sabato, febbraio 11, 2006
LA VICENDA TURCA
Don Andrea Santoro, questo il nome del sacerdote ucciso nella piccola chiesetta di Trebisonda, in Turchia, da un ragazzo di appena 16 anni che gli ha sparato alle spalle gridando – a detta di un paio di testimoni – la fatidica invocazione islamica “Allah Akbar”; il giovane è stato quasi subito arrestato e da fonti della magistratura turca sembra che rischi fino a 20 anni di carcere, nonostante la giovane età, che gli ha già procurato un nuovo soprannome: “il piccolo Agca”.
Le notizie di fonte turca ci forniscono una versione dell’accaduto nella quale spiccano – ancora una volta – le vignette danesi su Maometto; sembra infatti che il ragazzo abbia detto durante l’interrogatorio di essere rimasto assai turbato da tale pubblicazione e, con questo stato d’animo, avrebbe deciso di andare dal prete italiano per fargliela pagare; attenzione: potrebbe trattarsi di una comoda scusante.
La salma del povero Don Andrea è giunta in Italia e, ad attenderla non c’era la solita folla di personalità che si possono riscontrare in simili occasioni, segno che si preferiva conferire all’evento un basso profilo: accanto al Card. Ruini nella sua qualità di Vescovo di Roma, lo Stato era rappresentato dal ministro Alemanno (quindi niente Ciampi e niente Berlusconi e neppure il Ministro degli Esteri).
Il Papa, nell’udienza del mercoledì, ha mostrato e poi letto, commovendosi, una lettera scrittagli da Don Santoro, nella quale il Santo Padre era vivamente pregato di andare in Turchia, perché soltanto una sua presenza avrebbe potuto conferire una svolta decisiva al discorso ecumenico in corso.
Sappiamo tutti che le autorità turche (al governo c’è un partito islamico) avevano ripetutamente negato la visita a Papa Wojtyla e, di conseguenza anche a Benedetto XVI; ebbene – miracolo delle circostanze e per favorire l’entrata in Europa – il Capo dello Stato turco, ha adesso formalmente invitato il Pontefice a recarsi in Turchia verso la fine del prossimo mese di novembre.
Poiché Papa Ratzinger ha immediatamente accettato l’invito, è da supporre che prima degli annunci ci siano stati dei passi diplomatici reciproci e che la Chiesa Cattolica – proprio per l’ecumenismo che la anima – si sia caricata di questa sorta di avallo della nuova Turchia per metterla al riparo dalle ritorsioni in sede di Unione Europea; per quanto riguarda il pensiero dell’attuale Pontefice sull’ingresso della Turchia in Europa, era noto il suo dissenso che evidentemente sta rientrando proprio per superiori considerazioni di valore ecumenico.
Sembrava tutto sistemato, sembrava che il povero Don Andrea non fosse morto invano, quand’ecco che un gruppo di giovani ha aggredito, malmenato e minacciato un altro sacerdote cattolico – di nazionalità slovena, Don Martin Kmetec – al grido di “siamo Lupi Grigi, vi faremo morire tutti, Allah è grande”; è un frutto evidente di fanatismo, ma resta da stabilire se questi atteggiamenti siano più o meno spontanei oppure indotti da qualche “burattinaio”.
Voglio restare ottimista e, all’indomani delle esequie di Don Santoro, durante le quali Ruini ha annunciato l’apertura della causa di beatificazione, continuare a sperare che il suo sacrificio possa generare tolleranza e pace; mi sembra bene augurante anche il fatto che ad accogliere la salma del povero prete c’era il nostro Ministro dell’Agricoltura, Alemanno, come se fosse delegato a testimoniare il germogliare di un nuovo albero: l’agognato ecumenismo religioso.
Le notizie di fonte turca ci forniscono una versione dell’accaduto nella quale spiccano – ancora una volta – le vignette danesi su Maometto; sembra infatti che il ragazzo abbia detto durante l’interrogatorio di essere rimasto assai turbato da tale pubblicazione e, con questo stato d’animo, avrebbe deciso di andare dal prete italiano per fargliela pagare; attenzione: potrebbe trattarsi di una comoda scusante.
La salma del povero Don Andrea è giunta in Italia e, ad attenderla non c’era la solita folla di personalità che si possono riscontrare in simili occasioni, segno che si preferiva conferire all’evento un basso profilo: accanto al Card. Ruini nella sua qualità di Vescovo di Roma, lo Stato era rappresentato dal ministro Alemanno (quindi niente Ciampi e niente Berlusconi e neppure il Ministro degli Esteri).
Il Papa, nell’udienza del mercoledì, ha mostrato e poi letto, commovendosi, una lettera scrittagli da Don Santoro, nella quale il Santo Padre era vivamente pregato di andare in Turchia, perché soltanto una sua presenza avrebbe potuto conferire una svolta decisiva al discorso ecumenico in corso.
Sappiamo tutti che le autorità turche (al governo c’è un partito islamico) avevano ripetutamente negato la visita a Papa Wojtyla e, di conseguenza anche a Benedetto XVI; ebbene – miracolo delle circostanze e per favorire l’entrata in Europa – il Capo dello Stato turco, ha adesso formalmente invitato il Pontefice a recarsi in Turchia verso la fine del prossimo mese di novembre.
Poiché Papa Ratzinger ha immediatamente accettato l’invito, è da supporre che prima degli annunci ci siano stati dei passi diplomatici reciproci e che la Chiesa Cattolica – proprio per l’ecumenismo che la anima – si sia caricata di questa sorta di avallo della nuova Turchia per metterla al riparo dalle ritorsioni in sede di Unione Europea; per quanto riguarda il pensiero dell’attuale Pontefice sull’ingresso della Turchia in Europa, era noto il suo dissenso che evidentemente sta rientrando proprio per superiori considerazioni di valore ecumenico.
Sembrava tutto sistemato, sembrava che il povero Don Andrea non fosse morto invano, quand’ecco che un gruppo di giovani ha aggredito, malmenato e minacciato un altro sacerdote cattolico – di nazionalità slovena, Don Martin Kmetec – al grido di “siamo Lupi Grigi, vi faremo morire tutti, Allah è grande”; è un frutto evidente di fanatismo, ma resta da stabilire se questi atteggiamenti siano più o meno spontanei oppure indotti da qualche “burattinaio”.
Voglio restare ottimista e, all’indomani delle esequie di Don Santoro, durante le quali Ruini ha annunciato l’apertura della causa di beatificazione, continuare a sperare che il suo sacrificio possa generare tolleranza e pace; mi sembra bene augurante anche il fatto che ad accogliere la salma del povero prete c’era il nostro Ministro dell’Agricoltura, Alemanno, come se fosse delegato a testimoniare il germogliare di un nuovo albero: l’agognato ecumenismo religioso.
venerdì, febbraio 10, 2006
QUANTI SOLDI CORRONO IN ITALIA
Vi ricordate? Solo pochi giorni fa abbiamo parlato del ritorno del reality “La Fattoria” e dei motivi per i quali gli ex-personaggi partecipano a questa trasmissione; adesso ve ne fornisco altri di “motivi”.
È di ieri la notizia riportata da un settimanale circa i compensi che sarebbero attribuiti ai partecipanti al gioco: e qui, signori miei, chi è debole di cuore passi ad altro! Io vi ho avvertito!
Dunque, in pole-position è lo schermitore Aldo Montano – più conosciuto per il fidanzamento con Manuela Arcuri – al quale sarebbe stata assicurata la presenza del suo allenatore personale e un cachet di un milione di euro (cioè 2 miliardi del vecchio conio); questa cifra dovrebbe coprire – penso – la rinuncia alla bella Manuela per il periodo della trasmissione e, sono d’accordo, che sia una difficile rinuncia.
Questo giovanotto – originario di Livorno – dopo la partecipazione ai Campionati Mondiali di sciabola, prese parte ad alcune puntate di “Quelli che il calcio”, nelle quale la Ventura lo utilizzava come inviato nella sua città; dopo c’è stato l’incontro con la Arcuri e non se ne è più fatto di niente; anche in senso schermistico.
Mezzo milione di euro è il compenso per Katia Ricciarelli, ex cantante lirica, ex moglie di Pippo Baudo e attuale attrice di buon livello (la sua partecipazione al film di Pupi Avati “La seconda notte di nozze” le è valso il Nastro d’Argento).
Un pochino mi fa pena la non più giovanissima Katia che si mischia con questi giovanotti e ragazzette, ma poi penso al compenso e la pena svanisce.
Più di lei percepirà Ronn Moss, il bellone di “Beautiful” (750.000 euro pari a un miliardo e mezzo di lire), mentre Randi Ingerman e Justine Mattera intascheranno “soltanto” trecento mila euro a testa; non mi chiedete cosa fanno di lavoro nella vita queste due signore o signorine perché non lo so.
Il settimanale continua precisando che i tre giovani del gruppo (Alessia Fabiani, Markus Schenkeberg e Francesco Arca dovranno accontentarsi di “molto meno”; anche di questi tre personaggi non conosco alcunché, ma probabilmente qualcosa avranno fatto nella vita; o no!!
Passando a cose serie, io – a proposito di soldi – ho ancora ferma sullo stomaco la famosa vicenda di Consorte e Sacchetti che ricevono da Gnutti (altro bellimbusto!!) un bonifico di 50 milioni di euro (venticinque a testa) e, alla contestazione dei P.M. rispondono tranquillamente che trattasi di “consulenze”.
Mi chiedo e vi chiedo: ma i P.M. ci hanno creduto? Perché non li hanno immediatamente arrestati tutti e tre e – con la stessa tecnica che usava Tonino Di Pietro – avvertiti che fino a quando non avessero vuotato il sacco sarebbero rimasti in galera?
Era un sistema un filino “giustizialista”, ma con certa gente che può permettersi simili risposte credo che sia l’unico valido.
Ma torniamo al modo di fare soldi: sicuramente partecipare ad uno dei giochi a quiz delle nostre TV (“L’eredità” oppure “Chi vuol essere milionario”), ma in questo caso serve almeno qualche conoscenza; ci sarebbe poi una bella partecipazione ad “Affari Tuoi” e riuscire ad aprire il pacco giusto!
Insomma, di una cosa sono certo, carissimi amici, che queste assurde situazioni generano frustrazione specialmente in coloro che si stanno affacciando alla vita e si sentono impotenti a realizzarsi ai livelli che i media propongono loro.
È di ieri la notizia riportata da un settimanale circa i compensi che sarebbero attribuiti ai partecipanti al gioco: e qui, signori miei, chi è debole di cuore passi ad altro! Io vi ho avvertito!
Dunque, in pole-position è lo schermitore Aldo Montano – più conosciuto per il fidanzamento con Manuela Arcuri – al quale sarebbe stata assicurata la presenza del suo allenatore personale e un cachet di un milione di euro (cioè 2 miliardi del vecchio conio); questa cifra dovrebbe coprire – penso – la rinuncia alla bella Manuela per il periodo della trasmissione e, sono d’accordo, che sia una difficile rinuncia.
Questo giovanotto – originario di Livorno – dopo la partecipazione ai Campionati Mondiali di sciabola, prese parte ad alcune puntate di “Quelli che il calcio”, nelle quale la Ventura lo utilizzava come inviato nella sua città; dopo c’è stato l’incontro con la Arcuri e non se ne è più fatto di niente; anche in senso schermistico.
Mezzo milione di euro è il compenso per Katia Ricciarelli, ex cantante lirica, ex moglie di Pippo Baudo e attuale attrice di buon livello (la sua partecipazione al film di Pupi Avati “La seconda notte di nozze” le è valso il Nastro d’Argento).
Un pochino mi fa pena la non più giovanissima Katia che si mischia con questi giovanotti e ragazzette, ma poi penso al compenso e la pena svanisce.
Più di lei percepirà Ronn Moss, il bellone di “Beautiful” (750.000 euro pari a un miliardo e mezzo di lire), mentre Randi Ingerman e Justine Mattera intascheranno “soltanto” trecento mila euro a testa; non mi chiedete cosa fanno di lavoro nella vita queste due signore o signorine perché non lo so.
Il settimanale continua precisando che i tre giovani del gruppo (Alessia Fabiani, Markus Schenkeberg e Francesco Arca dovranno accontentarsi di “molto meno”; anche di questi tre personaggi non conosco alcunché, ma probabilmente qualcosa avranno fatto nella vita; o no!!
Passando a cose serie, io – a proposito di soldi – ho ancora ferma sullo stomaco la famosa vicenda di Consorte e Sacchetti che ricevono da Gnutti (altro bellimbusto!!) un bonifico di 50 milioni di euro (venticinque a testa) e, alla contestazione dei P.M. rispondono tranquillamente che trattasi di “consulenze”.
Mi chiedo e vi chiedo: ma i P.M. ci hanno creduto? Perché non li hanno immediatamente arrestati tutti e tre e – con la stessa tecnica che usava Tonino Di Pietro – avvertiti che fino a quando non avessero vuotato il sacco sarebbero rimasti in galera?
Era un sistema un filino “giustizialista”, ma con certa gente che può permettersi simili risposte credo che sia l’unico valido.
Ma torniamo al modo di fare soldi: sicuramente partecipare ad uno dei giochi a quiz delle nostre TV (“L’eredità” oppure “Chi vuol essere milionario”), ma in questo caso serve almeno qualche conoscenza; ci sarebbe poi una bella partecipazione ad “Affari Tuoi” e riuscire ad aprire il pacco giusto!
Insomma, di una cosa sono certo, carissimi amici, che queste assurde situazioni generano frustrazione specialmente in coloro che si stanno affacciando alla vita e si sentono impotenti a realizzarsi ai livelli che i media propongono loro.
giovedì, febbraio 09, 2006
IL GIALLO DELLA BANDIERA
Qualche giornale, tra i più attenti e maliziosi, ha sottolineato che nei disordini che stanno avvenendo nei paesi islamici (Iran, Siria, Indonesia, Libano, ecc) c’è una strana incongruenza: la presenza della bandiera danese (rossa con croce bianca), bandiera in verità non molto conosciuta e niente affatto commerciale, cioè – anche in Italia – se ne trovano assai poche in vendita, direi che in una città come Roma ce ne sono al massimo quattro o cinque tra negozi e bancherelle.
E allora, si chiede il giornalista, dove hanno trovato tutte quelle bandiere che sono poi state e che continuano ad essere date alle fiamme in varie capitali arabe tra manifestazioni di odio nei confronti del paese nordico?
Al momento ci sono due “correnti di pensiero”: la prima afferma che le bandiere danesi vengono fornite dagli operatori TV che le mettono in mano ai dimostranti per realizzare il servizio televisivo con le fiamme che consumano il tessuto incriminato; la seconda – forse più veritiera – fa un discorso molto più ampio e prende le mosse dalla singolarità dell’occasione che ha fatto scatenare le masse islamiche (non dimentichiamo che le vignette sono state pubblicate in settembre, cioè oltre tre mesi prima degli incidenti) e afferma che è stato tutto preparato con la massima cura, compreso l’approvvigionamento delle bandiere.
Ma chi ci sarebbe dietro queste manifestazioni di violenza? Molti osservatori mediorientali ritengono che il burattinaio sia Ahmadinejad, il Presidente iraniano che con questa operazione coglie due occasioni: da una parte distoglie una parte delle attenzioni dal suo problema nucleare e dall’altra tende ad affermarsi come il leader indiscusso di tutti gli islamici, indipendentemente dalla nazionalità di origine.
Attualmente, in oriente e medioriente si trovano ancora “bandiere danesi da bruciare” e infatti, i disordini non mancano: in Palestina, ad Hebron, si registra un attacco alla missione U.E. con lancio di sassi ed altri corpi contundenti; in Afganistan continuano le proteste e gli assalti alle postazioni norvegese e danese, con spari e lanci di bombe lacrimogene: si registrano quattro morti tra i dimostranti respinti dalla Polizia.
Altri gruppi di manifestanti arrabbiati – non tantissimi come numero, ma ben organizzati – hanno sfogato la loro ira contro l’occidente “blasfemo” in varie città del mondo islamico, a cominciare da Teheran, sempre con il solito rituale del rogo della bandiera danese.
Passiamo adesso a segnalare alcune particolari reazioni: l’Iran ha annunciato che stanno approntando una serie di vignette sull’Olocausto; ebbene, il giornale danese che ha pubblicato le caricature di Maometto ha annunciato che pubblicherà – in contemporanea con l’Iran – anche le vignette sull’Olocausto; sembrerebbe un tentativo di acquistare dei punti di fronte al mondo musulmano, ma non so quale esito possa avere la mossa.
In Algeria sono stati licenziati sei tra giornalisti e dirigenti della TV di stato perché avevano mostrato le vignette incriminate: ma se non le mostrano come fa la gente a giudicarle blasfeme? Forse basta la parola dell’Imam.
In Afganistan, un mullah talebano ha offerto 100 chili d’oro a chi ucciderà uno dei disegnatori delle vignette danesi rimasto anonimo: immagino che la caccia sia già aperta, ma siamo certi che il premio verrà pagato??
In Italia – maestri del piede in due staffe – siamo alle solite dichiarazioni ufficiali: “No alle offese e no all’illegalità”: dagli torto se ti riesce!!
E allora, si chiede il giornalista, dove hanno trovato tutte quelle bandiere che sono poi state e che continuano ad essere date alle fiamme in varie capitali arabe tra manifestazioni di odio nei confronti del paese nordico?
Al momento ci sono due “correnti di pensiero”: la prima afferma che le bandiere danesi vengono fornite dagli operatori TV che le mettono in mano ai dimostranti per realizzare il servizio televisivo con le fiamme che consumano il tessuto incriminato; la seconda – forse più veritiera – fa un discorso molto più ampio e prende le mosse dalla singolarità dell’occasione che ha fatto scatenare le masse islamiche (non dimentichiamo che le vignette sono state pubblicate in settembre, cioè oltre tre mesi prima degli incidenti) e afferma che è stato tutto preparato con la massima cura, compreso l’approvvigionamento delle bandiere.
Ma chi ci sarebbe dietro queste manifestazioni di violenza? Molti osservatori mediorientali ritengono che il burattinaio sia Ahmadinejad, il Presidente iraniano che con questa operazione coglie due occasioni: da una parte distoglie una parte delle attenzioni dal suo problema nucleare e dall’altra tende ad affermarsi come il leader indiscusso di tutti gli islamici, indipendentemente dalla nazionalità di origine.
Attualmente, in oriente e medioriente si trovano ancora “bandiere danesi da bruciare” e infatti, i disordini non mancano: in Palestina, ad Hebron, si registra un attacco alla missione U.E. con lancio di sassi ed altri corpi contundenti; in Afganistan continuano le proteste e gli assalti alle postazioni norvegese e danese, con spari e lanci di bombe lacrimogene: si registrano quattro morti tra i dimostranti respinti dalla Polizia.
Altri gruppi di manifestanti arrabbiati – non tantissimi come numero, ma ben organizzati – hanno sfogato la loro ira contro l’occidente “blasfemo” in varie città del mondo islamico, a cominciare da Teheran, sempre con il solito rituale del rogo della bandiera danese.
Passiamo adesso a segnalare alcune particolari reazioni: l’Iran ha annunciato che stanno approntando una serie di vignette sull’Olocausto; ebbene, il giornale danese che ha pubblicato le caricature di Maometto ha annunciato che pubblicherà – in contemporanea con l’Iran – anche le vignette sull’Olocausto; sembrerebbe un tentativo di acquistare dei punti di fronte al mondo musulmano, ma non so quale esito possa avere la mossa.
In Algeria sono stati licenziati sei tra giornalisti e dirigenti della TV di stato perché avevano mostrato le vignette incriminate: ma se non le mostrano come fa la gente a giudicarle blasfeme? Forse basta la parola dell’Imam.
In Afganistan, un mullah talebano ha offerto 100 chili d’oro a chi ucciderà uno dei disegnatori delle vignette danesi rimasto anonimo: immagino che la caccia sia già aperta, ma siamo certi che il premio verrà pagato??
In Italia – maestri del piede in due staffe – siamo alle solite dichiarazioni ufficiali: “No alle offese e no all’illegalità”: dagli torto se ti riesce!!
mercoledì, febbraio 08, 2006
SIAMO IL PAESE DEI NO !!
Abbiamo i no-global, i no-TAV, i no-olimpiadi, i no-ponte; poi abbiamo i disobbedienti, gli anarchici, gli antagonisti, i centri sociali: insomma, quando io affermo che in questo paese ci riesce soltanto dire no e non sappiamo affatto costruire qualcosa, ma soltanto distruggere, mi sembra assolutamente di non sbagliare.
Dopo le imprese compiute in Val di Susa a proposito della nuova ferrovia che unisce il Portogallo con l’Ucraina, adesso è di moda la fiaccola olimpica che – proveniente da Atene – sono circa due mesi che gira per il nostro paese fino al momento (domani) di arrivare a Torino per accendere il grande braciere che darà inizio alle Olimpiadi Invernali; in questo periodo le aggressioni sono state…soltanto 32.
Lo stesso Presidente della Repubblica si è visto costretto ad intervenire per ribadire che le Olimpiadi sono un fatto storico e sono “di tutti”, il suo successo deve essere responsabilità di tutti; tutto il mondo ci guarda e quindi dobbiamo cercare di fare del nostro meglio per fornire una immagine dell’Italia la più aderente a quella di un paese civile e dignitoso:ci riusciremo? Questo è un altro discorso.
A stretto giro di posta gli ha risposto il napoletano Vittorio Caruso – prossimo candidato nelle file di Rifondazione insieme a Luxuria e ad Agnoletto – che ha così replicato: comodo chiacchierare dal calduccio di casa sua; tutto quello che “il popolo” decide di intraprendere è giusto e corretto e quindi continueremo nella nostra azione di disturbo alle manifestazioni più importanti, tipo le Olimpiadi, che se non altro ci conferirà una visibilità importante anche a livello internazionale.
Di questa visibilità sembra che vogliano godere anche un paio di cento anarchici greci e spagnoli attesi per l’apertura dei giochi olimpici e ospiti di Caruso, insieme al quale cercheranno di fare … confusione..
A proposito di Caruso, leader dei disobbedienti, non so chi l’abbia campato fino ad ora, ma la candidatura alle prossime elezioni la dice lunga su chi lo camperà in futuro: saremo noi, miei cari amici, che gli forniremo quei 100 o 150 mila euro annui, più i vari benefit e agevolazioni varie; e così un altro che si sistema alla greppia.
Capito il ragazzo!!
Guardate poi che tipo di atteggiamento sta tenendo la Polizia e le altre Forze dell’Ordine quando si trovano di fronte la schiera dei dimostranti: si cerca di non farli arrivare ad una zona che viene considerata nevralgica e per il resto vada come vada, con vetrine infrante, auto date alle fiamme, bancomat divelti ed altri atti di vandalismo di vario tipo.
Ma vi sembra giusto? Immagino che sappiate tutti che se io (o uno di voi) mi azzardo a rompere una vetrina oppure a graffiare una macchina parcheggiata, i proprietari chiamano le guardie ed esse mi fanno un bel verbale che servirà per rifondere i soldi al danneggiato.
Come mai non avviene anche con loro (ed anche con le turbe dei tifosi urlanti)?? Sembra che ci sia una sorta di acquiescenza a quello che succede e, soprattutto, appare come naturale che le “proprietà” – che secondo uno slogan marxista sono dei furti – non vengano tutelate se non in forma molto blanda e cercando di non fare del male a nessuno.
Mi ripeterò: ma vi sembra giusto? A me assolutamente no, anzi mi sembra una solenne ingiustizia perpetrata ai danni di chi non alza la voce e non tira sprangate, cioè al solito popolo bue che è destinato soltanto a lavorare ed a pagare le tasse che poi serviranno a pagare i lauti stipendi di Caruso, ma anche quelli di Agnoletto, di Luxuria e di tanti altri “no-stato”.
Cari amici, il mondo è bello perché è vario, ma così è troppo!!
Dopo le imprese compiute in Val di Susa a proposito della nuova ferrovia che unisce il Portogallo con l’Ucraina, adesso è di moda la fiaccola olimpica che – proveniente da Atene – sono circa due mesi che gira per il nostro paese fino al momento (domani) di arrivare a Torino per accendere il grande braciere che darà inizio alle Olimpiadi Invernali; in questo periodo le aggressioni sono state…soltanto 32.
Lo stesso Presidente della Repubblica si è visto costretto ad intervenire per ribadire che le Olimpiadi sono un fatto storico e sono “di tutti”, il suo successo deve essere responsabilità di tutti; tutto il mondo ci guarda e quindi dobbiamo cercare di fare del nostro meglio per fornire una immagine dell’Italia la più aderente a quella di un paese civile e dignitoso:ci riusciremo? Questo è un altro discorso.
A stretto giro di posta gli ha risposto il napoletano Vittorio Caruso – prossimo candidato nelle file di Rifondazione insieme a Luxuria e ad Agnoletto – che ha così replicato: comodo chiacchierare dal calduccio di casa sua; tutto quello che “il popolo” decide di intraprendere è giusto e corretto e quindi continueremo nella nostra azione di disturbo alle manifestazioni più importanti, tipo le Olimpiadi, che se non altro ci conferirà una visibilità importante anche a livello internazionale.
Di questa visibilità sembra che vogliano godere anche un paio di cento anarchici greci e spagnoli attesi per l’apertura dei giochi olimpici e ospiti di Caruso, insieme al quale cercheranno di fare … confusione..
A proposito di Caruso, leader dei disobbedienti, non so chi l’abbia campato fino ad ora, ma la candidatura alle prossime elezioni la dice lunga su chi lo camperà in futuro: saremo noi, miei cari amici, che gli forniremo quei 100 o 150 mila euro annui, più i vari benefit e agevolazioni varie; e così un altro che si sistema alla greppia.
Capito il ragazzo!!
Guardate poi che tipo di atteggiamento sta tenendo la Polizia e le altre Forze dell’Ordine quando si trovano di fronte la schiera dei dimostranti: si cerca di non farli arrivare ad una zona che viene considerata nevralgica e per il resto vada come vada, con vetrine infrante, auto date alle fiamme, bancomat divelti ed altri atti di vandalismo di vario tipo.
Ma vi sembra giusto? Immagino che sappiate tutti che se io (o uno di voi) mi azzardo a rompere una vetrina oppure a graffiare una macchina parcheggiata, i proprietari chiamano le guardie ed esse mi fanno un bel verbale che servirà per rifondere i soldi al danneggiato.
Come mai non avviene anche con loro (ed anche con le turbe dei tifosi urlanti)?? Sembra che ci sia una sorta di acquiescenza a quello che succede e, soprattutto, appare come naturale che le “proprietà” – che secondo uno slogan marxista sono dei furti – non vengano tutelate se non in forma molto blanda e cercando di non fare del male a nessuno.
Mi ripeterò: ma vi sembra giusto? A me assolutamente no, anzi mi sembra una solenne ingiustizia perpetrata ai danni di chi non alza la voce e non tira sprangate, cioè al solito popolo bue che è destinato soltanto a lavorare ed a pagare le tasse che poi serviranno a pagare i lauti stipendi di Caruso, ma anche quelli di Agnoletto, di Luxuria e di tanti altri “no-stato”.
Cari amici, il mondo è bello perché è vario, ma così è troppo!!
martedì, febbraio 07, 2006
ARRIVA UN ALTRO REALITY: LA FATTORIA !
Mentre il mondo impazza attorno alle tragedie più agghiaccianti, noi italiani, ma potrei dire europei, perché il fenomeno è generalizzato in tutto il vecchio continente, ci ritiriamo nella nostra casetta e guardiamo il “Grande Fratello”.
Giovedì scorso, mentre i TG trasmettevano le immagini dell’immane tragedia capitata al largo delle coste egiziane con il traghetto affondato e le quasi 1.000 vittime, in Italia c’era da scegliere chi doveva “uscire” dalla casa tra due concorrenti e l’attenzione di oltre 5 milioni di persone era dedicata a questo; gli stessi 5 milioni sono poi rimasti talmente colpiti dallo strano idioma della cinesina che ne hanno creato una sorta di “tormentone” che addirittura sta diventando oggetto di studi sociologici.
Il cardinale Ersilio Tonini, dall’alto dei suoi oltre ottanta anni, ha definito il reality come “un tranello per l’istupidimento generale” ed ha elencato una serie di incongruenze e di “irrealtà” tutte votate ad un unico scopo: il denaro; la vincitrice o il vincitore – lo possiamo testimoniare per le altre edizioni – sono persone che hanno un’unica dote, cioè quella di essere disinibiti al massimo e di essere alla ricerca smodata della notorietà, cioè del denaro.
Ora mi chiedo e vi chiedo, in base a cosa vengono scelti coloro che debbono uscire e coloro che, invece, continuano la gara? Anzitutto, li sceglie il pubblico – e qui voglio credere che non ci sia alcuno scamotto da parte di chi tiene il banco – sulla scorta di quanto ha visto con una TV a pagamento (in questa edizione il digitale terrestre di Mediaste) che segue le attività dei reclusi nelle 24 ore.
Ma quale potrà mai essere il parametro di giudizio? Evidentemente non una qualche loro dote particolare (il canto, il ballo, la dizione perfetta, ecc) che – fatto salvo il gusto particolare – permette di stilare una specie di classifica; e invece no, nessuna classifica e nessuna dote; allora diciamo che entra in ballo la “simpatia” del giovane o della giovane.
Se così è – e credo che non ci scostiamo tanto dal vero – nessuno si è reso conto che siamo in presenza di una “immagine” di questi reclusi, di una immagine che è, a sua volta, biforcuta perché risente della interpretazione che tutti loro ci mettono quando si “ricordano” di essere ripresi e della “manipolazione” che la regia della trasmissione compie sulla massa di materiale girato.
Eppure queste persone – che ripeto non sanno fare niente – quando escono dalla casa vengono ospitati dalle varie televisioni o per semplici comparsate o, addirittura, come opinionisti in trasmissioni di carattere sociale; e vengono ovviamente retribuiti lautamente, cosicché queste loro apparizioni diventano un vero e proprio mestiere.
Siamo quindi alla sagra dell’effimero, della poca cultura e della pochissima educazione; pensate che nel prossimo reality – “La fattoria” – i partecipanti, attori e attrici in forte decadenza, saranno chiamati a compiere autentici (??) lavori agricoli dei quali niente conoscono e che, una volta rientrati nella loro realtà, non resterà nessuna traccia.
Forse il mio è un ragionamento da vecchio barbogio – cosa che non sono!! – ma io mi chiedo per quale motivo un giovane dovrebbe impegnarsi nello studio oppure nell’apprendere un mestiere, se poi le soddisfazioni della vita provengono dai casting per “Il Grande Fratello” oppure per fare la velina a “Striscia la Notizia”?
È troppo semplicistico come ragionamento? Può darsi, ma io sono e, anzi, mi vanto di essere un semplice!
Giovedì scorso, mentre i TG trasmettevano le immagini dell’immane tragedia capitata al largo delle coste egiziane con il traghetto affondato e le quasi 1.000 vittime, in Italia c’era da scegliere chi doveva “uscire” dalla casa tra due concorrenti e l’attenzione di oltre 5 milioni di persone era dedicata a questo; gli stessi 5 milioni sono poi rimasti talmente colpiti dallo strano idioma della cinesina che ne hanno creato una sorta di “tormentone” che addirittura sta diventando oggetto di studi sociologici.
Il cardinale Ersilio Tonini, dall’alto dei suoi oltre ottanta anni, ha definito il reality come “un tranello per l’istupidimento generale” ed ha elencato una serie di incongruenze e di “irrealtà” tutte votate ad un unico scopo: il denaro; la vincitrice o il vincitore – lo possiamo testimoniare per le altre edizioni – sono persone che hanno un’unica dote, cioè quella di essere disinibiti al massimo e di essere alla ricerca smodata della notorietà, cioè del denaro.
Ora mi chiedo e vi chiedo, in base a cosa vengono scelti coloro che debbono uscire e coloro che, invece, continuano la gara? Anzitutto, li sceglie il pubblico – e qui voglio credere che non ci sia alcuno scamotto da parte di chi tiene il banco – sulla scorta di quanto ha visto con una TV a pagamento (in questa edizione il digitale terrestre di Mediaste) che segue le attività dei reclusi nelle 24 ore.
Ma quale potrà mai essere il parametro di giudizio? Evidentemente non una qualche loro dote particolare (il canto, il ballo, la dizione perfetta, ecc) che – fatto salvo il gusto particolare – permette di stilare una specie di classifica; e invece no, nessuna classifica e nessuna dote; allora diciamo che entra in ballo la “simpatia” del giovane o della giovane.
Se così è – e credo che non ci scostiamo tanto dal vero – nessuno si è reso conto che siamo in presenza di una “immagine” di questi reclusi, di una immagine che è, a sua volta, biforcuta perché risente della interpretazione che tutti loro ci mettono quando si “ricordano” di essere ripresi e della “manipolazione” che la regia della trasmissione compie sulla massa di materiale girato.
Eppure queste persone – che ripeto non sanno fare niente – quando escono dalla casa vengono ospitati dalle varie televisioni o per semplici comparsate o, addirittura, come opinionisti in trasmissioni di carattere sociale; e vengono ovviamente retribuiti lautamente, cosicché queste loro apparizioni diventano un vero e proprio mestiere.
Siamo quindi alla sagra dell’effimero, della poca cultura e della pochissima educazione; pensate che nel prossimo reality – “La fattoria” – i partecipanti, attori e attrici in forte decadenza, saranno chiamati a compiere autentici (??) lavori agricoli dei quali niente conoscono e che, una volta rientrati nella loro realtà, non resterà nessuna traccia.
Forse il mio è un ragionamento da vecchio barbogio – cosa che non sono!! – ma io mi chiedo per quale motivo un giovane dovrebbe impegnarsi nello studio oppure nell’apprendere un mestiere, se poi le soddisfazioni della vita provengono dai casting per “Il Grande Fratello” oppure per fare la velina a “Striscia la Notizia”?
È troppo semplicistico come ragionamento? Può darsi, ma io sono e, anzi, mi vanto di essere un semplice!
lunedì, febbraio 06, 2006
C’E’ UN UOMO CON LE PALLE: OHIBO’ E’ UNA DONNA!!
Nello starnazzare generale che in Europa e negli altri Continenti viene fuori dai governanti impegnati a risolvere la questione islamica e quella del nucleare iraniano, si è levata una voce che è abbastanza dissonante con quella degli altri capi di stato: è quella di Angela Merkel, neo cancelliere della Germania, che si è rivolta ad Ahmadinejad paragonandolo addirittura a Hitler e aggiungendo: “noi tedeschi ce ne intendiamo!”.
La questione delle vignette su Maometto che tanto ha fatto infuriare il mondo arabo, non è sfuggita a quella volpe del leader iraniano che – messo alle strette con il problema del nucleare – ha pensato bene di mischiare le due cose e di condirle con il “suo” petrolio: in pratica ha dichiarato che tutti coloro che sono contro di lui, subiranno delle ritorsioni di carattere commerciale (leggi: forniture petrolifere); poi Ahmadinejad aggiunge: “l’Iran non ha bisogno di voi; voi avete bisogno dell’Iran”.
Alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, la signora Merkel, dopo il paragone che ho sopra illustrato, ha continuato affermando che le provocazioni di Ahmadinejad sono inaccettabili ed è andata oltre, proprio da Monaco, sede che riunì i Capi di Stato che scongiurarono momentaneamente la seconda Guerra Mondiale: “Allora, all’estero non reagirono sostenendo che si trattava della solita retorica nazista e che non ci si doveva preoccupare, ma già negli anni trenta il mondo avrebbe fatto meglio a reagire altrimenti”; aggiungendo poi che l’Occidente non deve essere tentato di adottare immediatamente “alternative militari”. Furba la ragazza, lancia il sasso e nasconde la mano!
Sempre nel contesto della Conferenza, il rappresentante iraniano ha avuto buon gioco a svolgere due argomenti: il primo è quello che – rivolgendosi alle potenze occidentali – dice, con un filino di ironia, “perché non ritenete che sia pericoloso un Paese come la Francia che ha esplicitamente minacciato di far uso del proprio armamento nucleare?”.
Il secondo argomento ha riguardato una proposta per rendere “zona libera dalle armi nucleari” l’intero Medio Oriente, proposta che comporterebbe la rinuncia da parte di Israele all’armamento atomico e quindi rigettata dagli Stati Uniti.
Mentre i TG continuano a segnalare di ambasciate danesi incendiate – adesso è la volta del Libano, dove è stata danneggiata anche una Chiesa cristiano/maronita – e di bandiere date alle fiamme, alcuni governi mediorientali cominciano ad accorgersi che forse i loro popoli sono andati un po’ oltre la linea di una protesta “utile” che gli stessi leader politici avevano sollecitato e tentano di riprendere in mano le fila della protesta, ma – per ora – con scarsissimi risultati: sembra che la gente – ormai scatenata nella rivolta - non stia ascoltano nessuno e si rivolti compatta contro quello che loro ritengono una offesa a Maometto (per l’uccisione del sacerdote italiano in Anatolia non è ancora chiara la matrice).
Mi viene in mente una proposta un po’ provocatoria: secondo i miei lettori quale potrebbe essere la cosa che ci farebbe arrabbiare così tanto (intendo noi occidentali) da farci comportare come i musulmani? Forse un torto subito da un arbitro ai prossimi europei di calcio in Germania? Non mi viene in mente nient’altro!!
È uno scherzo, ma fino ad un certo punto: come avrete notato, tra le cose che ci avrebbero fatto arrabbiare non ho incluso le caricature di Papa Benedetto XVI e neppure quelle del predecessore, segno evidente che la nostra religiosità è tiepida, che non muove le masse; eppure in occasione della morte di Wojtyla la folla che ha assistito al suo funerale è stata straripante: allora?? Come mettere insieme queste distonie, come conciliare queste diversità?
Ma soprattutto, vogliamo renderci conto che i musulmani hanno una “fede armata” che, se ben guidata, può diventare una vera arma atomica?
Meditiamo, gente, meditiamo!!
La questione delle vignette su Maometto che tanto ha fatto infuriare il mondo arabo, non è sfuggita a quella volpe del leader iraniano che – messo alle strette con il problema del nucleare – ha pensato bene di mischiare le due cose e di condirle con il “suo” petrolio: in pratica ha dichiarato che tutti coloro che sono contro di lui, subiranno delle ritorsioni di carattere commerciale (leggi: forniture petrolifere); poi Ahmadinejad aggiunge: “l’Iran non ha bisogno di voi; voi avete bisogno dell’Iran”.
Alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, la signora Merkel, dopo il paragone che ho sopra illustrato, ha continuato affermando che le provocazioni di Ahmadinejad sono inaccettabili ed è andata oltre, proprio da Monaco, sede che riunì i Capi di Stato che scongiurarono momentaneamente la seconda Guerra Mondiale: “Allora, all’estero non reagirono sostenendo che si trattava della solita retorica nazista e che non ci si doveva preoccupare, ma già negli anni trenta il mondo avrebbe fatto meglio a reagire altrimenti”; aggiungendo poi che l’Occidente non deve essere tentato di adottare immediatamente “alternative militari”. Furba la ragazza, lancia il sasso e nasconde la mano!
Sempre nel contesto della Conferenza, il rappresentante iraniano ha avuto buon gioco a svolgere due argomenti: il primo è quello che – rivolgendosi alle potenze occidentali – dice, con un filino di ironia, “perché non ritenete che sia pericoloso un Paese come la Francia che ha esplicitamente minacciato di far uso del proprio armamento nucleare?”.
Il secondo argomento ha riguardato una proposta per rendere “zona libera dalle armi nucleari” l’intero Medio Oriente, proposta che comporterebbe la rinuncia da parte di Israele all’armamento atomico e quindi rigettata dagli Stati Uniti.
Mentre i TG continuano a segnalare di ambasciate danesi incendiate – adesso è la volta del Libano, dove è stata danneggiata anche una Chiesa cristiano/maronita – e di bandiere date alle fiamme, alcuni governi mediorientali cominciano ad accorgersi che forse i loro popoli sono andati un po’ oltre la linea di una protesta “utile” che gli stessi leader politici avevano sollecitato e tentano di riprendere in mano le fila della protesta, ma – per ora – con scarsissimi risultati: sembra che la gente – ormai scatenata nella rivolta - non stia ascoltano nessuno e si rivolti compatta contro quello che loro ritengono una offesa a Maometto (per l’uccisione del sacerdote italiano in Anatolia non è ancora chiara la matrice).
Mi viene in mente una proposta un po’ provocatoria: secondo i miei lettori quale potrebbe essere la cosa che ci farebbe arrabbiare così tanto (intendo noi occidentali) da farci comportare come i musulmani? Forse un torto subito da un arbitro ai prossimi europei di calcio in Germania? Non mi viene in mente nient’altro!!
È uno scherzo, ma fino ad un certo punto: come avrete notato, tra le cose che ci avrebbero fatto arrabbiare non ho incluso le caricature di Papa Benedetto XVI e neppure quelle del predecessore, segno evidente che la nostra religiosità è tiepida, che non muove le masse; eppure in occasione della morte di Wojtyla la folla che ha assistito al suo funerale è stata straripante: allora?? Come mettere insieme queste distonie, come conciliare queste diversità?
Ma soprattutto, vogliamo renderci conto che i musulmani hanno una “fede armata” che, se ben guidata, può diventare una vera arma atomica?
Meditiamo, gente, meditiamo!!
domenica, febbraio 05, 2006
LA DEMENZA NEGLI STADI
Domenica scorsa, allo stadio Olimpico di Roma, mentre si giocava (ma anche prima e dopo) la partita di calcio Roma – Livorno, si sono svolte delle scene e si è visto alcuni striscioni che hanno fatto accapponare la pelle (almeno la mia!).
E per fortuna il piano preparato in precedenza non è andato in porto, poiché i tifosi romanisti avevano pensato di bruciare vivi i tifosi del Livorno; mi chiedo per quale motivo? E sono costretto a rispondermi che non c’entra il tifo calcistico, credo che c’entri poco anche la differente fede politica; sono certo che c’entra una solenne demenza da parte di queste frange estremiste che, oltre tutto, si dimostrano anche dei grandissimi vigliacchi.
Come al solito, mi vedo costretto a fare il canonico passo indietro: nella partita di andata, Livorno – Roma, un tifoso romanista aveva perduto una mano in quanto gli era scoppiato un petardo che cercava di rilanciare agli ultras livornese; e in quella occasione questi ultimi coniarono il coro: “faccelo senza mano il saluto romano”. Riuscite a immaginare delle persone più deficienti di queste?
In occasione della partita di ritorno giocata a Roma, i tifosi locali hanno pensato di applicare la legge del taglione e, per fare questo, hanno preparato sei bottiglie molotov e le hanno nascoste in un luogo che ritenevano sicuro a pochi metri dall’Olimpico; per fortuna la Digos è intervenuta preventivamente ed ha sequestrato il tutto, senza però riuscire a catturare gli idioti che avevano confezionato le bottiglie incendiarie.
Nel frattempo, quelli che erano “dentro” lo stadio svolgevano e riavvolgevano in continuazione (per rendere più difficile l’inquadratura TV) uno striscione che prometteva ai livornesi dei “forni crematori” aggiungendovi svastiche ed altri simboli di hitleriana memoria, certi di poter attuare il piano di bruciare vivi i tifosi avversari al termine dell’incontro, non appena fossero arrivati i complici con le molotov.
Le televisioni di mezzo mondo hanno ripreso lo striscione incriminato (che mi sembra lungo una ventina di metri) e la magistratura calcistica ha squalificato il campo della Roma per una giornata, mentre quella ordinaria non credo che sia ancora a capo di niente.
Ora mi chiedo: per portare all’interno dello stadio uno striscione di quelle dimensioni c’è bisogno di varie connivenze, non solo agli ingressi, ma anche durante il tragitto; inoltre, quando lo striscione è stato svolto, tutti quelli che erano lì attorno se ne sono accorti oppure erano troppo presi dalla partita?
Questo, perché in molti continuano nella stessa arcinota solfa: la tifoseria è sana nella sua stragrande maggioranza; queste sono nefandezze compiute da esigue frange che si insinuano tra i tifosi ma non li rappresentano certamente e bla, bla, bla..!.
Ebbene, finché si continuerà a dire queste cose, non ci sarà modo di combattere il fenomeno della violenza e, aggiungo io, della demenza negli stadi; quando si consente lo svolgimento di uno striscione di quelle dimensioni e di quel contenuto, mi sembra evidente che – nel raggio di cinquanta metri dal luogo dove era collocato – tutti l’hanno visto e tutti potevano intervenire e, dopo una solenne scapaccionatura agli imbecilli che lo hanno fabbricato, cacciarli a pedate nel fondo schiena dallo stadio e promettergliene altrettante nel caso che ci dovessero riprovare. E lo striscione andrebbe – quello sì – bruciato e ridotto in cenere.
Perché non viene fatto tutto questo? Forse per paura? Forse per amore del quieto vivere? In questo caso credo che coloro che si recano allo stadio siano proprio fuori posto, perché se cercano il quieto vivere si vedano la partita da casa, attraverso uno dei tanti modi che la televisione gli mette a disposizione.
E ricordiamoci che, continuando di questo passo, vedersi la partita in televisione e avere uno stadio vuoto, sarà il nostro ineluttabile futuro!!
E per fortuna il piano preparato in precedenza non è andato in porto, poiché i tifosi romanisti avevano pensato di bruciare vivi i tifosi del Livorno; mi chiedo per quale motivo? E sono costretto a rispondermi che non c’entra il tifo calcistico, credo che c’entri poco anche la differente fede politica; sono certo che c’entra una solenne demenza da parte di queste frange estremiste che, oltre tutto, si dimostrano anche dei grandissimi vigliacchi.
Come al solito, mi vedo costretto a fare il canonico passo indietro: nella partita di andata, Livorno – Roma, un tifoso romanista aveva perduto una mano in quanto gli era scoppiato un petardo che cercava di rilanciare agli ultras livornese; e in quella occasione questi ultimi coniarono il coro: “faccelo senza mano il saluto romano”. Riuscite a immaginare delle persone più deficienti di queste?
In occasione della partita di ritorno giocata a Roma, i tifosi locali hanno pensato di applicare la legge del taglione e, per fare questo, hanno preparato sei bottiglie molotov e le hanno nascoste in un luogo che ritenevano sicuro a pochi metri dall’Olimpico; per fortuna la Digos è intervenuta preventivamente ed ha sequestrato il tutto, senza però riuscire a catturare gli idioti che avevano confezionato le bottiglie incendiarie.
Nel frattempo, quelli che erano “dentro” lo stadio svolgevano e riavvolgevano in continuazione (per rendere più difficile l’inquadratura TV) uno striscione che prometteva ai livornesi dei “forni crematori” aggiungendovi svastiche ed altri simboli di hitleriana memoria, certi di poter attuare il piano di bruciare vivi i tifosi avversari al termine dell’incontro, non appena fossero arrivati i complici con le molotov.
Le televisioni di mezzo mondo hanno ripreso lo striscione incriminato (che mi sembra lungo una ventina di metri) e la magistratura calcistica ha squalificato il campo della Roma per una giornata, mentre quella ordinaria non credo che sia ancora a capo di niente.
Ora mi chiedo: per portare all’interno dello stadio uno striscione di quelle dimensioni c’è bisogno di varie connivenze, non solo agli ingressi, ma anche durante il tragitto; inoltre, quando lo striscione è stato svolto, tutti quelli che erano lì attorno se ne sono accorti oppure erano troppo presi dalla partita?
Questo, perché in molti continuano nella stessa arcinota solfa: la tifoseria è sana nella sua stragrande maggioranza; queste sono nefandezze compiute da esigue frange che si insinuano tra i tifosi ma non li rappresentano certamente e bla, bla, bla..!.
Ebbene, finché si continuerà a dire queste cose, non ci sarà modo di combattere il fenomeno della violenza e, aggiungo io, della demenza negli stadi; quando si consente lo svolgimento di uno striscione di quelle dimensioni e di quel contenuto, mi sembra evidente che – nel raggio di cinquanta metri dal luogo dove era collocato – tutti l’hanno visto e tutti potevano intervenire e, dopo una solenne scapaccionatura agli imbecilli che lo hanno fabbricato, cacciarli a pedate nel fondo schiena dallo stadio e promettergliene altrettante nel caso che ci dovessero riprovare. E lo striscione andrebbe – quello sì – bruciato e ridotto in cenere.
Perché non viene fatto tutto questo? Forse per paura? Forse per amore del quieto vivere? In questo caso credo che coloro che si recano allo stadio siano proprio fuori posto, perché se cercano il quieto vivere si vedano la partita da casa, attraverso uno dei tanti modi che la televisione gli mette a disposizione.
E ricordiamoci che, continuando di questo passo, vedersi la partita in televisione e avere uno stadio vuoto, sarà il nostro ineluttabile futuro!!