sabato, maggio 20, 2006
I CINESI E L'ENERGIA
I cinesi, come era ovvio aspettarsi, si sono resi conto da tempo che non avrebbero potuto continuare all’infinito a produrre energia attingendo alle fonti petrolifere o carbonifere: troppo dispendiose e fluttuanti ma anche troppo suscettibili di eventi di carattere internazionale assolutamente incontrollabili.
Se ci avete fatto caso è lo stesso discorso che da anni vado ripetendo per il nostro Paese, senza che non riesca ad intravedere uno straccio di proposta da nessuna delle tante parti in causa.
Le autorità cinesi, consci che sviluppo ed energia disponibile sono due parametri che vanno a braccetto, hanno cercato di coniugare il verbo dell’indipendenza energetica e l’hanno fatto ad un livello assolutamente mostruoso, ad un livello così grande proprio come è grande il territorio ed il popolo cinese; hanno costruito una diga idroelettrica – dal nome suggestivo : “Tre Gole” - come non si era mai vista ed anzi non si era neppure mai ipotizzata; fate conto che il nostro famoso ponte sullo stretto diventa come la costruzione di una “villetta di due piani”, se paragonata ad un manufatto che è stato costruito da una forza lavoro di 60.000 operai che vi ha lavorato ininterrottamente (quindi giorno e notte) per 13 anni ed ha così realizzato uno sbarramento sul fiume Yangtze alto 185 metri (come la Tour Eiffel) e lungo 2,3 chilometri.
In questo invaso che si avvia a diventare il più grande bacino idroelettrico del mondo (1.000 chilometri quadrati) saranno immesse le 26 turbine che produrranno, a regine (cioè nel 2009), 84,7 miliardi di kilowattore l’anno.
Per rendersi conto delle grandezza delle cifre che ho sopra citato, dobbiamo pensare che per produrre una analoga quantità di energia sarebbero necessarie 20 centrali nucleari.
Naturalmente un’opera di tale entità ha prodotto tutta una serie di gravi problemi, come ad esempio le migliaia di villaggi e la diecina di città che sono state sommerse dall’acqua e conseguentemente hanno dovute essere evacuate, creando così circa due milioni di cinesi sfollati che sono stati costretti a lasciare le loro case e i loro campi, ricevendo in cambio un indennizzo irrisorio.
C’è poi il problema avanzato da alcuni scienziati circa l’equilibrio dell’ecosistema della vallata dello Yangtze che – per effetto di questo “nuovo arrivo” – subirà delle variazioni dai risvolti incalcolabili.
La risposta delle autorità cinesi è stata di una semplicità disarmante: “tutto vero quanto affermate, tutto giusto, ma noi abbiamo già calcolato che alla fine i vantaggi saranno superiori agli svantaggi” e con questo hanno tappato la bocca ad ogni tipo di contestazione interna ed internazionale: indubbiamente questi signori hanno il dono della sintesi e della semplicità, in contrapposizione con i nostri che invece sono bravissimi a pronunciare fumosi discorsi che, alla fine, non risolvono mai niente.
E così il faraonico progetto, che ha preso l’avvio abbastanza in sordina debbo dire, adesso può considerarsi concluso, almeno sotto il profilo della realizzazione dell’invaso; pensate che a livello appendicolare, l’opera consentirà anche un ulteriore vantaggio: con questa diga il fiume Yangtze diventerà navigabile, con l’ausilio di un sistema di chiuse, per imbarcazioni fino a 10.000 tonnellate di stazza; ed anche questo non è di poco conto per l’intera economia cinese.
Che fare? Complimentarsi per il “decisionismo” dimostrato dai cinesi oppure stigmatizzare gli scempi della natura compiuto con la realizzazione della diga?
Difficile rispondere, ma nella situazione dell’economia cinese votata ad un incremento quasi “obbligatorio” del 10% annuo, l’energia è il volano principale e cercarne l’indipendenza mi sembra centrare il problema.
Se ci avete fatto caso è lo stesso discorso che da anni vado ripetendo per il nostro Paese, senza che non riesca ad intravedere uno straccio di proposta da nessuna delle tante parti in causa.
Le autorità cinesi, consci che sviluppo ed energia disponibile sono due parametri che vanno a braccetto, hanno cercato di coniugare il verbo dell’indipendenza energetica e l’hanno fatto ad un livello assolutamente mostruoso, ad un livello così grande proprio come è grande il territorio ed il popolo cinese; hanno costruito una diga idroelettrica – dal nome suggestivo : “Tre Gole” - come non si era mai vista ed anzi non si era neppure mai ipotizzata; fate conto che il nostro famoso ponte sullo stretto diventa come la costruzione di una “villetta di due piani”, se paragonata ad un manufatto che è stato costruito da una forza lavoro di 60.000 operai che vi ha lavorato ininterrottamente (quindi giorno e notte) per 13 anni ed ha così realizzato uno sbarramento sul fiume Yangtze alto 185 metri (come la Tour Eiffel) e lungo 2,3 chilometri.
In questo invaso che si avvia a diventare il più grande bacino idroelettrico del mondo (1.000 chilometri quadrati) saranno immesse le 26 turbine che produrranno, a regine (cioè nel 2009), 84,7 miliardi di kilowattore l’anno.
Per rendersi conto delle grandezza delle cifre che ho sopra citato, dobbiamo pensare che per produrre una analoga quantità di energia sarebbero necessarie 20 centrali nucleari.
Naturalmente un’opera di tale entità ha prodotto tutta una serie di gravi problemi, come ad esempio le migliaia di villaggi e la diecina di città che sono state sommerse dall’acqua e conseguentemente hanno dovute essere evacuate, creando così circa due milioni di cinesi sfollati che sono stati costretti a lasciare le loro case e i loro campi, ricevendo in cambio un indennizzo irrisorio.
C’è poi il problema avanzato da alcuni scienziati circa l’equilibrio dell’ecosistema della vallata dello Yangtze che – per effetto di questo “nuovo arrivo” – subirà delle variazioni dai risvolti incalcolabili.
La risposta delle autorità cinesi è stata di una semplicità disarmante: “tutto vero quanto affermate, tutto giusto, ma noi abbiamo già calcolato che alla fine i vantaggi saranno superiori agli svantaggi” e con questo hanno tappato la bocca ad ogni tipo di contestazione interna ed internazionale: indubbiamente questi signori hanno il dono della sintesi e della semplicità, in contrapposizione con i nostri che invece sono bravissimi a pronunciare fumosi discorsi che, alla fine, non risolvono mai niente.
E così il faraonico progetto, che ha preso l’avvio abbastanza in sordina debbo dire, adesso può considerarsi concluso, almeno sotto il profilo della realizzazione dell’invaso; pensate che a livello appendicolare, l’opera consentirà anche un ulteriore vantaggio: con questa diga il fiume Yangtze diventerà navigabile, con l’ausilio di un sistema di chiuse, per imbarcazioni fino a 10.000 tonnellate di stazza; ed anche questo non è di poco conto per l’intera economia cinese.
Che fare? Complimentarsi per il “decisionismo” dimostrato dai cinesi oppure stigmatizzare gli scempi della natura compiuto con la realizzazione della diga?
Difficile rispondere, ma nella situazione dell’economia cinese votata ad un incremento quasi “obbligatorio” del 10% annuo, l’energia è il volano principale e cercarne l’indipendenza mi sembra centrare il problema.
venerdì, maggio 19, 2006
I PACS, IL PAPA E BERTINOTTI
Ancora il nuovo Governo non è ufficialmente insediato (manca la fiducia dei due rami del Parlamento) e cominciano già le prime asprezze con le autorità ecclesiastiche; dopo le prese di posizione degli estremisti e dei radicali sulla necessità della regolamentazione immediata delle unioni omo o etero sessuali e le conseguenti repliche – anche un po’ stizzose - delle gerarchie ecclesiastiche, Pontefice in testa, l’ineffabile Fausto Bertinotti, pur assurto ad un alto incarico che dovrebbe temperarne maggiormente l’ardore, ha pronunciato una frase che ha riacceso le polemiche.
Siamo a “Porta a Porta”, la nota trasmissione di Bruno Vespa e, rispondendo a specifica provocazione giornalistica, Bertinotti afferma che “la reazione del Pontefice è sbagliata perché restauratrice; non vede che le unioni di fatto sono un arricchimento di quei valori che il Papa teme che la modernizzazione possa distruggere; dovrebbe invece essere attento a questi valori”.
Secondo il Devoto-Oli, il termine restaurare indica una azione tesa a “rimettere nelle condizioni originarie un manufatto o altro oggetto”; ora mi sembra che la parola del Papa si possa definire in tutti i modi possibili ma non come un qualcosa teso a riportare la situazione nelle condizioni originarie, anche perché su questo argomento la parola della Chiesa è stata sempre la stessa da centinaia di anni.
È ovvio che da queste parolei scaturisce l’ulteriore reazione del Papa che afferma – per l’ennesima volta – di non compiere nessun attacco alla laicità dello Stato quando richiama i valori cristiani e i principi etici.
Cioè, per usare parole semplici, il Pontefice fa il suo mestiere e si sente facoltizzato a emettere giudizi in materia etica; dalla parte dello Stato ci sono persone “laiche” – cristiane e non – che non sono obbligate e tenere fede alle prediche papali; questo però non esime il Papa dal farle.
Mi sembra che il nostro Stato – che laico non è, casomai è laicista – vorrebbe emettere propri giudizi etici su questioni di carattere morale e vorrebbe che il Papa si adeguasse a questi giudizi; mi sembra che sia pretendere un po’ troppo.
E a proposito di PACS o altre diavolerie del genere, è proprio di oggi la notizia che in Inghilterra – senza avere ancora festeggiato l’anno dall’entrata in vigore della legge – due donne sposate, si sono lasciate ed hanno chiesto il divorzio dopo neppure due mesi dal matrimonio in quanto lei ha detto a lei che ama un’altra lei: capisco che possa sembrare complesso, ma provate a rileggerlo con calma e vedrete che tutto fila.
Sembra che al di là dei problemi sentimentali, ci siano anche risvolti di carattere economico non indifferenti in quanto le due donne avevano messo in piedi una sorta di “comunione dei beni” e la ragazza abbandonata dovrà sommare alla “beffa” – le corna con un’altra donna – anche il “danno” di carattere economico.
Comunque sia, questi tipi di matrimoni vanno a sfatare la convinzione su una loro maggiore solidità rispetto a quelli tradizionali; pensate che il record va ad una coppia di omosessuali canadesi che sono rimasti sposati per soli 5 giorni.
Per la serie: così ci riesce anche a noi eterosessuali!
Siamo a “Porta a Porta”, la nota trasmissione di Bruno Vespa e, rispondendo a specifica provocazione giornalistica, Bertinotti afferma che “la reazione del Pontefice è sbagliata perché restauratrice; non vede che le unioni di fatto sono un arricchimento di quei valori che il Papa teme che la modernizzazione possa distruggere; dovrebbe invece essere attento a questi valori”.
Secondo il Devoto-Oli, il termine restaurare indica una azione tesa a “rimettere nelle condizioni originarie un manufatto o altro oggetto”; ora mi sembra che la parola del Papa si possa definire in tutti i modi possibili ma non come un qualcosa teso a riportare la situazione nelle condizioni originarie, anche perché su questo argomento la parola della Chiesa è stata sempre la stessa da centinaia di anni.
È ovvio che da queste parolei scaturisce l’ulteriore reazione del Papa che afferma – per l’ennesima volta – di non compiere nessun attacco alla laicità dello Stato quando richiama i valori cristiani e i principi etici.
Cioè, per usare parole semplici, il Pontefice fa il suo mestiere e si sente facoltizzato a emettere giudizi in materia etica; dalla parte dello Stato ci sono persone “laiche” – cristiane e non – che non sono obbligate e tenere fede alle prediche papali; questo però non esime il Papa dal farle.
Mi sembra che il nostro Stato – che laico non è, casomai è laicista – vorrebbe emettere propri giudizi etici su questioni di carattere morale e vorrebbe che il Papa si adeguasse a questi giudizi; mi sembra che sia pretendere un po’ troppo.
E a proposito di PACS o altre diavolerie del genere, è proprio di oggi la notizia che in Inghilterra – senza avere ancora festeggiato l’anno dall’entrata in vigore della legge – due donne sposate, si sono lasciate ed hanno chiesto il divorzio dopo neppure due mesi dal matrimonio in quanto lei ha detto a lei che ama un’altra lei: capisco che possa sembrare complesso, ma provate a rileggerlo con calma e vedrete che tutto fila.
Sembra che al di là dei problemi sentimentali, ci siano anche risvolti di carattere economico non indifferenti in quanto le due donne avevano messo in piedi una sorta di “comunione dei beni” e la ragazza abbandonata dovrà sommare alla “beffa” – le corna con un’altra donna – anche il “danno” di carattere economico.
Comunque sia, questi tipi di matrimoni vanno a sfatare la convinzione su una loro maggiore solidità rispetto a quelli tradizionali; pensate che il record va ad una coppia di omosessuali canadesi che sono rimasti sposati per soli 5 giorni.
Per la serie: così ci riesce anche a noi eterosessuali!
giovedì, maggio 18, 2006
QUALCHE BATTUTA SUL NUOVO GOVERNO
Senza malignità, senza acrimonia, senza voler dire cose diverse da quelle che ho sempre detto anche per gli “altri”, vorrei fare alcune considerazioni – spero simpatiche ed allegre – sui componenti del nuovo Governo.
E per dovere di censo, cominciamo dal Premier, Romano Prodi, che ricordo investito di analogo incarico ben dieci anni fa, ma con una durata effettiva di soli due anni (1996-98); di lui mi ricordo solo un evento precedente: il buon “mortadella” era stato inviato all’I.R.I. dalla D.C. di quel tempo (1982-1989) con il preciso incarico di rastrellare tangenti per il partito ed ebbe la sventura di entrare nel celebre tritacarne Di Pietro del periodo di Tangentopoli: interrogato dal famoso P..M., fu visto uscire dal Palazzo di Giustizia milanese con la faccia ancora più abbacchiata del solito (si erano lasciati con l’impegno di rivedersi il giorno appresso) e recarsi in tutta fretta all’aeroporto di Malpensa per imbarcarsi sull’aereo privato dell’I.R.I. con destinazione Roma Ciampino e da lì direttamente al Quirinale dove fu ricevuto dall’allora inquilino, Scalfaro, con il quale evidentemente ebbe da sfogarsi e da chiederne l’intervento.
Come è, come non è, il Prodi non viene più ricercato da Di Pietro e tutto si conclude in perfetto silenzio democristiano: sarà un caso, ma il molisano non manca mai nei governi Prodi.
Sinceramente mi sarei aspettato – come tante altre persone – che il Presidente incaricato non facesse entrare nel nuovo Governo il “politico ridens” Alfonso Pecoraro Scanio, ma evidentemente la sua presenza è stata ritenuta così indispensabile da passare sopra alla figuraccia che ha fatto fare al Paese con l’immagine del suo sghignazzare ai funerali dei militari morti a Nassirya; purtroppo il politico “verde” che si definisce un personaggio dalla sessualità “a tutto campo” (cioè: uomini, donne, ecc.) comincia subito a sparare cavolate: ancora prima di prestare il giuramento di rito ha dichiarato che “bisogna rilanciare l’economia facendo opere utili e non progetti faraonici come il Ponte sullo Stretto”; la cosa non è andata a genio a Di Pietro, nominato Ministro per le Infrastrutture e quindi responsabile per l’opera in questione che lo ha subito rimbeccato.
Ci sono poi alcuni “sdoppiamenti” di ministeri che discendono, chiaramente, dalla necessità di accontentare tutti i partiti della coalizione: l’Istruzione – affidata a Beppe Fioroni – è stata staccata dalla Università e Ricerca – affidata a Fabio Mussi; inoltre il ministero del Lavoro – assegnato a Cesare Damiano – ha perduto il cosiddetto welfare che è andato a Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista.
La Funzione Pubblica e Innovazione è stata assegnata a Luigi Nicolais, ricercatore di fama mondiale, al quale rinnovo la richiesta che ebbi modo di rivolgere al suo predecessore – Luigi Stanca – e cioè quella di occuparsi delle linee di trasmissione dati a banda larga,
(ADSL) quelle utenze cioè che vengono pubblicizzate in continuazione sulle nostre televisioni (Alice ne è un esempio), come a voler dimostrare che c’è un’offerta notevole, mentre – come ho già avuto modo di scrivere tempo fa – oltre il 40% degli italiani non ha la possibilità di accedervi per carenze della linea di proprietà dell’ex monopolista, Telecom (io sono uno di questi scalognati).
Speriamo che questo se ne occupi e, soprattutto, che riesca ad andare contro uno dei “poteri forti”!
E facciamo gli auguri di Buon Lavoro a tutto il Governo e a tutti i singoli ministri, anche a quelli meno simpatici.
E per dovere di censo, cominciamo dal Premier, Romano Prodi, che ricordo investito di analogo incarico ben dieci anni fa, ma con una durata effettiva di soli due anni (1996-98); di lui mi ricordo solo un evento precedente: il buon “mortadella” era stato inviato all’I.R.I. dalla D.C. di quel tempo (1982-1989) con il preciso incarico di rastrellare tangenti per il partito ed ebbe la sventura di entrare nel celebre tritacarne Di Pietro del periodo di Tangentopoli: interrogato dal famoso P..M., fu visto uscire dal Palazzo di Giustizia milanese con la faccia ancora più abbacchiata del solito (si erano lasciati con l’impegno di rivedersi il giorno appresso) e recarsi in tutta fretta all’aeroporto di Malpensa per imbarcarsi sull’aereo privato dell’I.R.I. con destinazione Roma Ciampino e da lì direttamente al Quirinale dove fu ricevuto dall’allora inquilino, Scalfaro, con il quale evidentemente ebbe da sfogarsi e da chiederne l’intervento.
Come è, come non è, il Prodi non viene più ricercato da Di Pietro e tutto si conclude in perfetto silenzio democristiano: sarà un caso, ma il molisano non manca mai nei governi Prodi.
Sinceramente mi sarei aspettato – come tante altre persone – che il Presidente incaricato non facesse entrare nel nuovo Governo il “politico ridens” Alfonso Pecoraro Scanio, ma evidentemente la sua presenza è stata ritenuta così indispensabile da passare sopra alla figuraccia che ha fatto fare al Paese con l’immagine del suo sghignazzare ai funerali dei militari morti a Nassirya; purtroppo il politico “verde” che si definisce un personaggio dalla sessualità “a tutto campo” (cioè: uomini, donne, ecc.) comincia subito a sparare cavolate: ancora prima di prestare il giuramento di rito ha dichiarato che “bisogna rilanciare l’economia facendo opere utili e non progetti faraonici come il Ponte sullo Stretto”; la cosa non è andata a genio a Di Pietro, nominato Ministro per le Infrastrutture e quindi responsabile per l’opera in questione che lo ha subito rimbeccato.
Ci sono poi alcuni “sdoppiamenti” di ministeri che discendono, chiaramente, dalla necessità di accontentare tutti i partiti della coalizione: l’Istruzione – affidata a Beppe Fioroni – è stata staccata dalla Università e Ricerca – affidata a Fabio Mussi; inoltre il ministero del Lavoro – assegnato a Cesare Damiano – ha perduto il cosiddetto welfare che è andato a Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista.
La Funzione Pubblica e Innovazione è stata assegnata a Luigi Nicolais, ricercatore di fama mondiale, al quale rinnovo la richiesta che ebbi modo di rivolgere al suo predecessore – Luigi Stanca – e cioè quella di occuparsi delle linee di trasmissione dati a banda larga,
(ADSL) quelle utenze cioè che vengono pubblicizzate in continuazione sulle nostre televisioni (Alice ne è un esempio), come a voler dimostrare che c’è un’offerta notevole, mentre – come ho già avuto modo di scrivere tempo fa – oltre il 40% degli italiani non ha la possibilità di accedervi per carenze della linea di proprietà dell’ex monopolista, Telecom (io sono uno di questi scalognati).
Speriamo che questo se ne occupi e, soprattutto, che riesca ad andare contro uno dei “poteri forti”!
E facciamo gli auguri di Buon Lavoro a tutto il Governo e a tutti i singoli ministri, anche a quelli meno simpatici.
martedì, maggio 16, 2006
L'INCORONAZIONE DI RE GIORGIO
Re Giorgio! Questo era (forse è ancora) il soprannome con cui Giorgio Napolitano veniva chiamato dagli amici e dai “compagni” e questo per due ordini di motivi: il primo discende dalla straordinaria somiglianza con Umberto I di Savoia e il secondo per il tipico aplomb reale che lo ha sempre contraddistinto, facendoci supporre che se casca una montagna accanto a lui, l’unica reazione è un gelido sguardo.
Non a caso il formidabile Fiorello, nella sua trasmissione radiofonica, ha già disegnato la figura del neo Presidente della Repubblica facendo leva su un atteggiamento assai distaccato e direi disincantato, tipico della gente napoletana; e la battuta per ora più caustica è quella che fa leva sul rifacimento dell’articolo 1 della nostra Costituzione che viene così rimodellato: “L’Italia è una Repubblica fondata sul …riposo”. Vi consiglio di ascoltare la striscia giornaliera di Fiorello su RAI 2 perché è veramente spassosa (ore 13.40).
Se ieri qualcuno di voi ha avuto modo di sintonizzarsi su RAI 1 e Rete 4, avrà assistito alla lunga e complessa cerimonia del giuramento del Presidente e all’insediamento dello stesso nel Palazzo del Quirinale.
Avrà anche ascoltato il discorso (lungo assai) di Napolitano che rappresenta un po’ gli impegni che la più alta carica dello Stato si sta assumendo; debbo dire subito che mi è sembrato una summa di banalità e di vuota retorica, un volere spaziare in tutti i campi della vita pubblica senza dire niente e senza prendere posizione: evidentemente non ne ha le possibilità, viste le scarse prerogative che la Costituzione gli affida.
Un passaggio mi ha colpito ed è quello che recita il seguente impegno (riporto a braccia perché non ho preso nota al momento): “Sarò il Presidente di tutto il Parlamento e non della sola parte che mi ha votato”; e vorrei proprio vedere il contrario – aggiungo io – dato che l’attività presidenziale viene definita di carattere “notarile” e, come ben sappiamo, il Notaio è per definizione al di sopra delle parti di cui redige l’atto.
Che aggiungere d’altro? Forse le macchie scure che adornano il suo viso e che sono diventate famose per merito di Bruno Vespa e che adesso lo saranno ancora di più.
Ma la lunga diretta televisiva mi ha suscitato altri pensieri: dentro l’aula della Camera dei Deputati c’erano più di mille persone i cui guadagni vanno da un minimo di 20.000 euro mensili fino al doppio di questa cifra e oltre; prima di arrivare nell’aula si è “vagabondato” con le telecamere attraverso vari corridoi di Montecitorio incontrando un sacco di persone, dagli uscieri in divisa, ad altri dipendenti di vario genere e grado; ebbene tutte queste migliaia di persone non guadagnano meno di 10.000 euro al mese (quelli di livello più infimo): ve lo dico con cognizione di causa perché conosco una ragazza che lavora come semplice dattilografa e guadagna questa cifra.
Ecco, in mezzo a questa pletora di gente, in mezzo a questa schiuma di persone che si è ritrovata ad avere questa fortuna (magari ci avrà messo anche del suo), c’è una delle chiavi di volta dei nostri problemi, ma solo il buon Lenin avrebbe inquadrato il problema e si sarebbe messo d’impegno per risolverlo, mentre il suo attuale epigono – Bertinotti – s’ingegna a ricercare un “nido” sempre più comodo dove alloggiare insieme a tutte le sue giacche di cachemire e le sue borsette porta occhiali.
Non c’è da meravigliarsi quindi se Napolitano promette che sarà il Presidente di tutti, visto che, come dicono nella sua Napoli: “O Bretagna o Allemagna purché se magna!”.
Non a caso il formidabile Fiorello, nella sua trasmissione radiofonica, ha già disegnato la figura del neo Presidente della Repubblica facendo leva su un atteggiamento assai distaccato e direi disincantato, tipico della gente napoletana; e la battuta per ora più caustica è quella che fa leva sul rifacimento dell’articolo 1 della nostra Costituzione che viene così rimodellato: “L’Italia è una Repubblica fondata sul …riposo”. Vi consiglio di ascoltare la striscia giornaliera di Fiorello su RAI 2 perché è veramente spassosa (ore 13.40).
Se ieri qualcuno di voi ha avuto modo di sintonizzarsi su RAI 1 e Rete 4, avrà assistito alla lunga e complessa cerimonia del giuramento del Presidente e all’insediamento dello stesso nel Palazzo del Quirinale.
Avrà anche ascoltato il discorso (lungo assai) di Napolitano che rappresenta un po’ gli impegni che la più alta carica dello Stato si sta assumendo; debbo dire subito che mi è sembrato una summa di banalità e di vuota retorica, un volere spaziare in tutti i campi della vita pubblica senza dire niente e senza prendere posizione: evidentemente non ne ha le possibilità, viste le scarse prerogative che la Costituzione gli affida.
Un passaggio mi ha colpito ed è quello che recita il seguente impegno (riporto a braccia perché non ho preso nota al momento): “Sarò il Presidente di tutto il Parlamento e non della sola parte che mi ha votato”; e vorrei proprio vedere il contrario – aggiungo io – dato che l’attività presidenziale viene definita di carattere “notarile” e, come ben sappiamo, il Notaio è per definizione al di sopra delle parti di cui redige l’atto.
Che aggiungere d’altro? Forse le macchie scure che adornano il suo viso e che sono diventate famose per merito di Bruno Vespa e che adesso lo saranno ancora di più.
Ma la lunga diretta televisiva mi ha suscitato altri pensieri: dentro l’aula della Camera dei Deputati c’erano più di mille persone i cui guadagni vanno da un minimo di 20.000 euro mensili fino al doppio di questa cifra e oltre; prima di arrivare nell’aula si è “vagabondato” con le telecamere attraverso vari corridoi di Montecitorio incontrando un sacco di persone, dagli uscieri in divisa, ad altri dipendenti di vario genere e grado; ebbene tutte queste migliaia di persone non guadagnano meno di 10.000 euro al mese (quelli di livello più infimo): ve lo dico con cognizione di causa perché conosco una ragazza che lavora come semplice dattilografa e guadagna questa cifra.
Ecco, in mezzo a questa pletora di gente, in mezzo a questa schiuma di persone che si è ritrovata ad avere questa fortuna (magari ci avrà messo anche del suo), c’è una delle chiavi di volta dei nostri problemi, ma solo il buon Lenin avrebbe inquadrato il problema e si sarebbe messo d’impegno per risolverlo, mentre il suo attuale epigono – Bertinotti – s’ingegna a ricercare un “nido” sempre più comodo dove alloggiare insieme a tutte le sue giacche di cachemire e le sue borsette porta occhiali.
Non c’è da meravigliarsi quindi se Napolitano promette che sarà il Presidente di tutti, visto che, come dicono nella sua Napoli: “O Bretagna o Allemagna purché se magna!”.
lunedì, maggio 15, 2006
SPERIAMO FINISCA PRESTO
E’ finito il Campionato di Serie A, la Juventus ha conquistato lo scudetto, ma il lato sportivo è l’ultima delle cose che interessano a giornalisti e sportivi militanti: tutti sono a chiedersi come andrà a finire la vicenda dello scandalo delle intercettazioni telefoniche e come (oppure “se”) saranno punite le squadre implicate nella vicenda e cioè: Fiorentina, Juventus, Lazio e Milan (le ho citate in ordine alfabetico e non per la gravità delle loro responsabilità che peraltro neppure conosco).
Nel frattempo comincia l’avventura della Nazionale di Lippi (appena, appena sfiorato dallo scandalo) e tutti sono curiosi di sapere se verrà convocato anche Gianluigi Buffon, portiere della Juventus, già famoso – oltre che come calciatore – anche per le iniziative di carattere sociale e umanitario che ha portato avanti in questi anni e, soprattutto, per essere compagno di quel grandissimo schianto di Alena Seredova, che Dio la conservi, anche se a me non toccherà mai.
A margine della vicenda, che speriamo si concluda nel più breve tempo possibile in modo che sui giornali si possa leggere anche qualcosa d’altro, ho sentito alcune “spigolature” che mi piace riportare agli amici lettori del mio blog, in modo da rasserenare gli animi sia dei tifosi juventini e sia di quelli antagonisti.
La prima cosa buffa è il rigurgito di tante persone che si vantano del mitico “io l’avevo detto”; quante ce ne sono che affermano questo, anche se nessuno era in grado di portare uno straccio di prova ad un sistema che era sotto gli occhi di tutti per il suo marciume e per il suo esasperato materialismo: io non dico che si debba ancora continuare a invocare i sacri valori dello sport (chi lo fa si fa ridere dietro da tutti), ma è indubbio che da una ventina d’anni a questa parte essi sono stati spazzati via sotto una montagna di soldi e che questi hanno contribuito in modo grandissimo a creare gli interessi di bottega che andavano sopra ad ogni altra cosa e quindi hanno generato l’esasperazione per il risultato del campo “da raggiungere ad ogni costo”.
Tra questi c’è anche un simpatico personaggio, Alfredo Gazzoni, ex Presidente del Bologna prima di subire un grosso tracollo finanziario con le sue aziende extra calcistiche: egli ha sempre sostenuto – e direi giustamente - che per competere sullo stesso piano, bisogna comportarsi anche tutti allo stesso modo; e il bravo Gazzoni alludeva al vizio, tutto italico, di “qualcuno” di non pagare le tasse fino a quando non veniva scoperto e, solo allora, stilare un “piano di rientro” con l’Erario di un certo numero di anni (è rimasto famoso quello della Lazio che aveva la durata di 94 anni).
Gazzoni dice che il fatto di essere ligio al pagamento delle tasse lo ha ridotto in bolletta poiché non gli ha consentito di acquistare giocatori come le altre squadre e questo comportamento lo ha portato diritto, diritto in Serie B (dove è tuttora) con una perdita patrimoniale di vari miliardi, perdita che si è riflettuta anche sulle altre sue aziende che sono entrate in crisi per mancanza di liquidità (tra queste la celebre Idrolitica).
Cosa chiede Gazzoni? Semplicemente di essere “risarcito” non solo sul piano sportivo (cioè riammissione in Serie A), ma anche e soprattutto sotto il profilo economico; non specifica quale dovrebbe essere il meccanismo con cui attuare questa sorta di risarcimento, ma per lui non è importante; importante è rientrare nel capitale e al più presto possibile!
Nel frattempo comincia l’avventura della Nazionale di Lippi (appena, appena sfiorato dallo scandalo) e tutti sono curiosi di sapere se verrà convocato anche Gianluigi Buffon, portiere della Juventus, già famoso – oltre che come calciatore – anche per le iniziative di carattere sociale e umanitario che ha portato avanti in questi anni e, soprattutto, per essere compagno di quel grandissimo schianto di Alena Seredova, che Dio la conservi, anche se a me non toccherà mai.
A margine della vicenda, che speriamo si concluda nel più breve tempo possibile in modo che sui giornali si possa leggere anche qualcosa d’altro, ho sentito alcune “spigolature” che mi piace riportare agli amici lettori del mio blog, in modo da rasserenare gli animi sia dei tifosi juventini e sia di quelli antagonisti.
La prima cosa buffa è il rigurgito di tante persone che si vantano del mitico “io l’avevo detto”; quante ce ne sono che affermano questo, anche se nessuno era in grado di portare uno straccio di prova ad un sistema che era sotto gli occhi di tutti per il suo marciume e per il suo esasperato materialismo: io non dico che si debba ancora continuare a invocare i sacri valori dello sport (chi lo fa si fa ridere dietro da tutti), ma è indubbio che da una ventina d’anni a questa parte essi sono stati spazzati via sotto una montagna di soldi e che questi hanno contribuito in modo grandissimo a creare gli interessi di bottega che andavano sopra ad ogni altra cosa e quindi hanno generato l’esasperazione per il risultato del campo “da raggiungere ad ogni costo”.
Tra questi c’è anche un simpatico personaggio, Alfredo Gazzoni, ex Presidente del Bologna prima di subire un grosso tracollo finanziario con le sue aziende extra calcistiche: egli ha sempre sostenuto – e direi giustamente - che per competere sullo stesso piano, bisogna comportarsi anche tutti allo stesso modo; e il bravo Gazzoni alludeva al vizio, tutto italico, di “qualcuno” di non pagare le tasse fino a quando non veniva scoperto e, solo allora, stilare un “piano di rientro” con l’Erario di un certo numero di anni (è rimasto famoso quello della Lazio che aveva la durata di 94 anni).
Gazzoni dice che il fatto di essere ligio al pagamento delle tasse lo ha ridotto in bolletta poiché non gli ha consentito di acquistare giocatori come le altre squadre e questo comportamento lo ha portato diritto, diritto in Serie B (dove è tuttora) con una perdita patrimoniale di vari miliardi, perdita che si è riflettuta anche sulle altre sue aziende che sono entrate in crisi per mancanza di liquidità (tra queste la celebre Idrolitica).
Cosa chiede Gazzoni? Semplicemente di essere “risarcito” non solo sul piano sportivo (cioè riammissione in Serie A), ma anche e soprattutto sotto il profilo economico; non specifica quale dovrebbe essere il meccanismo con cui attuare questa sorta di risarcimento, ma per lui non è importante; importante è rientrare nel capitale e al più presto possibile!
domenica, maggio 14, 2006
I MEDIA E CALCIOPOLI
Mi spiegate per quale dannatissima ragione noi “poco sportivi e per niente calciofili” dobbiamo subire il fatto che circa il 40% delle pagine dei quotidiani vengano riservate allo scandalo del calcio? Per non parlare poi dei telegiornali che “aprono” sempre sul “grande imbroglio” e dedicano molti minuti del tempo a loro disposizione: ne ho cronometrato uno ieri e ho visto che il tempo riservato a “calciopoli” è di circa il 40%, come sui quotidiani.
Vorrei fare una premessa: i meno giovani si ricorderanno lo scandalo delle partite truccate avvenuto nel 1980, con delle immagini emblematiche che ancora oggi ci vengono riproposte; in particolar modo significativa è quella delle auto della Polizia che entrano nell’anello dello Stadio Olimpico di Roma per procedere ad alcuni arresti.
Ebbene, saprete anche che – a parte qualche squalifica comminata dalla giustizia sportiva – nessuna pena detentiva o di altro genere venne comminata agli accusati; non sarà mica la stessa storia per caso e i magistrati la ripropongono perché evidentemente frutta a livello di carriera?
Perché qualcuno mi dovrà pure spiegare quanto è costato allo Stato (cioè a tutti noi) tenere sotto controllo per oltre dodici mesi una quantità enorme di utenze di cellulari al fine di scoprire quello che un po’ tutti gli addetti ai lavori sapevano: Luciano Moggi aveva messo in piedi una sorta di “cupola” nella quale niente avveniva senza la sua autorizzazione.
Ma pensate che la gente sia così ingenua da credere che tutti i soldi che Moggi prende “legittimamente” dalla Juve oppure la fila di squadre calcistiche che fanno a pugni per ingaggiarlo, derivano dalla sua bella faccia o dalla sua “competenza” calcistica?
Tra le tante sciocchezze giornalistiche che sto leggendo sulla materia, mi ha colpito un piccolo corsivo satirico nel quale si ipotizzava di assumere – quale Commissarie Speciale della FIGC - un tizio che si comporti come l’avvocato consigliori nel film “Il Padrino”, Tom Egger, interpretato da Robert Duval, il quale – all’indomani di una congiura fallita, visita i congiurati e ricorda loro un sistema in vigore nell’antica Roma, nel quale lo sconfitto si adagiava in una vasca piena di acqua calda e si tagliava le vene lasciandosi morire.
Nel nostro caso, nella Roma moderna, non possiamo arrivare a tanto, ma il moralizzatore del sistema calcio dovrebbe ricevere – uno dopo l’altro – i vari personaggi implicati nello scandalo (saranno un centinaio o poco più) e prometter loro l’impunità (quindi un grosso regalo) in cambio di un “suicidio virtuale” che dovrebbe consistere nell’uscita immediata e completa dal mondo del pallone, con conseguente allontanamento dal luogo in cui ha operato e ritiro in un posto non facilmente rintracciabile; un’altra cosa da farsi promettere dovrebbe essere il completo silenzio con la stampa, pena la perdita di valore dell’accordo e il ritiro della promessa dell’impunità.
Non credete che potrebbe essere un’idea valida? Se non altro si eviterebbe il perpetuarsi di queste chiacchiere per chissà quanto tempo ancora e quindi si avrebbe la possibilità di rimettersi subito al lavoro per la rifondazione di quel mondo con tutti personaggi nuovi di zecca.
Ed un’altra cosa da evitare è quella di indicare – sempre da parte della stampa – personaggi fuggiti all’estero perché inseguiti da mandati di arresto (Luciano Gaucci, tanto per non far nomi) come “eroi” e vittime dei cattivi di turno: sono anch’essi di questo fetido mondo e se ci hanno rimesso le penne è perché non sono stati abbastanza accorti, ma sono della medesima pasta, basti pensare che l’eroe in questione se la spassa a Santo Domingo con una ragazzina che potrebbe essere sua nipote e i figli sono rimasti in galera in Italia.
Vorrei fare una premessa: i meno giovani si ricorderanno lo scandalo delle partite truccate avvenuto nel 1980, con delle immagini emblematiche che ancora oggi ci vengono riproposte; in particolar modo significativa è quella delle auto della Polizia che entrano nell’anello dello Stadio Olimpico di Roma per procedere ad alcuni arresti.
Ebbene, saprete anche che – a parte qualche squalifica comminata dalla giustizia sportiva – nessuna pena detentiva o di altro genere venne comminata agli accusati; non sarà mica la stessa storia per caso e i magistrati la ripropongono perché evidentemente frutta a livello di carriera?
Perché qualcuno mi dovrà pure spiegare quanto è costato allo Stato (cioè a tutti noi) tenere sotto controllo per oltre dodici mesi una quantità enorme di utenze di cellulari al fine di scoprire quello che un po’ tutti gli addetti ai lavori sapevano: Luciano Moggi aveva messo in piedi una sorta di “cupola” nella quale niente avveniva senza la sua autorizzazione.
Ma pensate che la gente sia così ingenua da credere che tutti i soldi che Moggi prende “legittimamente” dalla Juve oppure la fila di squadre calcistiche che fanno a pugni per ingaggiarlo, derivano dalla sua bella faccia o dalla sua “competenza” calcistica?
Tra le tante sciocchezze giornalistiche che sto leggendo sulla materia, mi ha colpito un piccolo corsivo satirico nel quale si ipotizzava di assumere – quale Commissarie Speciale della FIGC - un tizio che si comporti come l’avvocato consigliori nel film “Il Padrino”, Tom Egger, interpretato da Robert Duval, il quale – all’indomani di una congiura fallita, visita i congiurati e ricorda loro un sistema in vigore nell’antica Roma, nel quale lo sconfitto si adagiava in una vasca piena di acqua calda e si tagliava le vene lasciandosi morire.
Nel nostro caso, nella Roma moderna, non possiamo arrivare a tanto, ma il moralizzatore del sistema calcio dovrebbe ricevere – uno dopo l’altro – i vari personaggi implicati nello scandalo (saranno un centinaio o poco più) e prometter loro l’impunità (quindi un grosso regalo) in cambio di un “suicidio virtuale” che dovrebbe consistere nell’uscita immediata e completa dal mondo del pallone, con conseguente allontanamento dal luogo in cui ha operato e ritiro in un posto non facilmente rintracciabile; un’altra cosa da farsi promettere dovrebbe essere il completo silenzio con la stampa, pena la perdita di valore dell’accordo e il ritiro della promessa dell’impunità.
Non credete che potrebbe essere un’idea valida? Se non altro si eviterebbe il perpetuarsi di queste chiacchiere per chissà quanto tempo ancora e quindi si avrebbe la possibilità di rimettersi subito al lavoro per la rifondazione di quel mondo con tutti personaggi nuovi di zecca.
Ed un’altra cosa da evitare è quella di indicare – sempre da parte della stampa – personaggi fuggiti all’estero perché inseguiti da mandati di arresto (Luciano Gaucci, tanto per non far nomi) come “eroi” e vittime dei cattivi di turno: sono anch’essi di questo fetido mondo e se ci hanno rimesso le penne è perché non sono stati abbastanza accorti, ma sono della medesima pasta, basti pensare che l’eroe in questione se la spassa a Santo Domingo con una ragazzina che potrebbe essere sua nipote e i figli sono rimasti in galera in Italia.