costano mediamente un 40% in più dell’analogo veicolo tradizionale a benzina o diesel.

Ma a prescindere da queste considerazioni tecniche, io rilevo un completo disinteresse della classe politica per la gente comune, specialmente quella più bisognosa; mi sembra infatti che il famoso distacco della classe dirigente dalla gente della strada, in questo caso raggiunga le sue vette più alte.

La seconda vicenda – anch’essa dolorosa – riguarda la nostra azienda regina, la FIAT, nella quale tutti i dirigenti si affannano a dichiarare che ormai sono “fuori dal tunnel”, ormai “la crisi è alle spalle”, insomma sembra di essere tornati ai vecchi tempi, purtroppo, e poi vi spiegherò perché.

Già è proprio questa la mia paura perché infatti, contemporaneamente a queste trionfalistiche dichiarazioni, confortate anche dalla crescita del titolo in borsa, è scattata la “Cassa Integrazione” per 5 o 6 mila operai, a zero ore; a questo proposito è anche interessante conoscere le dichiarazioni dei dirigenti che, sfacciatamente, affermano che questa forma di cassa integrazione serve per un successivo licenziamento dei dipendenti.

Insomma, tutto come prima, niente di nuovo: “intascare gli utili e socializzare le perdite” questo l’immutabile slogan dei maggiorenti torinese, siano essi Agnelli di prima, seconda o terza generazione.


lunedì, gennaio 02, 2006

Dipendiamo dallo zar Vladimir? 

A Mosca c’è un signore che forse fa il paio con il famigerato Bush; si tratta di Vladimir Putin, il Presidente della ricostituita potenza russa che ha la stessa mania di grandezza e di egemonia del collega statunitense.

L’ultima vicenda è quella che riguarda l’Ucraina, dove una sorta di rivoluzione mascherata, “gli arancioni”, ha dato il potere al filo-occidentale Victon Yushenko – quello tutto butterato in faccia per un avvelenamento alla diossina imputato a Putin – ed il Cremino sta cercando tutti i modi per fargliela pagare.

Il primo venuto a galla è il contenzioso del gas: tutti sappiamo che la Russia è una tra le maggiori produttrici mondiali di gas metano, del quale rifornisce l’intera Europa coprendo un fabbisogno che oscilla tra il 15 e il 40 per cento: ovviamente tra i “clienti” della “Gazprom”, l’industria russa della commercializzazione del gas, c’è anche l’Ucraina, sulla terra della quale transita anche il gasdotto che rifornisce l’Europa.

Il mese scorso il bravo Vladimir, come prima ritorsione alla vittoria elettorale dei filo-occidentali ha emanato una direttiva valida per la sola Ucraina in base alla quale quel paese riceveva un aumento per il gas russo da 50 a 230 dollari per mille metri cubi (quasi cinque volte); a detta dei russi il prezzo che pagava Kiev era troppo basso ed era un prezzo di favore che le veniva fatto in tempi passati, prezzo che doveva essere aggiornato ai normali prezzi di mercato.

Agli ucraini è stato dato tempo fino al 31 dicembre scorso per accogliere la richiesta; questi ultimi non l’hanno accettata e Putin, senza tanti discorsi, ha dato ordine di interrompere le forniture di gas ai confinanti ucraini. C’è stato poi un ripensamento e lo Zar ha offerto di lasciare il prezzo invariato per i prossimi tre mesi, a condizione che l’Ucraina accettasse, dopo questo periodo di proroga, l’aumento come sopra proposto.

Direi, però, che ha fatto qualcosa di più: ha offerto a Yushenko un prestito di tre miliardi e mezzo di dollari per permettergli di fronteggiare il rincaro del gas; non ci trovate una qualche attinenza con il comportamento dei mafiosi che prima impongono il pizzo e poi offrono un prestito per pagarlo: come conclusione abbiamo la disperazione prima e il fallimento poi della vittima designata.

E l’Europa che c’entra in tutta questa diatriba? La Gazprom ha assicurato tutti i “clienti europei” che le loro forniture sarebbero state regolari, aggiungendo però che eventuali diminuzioni sarebbero derivate unicamente da “ruberie” messe in atto dagli ucraini.

Infatti, come dicevo sopra, il gasdotto che unisce la Russia all’Europa transita attraverso l’Ucraina, la quale ha dichiarato che avrebbe prelevato il 15% dai gasdotti a titolo di “diritto di transito”.

Come si può facilmente capire, la diatriba tra i due paesi confinanti ricadrà – almeno in parte – sui paesi europei che, nella migliore dell’ipotesi, subiranno un immotivato rincaro per sostenere le rivendicazioni ucraine e anche il diktat russo.

Come ultima citazione, viene da ridere a pensare che dal 1 gennaio il presidente del G8 ha proclamato di voler mettere la sicurezza energetica internazionale al centro della sua presidenza; indovinate chi è questo signore: ma lo zar Vladimir Putin!!


domenica, gennaio 01, 2006

E' arrivato il 2006: si ricomincia da capo 

E’ arrivato il nuovo anno e non mi sembra che sia cambiato niente, soprattutto non mi sento cambiato (e voi??) e questo significa che niente saremo in grado di cambiare se non riusciamo a cambiare noi stessi.
Ma si dirà: perché non ti sforzi di cambiare? Evidentemente perché non ricevo sufficienti stimoli per effettuare questa operazione che – a prescindere da ogni altra considerazione – comporta un impegno notevole e un dolore lancinante.
Ma allora questo è proprio il caso del gatto che insegue la sua coda: noi non cambiamo e quindi non cambia il mondo; il mondo non cambia e non ci fornisce stimoli per modificare noi stessi.Tanto per tenerci su, con la consueta arrabbiatura di inizio anno, vi voglio raccontare quello che ho appreso spulciando sulla stampa: mentre il nostro Paese – almeno a stare alle cifre ufficiali – è costretto a tirare la cinghia, mentre il Ministro Tremonti deve inventare cose mai inventate per cercare di far quadrare i conti (e ho paura che non ci riesca), i dipendenti del Ministero dell’Economia hanno trovato sotto l’albero un “pacco” che penso li abbia fatti assai felici.
Pensate un po’, in media ogni dipendente ha ricevuto 6.000 euro, con punte di 55.000 euro per i dirigenti responsabili di dipartimento; si tratta – come spiega lo stesso ministero in una nota – di un premio di produttività legato ai controlli fiscali ed ai risparmi di spesa.
La motivazione è assolutamente ridicola, perché da che mondo è mondo, ogni premio commisurato ad una specifica attività deve essere concesso proporzionalmente alla cifra incassata in più oppure spesa in meno.
Quindi, poiché l’ammontare totale del “premio” è di 407 milioni di euro (oltre 800 miliardi del vecchio conio) sarebbe stato da presumere un “utile” da evasione scoperta (e incassata) almeno 10 volte questa cifra; è evidente l’assurdità del meccanismo, perché se ci fosse stato veramente un introito del genere il ministro Tremonti e lo stesso Berlusconi avrebbero tenuto una conferenza stampa di mezza giornata.
Cosa è invece questa regalia: fa parte di un meccanismo premiale istituito nel 1997 e recepito da Siniscalco nel 2003 con un decreto – passato in sordina (signori giornalisti dove eravate?) – le cui regole, afferma adesso Tremonti vanno riviste (bontà sua!).
A prescindere poi dal fatto che la famosa e sbandierata caccia all’evasore non è compito dei “mezze maniche” del ministero ma della Guardia di Finanza ed è comunque stata inglobata nei condoni fiscali che si susseguono a raffica, c’è da aggiungere che tutti i sindacati (CGIL compresa) hanno sollecitato questo meccanismo e che adesso sono pronti a difenderlo con le unghie e con i denti.
Ma ci rendiamo conto che con questi 407 milioni di euro si poteva tranquillamente far fronte alle richieste della sanità del Sud, oppure non tagliare i fondi dell’Università, oppure ancora aiutare i disabili, le cui provvidenze sono ferme al 2004; insomma di cose da fare ce ne sarebbero e tante, qualunque modo di investire questa somma mi sembra migliore che dare 6.000 euro di media (circa 12 milioni del vecchio conio) a ciascun dipendente del Ministero dell’Economia il cui maggiore onere giornaliero è inventarsi il modo di arrivare alla fine della giornata senza essersi slogato le mascelle dai tanti sbadigli.
Pensate che questo “premio” è all’incirca la stessa cifra che percepisce un pensionato “medio”; e così vi ho propinato la prima arrabbiatura dell’anno; il proverbio dice: “chi si arrabbia il primo dell’anno si arrabbia tutto l’anno”. Speriamo sia vero, almeno qualcosa succede, del tipo di una bella marcia sui Ministeri per prendere tutti i dipendenti a scapaccioni.

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