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giovedì, febbraio 28, 2008

MA CHE C'AZZECCA ?? 

Prendo a prestito la frase resa celebre da Tonino Di Pietro, in quanto sono rimasto colpito da un curioso accostamento: il flop fatto realizzare dalla prime serate del Festival di Sanremo viene posto in diretta correlazione con la “depressione” che la gente italica si ritrova addosso per colpa della politica.

Anzitutto diciamo che siamo neppure a metà della settimana sanremese e i bilanci è bene tirarli solo alla fine; comunque, anche ammesso che una delle istituzioni nazionali, insieme a Garibaldi ed a Mazzini, come il Festival di Sanremo sia in crisi di ascolti, la cosa può discendere da varie situazioni, l’ultima delle quali a mio avviso è la situazione politica.

Ma chi è che afferma questo accostamento? Sono psicologi ed anche sondaggisti, persone cioè che per “mestiere” studiano i flussi dell’opinione pubblica e quindi un po’ di ascolto se lo meritano senz’altro.

Dunque, secondo loro, il nostro pubblico è “depresso” – sia dal momento politico che dalla consapevolezza che neppure le elezioni risolveranno qualcosa – ed allora abbandona l’offerta televisiva “tradizionale”, quella che regge da oltre 50 anni e si rivolge altrove,anche perché adesso la dieta mediatica è cambiata e sta ancora cambiando, sia per effetto del satellite che del ricorso al digitale terrestre; le scelte tendono a privilegiare situazioni maggiormente conflittuali e dalle forti tinte e quindi in prima linea ci sono programmi con dibattiti accesi e con litigi “pre-organizzati”.

Dice Pippo Baudo che di Festival se ne intende: “scazzottiamoci, prendiamoci a sputi in faccia e vedrete che gli ascolti aumenteranno e di parecchio; ma così imbarbariamo il pubblico, lo fottiamo e avremo un’Italia di merda”.

Analizziamo questo “sublime pippo-pensiero”: la prima parte contiene alcuni elementi di verità e cioè il fatto che la gente sia ormai votata a privilegiare programmi forti, nei quali la parolaccia e l’offesa sono all’ordine del giorno; anche perché la stampa funziona da cassa di risonanza e quindi amplifica l’evento “costringendo” anche coloro che non c’erano a vedersi il seguito della litigata.

La seconda parte mi lascia maggiormente perplesso: cosa vuol dire “imbarbariamo il pubblico”? Forse che la missione del Festival di Sanremo è quella di “ingentilirlo”? No, caro Pippo, non ergerti ad educatore, specie perché nessuno ti ha chiesto di farlo e tu neppure avresti le capacità.

Ancora più grave la definizione di “Italia di merda” che viene appioppata ad un paese che da tanto tempo si ciba di litigi televisivi: sono decenni che l’audience funziona così, sono decenni che tutti sanno quello che tira in TV e quindi venirsene fuori adesso con l’ipotesi di realizzare un’Italia di merda, mi sembra sinceramente un appiglio a cui un conduttore navigato come lui si attacca in un momento di calo di ascolti (qualcuno si ricorderà il salvataggio in diretta del finto suicida realizzato alcuni anni fa a Sanremo proprio da Baudo che fece così grandi ascolti).

Ma io voglio andare controcorrente: anzitutto il nostro popolo, come anche gli altri popoli è ormai schiavo dei gestori delle comunicazioni di massa, proprio perché non ne conosce il meccanismo di lettura e la conseguente decodifica; questo è un concetto che avrò espresso qualche centinaia di volte ma che mi piace sempre ripetere.

Per quanto riguarda Sanremo, voglio essere ottimista e pensare che una parte della gente si sia rifiutata di vederlo per una ragione semplicissima: fa schifo!!, e si sia buttata a leggere un bel libro. Magari non è vero, ma io provo a crederci!!


martedì, febbraio 26, 2008

A VOLTE TORNANO 

Anzi, possiamo dire che in Italia quasi tutto “torna”, implacabile come il più feroce dei vampiri: pensate che è tornato il Festival di Sanremo e, guarda caso, chi c’è a condurlo? Ma Pippo Baudo, l’inossidabile, aiutato da quel Chiambretti che – senza questa comparsata dalla quale ricava, sembra, un milione di euro, non saprebbe come sbarcare il lunario, con il solo stipendio de “La7”.

E tornano anche le “promesse da marinaio” dei politici impegnati in questa campagna elettorale:”meno tasse per tutti e più posti di lavoro”, questi gli slogan più gettonati che riempiono le prime serate di un ancora incerto inizio di primavera.

Facciamo qualche esempio: dove troverà il Cavaliere i cinque miliardi per detassare le tredicesime? E come farà ad indennizzare i Comuni se toglierà loro l’introito dell’I.C.I.?

E Veltroni dove andrà a cercare i nove miliardi e mezzo necessari per portare a 1.000/1.100 euro il salario mensile minimo garantito per i tre milioni e mezzo di lavoratori a tempo determinato (traduzione: precari!!)?

Ci attende un futuro incerto sotto il profilo della crescita industriale che molti intravedono prossima allo zero e quindi è impensabile andare a caricare nuove tasse per finanziare queste iniziative che – di per se – hanno tutta la mia approvazione e, credo, anche la vostra.

Sarebbe quindi l’ora che i due maggiori contendenti non continuassero con queste promesse da marinaio, ma ci presentassero una sorta di piano con cui affrontare questa ridistribuzione sociale del reddito; almeno da Veltroni e dal suo staff me lo sarei aspettato!!

A proposito di Walter, sta girando su “ youtube”, il famoso sito dove tutti ci possono mettere tutto, una sua intervista rilasciata a Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa”, alcuni anni fa (non molti, perché era già Sindaco di Roma) nella quale egli afferma che “ormai in politica ha già provato tutto, gli mancava il governo di una città importante come la capitale” e quindi, terminata questa esperienza, ha una grandissima voglia di “fare qualcos’altro”, cioè uscire dalla politica attiva e dedicarsi al suo secondo amore: l’Africa: beh, dalle mie parti si dice che “promettere e mantenere è da paurosi”, ma quello che mi interessa è che nessun grande giornale gli ha ricordato questa sua intervista: sarebbe stato forse delitto di “lesa maestà”??

Ci sono poi i cosiddetti temi etici che – al momento – i due candidati considerano solo delle “patate bollenti” e quindi trattano esplicitamente soltanto se ne sono costretti; nel PD si sono andati a complicare la vita con l’ammissione dei radicali che certamente porteranno a galla questi argomenti che hanno formato il loro “passato glorioso”, ma bisogna vedere come la prenderanno i “baciapile” ex Margherita ed ora PD (Binetti, Bindi, ecc.).

Nell’altra coalizione viene portato avanti con grande forza il tema della famiglia, vista come elemento portante della società: il tema è considerato così importante da tutti i big del partito che, ognuno di loro…..ne ha almeno due (di famiglie, intendo!!) a dimostrazione di quanto sia sentita questa tematica!!

Ma torniamo alle cose serie; per dirla alla Veltroni, “I have a dream”, ho un sogno, nel quale i due capibanda ci dicono quali risparmi di spese contano di fare e quanti soldi pensano di ricavare da tali operazioni; infine ci prospettano dove intendono spendere questi quattrini così racimolati: credo che questo sarebbe indice di serietà e di considerazione nei confronti dell’elettorato; chiedo troppo!! Ho paura di si!!


domenica, febbraio 24, 2008

UN ALTRO ARGOMENTO TABU' 

Dopo quello riguardante il modo di ripristinare il potere d’acquisto di salari e pensioni, un altro argomento è scomparso dalle agende dei politici (tutti!!) impegnati nella campagna elettorale: sto parlando di come affrontare il problema della “casta” e dei tanti, troppi privilegi che i politici hanno, rispetto agli altri comuni mortali; volete l’ultimo? Un “portaborse”, colui cioè che riceve uno stipendio di oltre 2.500 euro al mese per aiutare il parlamentare, mangia alla mensa di Camera e Senato con la stratosferica somma di due euro.

Capisco che il problema non è di poco conto, capisco anche che si va ad incidere su privilegi che – pur odiosi quanto si vuole – ormai hanno assunto la fisionomia della normalità ed anche, forse soprattutto, si va a togliere ad amici e sodali e quindi un po’ d’imbarazzo deve essere messo nel conto; ma senza affrontare questo problema e quello più generale della diminuzione delle spese per la macchina dello stato, non si esce dalla spirale che vede i privilegiati sempre più avvantaggiati e i disgraziati sempre più alla disperazione.

Con questo voglio dire che per mettere mano ad una qualsiasi forma di ridistribuzione delle risorse, bisogna prima di tutto trovarle e – escluso categoricamente qualsiasi ricorso a nuove tassazioni – bisogna risparmiare su quello che è l’attuale bilancio dello Stato.

A questo proposito, mi sembra utile riportare la definizione che il fidato “Devoto – Oli” fornisce della parola risparmiare: “limitare l’uso ed il consumo di qualcosa”; ecco, fermo restando l’introito per tasse, imposte eccetera, bisogna limitare alcuni comparti della spesa pubblica al fine di poter distribuire le risorse così accumulate, con maggiore oculatezza e con più finalità sociale.

Quindi, oltre al ridimensionamento della “casta”, ci sarebbe da limitare l’uso di varie cose: così sui due piedi mi viene in mente quello delle auto blu, l’abuso degli aerei di stato ed altre sciocchezzuole del genere; ce ne sarebbero tante altre di situazioni che abbisognano di un bel paio di forbici, anzi direi che non esiste comparto statale che non potrebbe essere rivisitato sotto il profilo della spesa, solo che se ne abbia la volontà politica e le “mani libere” da impedenze di apparentamenti e legami partitici.

Sempre a titolo puramente esemplificativo, mi chiedo se non sia il caso di mettere mano ai privilegi (mostruosi!!) che sono stati concessi a suo tempo – per ragioni storiche o altro – a Province e Regioni a statuto speciale, con gli uscieri delle varie amministrazioni che guadagnano più del Prefetto e con disponibilità finanziarie pressoché illimitate per organizzare tutto quello che passa per la mente di assessori e consiglieri, purché sia a beneficio di amici, parenti o iscritti al partito di riferimento.

Di tutta questa roba, vorrei che uno dei due candidati (meglio se tutti e due) si impegnasse a mettere mano ad una riforma complessiva il cui ricavato (cioè il risparmio) venga poi utilizzato per una redistribuzione sociale al fine di ricondurre salari e pensioni a livelli accettabili: è di oggi la notizie che dal 2002 al 2007 le famiglie italiane hanno subito una stangata di 7.635 euro per i rincari di beni (in testa a tutti gli alimentari), di servizi e di tariffe.

Ed invece dobbiamo registrare che dei due contendenti, uno “promette” un punto di IRPEF per tre anni a partire dal 2009 e a condizione che ci sia contemporaneità di aumento nel Pil, mentre l’altro parla solo di abolire l’ICI: non è poco, ma e il resto??!!


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