sabato, luglio 10, 2010
RUBERIE GENERALIZZATE
La “cricca”, i “furbetti del quartierino”, la “casta”, sono tutti nomi che vengono affibbiati da un giornalismo pieno di idee (solo per i nomi e non per altro) e ricolmo di materiale cartaceo e filmico che testimonia – se non addirittura “dimostra” – che il nostro Paese è ormai sprofondato in quel relativismo che è stato ben definito dal filosofo Oswald Spengler, il quale, prendendo in prestito dalla fisica il concetto che “non esiste la verità oggettiva, ma la conoscenza di qualsiasi fenomeno dipende dal punto di pista dell’osservatore” afferma che in campo sociale, politico ed etico, “tutti i principi morali e religiosi e tutti i valori hanno un significato solo nell’ambito e per la durata della civiltà che li ha elaborati e professati”.
Solo così possiamo spiegare il Presidente della Repubblica De Nicola che circa 65 anni fa viaggiava in treno in 2° classe da Napoli a Roma e rifiutava il rimborso, dallo Stato, del biglietto del treno, mentre adesso i “boiardi di stato” hanno le loro quattro o cinque auto a disposizione e si fanno rimborsare “almeno due volte” qualunque spesa. A proposito delle auto blu – ma è un vecchio discorso già fatto – è bene ribadire che in Italia ne abbiamo 629mila contro le 73mila degli USA e le 54mila della Germania (le nostre, messe una accanto all’altra, riempiono 1.200 campi di calcio).
In questo contesto di necessità di risparmi in tutti in settori, la Regina Elisabetta ha potuto annunciare ai Comuni che i ministri del governo Campbell-Clegg useranno i mezzi pubblici: vogliamo crederci? Vogliamo dare fiducia ad una Regina?
Comunque sia, il numero delle nostre auto blu è un dato ipotizzato, per difetto, da una “campionatura”; già, mi direte, ma perché non prendere il dato dal PRA? Per il semplice motivo che le auto blu sono macchine “fantasma”, in quanto non iscritte al Pubblico Registro e così – sia detto per inciso – se a un comune mortale come noi capita di avere un problema con una di queste auto, per rintracciarla bisogna incaricare (e pagare in anticipo) un avvocato.
Insomma, la tematica che voglio esprimere è che in presenza di questo “relativismo”, chi può molto, ruba molto; chi può poco, ruba poco; e quindi, mentre di coloro che possono attingere a piene mani al bottino di Stato ne parliamo in continuazione, di quelli che si devono confrontare con il cittadino normale, non abbiamo molte notizie: una di queste l’aggiungo io, parlandovi di uno strano medico – quello “della mutua”, come si diceva una volta – che nel suo ambulatorio ti riceve regolarmente e svolge il proprio lavoro con attenzione e cura, ma se lo chiami a casa, ti fa capire “chiaramente” che per il disturbo ci vogliono 50 euro; facciamo due conti: quattro visite domiciliari al giorno fanno 200 euro il tutto per circa 150 giorni, fa 30.000 euro, ovviamente esenti tasse, dato che le cinquanta euro iniziali sono “a nero”.
È chiaro il concetto? Questa è una società malata di “ladrocinio” e il morbo mi sembra, al momento, assolutamente incurabile; le persone sane, cioè senza avere nessun morbo, sono una minoranza e, in democrazia, vince la maggioranza, cioè i ladroni.
Siamo in Italia, dove la Cassazione non riesce ad esprimere un parere sull’uso delle berline di servizio; quindi Maestà, ci scusi, ma non abbiamo il pragmatismo degli uomini della sua fortunata Isola; ci vuole pazienza, magari abbiamo altre doti….
E adesso vi mando un saluto ed un arrivederci tra una diecina di giorni, periodo che spero di trascorrere amenamente in una località marina; come ben sapete, quando sono lontano dalla mia sede abituale non scrivo, anche se ne avessi le possibilità, e quindi ci risentiamo prestissimo, spero in forma smagliante, io e tutti voi.
Solo così possiamo spiegare il Presidente della Repubblica De Nicola che circa 65 anni fa viaggiava in treno in 2° classe da Napoli a Roma e rifiutava il rimborso, dallo Stato, del biglietto del treno, mentre adesso i “boiardi di stato” hanno le loro quattro o cinque auto a disposizione e si fanno rimborsare “almeno due volte” qualunque spesa. A proposito delle auto blu – ma è un vecchio discorso già fatto – è bene ribadire che in Italia ne abbiamo 629mila contro le 73mila degli USA e le 54mila della Germania (le nostre, messe una accanto all’altra, riempiono 1.200 campi di calcio).
In questo contesto di necessità di risparmi in tutti in settori, la Regina Elisabetta ha potuto annunciare ai Comuni che i ministri del governo Campbell-Clegg useranno i mezzi pubblici: vogliamo crederci? Vogliamo dare fiducia ad una Regina?
Comunque sia, il numero delle nostre auto blu è un dato ipotizzato, per difetto, da una “campionatura”; già, mi direte, ma perché non prendere il dato dal PRA? Per il semplice motivo che le auto blu sono macchine “fantasma”, in quanto non iscritte al Pubblico Registro e così – sia detto per inciso – se a un comune mortale come noi capita di avere un problema con una di queste auto, per rintracciarla bisogna incaricare (e pagare in anticipo) un avvocato.
Insomma, la tematica che voglio esprimere è che in presenza di questo “relativismo”, chi può molto, ruba molto; chi può poco, ruba poco; e quindi, mentre di coloro che possono attingere a piene mani al bottino di Stato ne parliamo in continuazione, di quelli che si devono confrontare con il cittadino normale, non abbiamo molte notizie: una di queste l’aggiungo io, parlandovi di uno strano medico – quello “della mutua”, come si diceva una volta – che nel suo ambulatorio ti riceve regolarmente e svolge il proprio lavoro con attenzione e cura, ma se lo chiami a casa, ti fa capire “chiaramente” che per il disturbo ci vogliono 50 euro; facciamo due conti: quattro visite domiciliari al giorno fanno 200 euro il tutto per circa 150 giorni, fa 30.000 euro, ovviamente esenti tasse, dato che le cinquanta euro iniziali sono “a nero”.
È chiaro il concetto? Questa è una società malata di “ladrocinio” e il morbo mi sembra, al momento, assolutamente incurabile; le persone sane, cioè senza avere nessun morbo, sono una minoranza e, in democrazia, vince la maggioranza, cioè i ladroni.
Siamo in Italia, dove la Cassazione non riesce ad esprimere un parere sull’uso delle berline di servizio; quindi Maestà, ci scusi, ma non abbiamo il pragmatismo degli uomini della sua fortunata Isola; ci vuole pazienza, magari abbiamo altre doti….
E adesso vi mando un saluto ed un arrivederci tra una diecina di giorni, periodo che spero di trascorrere amenamente in una località marina; come ben sapete, quando sono lontano dalla mia sede abituale non scrivo, anche se ne avessi le possibilità, e quindi ci risentiamo prestissimo, spero in forma smagliante, io e tutti voi.
giovedì, luglio 08, 2010
LE REGIONI E I TAGLI
Tanto per non smentire il detto che “se c’è da risparmiare comincia te, poi caso mai arrivo anch’io”, le Regioni – tutte, di entrambi gli schieramenti – si stanno ribellando ai tagli che la manovra finanziaria impone ai rimborsi provenienti dallo Stato.
Quasi tutti hanno lanciato la fatidica frase: “se non cambia la manovra, restituiremo le deleghe”, alludendo, immagino, alle competenze che le Regioni hanno ereditato dallo stato centrale, sul tipo della sanità, dei trasporti, eccetera.
Per la verità mi sarei aspettato che qualcuno dei Governatori che minacciava tale restituzione, aggiungesse che, in quel caso, avrebbe “restituito anche lo stipendio, suo e degli altri componenti la Giunta”, ma non ho trovato niente del genere.
Quello invece che sono riuscito a trovare è un elenco di “sprechi” che si stanno rivelando dalle crepe dei meccanismi regionali: dobbiamo chiederci come mai i consiglieri regionali calabresi e siciliani prendono circa 11mila euro al mese (esclusi i benefit), mentre i loro colleghi emiliani si fermano a 7.700; continuando nell’esemplificazione e nella richiesta di chiarezza, perché un consigliere delle Marche incassa 13mila euro al mese, mentre Sarkozy si deve accontentare di 11.316 euro e Zapatero di 7.296.
Ma quello che i nostro Governatori non vogliono capire è il capitolo delle “consulenze”, serbatoio per accontentare amici personali e di partito, nonché famigli e sodali; la Corte dei Conti si affanna a dire che esistono centinaia, forse migliaia di situazioni riguardanti “incarichi illegittimamente conferiti”, ma tutti se ne fregano e continuano imperterriti a prenderci in giro: la Toscana ha stanziato un milione e 750mila euro per un lavoro così intitolato: “atti di pianificazione e misure per l’educazione all’uso consapevole del denaro”. Ma ci facciano il piacere!! Chi vogliono prendere per i fondelli??
C’è poi la “mania” delle sedi all’estero: le nostre regioni hanno complessivamente 178 sedi all’estero e capofila di questi spendaccioni è senz’altro la Lombardia, con 25 sedi; si pensi che nel 2009 il Pirellone ha speso 440mila euro solo per missioni di giunta e presidente: nemmeno tanto, viste le sedi che c’è da visitare.
La Toscana, dal canto suo, ha deciso di lasciare aperta solo la sede di Bruxelles, in quanto le altre sette – New York, Shangai, Mosca, Francoforte, San Paolo, Buenos ASires e Abu Dhabi – sono state considerate “indifendibili” nei confronti del cittadino normale che tira la cinghia e sono state chiuse.
Se poi mettiamo alcune Regioni a confronto, vengono fuori dati molto interessanti; da uno studio del sociologo Luca Ricolfi, emerge che l’evasione fiscale in Lombardia è pari al 12% mentre in Calabria raggiunge l’85%; inoltre, le false pensioni di invalidità costano 9miliardi di euro l’anno, ma nel Lombardo-Veneto sono sotto il 10% mentre nelle tre regioni di mafia (Sicilia, Calabria e Campania) sono sopra il 50%; ci chiediamo se queste due “forbici” Nord-Sud hanno un nesso logico fra loro e, nel caso affermativo, quale sia!!
Tra i più scatenati nel ripudiare i tagli imposti dalla crisi mondiale dobbiamo annoverare le Università; ebbene, tra i Rettori in rivolta, campeggia una cosiddetta “mosca bianca”: è il Rettore della “Sapienza” di Roma che ha detto: “qui c’è chi ruba lo stipendio!! Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica e, più in generale, alla “Sapienza” il 10% dei ricercatori non ha prodotto niente in 10 anni; queste persone vanno cacciate dall’università!”
Alla “mosca bianca” do un consiglio: stia molto attento a quello che dice!!
Quasi tutti hanno lanciato la fatidica frase: “se non cambia la manovra, restituiremo le deleghe”, alludendo, immagino, alle competenze che le Regioni hanno ereditato dallo stato centrale, sul tipo della sanità, dei trasporti, eccetera.
Per la verità mi sarei aspettato che qualcuno dei Governatori che minacciava tale restituzione, aggiungesse che, in quel caso, avrebbe “restituito anche lo stipendio, suo e degli altri componenti la Giunta”, ma non ho trovato niente del genere.
Quello invece che sono riuscito a trovare è un elenco di “sprechi” che si stanno rivelando dalle crepe dei meccanismi regionali: dobbiamo chiederci come mai i consiglieri regionali calabresi e siciliani prendono circa 11mila euro al mese (esclusi i benefit), mentre i loro colleghi emiliani si fermano a 7.700; continuando nell’esemplificazione e nella richiesta di chiarezza, perché un consigliere delle Marche incassa 13mila euro al mese, mentre Sarkozy si deve accontentare di 11.316 euro e Zapatero di 7.296.
Ma quello che i nostro Governatori non vogliono capire è il capitolo delle “consulenze”, serbatoio per accontentare amici personali e di partito, nonché famigli e sodali; la Corte dei Conti si affanna a dire che esistono centinaia, forse migliaia di situazioni riguardanti “incarichi illegittimamente conferiti”, ma tutti se ne fregano e continuano imperterriti a prenderci in giro: la Toscana ha stanziato un milione e 750mila euro per un lavoro così intitolato: “atti di pianificazione e misure per l’educazione all’uso consapevole del denaro”. Ma ci facciano il piacere!! Chi vogliono prendere per i fondelli??
C’è poi la “mania” delle sedi all’estero: le nostre regioni hanno complessivamente 178 sedi all’estero e capofila di questi spendaccioni è senz’altro la Lombardia, con 25 sedi; si pensi che nel 2009 il Pirellone ha speso 440mila euro solo per missioni di giunta e presidente: nemmeno tanto, viste le sedi che c’è da visitare.
La Toscana, dal canto suo, ha deciso di lasciare aperta solo la sede di Bruxelles, in quanto le altre sette – New York, Shangai, Mosca, Francoforte, San Paolo, Buenos ASires e Abu Dhabi – sono state considerate “indifendibili” nei confronti del cittadino normale che tira la cinghia e sono state chiuse.
Se poi mettiamo alcune Regioni a confronto, vengono fuori dati molto interessanti; da uno studio del sociologo Luca Ricolfi, emerge che l’evasione fiscale in Lombardia è pari al 12% mentre in Calabria raggiunge l’85%; inoltre, le false pensioni di invalidità costano 9miliardi di euro l’anno, ma nel Lombardo-Veneto sono sotto il 10% mentre nelle tre regioni di mafia (Sicilia, Calabria e Campania) sono sopra il 50%; ci chiediamo se queste due “forbici” Nord-Sud hanno un nesso logico fra loro e, nel caso affermativo, quale sia!!
Tra i più scatenati nel ripudiare i tagli imposti dalla crisi mondiale dobbiamo annoverare le Università; ebbene, tra i Rettori in rivolta, campeggia una cosiddetta “mosca bianca”: è il Rettore della “Sapienza” di Roma che ha detto: “qui c’è chi ruba lo stipendio!! Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica e, più in generale, alla “Sapienza” il 10% dei ricercatori non ha prodotto niente in 10 anni; queste persone vanno cacciate dall’università!”
Alla “mosca bianca” do un consiglio: stia molto attento a quello che dice!!
martedì, luglio 06, 2010
GENIALITA'
Il personaggio che rappresenta “il genio”, è sempre stato molto ben visto dall’industria dello spettacolo, a cominciare dal cinema che in vari film ha presentato quello che per ciascuno di noi è lo stereotipo del genio: grande intelligenza accompagnata da altrettanta stravaganza nel modo di vivere.
Ve ne cito due a mo’ di ricordo: il primo è “A Beautiful mind” di Ron Howard, che narra la storia di un “nobel” per l’economia, John Forbes Nash, nel quale vediamo la genialità del matematico accompagnarsi ad una grave forma di schizofrenia; il secondo è “Will Hunting – genio ribelle” di Gus Van Sant, in cui la genialità matematica del giovane ragazzo delle pulizie del M.I.T. spunta fuori ad onta delle svariate incomprensioni e scetticismi di coloro che hanno la fortuna di incontrarlo
Una bella storia per il cinema si sta sviluppando proprio adesso in Russia, dove vive un signore che pare estratto dalle gallerie cinematografiche dei geni: si tratta di Grigory Perelman, 46 anni malissimo portati, vestito come un barbone, con giacche sbrindellate, jeans sporchi e scarpe da tennis sformate; e per di più, ha una barba incolta che lo fa assomigliare a Rasputin.
Questo signore, ha il merito – che egli, peraltro, non desidera festeggiare – di avere risolto uno dei sette enigmi rimasti da scoprire all’uomo contemporaneo: il problema si chiama “la congettura di Poincarè” e fermiamoci al nome senza addentrarci nello specifico perché non saprei andare oltre; per la soluzione di questo rompicapo ha ricevuto un premio di un milione di dollari dall’Istituto Clay di Cambridge (USA), premio che ovviamente – in perfetta chiave con il personaggio – non ha ritirato, affermando che “il denaro corrompe l’uomo moderno”; da notare che già nel 2006 aveva rifiutato la medaglia Fields, una sorta di Nobel della materia.
Sembrerebbe che la soluzione della “congettura di Poincarè”, potrebbe avere un utilizzo anche nell’industria e quindi potrebbero scaturire royalties e altre birbonate del genere: ma ce lo vedete il nostro Perelman a discutere di queste cose??
Pur con l’età ancora giovane, Grigory – chiamato affettuosamente Grisha – si è ritirato dall’insegnamento (non se ne conosce il motivo, probabilmente di ordine fisico o mentale) e vive con l’anziana madre in un monolocale di una casa popolare alla periferia di San Pietroburgo, usufruendo di una modesta pensione statale e nutrendosi – si dice, ma non saprei dire quanto c’è di leggenda e quanto di verità – esclusivamente di rape e cavolo nero.
Quando gli è stato comunicato il conferimento del premio per la soluzione della “congettura di Poincarè”, ha detto – con una logica che è ben al di là dell’attuale modo di pensare – che “se la soluzione è quella giusta, non c’è bisogno di nessun altro riconoscimento, per me è del tutto irrilevante”.
Che grande personaggio!! Che grand’uomo, così grande che non sembra neppure vero, eppure è verissimo e tutto quello che fa dipende solo dal suo modo di pensare, senza cioè riferirsi ad alcuna “convenzione” più o meno accettata dagli altri.
Ma questo mondo fatto di convenzioni e di immagini da proporre alla gente, cerca di utilizzare anche l’incolpevole Grisha: la sua modestia e l’essere così parco nel vivere e nel nutrirsi, gli è valso un elogio del presidente russo Vladimir Putin che – alle prese con gli accademici che gli rimproverano i tagli agli stanziamenti per la ricerca – ha commentato in maniera subdola i rifiuti di Perelman ai soldi ed alla gloria: “vedete, dovreste prendere esempio da lui”. Tutto il mondo è paese!!
Ve ne cito due a mo’ di ricordo: il primo è “A Beautiful mind” di Ron Howard, che narra la storia di un “nobel” per l’economia, John Forbes Nash, nel quale vediamo la genialità del matematico accompagnarsi ad una grave forma di schizofrenia; il secondo è “Will Hunting – genio ribelle” di Gus Van Sant, in cui la genialità matematica del giovane ragazzo delle pulizie del M.I.T. spunta fuori ad onta delle svariate incomprensioni e scetticismi di coloro che hanno la fortuna di incontrarlo
Una bella storia per il cinema si sta sviluppando proprio adesso in Russia, dove vive un signore che pare estratto dalle gallerie cinematografiche dei geni: si tratta di Grigory Perelman, 46 anni malissimo portati, vestito come un barbone, con giacche sbrindellate, jeans sporchi e scarpe da tennis sformate; e per di più, ha una barba incolta che lo fa assomigliare a Rasputin.
Questo signore, ha il merito – che egli, peraltro, non desidera festeggiare – di avere risolto uno dei sette enigmi rimasti da scoprire all’uomo contemporaneo: il problema si chiama “la congettura di Poincarè” e fermiamoci al nome senza addentrarci nello specifico perché non saprei andare oltre; per la soluzione di questo rompicapo ha ricevuto un premio di un milione di dollari dall’Istituto Clay di Cambridge (USA), premio che ovviamente – in perfetta chiave con il personaggio – non ha ritirato, affermando che “il denaro corrompe l’uomo moderno”; da notare che già nel 2006 aveva rifiutato la medaglia Fields, una sorta di Nobel della materia.
Sembrerebbe che la soluzione della “congettura di Poincarè”, potrebbe avere un utilizzo anche nell’industria e quindi potrebbero scaturire royalties e altre birbonate del genere: ma ce lo vedete il nostro Perelman a discutere di queste cose??
Pur con l’età ancora giovane, Grigory – chiamato affettuosamente Grisha – si è ritirato dall’insegnamento (non se ne conosce il motivo, probabilmente di ordine fisico o mentale) e vive con l’anziana madre in un monolocale di una casa popolare alla periferia di San Pietroburgo, usufruendo di una modesta pensione statale e nutrendosi – si dice, ma non saprei dire quanto c’è di leggenda e quanto di verità – esclusivamente di rape e cavolo nero.
Quando gli è stato comunicato il conferimento del premio per la soluzione della “congettura di Poincarè”, ha detto – con una logica che è ben al di là dell’attuale modo di pensare – che “se la soluzione è quella giusta, non c’è bisogno di nessun altro riconoscimento, per me è del tutto irrilevante”.
Che grande personaggio!! Che grand’uomo, così grande che non sembra neppure vero, eppure è verissimo e tutto quello che fa dipende solo dal suo modo di pensare, senza cioè riferirsi ad alcuna “convenzione” più o meno accettata dagli altri.
Ma questo mondo fatto di convenzioni e di immagini da proporre alla gente, cerca di utilizzare anche l’incolpevole Grisha: la sua modestia e l’essere così parco nel vivere e nel nutrirsi, gli è valso un elogio del presidente russo Vladimir Putin che – alle prese con gli accademici che gli rimproverano i tagli agli stanziamenti per la ricerca – ha commentato in maniera subdola i rifiuti di Perelman ai soldi ed alla gloria: “vedete, dovreste prendere esempio da lui”. Tutto il mondo è paese!!
domenica, luglio 04, 2010
COSA SUCCEDE A POMIGLIANO?
Dopo tutto il can-can che si è vissuto circa un mesetto fa, la situazione dello stabilimento FIAT di Pomigliano è piombata in un silenzio addirittura assordante.
Vediamo allora cosa sta bollendo in pentola: mentre i sindacati favorevoli all’accordo – CISL e UIL – attendono con ansia un incontro con il management dell’azienda al fine di avere la sospirata assicurazione che “l’accordo per il trasferimento della Panda a Pomigliano si farà”, la CGIL, forte di un risultato abbastanza buono nel referendum tra i lavoratori (il no ha sfiorato il 35%) ribadisce il suo “no” ma apre una sorta di spiraglio quando afferma che “se la FIAT vuole davvero ricercare il consenso dei lavoratori,. deve riaprire un vero tavolo negoziale che fino ad ora non c’è stato”.
Ed il leader della Fiom, Maurizio Landini, sembrerebbe rendere lo spiraglio molto stretto se ci fermiamo alle sua dichiarazioni di fronte all’assemblea dei delegati sindacali in cui “ha invitato la FIAT a procedere agli investimenti promessi ed ha dichiarato la disponibilità a trattare solo se l’azienda eliminerà i punti contrari alla legge ed al contratto”; come dire che non si accettano le novità operative insite nella proposta della FIAT per l’assegnazione a Pomigliano della fabbricazione della Panda.
Da più parti si continua a ventilare l’ipotesi del famoso “piano C”, quello cioè che prevedrebbe la creazione di una nuova compagnia alla quale la FIAT cederebbe la fabbrica e tutti i suoi dipendenti che però verrebbero assunti dalla nuova struttura solo se d’accordo con il piano Marchionne: questa operazione mi ricorda tanto la situazione americana di qualche anni addietro, laddove i dipendenti firmano “singoli” contratti di lavoro, assolutamente sganciati da qualunque piattaforma nazionale; è possibile una traslazione di tale normativa anche nel nostro Paese? Mi sembra difficile!!
Marchionne intanto, si gode una serie di successi internazionali: in Brasile la FIAT ha mantenuto la leadership con oltre 60mila auto vendute nel mese di giugno e nello stesso mese ha fatto registrare un +0,4% in Francia, ma soprattutto il +35% della Chrysler in America.
Peccato che analoghi dati positivi non si siano registrato in Italia, dove le immatricolazioni hanno fatto registrare un -19% rispetto al giugno 2009 e, pur in questo contesto negativo, il dato FIAT è ancora più in discesa: -27,48%; la responsabilità di questi cali è indicata nell’assenza dei famosi “incentivi” che il governo non ha ancora rifinanziato (cioè: mancanza di “droga”)
C’è da aggiungere che il dato riguardante le “quote di mercato”, sempre con riferimento a giugno di quest’anno rapportato a quello dell’anno scorso, ha fatto registrare un calo importante del marchio FIAT (22,91 contro il 26,28) e questo non è certo un buon viatico per accompagnare la dirigenza FIAT al famoso tavolo delle trattative.
Per quanto riguarda il “fronte” polacco, al quale verrebbe scippata la produzione della nuova Panda per riportarla in Italia, c’è da riscontrare alcuni mugugni degli operai di quello stabilimento che – lungi dal volere essere etichettati come “schiavi” – chiedono degli aumenti salariali e delle modifiche all’operatività nella catena di montaggio.
Insomma, la competizione in Occidente sta accentuando tutti gli aspetti negativi, degenerativi e drammatici di quello che viene definito “il modello paranoico” della globalizzazione, con la subordinazione dell’uomo ai più esasperati modelli produttivi con la logica perdita di identità, accompagnata da frustrazione, nevrosi e depressione.
Ma sia chiaro un concetto: quello di cui ho parlato qui sopra, non è una “cosa da venire”, ma è già in atto, è una realtà che sta sconquassando tutti i Paesi Occidentali.
Vediamo allora cosa sta bollendo in pentola: mentre i sindacati favorevoli all’accordo – CISL e UIL – attendono con ansia un incontro con il management dell’azienda al fine di avere la sospirata assicurazione che “l’accordo per il trasferimento della Panda a Pomigliano si farà”, la CGIL, forte di un risultato abbastanza buono nel referendum tra i lavoratori (il no ha sfiorato il 35%) ribadisce il suo “no” ma apre una sorta di spiraglio quando afferma che “se la FIAT vuole davvero ricercare il consenso dei lavoratori,. deve riaprire un vero tavolo negoziale che fino ad ora non c’è stato”.
Ed il leader della Fiom, Maurizio Landini, sembrerebbe rendere lo spiraglio molto stretto se ci fermiamo alle sua dichiarazioni di fronte all’assemblea dei delegati sindacali in cui “ha invitato la FIAT a procedere agli investimenti promessi ed ha dichiarato la disponibilità a trattare solo se l’azienda eliminerà i punti contrari alla legge ed al contratto”; come dire che non si accettano le novità operative insite nella proposta della FIAT per l’assegnazione a Pomigliano della fabbricazione della Panda.
Da più parti si continua a ventilare l’ipotesi del famoso “piano C”, quello cioè che prevedrebbe la creazione di una nuova compagnia alla quale la FIAT cederebbe la fabbrica e tutti i suoi dipendenti che però verrebbero assunti dalla nuova struttura solo se d’accordo con il piano Marchionne: questa operazione mi ricorda tanto la situazione americana di qualche anni addietro, laddove i dipendenti firmano “singoli” contratti di lavoro, assolutamente sganciati da qualunque piattaforma nazionale; è possibile una traslazione di tale normativa anche nel nostro Paese? Mi sembra difficile!!
Marchionne intanto, si gode una serie di successi internazionali: in Brasile la FIAT ha mantenuto la leadership con oltre 60mila auto vendute nel mese di giugno e nello stesso mese ha fatto registrare un +0,4% in Francia, ma soprattutto il +35% della Chrysler in America.
Peccato che analoghi dati positivi non si siano registrato in Italia, dove le immatricolazioni hanno fatto registrare un -19% rispetto al giugno 2009 e, pur in questo contesto negativo, il dato FIAT è ancora più in discesa: -27,48%; la responsabilità di questi cali è indicata nell’assenza dei famosi “incentivi” che il governo non ha ancora rifinanziato (cioè: mancanza di “droga”)
C’è da aggiungere che il dato riguardante le “quote di mercato”, sempre con riferimento a giugno di quest’anno rapportato a quello dell’anno scorso, ha fatto registrare un calo importante del marchio FIAT (22,91 contro il 26,28) e questo non è certo un buon viatico per accompagnare la dirigenza FIAT al famoso tavolo delle trattative.
Per quanto riguarda il “fronte” polacco, al quale verrebbe scippata la produzione della nuova Panda per riportarla in Italia, c’è da riscontrare alcuni mugugni degli operai di quello stabilimento che – lungi dal volere essere etichettati come “schiavi” – chiedono degli aumenti salariali e delle modifiche all’operatività nella catena di montaggio.
Insomma, la competizione in Occidente sta accentuando tutti gli aspetti negativi, degenerativi e drammatici di quello che viene definito “il modello paranoico” della globalizzazione, con la subordinazione dell’uomo ai più esasperati modelli produttivi con la logica perdita di identità, accompagnata da frustrazione, nevrosi e depressione.
Ma sia chiaro un concetto: quello di cui ho parlato qui sopra, non è una “cosa da venire”, ma è già in atto, è una realtà che sta sconquassando tutti i Paesi Occidentali.