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lunedì, novembre 19, 2012

CELLULARE CHE PASSIONE 



Definire “cellulare” quel complicato aggeggio che serve “anche” per telefonare, è come minimo riduttivo: può fare tutto, da collegarsi su Internet a fare delle splendide foto; e questo è solo quello che ho capito io.
E pensare che credo di essere stato uno dei primi ad utilizzarlo: siamo ai primi anni ’90 e il cellulare è nient’altro che un’appendice del telefono dell’auto: si stacca e si collega con una pesante scatola che si porta a spasso ed ecco nato il cellulare.
Quello di adesso è bellissimo, adatto per fare quasi tutto quello che uno “normale” possa desiderare; ecco perché mi è venuto in mente di dedicargli un post; devo essere sincero: da quando uso molto i mezzi pubblici, mi sono accorto che i giovani e i giovanissimi in particolare, camminano con il cellulare in mano e, appena salgono sull’autobus, si siedono e cominciano a “smanettare”, facendo messaggi a destra e a sinistra, controllando la posta e via di questo passo. Insomma, sono un “tuttuno”!!
Ho letto che all’ultimo Salone degli sport invernali sono stati presentati i guanti da sci che, grazie ad un rilievo di plastica tra pollice ed indice, consentono di utilizzare il proprio smartphone con display touch screen senza perdere tempo a sfilarseli e mantenendo le mani sempre a caldo; questi sono i progressi, queste sono le invenzioni che colmano una grave lacuna: scendere sugli sci . avvertite la soneria più o mena discreta del proprio cellulare che annuncia l’arrivo di un messaggio e – a differenza di “prima” che non si poteva rispondere se non fermandosi e togliendosi i guanti – dare subito una risposta allo scocciatore o scocciatrice di turno.
Ed ora passiamo a qualche caratteristica situazione che discende dall’uso del cellulare; cominciamo con l’uso in aereo: avrete notato che appena si sale sull’aereo avviene la straziante separazione allorché prima del decollo l’hostess invita i passeggeri a disattivare tutti i dispositivi elettronici; ma appena arrivati, la prima cosa che si fa è riaccendere il cellulare e chiamare qualcuno per “utilizzare l’amato bene”.
Tempo fa ero stato ricevuto da un pezzo grosso; entro nella stanza, mi siedo e appena presentatomi, squilla il cellulare del pezzo grosso; lui si scusa, risponde, spiega all’interlocutore che n on può dilungarsi e in quattro parole lo rimanda ad un prossimo appuntamento telefonico; riattacca e ritorna a dedicarsi a me, ma dopo poche parole scambiate, il cellulare suona nuovamente e si ripete la stessa scena, al termine della quale mi alzo e me ne vada, con i,l pezzo grosso che mi domanda “dove va?”, al che io rispondo: “vado fuori e le telefono”.
E la scena che ho sentito in una Chiesa? Rasentando un confessionale, sento una suoneria di cellulare seguita da una voce femminile che dice “Scusi Padre…Pronto? Si, ci vediamo alle 5 per il burraco; adesso non posso parlare, poi ti spiego….Eccomi Padre….”. Stavo per aggiungere “ora pro nobis”, ma non l’ho fatto.
Sia chiaro che il cellulare ha moltissime benemerenze, a cominciare della possibilità di inviare messaggi di soccorso da una valanga o da un luogo colpito dal terremoto, oltre a darci la possibilità di mettersi in contatto con persone amate in qualunque momento (il discorso vale anche all’incontrario) e quindi essere disponibile per tutti (o quasi).
Chiudo con una dichiarazione del filosofo Galimberti: “l’uomo contemporaneo soffre non perché vive in un mondo artificiale, ma perché le sue strutture psichiche non si sono ancora adeguate a questa svolta epocale e sono rimaste, in larga misura, quelle dell’individuo “pre-tecnologico”; adesso la tecnica sta sostituendo sia Dio che la Natura e di questo nessuno si preoccupa; tra pochi anni saremo “schiavi” della tecnica!!

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