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venerdì, novembre 09, 2012

LA VITTORIA DI OBAMA 



Dopo un’incerta e accanita campagna elettorale, contrappuntata anche da un cataclisma disastroso, Obama ha battuto il rivale repubblicano anche abbastanza nettamente, sicuramente più nettamente di quanto tutti gli osservatori si aspettavano.
Il simpatico Barak si ritrova per le mani una patata molto bollente e, a differenza del rivale che se avesse vinto avrebbe detto “mi hanno lasciato una pesante eredità che dobbiamo sistemare”,  non se la può certo rifare con il suo predecessore, dato che è …proprio lui.
La Borsa di New York ha reagito negativamente alla riconferma del democratico, proprio in virtù del motto che citavo sopra ed anche di quello che recita “ha già fatto disastri per 4 anni, adesso cosa farà?”. New York si è tirata dietro anche le Borse europee e così si sono bruciati 100/miliardi in poche ore-
La situazione del Debito Pubblioco americano è sicuramente la cosa che più preoccupa Obama ed i suoi aiutanti; pensate che nel suo mandato presidenziale ha aumentato il debito dal 64 al 105% del Pil e il deficit di bilancio dal 5 al 9% sempre del Pil (tre volte la media europea) e si ritrova a cercare una qualche soluzione per 45/milioni di poveri, 20 in più di quello che erano nel 2008.
In questa baraonda di debiti si inserisce il “fiscal cliff” (letteralmente dirupo fiscale) che prevede – qualora il Congresso non si accordi per innalzare il tetto del debito  (16 trilioni di dollari) – un automatismo per effetto del quale entrano in funzione tutta una serie di tagli previsti dalla Costituzione (600 miliardi di dollari); in pratica il Governo dovrà aumentare le tasse, in barba a tutta quanto affermato in campagna elettorale e tagliare il welfare allo scopo di rientrare nei parametri previsti.
Da aggiungere che il Congresso in carica scadrà il 31 dicembre di quest’anno e quindi è presumibile che eviterà di assumersi la responsabilità del “fiscal cliff”, rinviando il tutto per qualche mese, con il motto “se la sbrighino quelli che vengono dopo di noi”.
Le Agenzie di rating non sono state a guardare: mentre Standard & Poor aveva già tolto la tripla A al debito pubblico USA, adesso il declassamento ad “AA+” potrebbe scattare sia per Fitch che per Moody’s.
Intanto, alcuni collaboratori si stanno defilando: la Clinton – Segretaria agli Esteri – e Geitner – Segretario al Tesoro – hanno rassegnato le dimissioni; per la prima, possiamo dire al buon Barak che “ha perso poco”, mentre per il secondo non sarà facile sostituire un grande economista come lui.
Comunque l’opinione prevalente a Washington è che alla fine Obama non  potrà evitare di tagliare una buona parte delle esenzioni fiscali concesse ai “superricchi”, e inoltre, dato che la Camera è a maggioranza repubblicana, dovrà tagliare anche una parte del welfere; in aggiunta emetterà bond in quantità industriale che verranno prontamente acquistati dalla Federal Riserve Bank, operazione che un po’ indebolirà il dollaro e conseguentemente frenerà l’economia americana.
Non dimentichiamo che l’America è abituata ad un tasso di disoccupazione di meno del 5% ed ora si trova alla soglia dell’8%, questo perché l’economia USA non ha avuto quella ripresa che il Governo si aspettava; ecco, questo forse è il campo di battaglia in cui il neo Presidente giocherà la sua battaglia e l’esito di questa deciderà l’andamento del quadriennio prossimo venturo. Obama si ricordi che l’esito della elezione è stato deciso dalle middle class e dai cittadini di origine sudamericana, entrambe sotto l’incubo del lavoro; deve fare qualcosa altrimenti non avrà la vita facile!!

giovedì, novembre 08, 2012

CI STIAMO AVVITANDO 



Alcuni commentatori politici ed economici hanno paragonato la situazione del nostro Paese con quella di una “trottola” che gira continuamente su se stessa ma rimanendo sempre nello stesso posto o, al massimo, muovendosi di pochissimo; in pratica ci stiamo avvitando su norme che poi vengono dismesse e in seguito magari riattivat. Alcuni dati: alla fine di quest’anno, il nostro Pil (la ricchezza prodotta nei dodici mesi) sarà esattamente uguale a quello che era nel 2001, cioè undici anni, fa e nel prossimo anno, il 2013, si prevede un calo dell’1% e quindi si andrà indietro di circa 16/miliardi di euro; commento di ciò: i dodici mesi del 2012 sono stato impiegati non per andare avanti ma per fare un passettino indietro. Vi torna il paragone con la trottola??
Accanto a questi dati macro-economici, ne abbiamo un altro che ci tocca da vicino: la disoccupazione ha toccato il suo record di 2.8/milioni di persone senza lavoro; all’interno di questo dato, ci viene fornito anche quello dei giovani disoccupati (35%, cioè 1        su 3) e non capisco perché ci dovremmo stupire: stanno perdendo il lavoro i padri, come volete che facciano i giovani a trovarlo!! Fra grandi e piccole, chiudono 10/mila imprese al mese: dove possono andare i giovani che cercano lavoro??
Sul lavoro ci sarebbe poi da citare un evento che sembra fatto apposta per porgere ai comici una battuta pungente: qualcuno ricorda “Italialavoro”, l’agenzia tecnica del Ministero del Lavoro creata per indirizzare le forze che cercano lavoro e per stabilizzare quei lavoratori assunti come precari? Ebbene, a dicembre i “collaboratori” di questa struttura – tutti con contratti a termine – verranno messi a casa in quanto non verrà rinnovato loro il contratto: bell’esempio!!
Il Presidente di Confindustria, Squinzi, dà alcune cifre veramente preoccupanti: la produzione industriale è sotto del 23% rispetto al picco massimo pre-crisi dell’aprile 2008; da questa data a oggi, quasi un quarto dell’industria italiana ha spento le luci e chiuso i battenti; magari qualcuna di queste ha riacceso la luce in un capannone in Serbia o in Cina, ma questo non è quantificabile e quindi è inutile addentrarsi.
E coloro che sono “nominati” oppure quelli “eletti” che cosa fanno? Continuano imperterriti a fornire alla gente una serie di sermoni generici che sembrano costruiti apposta per i talk show, credendo così di tacitare il popolo bue; però, visto quello che è successo in Sicilia, sembra che questo modo di fare politica non incanti più nessuno; ma anche il popolo non sa che fare, al massimo non vota o vota per Grillo, ma non trova altri sbocchi dove andare ad infilare la propria rabbia.
Quali sbocchi? Mah, mi viene in mente una frase di Marx che diceva “per fare la rivoluzione occorrono due cose: una situazione oggettivamente rivoluzionaria ed un partito guida che sia autenticamente rivoluzionario”; se il bravo Carl fosse qui con noi cosa penserebbe della situazione italiana? Forse per la situazione sociale potrebbe dire che esiste una forte tensione che alla lunga avrebbe le caratteristiche per sfociare in una vera e propria rivoluzione, ma per il “partito guida”, credo che si metterebbe le mani nei capelli e direbbe a chiare lettere che non c’è e quindi bisogna prima di tutto formare questa componente essenziale di ogni azione rivoluzionaria.
E allora cosa fare? Continuare con i soliti riti televisivi in cui si invoca un giorno “maggiore crescita” e il giorno dopo “maggiore rigore”, un giorno maggiore attenzione per i “meno abbienti” e l’indomani dichiarare l’impossibilità di “toccare i ricchi” perché altrimenti scappano dall’Italia? E così andare incontro alle prossime elezioni dove, ovviamente, le cose rimarranno come ora, se non peggio. Sono sfiduciato!! E voi??

martedì, novembre 06, 2012

LA BUFERA DELLE PROVINCE 



Il Governo sembra avere deciso l’impiego della “mannaia” sulle Province del nostro Paese, considerate troppe e troppo costose: dalle attuali 86, si passa a 51 strutture locali, dopo gli accorpamenti di varie province; ovviamente non da subito, ma dal primo gennaio 2014 e quindi i nostri validissimi faccendieri hanno tutto il tempo per modificare la situazione a vantaggio di chi “paga di più”.
Cosa cambia? Facciamo un esempio con il Lazio: dalle attuali 5 Province, si passa a tre: Roma è ovviamente da sola, la seconda accorpa Viterbo e Rieti, e la terza unisce Latina e Frosinone; questo il sistema che in tutta Italia funziona allo stesso modo.
Il campanilismo tutto italico viene fuori e già si sentono proteste a tutto spiano per coloro che vengono accorpati, magari qualcuno con una città “nemica”; ma credo che tutto questo sia destinato a scomparire, purché non ci sia qualche cedimento da parte delle autorità centrali, perché se cedi su uno devi  cedere su tutti.
Quello invece che mi chiedo è: “ma qual è il guadagno che ne viene all’intera comunità nazionale?”.  Penso che alcuni edifici possano essere dimessi e venduti, ma stante l’attuale situazione di mercato, non sarà facile collocarli; penso anche a grossi risparmi sulle strutture telematiche che verrebbero centralizzate; penso anche a minori esborsi per cancelleria e altre diavolerie che la burocrazia sembra inventare apposta per spendere; penso poi al problema del personale: se due e in alcuni casi tre Province si uniscono in una sola entità, ovvio che ci sia un surplus di dipendenti, ma come si comporterà l’amministrazione Centrale e soprattutto come vedono la cosa i sindacati? Ovviamente quelli in più non possono essere né licenziati e neppure “passati per le armi”, ma dovranno essere ricollocati in altre strutture; ma ci sono queste strutture così carenti? Ho i miei dubbi E proprio il periodo di tempo che intercorre fino all’entrata in vigore del provvedimento servirà a trovare una logica sistemazione, ma a questa operazione parteciperanno anche tanti “manovratori” di ogni genere e tipo!! Insomma, guadagni immediati non ne vedo.
Mi sono dimenticato di dire che questo accorpamento riguarda solo le province facenti parte di Regioni “ordinarie”, in quanto quelle che si riferiscono alle Regioni a Statuto Speciale (5 su 20) rimangono tali e quali; ed è qui che non sono d’accordo, dato che queste ultime sono quelle che spendono più di tutti  e poi non mi sembra giusto che a pochi chilometri di distanza si abbia dei trattamenti monetari e normativi fortemente diversi l’uno dall’altro. Insomma, spiegatemi dove sta la logica per cui le Province appartenenti a 5 Regioni su 20 e 10/milioni di cittadini su 60 circa, sono “diversamente italiani”; d’accordo che queste strutture sono incluse nella Costituzione e quindi ogni modifica deve essere effettuata con legge costituzionale, ma insomma, da oggi al 2014 il tempo c’è e potrebbe essere utilizzato in questo senso.
I Governatori delle Regioni a statuto speciale, pur con qualche “paura” che le cose cambiano, si sentono forti dell’assicurata “autonomia”; qualcuno è andato anche oltre, come Durnwalder, dell’Alto Adige, che ha addirittura invocato la protezione dell’Austria, fermo restando che i fondi per mantenere all’Alto Adige uno straordinario welfare e la possibilità di fare spese particolari, non deve provenire dai “fratelli austriaci” ma continuare ad arrivare da quei “bischeri” (mi si perdoni il termine) degli emiliani, toscani, laziali, lombardi e via di questo passo fino ad arrivare alla punta dello stivale.
Durnwalder ha detto “la nostra non è una Regione speciale, ma specialissima”; ebbene adesso è l’ora di finirla e tornare ad essere “normale”, anzi “normalissima”.

domenica, novembre 04, 2012

"TRAGICA" E SIMPATICA NOTIZIA 



Cominciamo con quella “tragica”; gli appassionati della TV e in particolare dei serial degli anni ’80, saranno in lutto stretto, dato che Mediaset ha deciso la cancellazione dal palinsesto di Canale 5 del telefilm cult “Dallas”; all’origine della decisione stanno ovviamente gli ascolti, troppo bassi per essere remunerativi attraverso la pubblicità.
Infatti, dopo due settimane di messa in onda del serial in “prima serata”, i risultati si commentano da soli: al primo appuntamento circa 2,5/milioni di telespettatori (8,52% di share), i quali sono scesi a 1.705/mila nella seconda messa in onda (5,72% di share).
Possiamo dire che gli anni si sentono per tutti ed anche J.R e Bobby non fanno eccezione a questa regola e per tutti i protagonisti del serial non è bastato il bisturi e qualche fiala di botulino unitamente ad una campagna mediatica e pubblicitaria decisamente colossale; evidentemente i petroldollari non incantano più; o meglio, se ne vedono a bizzeffe per la strada di J.R. e compagnia bella.
Eppure, sarà bene ricordare che il telefilm in questione ha rappresentato negli anni ottanta la prima vera sfida di una televisione privata alla RAI e la vittoria del privato sul pubblico; possiamo anche aggiungere che gli altri serial attualmente in onda, costano molto meno della faraonica serie hollywoodiana e quindi hanno anche meno responsabilità di target di ascolti.
Intanto, è bene dire che probabilmente il nuovo “Dallas”, con il 79enne Larry Hagman nei panni di J.R.,. andrà in video su qualche altra rete del biscione (Rete 4 o La 5), ma è chiaro che il tonfo si è sentito e non c’è niente da fare: quel genere di spettacolo non fa più il pieno di ascolti; ecco la buona notizia; quella cattiva è che sarà sostituito da altri spettacoli altrettanto scemi.
Una simpatica  notizia è invece quella che a Torino si è tenuta la “Settimana dell’Aforisma” alla quale hanno partecipato 14/mila aforismi; a quei pochi che non lo conoscono, dirò subito che l’aforisma  è, secondo il Devoto-Oli, “una massima, una sentenza, una definizione che in brevi e succose parole riassume e racchiude il risultato di precedenti considerazioni, osservazioni ed esperienze”; detto molto per inciso, anche io – in un modesto libercolo di poesie – ho dedicato un paio di pagine agli aforismi.
Questo modo di “pensare e scrivere in breve” è nato in Grecia e da lì si è sviluppato per il Mondo, trascinato dai grandi maestri pensatori dell’epoca; per esempio, diceva Platone che “non conosco una via infallibile per il successo ma soltanto una per l’insuccesso sicuro: volere accontentare tutti”.
Con tali maestri è chiaro che il genere ha avuto successo ed ha costretto molte penne illustri a cimentarsi nel “breve”; Maria Luisa Spaziani ne ha due entrambi micidiali: “mi sentirei di lodarlo se potessi fare il suo elogio funebre”  e “Farmi ibernare? Farmi cremare? Nemmeno morta!”
Anche la situazione dei “ladroni di Stato” è stata oggetto di un aforisma e, ovviamente, il suo protagonista è l’inquisito principe della situazione: “”Fiorito passa la sua prima notte in carcere, ma sulla nota spese segnerà un 5 stelle”.
Sarà per il mio amore per il cinema, sarà per la sua innata simpatia, ma se dovessi votare un aforisma indicherei quello di Woody Allen: “il sesso è come giocare a bridge…se non hai un buon partner spera almeno in  una buona mano”. Geniale!!
Data la crisi che attraversa l’editoria tradizionale, Twitter è diventato l’erede naturale degli afortismi e può esserne considerata la versione moderna del genere.

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