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sabato, dicembre 31, 2011

BILANCIO 2011 E PREVISIONI 2012 

È facile fare un bilancio del 2011: peggio di così non si poteva andare; il bilancio dello Stato sta rimettendosi in ordine, ma le misure adottate hanno inciso pesantemente sull’andamento dell’economia, rendendola sempre più depressa.
Le feste natalizie ne sono una riprova: meno 30% le spese della gente per regali o comunque per cose voluttuarie e questo – sia chiaro a tutti – quando ancora non sono scattati i riflessi della manovra messa a punto dal governo Monti: solo l’aumento della benzina e quello dell’IVA, mentre tutte le altre inizieranno nel 2012.
Quindi, più dell’effetto “manovra” per il momento ha funzionato solo l’effetto “paura” di quello che accadrà; infatti non c’è niente di peggio del “timore dell’ignoto” e tutto quello che è accaduto nel Mondo, “crisi” e quanto annesso e connesso, non è chiaro a nessuno, neppure a quelli del mestiere.
Facciamo un esempio e, contemporaneamente, un passo indietro: la “grande depressione americana” ha avuto inizio in una situazione economica di notevole prosperità: cresce la produzione industriale, in particolare quella dei nuovi “beni di consumo durevoli”, come automobile, frigorifero, ecc.; molti consumatori li comprano avvalendosi sia del nuovo sistema delle “rate” sia dei prestiti che contraggono con le banche. L’ingranaggio che sembra impeccabile, ha invece un granello che si inserisce e ne frena la velocità: i beni “durevoli” durano nel tempo e quindi generano un mercato con un ritmo di sostituzione delle merci piuttosto basso, pertanto, dopo un po’ di tempo, il tasso di crescita delle aziende tende a rallentare. Gli imprenditori, i finanzieri ed i risparmiatori non vedono subito questa anomalia nella dinamica produttiva; anzi, una grande ondata di euforia invita tutti ad acquistare i titoli azionari emessi dalle imprese il cui valore cresce rapidamente.
Pertanto, mentre le dinamiche della produzione si stanno saturando, il mercato borsistico continua ad andare come un treno. È in pratica quello che si chiama “bolla speculativa”, dove cioè si investe su qualcosa che è chiaramente in crisi, ma nessuno se ne accorge. Quando gli investitori mettono a fuoco il problema e cominciano a vendere i titoli posseduti, succede il cataclisma ben noto: è il martedì nero di Wall Street, (29 ottobre 1929), quando in un colpo solo vengono venduti titoli per un valore di oltre 16/milioni di dollari. Il cataclisma si ripercuote subito sulle banche che vedono il loro “portafoglio titoli” travolto dall’andamento borsistico, rimanendone colpiti nella liquidità e non potendo far fronte agli impegni; a questo punto si scatena l’effetto valanga e le file dei risparmiatori che si recano alle banche per prelevare i loro soldi è un segno della catastrofe che si avvicina, anche perché le piccole banche non sono in grado neppure di restituire i risparmi ai correntisti, generando sempre più “panico”.
Ho parlato –a grossi capitoli - della crisi del ’29 per dire che di quel caso siamo a conoscenza della genesi e dei motivi che hanno provocato quella situazione, ma non possiamo dire altrettanto di quello che sta accadendo adesso, specie in Europa.
Quindi, mi resta difficile parlare di quello che potrà accadere nel 2012; voglio solo riportare una riflessione di un sociologo: l’Europa deve organizzare globalmente la situazione dei salari; in quanto la forbice (lo spread) tra operai e manager dovrebbe essere di 10 o 15 volte, mentre adesso siamo a 100 e a volte addirittura a 300 volte; con questi dati il minimo che possiamo aspettarci sono dei fortissimi disordini sociali che sfocerebbero in imponenti e sanguinose manifestazioni.
Speriamo che il sociologo si sbagli; o no!!

giovedì, dicembre 29, 2011

CORSI E RICORSI STORICI 

Una donna sale su un autobus di linea e siede in un posto che le è vietato e di conseguenza crea scandalo. Sembra un ritorno al vecchio evento del 1955, quando la sarta Rosa Parks sedette su un autobus di Montgomery (Alabama) e rifiuto pervicacemente di cedere il posto per il solo fatto che i neri come lei dovevano viaggiare in piedi; fu arrestata, ma lo scandalo che ne seguì, mise in moto una valanga che spazzò via le ultime leggi razziali ancora vigenti negli Stati Uniti.
Ebbene, 56 anni dopo, a Gerusalemme – città santa per le tre religioni monoteiste – un’altra donna, Tanya Rosemblit, crea nuovamente “scandalo”; salita sull’autobus n..451, si siede nella parte anteriore del veicolo e ci rimane, nonostante le ingiurie di due religiosi ortodossi ebrei; cosa era successo? La linea percorsa dall’autobus 451, insieme ad altre 50, è stata definita – da una ambigua sentenza dell’Alta Corte Israeliana – come strettamente “kosher” e quindi “di pertinenza dell’ortodossia ebraica”; ebbene, per un gruppo di zeloti (partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno ebraico, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraici), la purezza dell’autobus si ottiene soltanto se le donne siedono dietro e gli uomini davanti.
Anzitutto dobbiamo chiederci il perché le donne siano considerate un “pericolo” dai fondamentalisti religiosi di ogni credo; non voglio credere che la loro vicinanza possa far cadere in tentazione l’uomo anche solo con lo sguardo; se fosse così mi sembra una dichiarazione di “solenne inferiorità” dell’uomo nei confronti della donna e quindi voglio sperare che ci sia qualche altra ragione.
C’è poi da aggiungere che nel caso di Tanya il problema non è politico, visto che Israele può vantare con l’indimenticabile Golda Meir, una delle prime donne premier della storia del nostro Mondo; e infatti il governo israeliano è inorridito nell’apprendere di questa discriminazione, assolutamente non supportata dalla legge ma imposta nella pratica sociale da frange di fanatici ortodossi.
E allora, come si può arrivare ad eseguire una discriminazione palese pur di aderire ad una tradizione religiosa? E come tutto ciò possa avvenire nel cuore della moderna e democratica Israele, in aperta violazione dei diritti umani sanciti dalla legge?
Forse per vederci un po’ più chiaro in questa anacronistica vicenda, dobbiamo fare un breve discorso sulle religioni ed in particolare su quelle monoteiste: le tre religioni giudicano il proprio credo come superiore a tutti gli altri, poiché credono in un unico Dio. Eppure, se avessero un minimo di auto-censura, scoprirebbero che è proprio dal monoteismo che sono originati i peggiori vizi e i più sanguinosi drammi che hanno attraversato e attraversano la storia dell’uomo: l’intolleranza, l’integralismo, il fanatismo, il totalitarismo e il razzismo.
Di queste tre religioni, l’ebraismo – a differenza delle altre due – non ha mai avuto l’ambizione di fare proseliti, non per una ragione di tolleranza e di rispetto degli altri, ma perché si considera “il popolo eletto da Dio” e quindi non ha alcuna intenzione di spartire tale privilegio con gli altri.
Ma con questa storia dell’eletto, l’ebraismo va a sfociare in un razzismo strisciante (“se io sono l’eletto tu appartieni a una categoria inferiore”) di cui poi, per un tragico contrappasso rimane vittima.
Ma torniamo alla nostra Tanya: le auguro di diventare famosa quanto la sarta Rosa e di “insegnare agli israeliano che non è con il razzismo che si curano i tanti problemi che attanagliano i popoli di oggi (di qualsiasi religione essi siano).

martedì, dicembre 27, 2011

FINALMENTE UNA BELLA INIZIATIVA 

Non so se l’avete notato, ma alcuni “delitti” efferati, in particolare quelli contro tutti noi – alludo all’evasione fiscale – riscuotono un certo rispetto dalla stampa quotidiana e periodica che raramente pubblica il nome del reo e tanto meno ne mostra il volto.
Ebbene, questa tendenza comincia ad incrinarsi, tant’è vero che un quotidiano ha pubblicato il nome di un grosso evasore fiscale e ne ha mostrato il volto, questo – come da dichiarazione del direttore responsabile del giornale – in controtendenza all’abitudine dei mass-media nostrani che in questi casi usano una forma di rispetto che sfocia in una sorta di comprensione e perfino di ammirazione quasi fossimo di fronte all’autore di un reato “minore”, meno grave cioè di tanti altri in quanto sorretto da valide motivazioni (carico fiscale sempre in aumento, ecc.).
Veniamo alla vicenda; anch’io posso citare il nome dell’evasore e lo faccio ben volentieri: si tratta del signor Umberto Ruta – ritratto abbracciato ad una bella ragazza alla quale è stato giustamente oscurato il volto – il quale sembra che abbia sottratto al fisco italiano la bellezza di 10/milioni di euro.
Il signor Umberto, di mestiere fa il mediatore finanziario al altissimo livello, ha la residenza in Svizzera ma agisce prevalentemente nel nostro Paese ed infatti la sua “sfortuna” è stata quella di incocciare in una azienda indagata per bancarotta fraudolenta, nella quale era implicato anche il nostro evasore.
Quale il sistema? Molto semplice: si faceva consegnare denaro – “sporco” in massima parte – e provvedeva ad esportarlo all’estero in uno dei tanti paradisi fiscali.
Il nostro Umberto, originario di Ispica in provincia di Ragusa, possiede una splendida villa nei luoghi dell’infanzia del valore di oltre un milione di euro; inoltre ha una barca di 22 metri del valore di 1.5/milioni di euro e un parco veicoli da oltre 350/mila euro (due Porsche e una moto Harley Davidson) ed un appartamento in affitto a Milano per il quale paga 50.000 euro l’anno; tutto questo senza comparire minimamente nei ruoli del fisco in quanto i beni sono tutti intestati a società di comodo.
Infatti, il nostro eroe, allo scopo di sfuggire al fisco, dichiarava una serie notevole di residenze – tutte fittizie – utilizzando per l’apertura di conti correnti bancari un codice fiscale ed un documento d’identità falsificati.
Mi ero dimenticato di dire che il signore in questione, sul solco di quanto accade negli Stati Uniti dove non si scherza con il fisco, è stato arrestato senza tanti discorsi e rinchiuso in carcere; speriamo che ci resti per un bel po’, anche se qualche dubbio mi resta in testa, visti i precedenti di queste vicende, nelle quali l’evasione fiscale è stata sempre parificata ad un errore amministrativo.
Come dicevo sopra, il Ruta è incappato in una bancarotta fraudolenta di circa 14/milioni di euro, con ben sei persone arrestate dalla Guardia di Finanza; tra i personaggi che ruotavano attorno all’azienda in questione, le Fiamme Gialle hanno individuato anche il nostro Umberto che però non compariva mai con il proprio nome e cognome; da qui l’indagine che si è dipanata attorno a lui e che ha portato alla scoperta di questo nominativo che non appariva mai sui documenti ufficiali.
Ma voglio concludere come ho iniziato questo mio post: per la prima volta un quotidiano ha pubblicato nome e cognome dei reo e ne ha mostrato il bel volto abbronzato e disteso da una lunga vacanza; e ricordiamoci che se è vero che l’evasione in Italia ammonta a 300/miliardi di euro l’anno, credo che sia un cancro assolutamente da estirpare, con le buone o con le cattive; chiaro il concetto??

domenica, dicembre 25, 2011

RECESSIONE 

L’annuncio dell’ISTAT che il nostro Pil è calato dello 0,2% nel terzo trimestre 2011, ha portato tutti gli osservatori economici a sbandierare il termine “recessione”, anche se le scuole economiche più accreditate definiscono recessione la fase in cui il Pil – cioè la ricchezza complessiva prodotta dal Paese – diminuisce per due trimestri consecutivi; nel nostro caso non abbiamo questa situazione, in quanto l’altra diminuzione l’abbiamo avuta nel quarto trimestre del 2009; comunque lasciamo perdere queste sottigliezze e diciamo pure che il Paese è entrato in “recessione”: e allora che si fa?
Gli esperti e anche quelli “più esperti” dicono che fino a quando non avremo ridotto lo Stato alla dimensione di un “torsolo di mela”, non saremo a posto con i conti; infatti, fino al 2013, i costi per il mantenimento della macchina dello Stato saranno pari al 49,6% del Pil e questo è quanto di più anomalo si possa considerare; lasciando da parte le percentuali, diciamo subito che lo Stato spende per se 800/miliardi di euro l’anno su un Pil di 1.600/miliardi.
Dato che queste cifre ci inducono a riflettere sui costi dell’apparato, diciamo subito che la cifra attuale è “troppo alta”, al massimo ci potremmo permettere 600, meglio 500/miliardi; a quel punto saremmo “un paese normale” e, come è chiaro a tutti, le tasse non aumenterebbero, stante che l’attuale pressione è già altissima, per non definirla “insostenibile”.
Abbiamo la “fortuna” di avere un vicino di mare – la Grecia – che sta vivendo la nostra stessa avventura e che si è trovato, e si trova, nei nostri stessi panni, se non peggio; ebbene, il piano che i governanti greci hanno “dovuto” presentare alla U.E,. per avere gli indispensabili aiuti finanziari, prevede, oltre ad un taglio del 20% dei salari dei dipendenti della pubblica amministrazione, anche un licenziamento di 30/mila statali entro il 2015. È chiaro a tutti che una cosa simile attuata in Italia porterebbe il Paese alla guerra civile, ma auguriamoci solo che non si arrivi a tanto e che si possa percorrere altre strade.
Diciamo allora che molti desiderano che la pressione fiscale non aumenti e, credo che questo sia assolutamente normale e giusto; peraltro, se si aumentano le tasse o le imposte, il Paese rischia l’impossibilità di tornare ad un consumo normale, quindi è meglio evitare. Però, un settore che potrebbe essere messo sotto la lente d’ingrandimento – ai fini fiscali – è sicuramente quello delle escort e dico questo dopo aver letto una lettera di una signorina, che si firma Marina, che dopo essersi dichiarata “escort”, chiede la legalizzazione della prostituzione allo scopo – anche – di fare emergere il “lavoro sommerso” di circa 300mila individui e, soprattutto, l’emersione di un gettito di alcuni miliardi di euro l’anno di tasse; insomma, si parla tanto di lotta all’evasione e non si cerca di controllare questo “comparto” che ha un gettito così importante.
Del resto, dicono i fautori di questa operazione, molti Paesi europei lo hanno già fatto e con ottimi risultati: la Germania, ad esempio, ricava da questo “commercio” un gettito di 5/miliardi annui, i quali – prescindendo dai risvolti etico/religiosi – contribuiscono alla “buona salute”del bilancio statale della signora Merkel.
Da aggiungere che a favore della legalizzazione della prostituzione si dice, da più parti, che essa “non solo porterebbe miliardi di euro nelle casse dello Stato, ma risolverebbe indirettamente anche il problema dello sfruttamento e della tratta degli esseri umani”.
E se le escort contribuissero a sistemare i conti del Paese? Bene, brave, bis!!

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