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sabato, aprile 18, 2009

ANCORA MALA-GIUSTIZIA 

Sono di questi giorni alcune notizie che richiamano ancora una volta la giustizia italiana ed il suo cattivo funzionamento; ha cominciato una sentenza della Cassazione che ha confermato la sanzione disciplinare dell’ammonimento ai due magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Palermo che ritennero di concedere la semilibertà ad Angelo Izzo, detto “Il Mostro del Ciceo” – uno dei più feroci delinquenti che si sia mai visto – il quale per confermare la sua bestialità, uccise altre due donne; quindi, se ho capito bene, si ritengono colpevoli i due magistrati ma si commina loro la pena dell’ammonimento, autentica beffa per i parenti delle vittime: come diceva Totò, “ma mi faccia il piacere”! Come minimo gli andava imposto di cambiare mestiere, e invece sono sempre lì.
Un altro evento ha interessato la Magistratura e, in particolare, quella di Bari, dove 150 mafiosi erano stati condannati a pene superiori ai 10 anni di carcere ma, molto probabilmente, dovranno essere scarcerati. Il motivo? Semplice, dal dicembre 2007, data della sentenza, il magistrato, Rosa Anna De Paolo, non è stata in grado di redigere la sentenza con le relative motivazione: quindi, 15 mesi non sono bastati!!
La signora sopra citata – che nel frattempo, vista l’alacrità e la bravura posta nel proprio lavoro è stata promossa Presidente del Tribunale dei Minori di Bari – non ha accampato scuse particolari, tipo influenza, desiderio di praticare uno sport, un grande amore,ecc, ma si è limitata a dire che “non ce l’ha fatta”; che gli vuoi fare??!!
Il suo capo (intendendo non la sua testa ma il suo superiore), ha detto che “non è possibile per un solo giudice, del quale sono note le straordinarie capacità tecniche, giudicare 160 persone accusate di 53 capi d’imputazione nei tempi previsti dal Codice”.
Mi chiedo e vi chiedo: ma questo signore, peraltro investito di mansioni dirigenziali, non lo poteva dire prima che questo non si poteva fare? E aggiungo: ma non gli si poteva dare un qualche aiuto alla signora Giudice, in modo che la mole di lavoro fosse ripartita tra due o più persone? E non era compito del Capo fare questo?
Forse mi sbaglio, forse è una mia fissazione, ma penso che tutti i problemi della giustizia risiedano in una cattiva interpretazione del termine “indipendenza”, specie laddove si intravedono dei modi di fare che per indipendenza contrabbandano il lasciare solo il singolo magistrato: non è questo il senso!!
E qui sorge il vero nocciolo del problema, cioè la responsabilità della dirigenza intermedia della magistratura; ed a questo proposito vi voglio raccontare quello che ho avuto modo di leggere in un trafiletto sulla pagina degli spettacoli di un quotidiano: in esso veniva presentato un concerto di pianoforte (musiche di Mozart, Liszt, Chopin) che si teneva nel maggiore teatro cittadino ed il cui ricavato veniva devoluto per beneficenza; ho fatto un salto sulla sedia quando ho letto il nome dell’interprete del prestigioso programma: si tratta di Roberto Rossi (nome di fantasia) Presidente di una sezione del Tribunale locale; nello stesso trafiletto venivano elencati tutti i concerti eseguiti dal musicista nei maggiori teatri italiani e le tante benemerenze acquisite.
Non c’è bisogno di essere dei grandi esperti di esecuzioni pianistiche per comprendere che per raggiungere questi livelli interpretativi occorrono tante ore quotidiane di allenamento sulla tastiera (qualcuno del mestiere, da me interpellato, mi ha detto che ci vogliono almeno 6 ore al giorno, tutti i giorni).
Ed allora mi chiedo e vi chiedo, come può conciliare la sua attività pianistica a così alto livello, con la cura dell’ufficio che presiede? Perché di due l’una: o si tralascia il pianoforte o ci se ne frega di quello che accade nel proprio ufficio; scelga, avanti!!

venerdì, aprile 17, 2009

NOTIZIE NON BELLE SULLE ELEZIONI EUROPEE 

Le notizie di fonte europea parlano di una astensione record del 66% alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo; sembra che la punta della massima astensione si abbia in Polonia, dove solo il 17% andrà a votare, ma anche in Austria, Gran Bretagna e Spagna saranno pochi a presentarsi ai seggi elettorali.
I più assidui dovrebbero essere i belgi con il 70% di adesioni, seguiti dal Lussemburgo con il 62% e da Malta e Danimarca con il 56%.
Per l’Italia il dato è ancora più impressionante specialmente se raffrontato con la precedente tornata: è prevista una percentuale di votanti di circa il 30% (con un 70% quindi che resta a casa) e questi numeri diventano significativi se raffrontati con quelli delle precedenti elezioni (2004), dove – a fronte di una astensione nell’UE del 54% - da noi andò a votare più del 70%, in quanto l’astensione di fermò al 28,3%: in pratica, se i dati venissero confermati, si avrebbe un’inversione netta della situazione.
Aspettiamo comunque a fasciarci la testa, in quanto il sondaggio ad opera della struttura europea – l’Eurobarometro – risale al febbraio scorso, data ancora lontana dalle elezioni; in aggiunta, dobbiamo citare il fatto che in Italia questa tornata elettorale è abbinata a quelle per centinaia di Comuni e per molte Province, il che dovrebbe incidere abbastanza sulla percentuale dei votanti.
Emerge comunque un dato di sostanziale sfiducia nelle istituzioni europee che si vanno ad eleggere in quanto di anno in anno gli elettori diminuiscono costantemente; tale fenomeno, restringendo la base democratica, allontana i cittadini dalla partecipazione alle scelte: questa frase non è mia, ma è presa da altro autore; per quanto mi riguarda, ribadisco quanto detto svariate volte: il cittadino non conta mai niente, sia che voti e sia che non voti; in particolare per l’Europa, tutte le scelte sono già fatte e la gente – cioè l’utente finale – deve solo subirle.
Eppure le materie che gestisce l’U.E. sono tante: si pensi che viene calcolato nell’80% la ricaduta nella legislazione nazionale delle norme decise a Bruxelles, dalla Commissione (il Governo) e dal Parlamento; da notare che è quest’ultimo a scegliere al suo interno – attraverso manovre e scamotti tipici delle politiche nazionali – il governo dell’Europa ed anzi, è bene ricordare che questa “governance” non è stata in grado di organizzare un vertice per affrontare il problema della disoccupazione.
Della disaffezione alle urne ne sa qualcosa l’America che ha dei votanti molto pigri e che solo particolari situazioni o candidati di “appeal” possono smuovere; infatti l’iscrizione nelle liste elettorali non è automatica come da noi ma dipende da quanto i due maggiori partiti riescono a mobilitare gli elettori “pigri” e portarli a votare.
Si pensi che la percentuale di votanti ha superato il 60% sono in due casi – nel 2004 e nel 2008 – e in quest’ultima tornata l’effetto Obama è stato fortemente trainante; per il resto la mobilitazione degli apparati politici si muove attraverso una propaganda porta a porta ed anche attraverso telefonate che coinvolgono milioni di volontari.
Comunque da ora al giugno – mese nel quale si vota – saranno molti i litigi e le scaramucce che faranno salire la pressione sull’evento e quindi determineranno una sempre maggiore presenza di votanti; e poi, se i votanti sono pochi o molti, la situazione del rapporto con l’Europa è sempre la stessa, la frattura tra la gente e l’istituzione resta, proprio perché non se ne comprende l’utilità e non si avverte nessuna coesione tra gli Stati: la situazione della crisi ancora in atto ha mostrato che ogni Nazione ha una “sua” posizione che a volte contrasta con quella del vicino.

giovedì, aprile 16, 2009

OGNI SOCIETA' HA LA TV CHE SI MERITA 

Parlare male della televisione, dei suoi programmi, dei suoi dirigenti, è ormai diventato uno sport di moda, talmente facile che viene in mente lo slogan “sparare sulla croce rossa”, quando si attacca in qualche modo la TV e i suoi programmi.
Modi di dire tipo TV spazzatura oppure TV buonista o ancora TV generalista, fino ad arrivare a TV sciacalla (per indicare programmi che approfittano di qualsiasi sventura pur di fare audience), fanno ormai parte della fraseologia comune e, quel che è più
Interessante, è che vengono usati – ovviamente in situazioni e circostanze diverse – da politici e da intellettuali, da laici e da cattolici, da integralisti o da moderati, insomma, si può dire che un po’ tutti i nostri simili amano sparlare della televisione, anche se sbavano per andarci, perché – come è ormai notissimo a tutti – chi non appare in TV non esiste, specialmente in politica, e nel mondo dello spettacolo.
Eppure nessun mezzo di comunicazione di massa rispecchia la nostra società quanto la televisione; non mi metto neppure a citare i programmi di grande intrattenimenti, tipo i reality e i vari “amici”, ma mi voglio soffermare su due aspetti della televisione – apparentemente opposti – che ci propinano tutti i giorni.
Il primo è il programma di Vespa, che per intenerire lo spettatore (TV buonista) ci mostra l’orsacchiotto di peluche estratto dalle macerie del terremoto: in fin dei conti cosa c’è di male se il telespettatore si fa cadere una lacrimuccia quando avviene questa operazione? L’audience media di questo programma fa circa sei milioni di media a serata, niente se paragonata ai 20 milioni di italiani che nello stesso giorno si sintonizzano su una delle tante trasmissioni fatte da astrologi o chiromanti; eppure, fateci caso, se parlate con amici o semplici conoscenti, non riuscite a trovarne uno che faccia parte di questa schiera numerosa. Come mai? Forse per vergogna? Ma essendo in così tanti, questo sentimento non dovrebbe esserci.
A questo proposito, vi invito – un giorno che non avete nient’altro da fare – a mettervi in casa di fronte al vostro televisore ed a fare zapping su tutte le emittenti via etere e via satellite: vi troverete di fronte uno spaccato, definiamolo pure “sociale”, che in qualche modo rispecchia i nostri beneamati compatrioti, a cominciare dai tanti maghi o chiromanti o astrologi che ci insegnano a diventare ricchi oppure a conquistare il cuore della donna desiderata, per proseguire con i fatidici “talk show” nei quali una miriade di opinionisti senza alcun titolo, s’incarica di insegnarci come si vive a questo mondo.
Insomma, la televisione ci mostra tutto quello che vogliamo vedere (e l’intellettuale che non è d’accordo mi perdoni se non ci credo) e ci coccola con le manfrine più odiose, con le quali ci fa sentire i migliori del mondo.
E la crisi? Sono cose che riguardano programmi “di nicchia”, la gente di tutti i giorni, quella del Bar Sport, non sa cosa dire e non è neppure interessata a capire se ci sia qualcosa da capire oppure no; al momento è molto più appassionante vedere come va a finire “Il grande fratello” che scoprire come finirà l’accordo FIAT/Chrysler.
Ma per concludere, mi chiedo perché non dovrebbe essere così, dato che non ci è stato insegnato niente di diverso? E quindi ben venga la TV trash, ma attenti che coloro che manovrano il volante si sono già organizzati per aumentare le ore del nostro divertimento e per metterci definitivamente a sedere sulla nostra poltrona preferita, senza fare nient’altro che lavorare – se c’è – e consumare, finché ci sono soldi; se ci fate caso è la stessa vita di un qualsiasi animale, ma dove sta scritto che noi dobbiamo essere diversi?? Siamo e ci comportiamo come animali: contenti di saperlo??

mercoledì, aprile 15, 2009

MAL-EDUCAZIONE ALL'IMMAGINE 

Tante volte ho avuto modo di dirvi che in questo secolo definito “dell’immagine”, mancano ai più i canoni minimi per affrontare una corretta lettura di una comunicazione eseguita con l’immagine; due casi accaduti di recente mi danno l’occasione di ribadire il concetto.
Anzitutto diciamo che qualsiasi mezzo che usa l’immagine (audiovisiva) non può essere mai definito “di informazione”, ma, più correttamente, di comunicazione; dove sta la differenza? Nell’informazione si fornisce un dato oggettivo, mentre nella comunicazione si veicola – attraverso una serie di immagini organizzate “in un certo modo” – l’idea dell’autore circa la cosa da comunicare.
Mi spiego con due esempi, il primo dei quali è riferito alla trasmissione di Santoro “Annozero” in onda giovedì scorso e riguardante il terremoto d’Abruzzo; premetto che non ho visto la puntata in esame e quindi non entro in merito al modo con cui l’autore ha trattato l’evento; mi limito a ribadire, ancora una volta, come si deve comportare il fruitore di tale comunicazione, cioè il telespettatore: poiché il programma è fatto da un autore – che chiameremo comunicante – ed è organizzato con interviste (scelte dallo stesso autore) e con contributi in studio (sapientemente dosate e al caso interrotte dallo stesso autore), mi sembra che si arrivi a comprendere facilmente come l’intera trasmissione è nient’altro che L’IDEA DELL’AUTORE SU QUELLA FASE DEL TERREMOTO e non la vera realtà di come sono andate le cose.
Se la gente imparerà che una trasmissione contrabbandata come “di informazione” non ci può in nessun caso mostrare la realtà delle cose, ma l’idea dell’autore circa quelle cose, si arrabbierà molto meno nel riscontrare la vera o presunta faziosità dell’autore, in quanto tale “faziosità” è quello che in semiologia si chiama “ fondi mentali dell’autore” che emergono – volente o nolente – in ogni fase della comunicazione, attraverso la sua espressività. Quindi ripeto ancora una volta che la tanto richiesta “obiettività” non esiste quando si usino delle immagini, in quanto la loro realizzazione in un certo modo discende dall’inconscio dell’autore, cioè dalla sua componente idealogica (non ideologica) che lo guida nella realizzazione del filmato.
Nel titolo parlo di mal-educazione e, dopo questo caso di errata “lettura” di una comunicazione che viene scambiata per informazione, vi voglio raccontare quanto accadutomi ieri sera in un cinema della mia città dove si proiettava “Louise-Michel”.
Per il momento accantono la lettura del film – se deciderò di fare un articolo per la rivista sui cui scrivo, lo metterò on line anche qui – e vi fornisco solo un brevissimo incipit:. Prima dei titoli di testa, appare una scritta che invita il pubblico ad attendere le immagini che seguiranno “dopo” i titoli di coda; la vicenda si svolge in Francia ai primi vagiti della crisi ancora in atto e in una fabbrica le operaie si ritrovano licenziate da un giorno all’altro, con una somma, complessiva, di 20.000 euro; dopo aver vagliato una serie possibilità per impiegare tale somma (pizzeria, altro negozio, ecc,) decidono, su proposta di Louise, di ingaggiare un killer professionista per fare uccidere “il padrone”.
Una serie di peripezie porterà all’uccisione di tre persone, ma nessuna di loro è il vero padrone, per cui le operaie si ritrovano di nuovo riunite attorno ad un telefono pubblico mentre commentano le notizie; dopo scorrono i titoli di coda; a questo punto almeno il 70% delle persone presenti in sala si sono alzati e se ne sono andate, senza attendere una nuova sequenza della durata di circa due minuti, che è poi quella che fornisce la significazione finale del film.: questa è volersi fare del male!!

martedì, aprile 14, 2009

SONO TORNATI DI MODA I PIRATI 

Qualche mese fa ebbi occasione di interessarmi dei “pirati della Somalia” e feci un post nel quale ricercavo le motivazioni – economiche, di miseria, ed altro – che muovevano questi predoni ad affrontare le navi mercantili, ma anche qualche nave militare, per fare soldi; sembra che questi proventi finiscano in attività a favore della povera gente somala e da lì deriva l’aiuto che la popolazione della costa del Golfo di Aden fornisce ai corsari.
Ma per quale motivo i pirati sono tornati di moda sui mass media nazionali, tanto che in alcuni casi hanno soppiantato addirittura il terremoto abruzzese nelle prime pagine dei quotidiani? Semplice, perché i corsari si sono azzardati ad abbordare una nave americana e anche una battente bandiera italiana.
Nel primo caso, unico errore dei pirati, il comandante – preso in ostaggio dai pirati – è stato liberato da un blitz delle teste di cuoio americane e, nella stessa azione sono stati uccisi anche tre banditi, mentre nel secondo, la nave italiana sembra ancora in mano ai predoni che chiedono un forte riscatto: l’armatore, di Ravenna, si dichiara disposto a tutto pur di salvare le vite degli uomini d’equipaggio; staremo a vedere come si evolverà la vicenda.
Come liberarsi da questa piaga della marineria mercantile? Come ho già avuto modo di dire, questa situazione discende da tutte le altre “predazioni” che gli occidentali hanno perpetrato nel corso dei secoli a danno delle popolazioni somale ed eritree; le spoliazioni sono state così devastanti che qualcuno ha provato a ribellarsi, ma sulla terra ferma non c’è stato modo di operare ed allora si sono spostati in mare aperto, dove hanno inventato questa forma di arrembaggio con l’uso di barchini maneggevoli e velocissimi; adesso, visto che gli attacchi nei pressi della costa diventavano sempre più difficili, si sono attrezzati con delle “navi-madre” che portano fino a 10 lance fuoribordo (i famosi barchini) e così gli attacchi possono essere messi in opera anche a qualche centinaia di miglia dalla costa, dove il controllo e la protezione della marina da guerra è più difficoltoso. E possiamo aggiungere che gli attacchi a queste navi-madre è reso difficile in quanto non contemplati dal codice internazionale: infatti finché non c’è stato il reato non gli si può imputare niente.
E allora? Allora il problema deve essere risolto a terra, dove i pirati costruiscono le loro basi con i fondi delle azioni piratesche e dove soprattutto il governo somalo è inesistente; in quelle aree bisogna che l’occidente volti pagina e, anziché rubare, sia disponibile per una ricostruzione sociale nella quale emerga la sostanziale onestà di quel popolo che appoggia i pirati soltanto per necessità.
In queste operazioni di ripulitura del territorio dai predoni, il governo somalo dovrebbe essere supportato dagli aiuti tecnologici dell’occidente in modo da far trionfare le forze legittime del paese; certo che se continuiamo a pagare tranquillamente i riscatti chiesti – che poi non sono affatto esosi – la pirateria diventerà sempre più forte e di conseguenza sarà più difficile sradicarla dal territorio.
Non ci dimentichiamo che questi pirato appaiono agli occhi dei loro concittadini degli autentici eroi – e forse lo sono davvero, come lo era il pirata Morgan – e quindi tutta la popolazione è pronta ad aiutarli nelle loro basi a terra; lo slogan che lanciano alla gente è semplice e accattivante: “togliamo dei soldi a chi ne ha tanti e li usiamo per stare un po’ meglio”; ditemi voi cosa c’è di sbagliato in questo concetto, o meglio ancora guardatevi dentro e scoprite se non lo gridereste anche voi!!

lunedì, aprile 13, 2009

ALCUNE "IDEE" SUI FONDI PER IL TERREMOTO 

Si stanno sprecando le idee sul modo di recepire fondi per la ricostruzione delle zone terremotate e chiaramente “la fantasia” non ci manca, anzi è forse la merce che più abbonda nel territorio italico; ve ne citerò alcune!
L’ex ministro Amato, avanza l’idea di istituire una sorta di “una tantum” che gli italiani pagherebbero ben volentieri, anzi nessuno si lamenterebbe, ben felice di donare, almeno finché dura l’emozione dei funerali delle vittime, delle tendopoli, delle case distrutte, insomma tutto quello che le nostre televisioni ci propinano.
Un commento: che l’intenerimento del contribuente che in tal modo paga serenamente, quasi con gioia le tasse, è certo un’idea da non gettare; la televisione potrebbe “inventare” alcune catastrofi nei giorni precedenti il pagamento delle tasse e così il gettito sarebbe senz’altro superiore alle attese, ma sarebbe giusto??
L’Unità suggerisce un modo di gestire i fondi: affidarli ai Comuni interessati dal sisma e farli spendere a loro; mi sembra un ottimo sistema per farsene rubare almeno mezzi; forse sarà il mio atavico senso di repulsione verso tutto quello che è federalismo, affidamento di compiti alla periferia, ma questo spreco sono certo che avverrebbe; e tanto per chiarire il perché di questa mia avversione, preciso che secondo me il moltiplicare i centri di spesa genera quasi automaticamente un aumento similare di clientelismo da soddisfare. Sbaglierò pure, ma questa è la mia ferma convinzione e mi sento in dovere di dirlo.
Giampaolo Pansa sulla sua rubrica “il bestiario”, si chiede – in forma eufemistica – come mai i terremotati non abbiano ancora pensato di tenere sotto sequestro qualcuno tra i responsabili del disastro (palazzinari, autorità pubbliche, ecc.), in sintonia con quanto sta avvenendo in Europa per i manager di grosse aziende.
Ovviamente a questi signori andrebbe richiesto un congruo “riscatto”, in soldi o beni materiali, ed il ricavato di tali operazioni alla Robin Hood andrebbe riversato nei fondi per la ricostruzione; che ve ne pare come idea?
E adesso, dopo avere scritto di queste idee, alcuna più bislacca di altre, mi sento in dovere di dire anch’io la fesseria del giorno; mi rifaccio ad un articolo che ho letto oggi su un quotidiano nazionale e che riporta, in tono un po’ piagnucoloso, i compensi dei banchieri italiani (non posso dire se sono tutti, a occhio e croce non lo credo) anticipando che la scura della crisi si è abbattuta anche su questi signori.
Ebbene, con la diligenza che mi contraddistingue, mi sono ricopiato e incasellato il nome, la carica rivestita ed il compenso che verrà da loro percepito per il 2008; ovviamente tale elenco è a disposizione di chi me lo vorrà richiedere.
Comunque, se mi credete sulla parola, vi dirò che si tratta di 18 bellimbusti che hanno messo in tasca complessivamente 40 milioni di euro; se li sono guadagnati? A vedere cosa ne è stato della finanza non direi proprio, ma comunque il mio vuole essere un discorso che tocca il cuore e non il cervello: così come si pensa di chiedere un sopratassa agli italiani, muovendo le leve della solidarietà, con lo stesso sistema bisognerebbe che i “magnifici 18” (poi se ce ne sono altri, meglio!) si riducesse le proprie prebende del 50% e quindi le casse dell’erario vedrebbero affluire 20 milioni che mi sembrano una cifra ragguardevole. Mi si dirà: non si può fare legalmente, ci vorrebbe una rivoluzione! Ed io rispondo: va bene, facciamola questa rivoluzione!!
La mia è solo una provocazione, un modo per dire che le fesserie siamo capaci tutti a dirle o a scriverle; chiaro il concetto?? E mi raccomando, meditiamo, gente, meditiamo!

domenica, aprile 12, 2009

ZIBALDONE N.4/2009 

Tre argomenti in questo zibaldone pasquale, con la speranza che interessino i miei amici lettori come hanno interessato me.
IL PRIMO argomento si riferisce ad una notizia che ci informa di come lo Stato tedesco abbia lanciato un OPA (offerta pubblica di acquisto) per le azioni della Hypo Real Estate, una banca che versa in grosse difficoltà e che verrebbe supportata dall’aiuto – e dai soldi – del nuovo azionista di maggioranza: lo Stato.
A quanto mi risulta è la prima volta che sento una cosa del genere, cioè una banca che viene nazionalizzata, ed infatti per l’operazione sopra indicata, c’è voluta una apposita legge che permetta allo Stato di acquisire Istituti di Credito.
C’è da aggiungere che – nonostante le difficoltà in cui versa la banca – i suoi azionisti non sono del tutto convinti di “dovere” vendere allo Stato e infatti, alcuni di loro stanno puntano i piedi e si preparano ad una battaglia per vanificare l’intera operazione.
IL SECONDO argomento riguarda un problema che io ho tratteggiato varie volte: quale è la vera ricchezza di un Paese? Se facciamo riferimento ai quotidiani ed alle informazioni ufficiali, la ricchezza viene identificata con il famoso PIL (Prodotto Interno Lordo), ma in molti Paesi – anche in Italia – l’aumento di tale indice non ha portato automaticamente all’aumento del benessere.
In questo periodo di crisi mondiale, ci impone una sorta di ripensamento nel modo di produrre e, soprattutto, di consumare; il nostro carrello della spesa dovrebbe anzitutto ridursi in quanto non sono più tempi da buttare via gli avanzi, ma dobbiamo cercare di non produrli; insomma, cercare di abbinare il senso della qualità all’acquisto del necessario; a meno di non voler “consumare per produrre”!!
Leggevo giorni addietro che il totale delle merci che vengono gettate da un Grande Magazzino in una settimana sfamerebbe un villaggio medio-grande dell’Africa; lo so che il rapporto non regge, ma l’ho fatto solo per darvi l’idea dello sciupio.
Pensate che si possa continuare così senza che di questa superficialità non si venga chiamati da qualcuno a rispondere?
IL TERZO argomento è più “leggero” e si riferisce ad uno dei Capi di Stato che è maggiormente in vista: Nicolas Sarkozy; dopo vari viaggi fatti con il “suo” aereo di stato – un A319 destinato esclusivamente alle trasferte dell’inquilino dell’Eliseo – ha sperimentato che dopo un viaggio un po’ lunghetto, si arriva a destinazione non proprio in perfetta forma.
E allora si è guardato intorno ed ha visto che il suo collega americano Barak Obama, ha il prestigioso Boeing 747 denominato “Air Force One”, molto più lussuoso e sicuro del suo e si è messo a fare le bizze come fanno i bambini quando vedono un compagno con un giocattolo diverso dal proprio: lo voglio anch’io, sembra che abbia detto il coniuge della Bruni e ha messo immediatamente in moto la macchina statale per trovare il modo con cui arrivare ad averlo.
Ed il modo è stato trovato: la Francia ha ordinato un Airbus 330, nome in codice Cotam 01, lussuosamente arredato e dotato di tutti i servizi di assistenza medica e provvisto di tutte le misure di sicurezza possibili al giorno d’oggi.
Costa un po’ caro – 30 milioni di euro – ma potrà tranquillamente competere con quello di Obama; da notare che Sarkozy, ad un anno dal suo insediamento, ha già fatto cinque volte il giro del mondo e quindi possiamo dire che la spesa viene ammortizzata nell’uso. Come diceva Totò: “così fa chi può e noi, modestamente, può”!

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