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sabato, giugno 16, 2007

E' QUESTA LA NUOVA RIVOLUZIONE ?? 

Alcuni giorni fa si è tenuta a L’Aquila una manifestazione che, se non altro, induce a qualche riflessione: già il luogo prescelto è un simbolo, in quanto nel carcere di quella città è detenuta Nadia Desdemona Lioce, la nota brigatista rossa condannata all’ergastolo.

Ufficialmente la manifestazione è stata organizzata dal gruppo OLGA (Ora di liberarsi dalle galere) per lottare a favore dell’abolizione dell’art.41/bis e del carcere nel suo complesso: l’art.41/bis nacque negli anni della lotta alla mafia e contiene tutta una serie di norme che rendono più dura la permanenza in galera e più impenetrabile l’isolamento cui il detenuto è sottoposto; nato, come dicevo, per i condannati per reati di mafia, venne poi esteso ai reati di terrorismo e successivamente a quelli di terrorismo e di eversione, nonché al traffico di stupefacenti ed al sequestro di persona.

Il corteo era formato da circa quattrocento persone giunte da ogni parte d’Italia ed era capeggiato da un personaggio sul quale dobbiamo spendere alcune parole: Paolo Maurizio Ferrari, detto “Mau il rosso”, un terrorista che ha scontato senza battere ciglio e senza chiedere niente trenta anni di carcere – pur non avendo ucciso nessuno – per reati di eversione che hanno inizio con il sequestro del giudice Sossi.

Condannato allora a 14 anni di carcere, riesce a raddoppiarli abbondantemente con altri reati commessi durante la detenzione; credo sia l’unico detenuto che in tutti quegli anni non ha mai voluto ricevere un parlamentare e non abbia mai usufruito di uno straccio di permesso.

Uscito di prigione due anni fa, ha facilmente conquistato il ruolo di Capo delle rinate Brigate Rosse, questo per merito del suo rigore morale che lo ha sempre tenuto lontano dalle ribalte giornalistiche e televisive, facendolo diventare una sorta di “mito” dell’area movimentista eversiva; e lui – ingrigito nei capelli e nella fluente barba – ha rivendicato con dignità e fermezza il suo ruolo, manifestando a favore della Lioce, prima condanna all’ergastolo delle nuove B.R., con sentenza già passata in giudicato.

Con chi ce l’aveva il lungo corteo dei manifestanti? Hanno cominciato contro Biagi, innalzando cartelli e scandendo slogan del tipo “Il Prof. non pedala più!!”, per poi passare agli sbirri morti e inneggiare i loro uccisori.

Politicamente lo schieramento è contro quelli che vengono definiti “i nemici di oggi”: Prodi, Fassino, D’Alema, Bertinotti e il magistrato milanese Ilda Boccassini, definita “la prima della lista”: volete sentire uno slogan – anche simpatico, per chi ama il genere – scelto a caso tra quelli lanciati durante il corteo: “Prodi in miniera, Fassino in fonderia: questa non è la nostra democrazia”.

E ce n’era uno anche per i no-global-pacifisti: “ma quale pacifismo, ma quale non violenza, ora e sempre resistenza!”.

Ma in sostanza, cosa sono e cosa rappresentano questi signori: hanno un capo che, a differenza di molti leader nostrali, può andare a testa alta: non ha ucciso nessuno e lo Stato ha tentato di uccidere lui; ha avuto 30 anni di carcere e li ha scontati tutti, senza piagnistei e senza cercare scappatoie.

Cosa vogliono, o meglio, cosa cercano? Forse quello che cercavano i loro simili trenta anni fa: la saldature con il mondo delle fabbriche o comunque con i delusi di questa democrazia; esistono degli interlocutori per questi approcci? Non lo so, ma so che gli arrabbiati sono sempre più numerosi e potrebbero saldarsi con questi “semi professionisti” dell’eversione.

Per fare cosa? Ditemelo voi!!

mercoledì, giugno 13, 2007

TONINO SULLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE 

Il Tonino del titolo è l’onorevole Antonio Di Pietro e le intercettazioni telefoniche sono quelle che il G.I.P. di Milano, Clementina Forleo, ha sbloccato dall’inchiesta sul tentativo di scalata di Unipol alla B.N.L.

Cosa ha detto di particolarmente rilevante? Anzitutto si è detto sicuro che molti parlamentari sono a libro paga di categorie potenti e di importanti gruppi di potere economico e finanziario; capite benissimo la gravità di questa affermazione, fatta da un individuo che è diventato famoso per aver lottato contro queste consorterie.

E ci sarebbe da notare – ma soprattutto da fare notare al bravo Tonino – che se ha questa convinzione dovrebbe agire di conseguenza e cioè cercare i parlamentari corrotti e denunciarli alla magistratura; se non lo fa i casi sono due: o non ne ha il coraggio, oppure sono affermazioni fatte tanto per dare aria alla bocca, ma delle quali non esiste la minima possibilità di trovare uno straccio di trova.

La seconda affermazione di un certo interesse si riferisce alla legge sulla privacy invocata da quasi tutti i politici (non solo da quelli implicati); ebbene, Di Pietro sostiene un concetto che è se non altro contro corrente: “chi occupa posti di potere non può appellarsi alla privacy”.

Ed aggiunge, sempre in riferimento a questo argomento, che “l’interesse dei cittadini ad essere informati su come si comportano i politici è superiore al diritto alla privacy dei medesimi politici”; come dire quindi che il diritto della gente è un diritto “universale” e quindi di valenza superiore al diritto del singolo, sia esso parlamentare o altro.

L’affermazione ha una certa rilevanza e riveste anche un particolare interesse, proprio perché proviene da un individuo come Di Pietro che di diritto ne mastica e che nella sua “vita precedente” si è occupato proprio dei rapporti tra politici e malaffare.

Mi viene in mente quel detto latino che recita che “la moglie di Cesare non solo deve essere onesta, ma deve anche apparire onesta”, conferendo così a questa forma di rapporto con il popolo un valore assoluto e di primaria importanza.

Certo che i signori che abbiamo mandato a rappresentarci in parlamento si debbono porre alcune domande, la prima delle quali è se il cittadino comune ha un qualche diritto nei confronti dell’eletto; cioè, se ha diritto di conoscere il modo come svolge il mandato che ha ricevuto dalla gente e se in questa sua opera, continua a comportarsi secondo uno specchiato modo di essere onesto; ed anche di apparire onesto.

Perché se il parlamentare si congratula con una persona rinviata a giudizio per gravi reati e scambia delle frasi da Bar Sport sul tipo “facci sognare”, alludendo alla scalata B.N.L. oppure – sempre con riferimento allo stesso indagato – un altro distinto signore, di professione Segretario di un Partito politico, grida smodatamente al telefono un sonoro “abbiamo una Banca!!!”, come si usa dire in Piazza S.Pietro “habenus Papam”,quando viene eletto il nuovo Pontefice, colui o coloro che li hanno votati hanno tutto il diritto di conoscere questi loro atteggiamenti e soprattutto queste frequentazioni a dir poco disdicevoli ed a trarne le loro soggettive conclusioni, cioè per me va tutto bene e per te invece no.

Queste sono le mie conclusioni, ma da Tonino mi aspetto un qualche seguito a questa sortita, magari fatta in controtendenza all’opinione generale, come è solito fare.


martedì, giugno 12, 2007

C'E' L'ETICA NELLE BANCHE ? 

A proposito di etica, mi è venuto in mente uno strano caso che vorrei condividere con i miei lettori: a seguito dell’aumento del tasso di sconto da parte della Banca Europea, i mutui contratti dalle “famiglie” italiane con banche italiane hanno subito un forte incremento che non sembrerebbe giustificato solo dall’aumento del tasso di riferimento.

Infatti a questo proposito il Direttore della Banca d’Italia, Giovanni Carosio, ha definito “anomalo” il differenziale tra i tassi d’interesse imposti sui mutui dalle banche italiane e da quelle europee.

A questa accusa – “felpata” come è nello stile di Bankitalia, ma non per questo meno pungente – ha replicato un banchiere nostrale il quale, per replicare all’accusa, ha fatto un discorso che ha un suo interesse di fondo (specie per chi si picca di studiare l’etica).

Sentite bene (virgoletto per dire che sono le stesse parole del banchiere): “Per le banche i mutui sono un investimento come un altro: possiamo investire i nostri soldi prestandoli alle famiglie per comprare casa, oppure alle aziende comprando obbligazioni sul mercato. Ora andiamo a vedere i rendimenti delle obbligazioni quotate: se un bond FIAT mi rende il 6%, perché dovrei impiegare i miei soldi prestandoli alle famiglie per meno del 5%. Utilizzerei male i fondi che mi vengono affidati dai clienti…”.

Quindi – se ho capito bene – se la banca utilizza denaro depositato da suoi correntisti e retribuito con uno 0,50 massimo 1%, per acquistare Bond FIAT (speriamo che non siano come quelli Parmalat), ha uno “spreed”, cioè un differenziale a proprio favore di cinque punti percentuali, che gli pagano a malapena le spese generali; c’è da aggiungere che il tasso medio applicato sui mutui in Italia è del 4,95%, con una redditualità inferiore alle obbligazioni.

Ma se anziché investire in borsa, la banca fa il suo vero mestiere e cioè concede prestiti a privati ed aziende per il loro fabbisogno, poiché lo fa a oltre il 14% realizza uno spreed di tredici punti, cifra da fare invidia a qualsiasi buon usuraio; ed è con queste operazioni che si fanno i veri utili di bilancio.

Nel discorso poi del signor banchiere c’è un altro punto che poco mi convince e cioè quando dice che “utilizzerei male i fondi che mi vengono affidati”, facendo trasparire una sorta di controllo del depositante sulle tipologie di impiego, cosa che non avviene assolutamente.

No, signor banchiere, non mi ha convinto; il modo come vengono impiegati i soldi della banca (pardon, mi correggo, i soldi depositati PRESSO LA BANCA) dipende da tutta una serie di fattori che da un po’ di tempo scivolano sempre più nella politica.

Mi spiego: se vado io, senza nessuna proprietà e senza nessun appoggio politico, mi si nega anche un misero euro di prestito, ma se mi ripresento con un patrimonio di 100.000 euro e un appoggio politico (cioè una telefonata del politico al direttore) quel patrimonio viene come minimo quintuplicato e quindi mi viene concesso un finanziamento di 400.000 euro al normale tasso praticato a primaria clientela (8 o 9%).

In una cosa ha ragione: nel denunciare la rapinosità dello Stato che, con bolli e ammennicoli vari, tartassa i nostri conti correnti in maniera vergognosa: un esempio? 2,85 euro per ciascun estratto conto mensile, cioè 34 euro l’anno: è un vero ladrocinio, ma anche il suo, signor banchiere, non scherza….


lunedì, giugno 11, 2007

VALORI ETICI 

Il concetto di etico – cioè distinzione tra il bene e il male – è ormai diventato di uso comune, tant’è vero che anche nell’intervento che citavo ieri l’altro dell’on. Santagata sugli sprechi nel mondo politico, viene fuori l’etica della politica, usato come un qualcosa che potrebbe servire a rimediare ai guasti del sistema.

Mi provo anch’io a dare un modesto contributo al problema, estrapolando questi “valori etici” da quello che tradizionalmente ha formato il mio (e quello di tanti altri della mia epoca) DNA socio-culturale: l’apprendimento dei Vangeli e dei fondamenti della religione cattolica e attraverso alcuni di questi enunciati vedere il motivo per cui se ne sono perse le tracce.

“NON DI SOLO PANE VIVE L’UOMO”: badate bene che questa affermazione venne fatta da Gesù in un periodo in cui il pane scarseggiava nelle mense, eppure Egli vi contrappose qualcosa di superiore al quale l’uomo doveva ricorrere, non per fare opera di religione, ma per raggiungere la propria felicità.

“È PIU’ FACILE CHE UN CAMMELLO PASSI PER LA CRUNA DI UN AGO CHE UN RICCO VARCHI LE SOGLIE DEL PARADISO”: siamo ancora della stessa idea, signora gerarchia ecclesiastica, oppure l’abbiamo imparato solo per dovere catechistico? Si noti che fino ad una certa epoca – diciamo il medioevo – la Chiesa ebbe a condurre una lunga e generosa battaglia non solo contro l’usura, ma anche contro l’interesse ed il profitto.

Forse perché si ricordava l’altra affermazione di Gesù quando entro nel Tempio e scaraventò in aria tutte le merci: “VOI FATE DELLA CASA DI DIO UNA SPELONCA DI BARI E DI LADRI”: dov’è sparito questa furia verso coloro che approfittano del luogo santo per commerciare e imbrogliare? Adesso sembra che i commerci siano organizzati dalla stessa struttura religiosa!

Dopo queste tre fasi – si potrebbe continuare ma non credo ce ne sia necessità – dobbiamo chiederci perché queste affermazioni non fanno più parte della teologia concreta che i religiosi (quasi tutti, anche se non tutti) portano avanti con la gente..

E la risposta è semplice e difficile allo stesso tempo: queste affermazioni vanno contro il modello di sviluppo imperante nella nostra civiltà e proposto anche ai popoli in via di sviluppo: la base della nostra civiltà è diametralmente opposta a questi insegnamenti e il tutto avviene in nome di un nuovo Dio: IL PROGRESSO.

Tutti noi, tutte le culture, tutte le civiltà sono state abbacinate dalle fantasmagoriche scoperte dell’uomo che hanno condotto la nostra umanità verso un progresso impensabile prima di allora.

Quello che dovremmo chiederci – da esseri umani, laici o religiosi – è se questo progresso in nome del quale sono state compiute le più grandi nefandezze della storia dell’ultimo secolo, abbia contribuito a produrre un uomo migliore di quello che lo ha preceduto, oppure no.

E anche in questo la Chiesa ci viene in soccorso: il cardinale Ratzinger, poi diventato Papa Benedetto XVI, su questo tema afferma che “il progresso non ha partorito l’uomo migliore e neppure una società migliore e comincia ad essere una minaccia per il genere umano”.

Domandiamoci allora come mai una parte così importante della storia e dei documenti della Chiesa viene ignorata sistematicamente non solo dai propri fedeli – succubi ormai del relativismo etico – ma anche dalla stessa gerarchia della Chiesa.

Meditiamo, Santo Padre, meditiamo!!

domenica, giugno 10, 2007

ED ORA PARLIAMO DEL G8 

Anche quest’anno si è consumato – in Germania, a Rostock - il consunto rito della riunione dei (cosiddetti??) 8 grandi della Terra, appunto il G8 o G7+1 come si dice da qualche parte, composto da U.S.A., Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Canada, e Russia in qualità di membro aggiunto; anche questa volta è stato allargato ai 5 paesi emergenti, chiamiamoli “aspiranti grandi”: Cina, India, Sud Africa e Brasile e Messico come semplici uditori; anzitutto diciamo subito che alcuni di questi uditori sono di gran lunga più “grandi” della maggior parte dei paesi ufficialmente facenti parte del G8, ma lasciamo perdere e aspettiamoci che da un momento all’altro si stufino di stare fuori della porta e ci entrino di prepotenza.

Come da copione si sono avuti i consueti tafferugli tra “no global” e altre sigle da una parte e le forze dell’ordine tedesche dall’altra: diciamo subito che nel raggio di 15 chilometri dal luogo della riunione, i cittadini tedeschi hanno subito disagi e danni (anche materiali); ma anche tutto questo fa parte del copione e la recita è andata in scena anche questa volta con la consueta dovizia di lacrimogeni e di cariche della polizia: tutto desolatamente deja vu.

Come al solito non si è combinato quasi niente: era all’ordine del giorno, in particolare, la questione della riduzione delle emissioni di CO2 per cercare di diminuire l’effetto serra, ma al di là di qualche generica promessa non siamo andati; insomma nessuno ha voluto prendere precisi impegni.

L’unica cosa che è stata stabilita è l’aiuto all’Africa per la lotta all’AIDS ed alle altre malattie in quel disgraziato continente: sono stati stabiliti 60 miliardi di dollari, dei quali 30 li metterebbe l’America ed il resto gli altri paesi (l’Italia verserà 400 milioni).

Ci sono subito tutta una serie di contestazioni, avanzate in prima persona dal cantante Bono e da altri leader di “Actionaid”: prima di tutto la cifra è la stessa stanziata nel 2005, con la particolarità che quella non è stata mai versata; c’è forse speranza che questa volta mantengano la promessa?

Secondo problema: il documento finale della riunione – stilato nel più incomprensibile politichese con qualche spruzzo di burocratichese – non chiarisce se la cifra di 60 milioni di dollari è stanziata per i soli problemi sanitari dell’Africa oppure per quelli di tutto il mondo; e poi non ci sono scadenze, cioè non viene detto se quella cifra verrà erogata in uno, due, cinque o dieci anni.

Poiché questo problema si ripete a cadenza regolare (gli aiuti all’Africa) a me è venuta una delle mie solite idee bislacche: abbozziamola con gli aiuti (tanto non glieli diamo e se glieli diamo chissà a chi arrivano??!!) ma smettiamo anche di depredare il continente africano; ognuno cioè sia padrone a casa sua e gli stranieri – che sono lì unicamente per depredare – se ne tornino lestamente nei propri paesi.

È ovvio che la prima cosa che non si dovrebbe depredare è il sottosuolo africano che è ricco di ogni ben di Dio e che è stato bucherellato in ogni parte dagli occidentali che hanno portato tutto a casa loro, lasciando l’Africa sempre più povera e con un sacco di buchi in più; prendiamo ad esempio la Nigeria – uno dei paesi più poveri – che ha nel suo fiume principale (il Niger) enormi giacimenti petroliferi; indovinate chi li estrae? Non c’è nessun premio per la risposta, tanto essa è ovvia: gli occidentali.

Ecco, cominciamo da lì è andiamocene in punta di piedi, prima che i guerriglieri nigeriani (quelli che ogni tanto rapiscono dei lavoratori occidentali, anche qualche italiano) non ci sgozzino tutti; contentiamoci di riportare a casa la pelle; non è poco!!

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