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sabato, dicembre 03, 2005

Il Paese delle contraddizioni 

Forse anziché contraddizioni avrei dovuto usare il termine incongruenze, ma tanto – come si dice – basta intendersi, ed è quello che cercheremo di fare.
Il primo fatto che voglio sottoporre alla vostra attenzione si riferisce ad una delle Associazioni di Consumatori, precisamente il Codacons, il cui Presidente ho visto giorni fa in televisione mentre propugnava una nobile causa davanti al TAR del Lazio: addirittura aveva citato la RAI perché – secondo lui – nella trasmissioni “Affari Vostri” non veniva seguito un ordine di completa “casualità” per la scelta dei concorrenti.
Non so come sia andata a finire la discussione e neppure mi interessa – spero neppure a voi – ma quello che invece mi preme affermare è questo: in un Paese come il nostro, pieno di ladrocini, ruberie, tariffe aumentate a capocchia, contenitori di latte e di altro inquinati dall’inchiostro delle iscrizioni, servizi pubblici che non funzionano (in particolare i treni e gli aerei) si sta a perdere tempo per la partecipazione ad una trasmissione dalla quale scaturiscono dei soldi per i vincitori, ma vedendo sistematicamente la quale, ci ritroviamo tanta, ma tanta più gente rincoglionita. E si ricorre perché non è regolare la selezione? Si dovrebbe ricorrere ma per “abolire” la selezione, altre che storie!
E pensare che in altri Paesi – cito ad esempio l’America – l’Associazione Consumatori (ce n’è una sola a differenza che da noi dove le sigle sono molte) ha un altissimo potere d’intervento nel campo commerciale e dei servizi pubblici; in pratica, se viene evidenziato un difetto in un elettrodomestico, in una automobile o in un prodotto alimentare e l’Associazione muove l’appunto avvertendo i consumatori, la casa produttrice può tranquillamente ritirarlo dal commercio perché tanto la gente lo scansa come se fosse appestato; questo è uno degli esempi che i politologi anglosassoni chiamano “bilanciamento dei poteri”.
Il secondo fatto che mi preme farvi rilevare è il seguente: è in corso a Firenze la Conferenza Programmatica dei D.S., in vista delle prossime elezioni politiche; indovinate chi c’era tra gli invitati e vediamo se riuscite a pensare a quello che può aver detto.
Allora, l’invitato è addirittura Pininfarina, Vice Presidente di Confindustria e la frase ad effetto che ha pronunciato è stata la seguente: “Se sarete capaci di ridare credibilità e fiducia al Paese, e ripeto “se”, ci troverete al vostro fianco”.
Due commenti: è sintomatico di un Paese che non riesce più a capire dove stia andando, che un partito che si richiama ai fasti gloriosi del P.C.I, ad una tradizione operistica, inviti ad una propria convention uno di quelli che fino a qualche anno addietro era da tutti loro considerato un “nemico ed un affamatore dei lavoratori”; da notare che mentre il bravo Pininfarina pronunciava il suo discorso, i metalmeccanici – quelli che una volta si chiamavano le tute blu – erano in sciopero nazionale e stavano sfilando a Roma in un corteo di oltre trentamila operai per chiedere la chiusura del contratto di lavoro scaduto dall’inizio dell’anno.
Il secondo commento che mi sento di fare è che la presenza del Vice Presidente di Confindustria ha prodotto vari stati d’animo nei politici presenti: il neo rifondarolo Pietro Folena ha provato “amarezza” mentre quasi tutti gli altri si sono spellati le mani ad applaudire l’intervento in quanto apparentemente critico verso il governo in carica.
Un noto intellettuale afferma che “la politica è prima di tutto la ricerca del consenso”, ma c’è modo e modo di ricercare questo consenso che, tradotto in voti, porta come conseguenza “le poltrone”. Certo che Togliatti, Paietta, ma lo stesso Berlinguer si stararanno rotolando nella tomba.

venerdì, dicembre 02, 2005

Ma come trattano bene gli anziani!! 

L’iniziativa cui mi riferisco è per ora soltanto del Comune di Milano e, precisamente, dell’Assessore Tiziana Maiolo; dunque si tratta di questo, di mettere a disposizione degli “anziani” (non è stata precisata meglio l’età) gratuitamente, un certo numero di pillole di “Viagra”, sì, avete capito bene, proprio il famigerato “Viagra”, celestiale pillola che provoca l’inturgidimento del pene dopo un certo tempo dell’assunzione e, di conseguenza, consente a colui che la prende, una quasi normale attività sessuale.
Prima notazione: perché parlano di anziani? Ma è ovvio, solo loro hanno bisogno del Viagra, i giovani – a meno di qualche patologia – possono fare senza. C’è però da aggiungere che dalle prime interviste ad anziani, si rileva tutta una serie di risposte del tipo “io non ne ho bisogno, però se ce la danno…!!”
Seconda notazione: accanto alla favorevole presa d’atto degli anziani “maschietti”, abbiamo le consorti di questi arzilli tiretti che hanno subito posto alcuni “distinguo”; come verrà utilizzata questa pillola miracolosa? Con il coniuge, oppure in attività, diciamo così, extra coniugale? E chi è il delegato al controllo di questa forma d’uso, il coniuge stesso (cioè la moglie o la compagna) oppure c’è una sorta di ufficio comunale addetto a questa incombenza?
Terza notazione: alcune signore, hanno lamentato che il marito o il compagno, poiché non si soddisferà con le grazie della consorte, andrà a cercare il piacere all’esterno del talamo nuziale, magari anche spendendo buona parte della pensione per raggiungere questo obiettivo. E noi allora, dicono le mogli, rimarremo in casa, non solo senza marito, ma anche senza soldi!!
Dopo avere scherzato, affrontiamo il discorso un po’ più seriamente e cominciamo con il dire che questo Viagra è un medicinale (non mutuabile) che le farmacie consegnano ai clienti soltanto dietro prescrizione medica, poiché è pieno di controindicazioni, in particolar modo per coloro che soffrono di ipertensione; quindi ipotizzare una sorta di centro per la distribuzione della magica pillola azzurra è una solenne sciocchezza ed è anche fuorviante nei confronti di quegli anziani che sentono il bisogno di avere questa attività sessuale, nonostante l’età, ma che il medico li ha sconsigliati di assumere il Viagra a causa delle condizioni fisiche.
Tutto questo, a meno che non ci sia una sorta di accordo del Comune di Milano con l’INPS per ridurre drasticamente il numero dei pensionati della zona attraverso una serie di infarti dovuti sia all’assunzione del medicinale e sia ad una ritrovata iper attività sessuale.
Comunque sia, l’attività sessuale degli anziani è e sarà sempre di più un grosso problema: come ho già avuto modo di scrivere, tempo addietro, l’attuale medicina “non ci fa morire presto ma nemmeno ci consente una decente forma di vita”; questo slogan vuole essere una fotografia del nostro futuro, nel quale l’età delle persone allunga sempre di più, ma i problemi non sono assolutamente risolti e, scherzi a parte, l’attività sessuale degli anziani (maschi e femmine) è uno di questi problemi.
Per rimanere, diciamo così, nello stesso campo, è di ieri la notizia che il Ministro Prestigiacomo avrebbe proposto “il preservativo gratis”, questo però a tutti, giovani e anziani, in quanto dovrebbe servire come deterrente per gli aborti.
Va bene, questo è per tutti, ma in questi “tutti” ci sono anche i nonnetti e quindi possiamo affermare – senza tema di smentita – che adesso siamo a posto: “viagra e profilattico, tutto gratis”, cosa vuoi di più dalla vita, recita uno slogan pubblicitario? Una con cui usare questa roba!!

giovedì, dicembre 01, 2005

Una nuova forma di genocidio 

Non vi sembri troppo catastrofico il titolo di questo post che riguarda, ancora una volta, le donne e la loro condizione in questo mondo nel quale i signori maschi non vogliono abdicare al loro potere, neppure ad una piccola parte.
Dopo le violenze di Bologna e Biella – quest’ultima finita tragicamente – abbiamo avuto analoghi episodi a La Spezia, dove una giovane infermiera è stata stuprata alle 7 di mattina mentre si recava al lavoro, quindi abbiamo avuto la violenza di gruppo a Lucca, dove una ragazzina di quindici anni è stata sottoposta a violenza per alcuni mesi, dal solito “branco”, e quindi la violenza – questa non di carattere sessuale data l’età – alla quale un nuovo e altrettanto famigerato “branco” di ragazzini di quarta elementare, ha sottoposto una bambina della stessa classe (9 anni di età) che si è conclusa con una pedata in pieno addome che le ha spappolata la milza: si salverà, ma resterà ovviamente senza un organo fondamentale.
Queste forme di violenza contro ragazze indifese non derivano – a mio modo di vedere – da una sorta di libido da astinenza, specie adesso che i costumi si sono assai allentati.
Siamo in presenza, invece, di una volontà precisa di prendersi quello che piace, quando fa comodo e senza chiedere il permesso a nessuno: un mix di lussuria e ferocia, di dolore ed orgasmo, di potere e di sottomissione.
Ed è anche una forma di rivalsa che il maschio adotta nei confronti della femmina che gli si manifesta con netta superiorità in ogni campo della vita.
Queste sono le violenze che la cronaca di casa nostra riporta in questi ultimi giorni; ma una violenza di ben altra natura è quella segnalata dalla sede ginevrina dell’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) a proposito dello sconcertante fenomeno della “sparizione” di oltre 200.000 donne nell’ultimo anno.
Cosa intendono per sparizione: sono numeri che compaiono nelle rilevazioni statistiche e che ad un certo punto scompaiono, naturalmente insieme alle persone cui si riferiscono.
Evidentemente si tratta di ragazze o addirittura bambine, vendute per scopi lubrici o di altro genere e che sono uscite dalla nazione di competenza; nella nuova residenza “non esistono” in quanto introdotte clandestinamente e quindi ecco che siamo in presenza di una autentica sparizione.
E’ venuta fuori anche una turpe attività: l’aborto selettivo, quella forma di aborto che dalla prima ecografia stabilisce il sesso del nascituro e, nel caso che sia femmina, provvede ad abortire, allo scopo di eliminare questa forma di vita assolutamente di natura “inferiore” e che non occorre né alla famiglia e neppure allo Stato.
Un altro dato emerge da questa rilevazione dell’organizzazione ginevrina: notoriamente, in tutto il mondo il numero delle donne è assai superiore a quello degli uomini; ebbene, in India sono riusciti, miracolosamente, a ribaltare questo rapporto ed hanno fatto in modo che il numero dei maschietti presenti sul territorio superi quello delle femminucce. Ma bravi! Ma come avranno fatto! E pensare che gli indiani hanno anche avuto una donna “primo ministro”, ma evidentemente hanno seguito il detto “una eccezione non fa la regola”.
Ora, non voglio fare accostamenti azzardati, ma questo atteggiamento nei confronti delle donne – che potremmo definire genocidio selettivo – assomiglia tanto ad altre forme di barbariche uccisioni (Hitler, Stalin, ecc) solo che non si può dirlo e poi sono in piedi altre forme, altre situazioni, altri interessi; insomma non si può dire, ma almeno pensare!!

mercoledì, novembre 30, 2005

La benzina con lo sconto 

Anzitutto la vicenda: si svolge in Toscana, in provincia di Lucca, dove un Ipermercato (non faccio il nome per non fare pubblicità) ha trovato il modo di installare un distributore di benzina che fornisce carburante con uno sconto di 10 centesimi al litro, il che significa 5 euro per un pieno di 50 litri, quanto occorre ad una utilitaria.
Come è potuto accadere? Anzitutto l’Amministratore Delegato dell’Ipermercato ha trovato favorevole accoglimento da parte del Sindaco del luogo ove è stato aperto il distributore; in secondo luogo ha scartato il rifornimento classico alle società di distribuzione italiane che controllano l’intera filiera del carburante e si è rivolto ad una azienda francese – di proprietà di un azionista del complesso distributivo – già sensibile ad applicare i prezzi più bassi possibili.
Come è stato possibile attuare questa operazione? Il dirigente dell’Ipermercato ha parlato di ottimizzazione della logistica e grande efficienza dell’impianto: in sostanza, gli addetti ai rifornimenti di carburanti non sono affatto proprietari della struttura ma dipendenti del colosso distributivo; questo ne consegue un interesse a smaltire il lavoro nel minor tempo possibile, ma un ricarico di prezzo per le loro prestazioni infinitamente più basso di quello che può essere la prebenda di un “padrone” o “padroncino” che dir si voglia.
Ricorderete che quando fu ventilato questa nuova situazione distributiva, i gestori delle stazioni di servizio si opposero fermamente a qualsiasi modifica, difendendo strenuamente uno status quo che appare abbastanza anacronistico e sicuramente “di retroguardia”.
Anche in questo caso si rivela una delle piaghe del nostro paese, il dominio delle corporazioni, come è già stato affermato circa i tassisti, i farmacisti, i notai, ecc.
Tutte queste categorie godono di una sorta di autoregolamentazione che prevede al primo punto la massima “chi c’è c’è e chi non c’è non entra” che rappresenta il massimo dell’egoismo e sta ad indicare anche una sorta di antistorico appannaggio di situazioni di privilegio.
Ma questa nuova forma distributiva che si ripromette di entrare in sinergia con altre attività al fini di ottimizzarne i prezzi, ammesso di riuscire a superare gli ostacoli posti dai gestori italiani e dalle società di distribuzione, ha anche un altro “nemico” con cui combattere, quello che per usare una parola di moda potremmo definire la sindrome da devolution.
Infatti, a quanto ha dichiarato il già più volte nominato A.D., in Italia l’istallazione di un distributore di benzina è autorizzato dalle singole regioni, pertanto ci sono 21 modi diversi di procedere.
In certe regioni, ad esempio, si può aprire un nuovo impianto solo se non c’è un’altra stazione di servizio nel raggio di 20 chilometri: come possono essere fatte delle operazioni di rinnovamento con tale normativa!!
Comunque sia, anche tutto questo è frutto della famigerata globalizzazione – da me più volte vituperata – in quanto tende a privilegiare le strutture grandi a detrimento di quelle piccole; ora, se ci pensate bene, il benzinaio sotto casa, sia pure privilegiato da leggi che lo tutelano al massimo e lo rendono una casta, a me però resta simpatico, se ho bisogno di qualcosa sono sicuro che mi posso rivolgere a lui, ma se viene il mega impianto, con degli addetti che vengono cambiati in continuazione tutto questo non avverrà più.
E allora, allora rimpiangeremo il tempo passato dicendo che si stava meglio quando si stava peggio! Pensate che da informazioni ricevute, sembra che a New York il Comune finanzi le riaperture dei piccoli negozi che sono stati spazzati via dagli ipermercati.
Meditiamo, gente, meditiamo.

lunedì, novembre 28, 2005

Zoro e il razzismo 

A Messina, dove si disputava l’incontro di calcio Messina-Inter, ad un certo punto il calciatore di colore della squadra di casa, Zoro (si pronuncia “zorò”), ha preso in mano il pallone e, sia pure ostacolato dagli altri giocatori (si è visto distinguersi Adriano dell’Inter) si è diretto a passo di carica verso il “quarto uomo”, uno degli assistenti dell’arbitro, e gli ha comunicato in modo molto civile che se il pubblico, o meglio la parte di pubblico che conteneva i tifosi interisti, non smetteva di apostrofarlo con i soliti “buu” ogni volta che toccava il pallone, lui se ne sarebbe andato dal campo.
Sono intervenuti i compagni, è arrivato l’arbitro e in un modo o nell’altro il giocatore di colore è stato convinto a rientrare in campo e a rimettere in gioco il pallone; al termine della partita si sono sprecati i commenti a quanto accaduto e tutti vertevano sull’inciviltà di “quei pochi” spettatori che con il loro comportamento hanno sputtanato tutta la tifoseria interista; anche il presidente Facchetti ha chiesto scusa al giocatore ma – anche lui – ha commentato che si tratta di una frangia minima che non significa niente nel contesto dei tifosi che, in genere, si sarebbero comportati civilmente.
È di oggi la notizia che per decisione dei vertici del calcio, le partite di domenica prossima cominceranno con cinque minuti di ritardo in segno di protesta per la manifestazione di razzismo verificatasi a Messina.
Due annotazioni: la prima è che siamo arcistufi dei cinque (o dieci, o altro) minuti di ritardo nell’inizio di una gara in segno di protesta: ma che vorrebbe significare? Non lo capisco, ma credo che non lo capiscano neppure gli altri perché se fosse stato compreso, con tutte le volte che è stato messo in pratica, a quest’ora si sarebbero risolti quasi tutti i problemi.
Seconda notazione: sono stufo anche di un’altra cosa che in questi casi viene sempre tirata fuori e cioè che “si tratta di pochi facinorosi, ma la maggioranza dei tifosi è sana”.
Ma non è vero, non può essere vero, se fosse vero che la maggioranza dei tifosi era contraria al gesto dei “pochi” facinorosi, sarebbe stato semplice farli smettere, bastavano pochi scapaccioni per indurli ad abbozzarla.
E invece, non che si mettano a gridare “buu” anche gli altri, ma almeno sono sicuro che non prendono posizione e quindi lasciano che la parte peggiore del tifo si scateni e diventi sonoramente maggioritaria.
Mi sembra che questo atteggiamento faccia il paio con quello che la gente comune applica quando è in presenza di un reato, in particolare quando assiste ad una violenza e successivo stupro nei confronti di una donna.
L’atto viene deprecato da tutti, l’atto trova una esplicita riprovazione da giovani e vecchi, uomini e donne, automobilisti e pedoni, però non c’è un cane che intervenga al momento dell’atto, forse per paura, sicuramente perché l’undicesimo comandamento recita “fatti gli affari tuoi”.
E questo girare la testa dall’altra parte, oppure non ascoltare i cori razzisti, è un atteggiamento di stampo mafioso, un atteggiamento cioè che la criminalità organizzata usa per coprire i suoi delitti, sapendo che il timore di rappresaglie sconsiglia la gente a fare qualcosa; ed anche le fiaccolate o i cortei (so di crearmi dei nemici ma lo dico lo stesso) sono solo un comodo paravento per intrupparsi insieme ad altri e tutti insieme non risolvere un fico secco.
Ricordate la frase di Kierkegaard: “se vuoi pulire il mondo comincia a spazzare di fronte a casa tua”.

La libertà a Sofri 

La rara e grave malattia che ha colpito Adriano Sofri, ha fatto tornare di moda il problema della grazia, dividendo trasversalmente destra e sinistra.
Tanto per non incorrere in svarioni, cerchiamo di ricapitolare: Sofri è in galera dove c’è l’ha mandato il pentito Marino, accusato di essere il mandante dell’omicidio Calabresi, accaduto nei famigerati anni ’70, fucina di terrorismo, partiti e movimenti più o meno rivoluzionari e personaggi che – finita la ricreazione -. si sono sistemati all’ombra del potere ed ora sono tutti ben inseriti nella società italiana.
Il problema che sta a monte della concessione della grazia sembra principalmente dovuto alla circostanza che Sofri – ritenendosi condannato ingiustamente – si rifiuta di fare regolare domanda al Capo dello Stato; quest’ultimo – tirato per giacca da tutti i salotti buoni di Roma – sarebbe ben felice di concedergliela, però c’è un particolare: non essendo in presenza di regolare istanza, la grazia avverrebbe “motu proprio” ed allora occorrerebbe la controfirma al provvedimento da parte del Ministro di Giustizia, il leghista Castelli che si dichiara contrario al provvedimento e conseguentemente rifiuta la sospirata controfirma.
La pletora dei “rivoluzionari da salotto” che si considerano compagni di lotta di Sofri, è capitanata da Pannella, da Marco Boato e da Ferrara, tipi che non andrebbero d’accordo neppure su quale giorno della settimana sia oggi: ebbene, questi personaggi dei salotti buoni di Roma, questi aderenti al “generone” della capitale, quell’ammasso di personaggi della più varia estrazione che sta però a determinare l’andamento di questo nostro povero Paese, premono perché la grazia venga concessa.
Dico la verità, mi stanno tanti antipatici questi “rivoluzionari” quanto invece mi sta simpatico Adriano, sarà forse perché abitava abbastanza vicino a me e quindi ci incontravamo ogni tanto nei negozi della zona; tutt’altro personaggio è il figlio Luca, intruppato dai salottieri romani nell’esercito dei “poco-facenti” e “molto-guadagnanti”, che non vedo quasi mai e che penso abiti stabilmente a Roma.
Dicevo quindi che Sofri a me sta simpatico, anche per la posizione morale assunta nella vicenda, quello invece che non sopporto è l’ipocrisia dei suoi supporter che ne chiedono la scarcerazione ma non si azzardano a dire che la magistratura milanese ha toppato negli 8 (dico otto e lo sottolineo) giudizi ai quali è stato sottoposto.
Non sono riusciti a trovare un magistrato del tribunale di Milano che gli fornisse una sorta di sponda, affermando che sì…forse…potrebbe anche essere capitato un errore; niente di tutto questo, la magistratura – sia quella inquirente (D’Ambrosio) che quella giudicante (mi pare Catalani) – non hanno mai avuto il minimo dubbio sulla condanna dell’ex direttore di “Lotta Continua”.
Lo sapete cosa mi sta particolarmente sul gozzo? Che questi personaggi degli anni ’70, sconfitti dalla storia e che dovrebbero essere messi in soffitta, sono invece tutti “nei salotti buoni” della Roma che conta: fateci caso e cercate di ricordare dove erano in quegli anni i VIP attuali.
Mentre scrivo queste note, esce la notizia che il Giudice di Sorveglianza di Pisa ha concesso ad Adriano Sofri la sospensione della pena per sei mesi, a causa di gravi problemi di salute: anche in questo caso – che reputo comunque giustissimo – la celerità con cui è stato emesso il provvedimento è quanto meno sospetta, cioè se al posto dell’ex rivoluzionario ci fosse stato il NIP (non important person) Antonio Esposito, quanto tempo avrebbe impiegato il magistrato per emettere l’ordinanza?

domenica, novembre 27, 2005

La sessualità (omo ed etero) 

So bene di entrare in un territorio minato, so bene di parlare di cose che conosco per sentito dire e quindi sono di seconda mano, so bene infine che tutto questo gran parlare che ne stiamo facendo, deriva massimamente dalle dichiarazioni “nette” di Papa Benedetto XVI che ha dichiarato la “non ammissibilità” dei seminaristi con tendenze omosessuali (da notare che omosessuale significa “inclinazione erotica verso soggetti dello stesso sesso” e quindi vale sia per gli uomini che per le donne).
Partiamo quindi dal divieto imposto dalle gerarchie ecclesiastiche: “La Chiesa non può ammettere al sacerdozio chi pratichi l’omosessualità, chi presenta tendenze omosessuali profondamente radicate o chi sostiene la cosiddetta cultura gay”. Premettiamo che non è mio costume sindacare le persone che uno fa entrare in casa propria, si fa tanto per ragionare, ma se la Chiesa ritiene di discriminare alcune categorie, fatti suoi.
Alcune osservazioni; la prima si riferisce al divieto puro e semplice: ritengo che si riferisca a entrambi i sessi, perché come ho detto prima, la omosessualità riguarda sia uomini che donne, quindi debbo ritenere che sia i seminaristi maschi – destinati a diventare frati o preti – e sia le femmine – destinate a diventare suore - saranno sottoposti a questo “discernimento dell’idoneità dei candidati da parte della Chiesa”.
Seconda osservazione: e se questi candidati – ripeto, uomini e donne – mostrano spiccate tendenze verso l’altro sesso cosa succede? Va tutto bene? In verità sapevo che questi religiosi – chi più esplicitamente chi meno – ha il vincolo della “castità” cioè non deve avere rapporti sessuali né con persone del suo sesso e neppure con persone dell’altro sesso.
Se non mi sbaglio, questa osservazione mi sembra che colga in fallo la discriminante ecclesiastica e quindi ci sia tutto da rivedere. Anche perché, se la castità è un postulato della vita religiosa, mi sembra superfluo andare a ricercare quali sono le tendenze, poiché in entrambi i casi si fa peccato grave.
È di oggi un’intervista rilasciata da un prete gay che opera a New York e che afferma tranquillamente di essere omosessuale ma di non aver mai commesso questo peccato, cioè di essere rimasto fedele al voto di castità, nonostante la tendenza.
Detto questo, ampliamo il discorso della sessualità che altrimenti rimane chiuso nei confessionali e non se lo merita: mi diceva anni addietro un vecchio gesuita che “anche il sesso è opera di Dio, quindi…”; è indubitabile che il sesso è una delle motrici della vita privata e pubblica, anzi direi, se non apparisse troppo forte, addirittura una delle leve della storia.
Colui che dedica la propria esistenza ad una vita religiosa ha al suo fianco questa “fede” che lo sorregge nel continuo desiderio di cedere al peccato; e sovente la fede ce la fa a sconfiggere il desiderio e l’uomo, o la donna, rimane puro e continua a seguite il proprio destino fino – in alcuni casi – addirittura alla santità.
Ma noi? Noi che nella migliore delle ipotesi abbiamo una fede assai tiepida, come possiamo difenderci dalla sessualità? Benissimo, non difendendoci affatto, cioè arrendendoci ad essa e a tutte le delizie che comporta!!
Ed allora, cosa faremo, quando saremo chiamati a rendere conto al Padreterno della nostra esistenza votata alle gioie del sesso? Semplice, gli rinfacceremo di avere creato una cosa alla quale era impossibile resistere e che quindi Lui si deve considerare corresponsabile insieme all’intero genere umano.
Speriamo che basti!!

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