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mercoledì, gennaio 21, 2004

Un'altra idea a...bischero! 

Mi è venuta un’altra idea delle mie; un’altra idea…a bischero, come recita il titolo di questo post.
Mi è venuta sfogliando distrattamente dal barbiere una di quelle riviste di gossip (chiacchiericci) nella quale ho notato che le didascalie delle foto molto spesso hanno anche l’età del personaggio rappresentato, ad evidenziare – evidentemente – o la differenza anagrafica tra lui e lei oppure altre amenità del genere. Ci avete fatto caso anche voi?
Allora mi sono detto: perché non sostituire all’età un dato ancora più interessante e perché non ampliare questa informativa anche ai giornali quotidiani?
Il dato che vorrei accanto al nome della persona citata nell’articolo (politico, magistrato, dirigente d’azienda, giornalista, sindacalista, pilota d’aereo, personaggio televisivi tipo Ricci, Greggio, Bonolis, Baudo, Vespa, ed altri del genere) è il reddito annuale.
Notate bene che questo dato non ha assolutamente niente di segreto, poiché i ruoli delle imposte sono pubblici e chiunque potrebbe accedervi; per noi comuni mortali sarebbe solo stancante, mentre per un giornalista non ci dovrebbero essere problemi.
Ci pensate come sarebbe interessante un articolo nel quale compaiono questi dati e quante incongruenze verrebbero fuori dalla messa a confronto delle prebende dei singoli personaggi?
Ed anche tanti lettori, magari sbadati o superficiali, prenderebbero qualche incazzatura in più, nel venire a conoscenza di quanto guadagna Tizio o Caio
E quante facce rosse potremmo immaginare leggendo le varie cifre; oppure le facce sono talmente di bronzo che non diventano rosse?
La seconda che ho detto.
Non mi dite ora che il problema è la privacy, perché come ho già detto sopra le cifre che verrebbero riportate sono pubbliche (non voglio mica conoscere il “nero”) e, se ci fate caso sono riportate molto spesso con riferimento ai giocatori di calcio o ad altri grandi sportivi (golfisti, giocatori di basket e altro, ma sempre d’oltre Oceano).
Se non viene realizzata o è perché è considerata … una bischerata, oppure per paura, da parte degli editori, di qualche ritorsione.
La seconda che ho detto!


martedì, gennaio 20, 2004

La giustizia sociale/6 

Per concludere – questa volta è veramente l’ultima – il mio pensiero sul concetto di Giustizia sociale, si dovrebbe auspicare che le varie controparti (tra queste ci metto anche gli utenti “disturbati” dalle manifestazioni di protesta) agissero alla luce del sole.
Mi spiego: nel caso in cui l’agitazione viene dichiarata per motivi economici, i sindacati dovrebbero dire: la categoria x guadagna € 100,00 al mese e ne chiede 10 di aumento; tali cifre dovrebbero essere confermate o smentite dal datore di lavoro. Tutto questo a mezzo stampa o televisione, in modo che anche gli utenti del servizio messo a rischio dall’azione di protesta, si rendano conto di come stanno effettivamente le cose.
Qualora invece la vertenza è di natura normativa, spiegarne chiaramente i contenuti e le motivazione (di entrambe le parti), in modo che tutti noi ci possiamo fare un’idea
Nel caso che la famosa privacy vieti di operare in questo senso, dovremmo abolirla – almeno in questo caso – perché la conoscenza di tutti mi sembra più importante di ogni altra considerazione.
Mi è venuta in mente questa idea nel vedere alla televisione l’ennesimo sciopero dei controllori di volo (ma quanti ne hanno fatti!!) che ha bloccato i voli da Roma; sapete chi è rimasto a terra, in compagnia di tanti altri? Nientemeno che Savino Pezzotta, segretario nazionale della CISL, il quale evidentemente non ne sapeva niente; vedete che il mio sistema servirebbe anche ai sindacati per conoscere le ….vertenze che hanno messo in piedi.
Ora ho veramente concluso e mi auguro che i miei sproloqui siano usati almeno per aprire un dibattito tra “quelli che se ne intendono per davvero”; sarebbe un gran bel risultato e ne andrei proprio fiero!


lunedì, gennaio 19, 2004

La giustizia sociale/5 

Nel precedente intervento abbiamo visto che il lavoratore che può vantare protezioni e forza sindacale è indubbiamente avvantaggiato rispetto a che non possiede tali requisiti.
Vi siete mai chiesti entrando in un Ufficio Pubblico e assistendo alle telefonate degli uscieri verso la propria moglie (o viceversa) per informarsi dell’andamento della casa, mentre voi siete in attesa di chiedere una informazione, se tali signori/e si rendono conto della fortuna che hanno sotto il profilo lavorativo, rispetto ad un loro simile che è stato assunto con un contratto da Co.Co.Co. da una struttura di servizi “non pubblica” ma che compie gli stessi lavori o quasi del precedente.
Il Co.Co.Co. significa letteralmente “contratto di collaborazione continuativa” e – oltre ad avere una scadenza – indica il massimo della precarietà del lavoratore, il quale - se viene pescato a…soffiarsi il naso più di una volta – può essere messo in mezzo a una strada e i sindacati non gli faranno mancare la loro sincera comprensione e…basta.
Cercherò ora di tirare le conclusioni di questi miei utopistici sproloqui che mi faranno certamente spernacchiare dalla maggioranza di voi tutti.
Il concetto di giustizia sociale presuppone una sorta di eguaglianza; il “mercato”, questa moderna parola che assolve ogni peccato, non consente di fatto questa potenziale similarità dei lavoratori di fronte alla loro attività.
Quindi possiamo dire che siamo in presenza di un mondo che porta avanti la disuguaglianza della gente e, segnatamente al mondo del lavoro, una totale forma di ingiustizia sociale.
Vi domanderete quale è il mio “mestiere”: sono uno “protetto”, dipendente di un Ente Pubblico, di quelli, per intenderci che va a lavorare se ne ha voglia! Quindi mi sento autorizzato a dire quello che ho detto!

domenica, gennaio 18, 2004

La giustizia sociale/4 

Allora. dicevamo nei precedenti interventi, che nei cosiddetti lavori comuni non esiste più una specializzazione che contraddistingue i singoli operatori; pertanto il concetto di intercambiabilità diventa un fatto legittimato.
Per amore di chiarezza potremmo esemplificare di nuovo che il “mestiere” di usciere e/o commesso in un Ministero o in un Ente Pubblico non richiede alcuna particolare competenza, come del resto, il commesso in una profumeria oppure in una panetteria.
Cos’è che contraddistingue le categorie sopra elencate? Alcune, per merito dei sindacati o delle stesse strutture padronali, risultano protette al massimo (quando mai si è sentito di un “ministeriale” licenziato perché non c’è più lavoro) mentre altro sono abbandonate al buon cuore del “padrone”, senza che nessun sindacato si prenda la briga di intervenir in loro facore.
Avete mai sentito dire che la “Triplice” ha indetto uno sciopero nazionale per difendere una serie di licenziamenti nelle Profumerie dei Centri Commerciali?
Quelli che ho elencato sono esempi teorici e non fatti accaduti, ma non credo che si possa dire che si discostano dalla realtà.
Attuando il sistema che ho brevemente illustrato, i “protetti” si renderebbero conto della fortuna che hanno e non sputerebbero su tale situazione; in concreto, vorrei vedere l’autista del bus che è un “intoccabile”, andare a fare l’operatore di una azienda di vigilanza. Pur a parità di stipendio, la protezione è talmente diversa che balza agli occhi; eppure non viene valutata!
Nel prossimo intervento cerchiamo di tirare le conclusioni, non senza parlare anche dei famigerati Co.Co.Co.

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