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sabato, ottobre 21, 2006

IL SESSO, LA PRIMA CAUSA DI REATO 

Intendiamoci prima: mi riferisco alle “distorsioni” del sesso e non al sesso inteso nell’esatta concezione del termine, in quanto trattasi di una delle manifestazioni che pur accomunando l’uomo alla bestia (entrambi lo fanno) lo differenzia sostanzialmente per la partecipazione emozionale continua (l’uomo è l’unico animale che “non va in calore” in periodi fissati, come avviene invece tra le bestie, ma è sempre “disponibile” sia esso uomo o donna).
Mi limiterò a fare degli esempi tratti dalla stampa di tutti i giorni (gli ultimi per l’esattezza) e comincerò dagli stupri che si stanno ripetendo a decine tutti i giorni e dei quali si viene a sapere soltanto in parte, poiché molte volte la donna è vinta dalla vergogna e non denuncia lo stupratore che – in oltre il 50% dei casi – vive sotto lo stesso tetto.
La stampa di oggi riporta il caso di un uomo – uscito di galera per avere usufruito dell’indulto – che stupra una studentessa americana la quale, incautamente, aveva accettato un passaggio sulla sua auto: sotto la minaccia di un coltello è stata costretta a subire violenza; una piccola notazione è che i “media” legano l’uscita dal carcere per l’indulto con il nuovo reato, ma l’uomo era stato in galera per rapina e non per stupro, reato quest’ultimo non compreso tra quelli previsti per l’indulto; però, la notizia li accomuna ed è fuorviante!!
Il secondo esempio si riferisce ad un caso di un cinquantenne accusato di avere avuto rapporti sessuali con una ragazzina di tredici anni: il tribunale era incline a concedere le attenuanti in quanto la ragazzina si dichiarava follemente innamorata dell’uomo e, sembra dai racconti, lo aveva anche “provocato” a più riprese: la Corte di Cassazione ha sancito che la provocazione della bambina non può costituire attenuante per l’atto sessuale di un uomo che ha oltre 35 anni più di lei e che dovrebbe sapere che il “cervello” a quell’età non è ancora completamente maturo (alludo a quello della ragazzina, poiché quello dell’uomo è già marcio!!). A meno che non si voglia prendere per buono l’assunto del Partito dei Pedofili olandese nel quale si afferma che l’essere umano – sia maschio che femmina – è già in grado di corrispondere alle richieste sessuali di un adulto a partire dai dodici anni di età.
Però sulla stampa oggi si legge anche qualcosa di diverso: siamo in Belgio, ed un giovane di 26 anni è stato assolto dall’accusa di omicidio nei confronti di un uomo di 59 anni con la motivazione di essere in preda “a un impulso irresistibile”; in pratica il Tribunale ha riconosciuto al giovane una sorta di “diritto alla vendetta”: la vicenda risaliva ad oltre venti anno fa, quando l’uomo – padrino del ragazzo, allora di soli sei anni – aveva abusato per lungo tempo del bambino che gli era stato dato in affido.
La vendetta è scattata quasi venti anni dopo, quando il giovane – aiutato da un amico, anch’esso assolto – si è trovato di fronte il suo violentatore, che nel frattempo aveva abusato di altri bambini, è lo ha ucciso, insieme alla moglie, ritenuta complice nell’originario reato.
Che dire? Uccidere non è mai ammissibile, neppure per i più abbietti reati, ma certo che il giovane ha compiuto un atto che in molti vorrebbero avere la forza di realizzare; speriamo comunque che non dilaghi questa “moda”, in quanto si assomma un reato ad un originario ripugnante reato.
Comunque, se ci pensiamo bene, anche in quest’ultimo caso stiamo parlando di sesso, o meglio di distorsione del sesso!

giovedì, ottobre 19, 2006

LA PUPA E IL SECCHIONE 

Tra i reality attualmente in onda brilla – per originalità, ma anche per cretinaggine – quello presentato da Enrico Papi e dal titolo “La pupa e il secchione”, dove si mette a confronto una “pupa”, cioè una ragazza molto bella ma assolutamente ignorante di “tutto”, e un “secchione”, cioè un giovane dall’aspetto insignificante e dal look trasandato, ma profondo conoscitore di “tutto”.
Con questi due stereotipi portati a vette parossistiche – la ragazza non conosce neppure chi era Garibaldi, tanto per citare una sua mancanza – i due devono interagire per completarsi: il giovane deve tentare di insegnare le cose che la ragazza non sa (impresa al limite del disperato), mentre la donna deve dare un tono più moderno, più “vitaiolo” all’imbranatissimo giovanotto.
Detto in questi termini, il plot narrativo ha un interesse ben diverso dagli altri reality, fitti come sono di ex-VIP, di gente che ha avuto un nome in qualche campo dello spettacolo e poi lo ha perso, insomma di un branco di ex in cerca di riciclaggio; in questo invece sono tutte persone che non portano nomi prestigiosi ma si distinguono per l’appartenenza alla categoria richiesta.
Una cosa però dobbiamo chiarire: i personaggi di questo reality, sono così oppure interpretano una parte che gli è stata insegnata e che, nei periodi di riposo, magari ripassano per non fare brutte figure?
Il fatto che lo spettacolo venga annoverato tra i reality – lo dice la parola stessa – ci dovrebbe indurre a ritenere “tutto vero” quel che si dice e si fa in quelle famigerate stanze; ma voi ci credete che esistano al mondo delle persone così “ignoranti” (nel senso di ignorare) come la ragazza dello show, oppure così sprovveduti come il giovanotto che conosce tutto della matematica e della fisica, ma niente della vita di tutti i giorni?
Io credo che ci sia un pizzico di manipolazione, in personaggi che si prestano – per loro peculiari caratteristiche – ad essere facilmente manipolati; ma se mi date per buona questa mia ipotesi, mi sembra che siamo in presenza dell’ennesimo stereotipo sulle donne che la nostra televisione ci propina, quello cioè della “bella ma stupida” che in un botto solo manda a carte quarantotto tutte le splendide figure femminili che abbiamo avuto modo di conoscere.
Infatti, dando per scontato che “la donna è così”, si compie una malvagità enorme verso il genere femminile e chi lo compie è probabilmente un uomo che nella intera esistenza è sempre stato succube di una donna che lo ha dominato con il solo uso della sua intelligenza.
Magari non sarà così, ma tra tutte le donne che nella mia (ahimè) lunga esistenza ho avuto modo di conoscere, non ce n’è neppure una che possa assomigliare alla “pupa” del reality: va bene che per lo spettacolo si porta verso una forma di archetipo qualsiasi personaggio, ma ho paura che tocchi sempre alle donne e questo non va bene.
E volete un esempio di situazione all’incontrario: la Lollo, alla tenera età di 79 anni viene impalmata dal suo tenero amante, dopo 22 anni di fidanzamento: lui di anni ne ha 45 (33 meno di lei) e non compie questo passo certamente per “bisogno”, in quanto oltre che giovane ed aitante è anche molto ricco (è un industriale spagnolo).
E allora, chi dei due è la pupa e chi il secchione?

martedì, ottobre 17, 2006

QUALCOSA DI NUOVO NEL MONDO TV 

Non sto alludendo al progetto di legge di iniziativa governativa che porta la firma del Ministro Gentiloni e che dovrebbe rivisitare il panorama degli assetti televisivi nel nostro paese, ma del flop – peraltro previsto da quasi tutti – che stanno avendo i vari reality in onda sulle reti pubbliche e private: dopo la figuraccia di “Wild West” che ha raggiunto a fatica il 6% di audience, adesso è la volta di “Circus” che, andando in onda sull’ammiraglia Mediaset (Canale 5), ha fatto un po’ meglio, raggiungendo il 13%, parametro comunque assolutamente insufficiente per il prime-time e così è stato deciso di eliminare le due ultime puntate.
Dopo avere giustamente gioito per l’evento, dobbiamo chiederci il motivo di questa debacle, cioè se dipende dagli spettatori che stanno rinfurbendo oppure dalla molteplicità dell’offerta del genere che la gente subisce sia via etere che attraverso il satellite o il digitale terrestre.
Anzitutto chiariamo un concetto: si parla di flop perché le concessionarie delle televisioni – in particolare quelle private, ma adesso anche quelle pubbliche – vendono la pubblicità con il cosiddetto “minimo garantito”, cioè con un’audience certificata dall’auditel di un tot di valore; mi spiego con un esempio: uno spot di 30” dentro “Circus”, il reality che dopo la puntata di domani esce di scena, viene venduto a circa 60 mila euro, con una garanzia di audience pari a 4,5 milioni si telespettatori; se l’ascolto è della metà, la concessionaria deve rimborsare al cliente il 50% del costo del singolo spot. Da qui la messa in disparte di spettacoli che occupano il prime-time (20.30-23.00) senza raggiungere valori interessanti pubblicitariamente parlando.
Passiamo adesso a cercare le cause del minore interesse che dobbiamo registrare per i reality; quasi tutti danno la colpa all’inflazionamento del genere che determina l’impossibilità da parte del pubblico di “innamorarsi” di un personaggio, essendocene così tanti in circolazione.
Io, per parte mia, ho un’altra teoria: poiché il reality rappresenta principalmente la soddisfazione che prova la gente nel “guardare dal buco della serratura” quello che succede in casa d’altri, questo atteggiamento è rivolto in massima parte alla scoperta di scene di carattere pruriginoso che verrebbero “rubate” all’insaputa dei protagonisti; tutto questo – se mi concedete il principio informatore – va a cozzare dopo qualche tempo con il fenomeno del “deja vu”, cioè della cosa già vista e quindi costringe l’autore del programma a salire di livello nella pruriginosità dello spettacolo, ma così facendo cozza con normali regole etiche, specie per quei reality che vanno in onda in fascia protetta (cioè quando può esserci anche il bambino).
È un po’ quello che succede nella pornografia – argomento che affronteremo primo o poi, ma in modo molto serio – dove gli autori sono costretti a salire di livello nelle scene da far vedere, pena la perdita di una fetta di pubblico che si disinteressa di quello che per lui non è più una novità.
Comunque sia, amici cari, su con la vita, perché proprio oggi – addirittura al TG - ho appreso che sono iniziate le selezioni per la composizione del cast del prossimo “Grande Fratello”, il primo di tutti i reality, quello che ha avuto la fortuna di imbroccare un personaggio come Taricone che interpretava al meglio il ruolo di “sciupafemmine”, il ruolo cioè agognato dalla maggioranza degli italiani che quindi effettuavano il trasfert sul giovane.
Speriamo che la Madonna protettrice dei reality faccia uscire dall’anonimato un altro Taricone!!

domenica, ottobre 15, 2006

LA CINA E' ANCORA PIU' VICINA 

Oggi, in televisione, ho visto un servizio giornalistico che mostrava tre giovani che, qualche anno fa, si sono messi in proprio ed hanno preso a costruire delle biciclette, un po’ speciali, con le quali hanno avuto un grande successo: una elementare norma di marketing è quella che per lanciare un prodotto del genere bisogna farlo usare ad un personaggio famoso, il quale diventa testimonial involontario di una ipotetica campagna pubblicitaria; comunque sia, i tre giovani – ma anche il giornalista – hanno detto più volte che questo è “il sistema per battere i cinesi”.
Se ci contentiamo di questi successi in industrie di nicchia, possiamo anche sorridere ai tre giovani che sono riusciti a fare andare sulla loro bicicletta addirittura la candidata alla Presidenza della Repubblica francese; se invece riflettiamo con maggiore calma ed attenzione, ci accorgiamo che è e rimane un successo esclusivamente “di nicchia”, con tutto quel che ne consegue: bello perché nasce da un investimento iniziale di soli 50 mila euro, ma ridotto nei numeri espansivi.
Per affrontare la battaglia con i cinesi dobbiamo ricordarci quello che abbiamo fatto noi nell’immediato dopoguerra, quando abbiamo raggiunto il favoloso boom economico che ha portato ad un gran numero di italiani la mitica “seicento”: ricordate? Paghe basse, accordi con i sindacati per fare straordinari a tutto spiano e via discorrendo con una miriade di alterazioni nel rapporto con i lavoratori, il tutto guardato con occhi benigni da un sindacato che proteggeva soprattutto l’entità del lavoro.
Negli anni ’80 e ’90, quando queste condizioni socio-economiche non c’erano più nel nostro paese, i bravi industriali italioti hanno pensato di andare a dislocare le loro aziende nei Paesi dove i lavoratori erano ancora sottopagati, sottoassicurati, privi di qualsiasi garanzia sindacale; il tutto alla faccia del tanto pubblicizzato “Made in Italy” che, per i gonzi che ci credono, sarebbe stato il grimaldello che ci ha permesso di entrare nelle porte dei paesi occidentali, quando invece l’ingresso ci è stato permesso per i prezzi bassi che eravamo in grado di praticare ai nostri prodotti: cioè come fa la Cina!
Adesso non ci basta più neppure la dislocazione aziendale in Albania, in Romania o paesi similari, in quanto anche lì – come in Italia – i prezzi della mano d’opera non sono competitivi con il nuovo concorrente che è balzato prepotentemente all’orizzonte: la Cina, quell’immenso paese apparentemente comunista ma in effetti retto da una delle “solite” dittature sullo stile del Cile di Pinochet ed altri paesi sudamericani.
Ed assomiglia anche alla Russia di Putin, dove si riesce a far convivere – almeno in apparenza – dittatura e libero mercato; c’è però una differenza – e non di poco conto – nello stile operativo della Cina e cioè quello di essere più attiva, anzi superattiva, rispetto alle dittature che ci sono o ci sono state: ecco questa è la caratteristica che deve farci più paura, perché in qualche modo ci assomiglia, specie nelle peggiori caratteristiche della nostra economia.
Comunque sia, ci sono due modi di affrontare il futuro: o aspettare l’ineluttabile decadenza del nostro paese – così come di tanti altri del mondo occidentale – allo stesso modo di come fecero i romani mentre imperversavano i barbari; oppure diventare un “paese di nicchia”, specializzato in alcuni specifici manufatti, tipo le biciclette dei tre ragazzi, alle quali si possono aggiungere tante altre cose che riusciamo a produrre: i numeri sono bassi, ma almeno in questi campi saremmo ai vertici!!

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