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sabato, novembre 10, 2007

INTEGRAZIONE 

Non so dire se porterà i frutti sperati, ma l’esperimento che si sta svolgendo in un piccolo paese in Provincia di Treviso è indubbiamente interessante: l’Oratorio della Parrocchia ospita ogni venerdì i musulmani della zona che vi celebrano le loro funzioni; sono circa duecento persone di media che arrivano a mille in occasioni speciali come il Ramadam o la Festa del Montone.

Ovviamente le polemiche non si sono fatte attendere e hanno preso l’avvio dall’anima leghista che in Veneto è particolarmente attiva; ha iniziato una “autorità” – il vice presidente della Regione – che si è rivolto direttamente al Vescovo per “invitarlo a spiegare al parroco che il suo operato non è in linea con il comune sentire della Chiesa e dei suoi parrocchiani”; lo stesso uomo politico si è poi lamentato dell’assenza di reciprocità in queste azioni: “noi aiutiamo i musulmani, ma nelle loro terre non ci prestano certo le moschee per svolgere le nostre funzioni”.

Tutto vero, tutto giusto, ma solo perché è visto da una sola parte, cioè dalla nostra, il che è l’esatto contrario dell’integrazione; e non ritengo giusto neppure invocare il concetto di reciprocità in quanto proprio la nostra religione dice “non guardare la pagliuzza che sta nell’occhio dell’altro, ma guarda la trave che c’è nel tuo”.

Insomma il nostro parroco – a proposito, si chiama Don Aldo Danieli – ha risposto all’appello dei “fratelli musulmani” che, non avendo i soldi per comprare un terreno e per farvi erigere una moschea, si sono risolti a lui per cercare un luogo dove celebrare i loro riti e dire le loro preghiere.

“Preferisco i musulmani che pregano ai cattolici che bestemmiano”, questa la frase che Don Aldo ripete a chi lo rimprovera per essersi allevato la serpe in seno; “se – come ci ha insegnato Papa Wojtyla - parliamo di dialogo con altre civiltà, con altri popoli, con altre religioni, non possiamo poi sbatter loro la porta in faccia al primo passo di avvicinamento”: questa la motivazione che il parroco riporta a tutta la sua gente; potrebbe aggiungere, ma non lo fa lui e quindi lo faccio io, siete tutti bravi a parlare di integrazione e di multiculturalità, finché questa avviene lontana dalle vostre porte di casa, ma quando vi capita l’occasione di praticarla in concreto, ecco che esplode tutto il razzismo che è in molti di noi.

E le autorità religiose, il Vescovo, cosa hanno avuto da dire in questa faccenda? La risposta di Don Aldo, quando gli viene domandato se ha chiesto il permesso al suo Vescovo, è disarmante, ma bellissima nella sua finta ingenuità: “Non gli ho chiesto il permesso, è vero, e lui ci è rimasto male, ma io sono più vecchio di lui, l’ho avuto come studente e quando ci siamo incontrati non ha avuto il coraggio di dirmi niente”: quindi la questione non è stata affrontata platealmente ma ha avuto una sorta di autorizzazione, o meglio, una “non negazione”, e sulla base di questo il parroco tira avanti.

Anzi, l’attività cattolico-musulmana è stata incrementata con alcuni incontri organizzati insieme al Centro islamico di Treviso; “queste attività - insiste Don Danieli – sono fatte per evitare che negli oratori vengano le ragnatele e per abbattere i muri dell’incomprensione e dell’intolleranza.

Da notare, infine, che il battagliero prete è riuscito anche a convincere un recalcitrante Consiglio Pastorale che ha autorizzato tutte queste iniziative e, se permettete, non è poco!!


giovedì, novembre 08, 2007

DUE CASI 

L’irrompere dei fatti di cronaca mi “costringono” a tornare su un argomento che ho già affrontato un paio di volte: la soluzione escatologica dell’esistenza, in parole povere il problema dei suicidi, della scelta di un “mondo migliore”.

I casi specifici sono due, assai dissimili tra loro per estrazione socio-antropologica dei protagonisti e per le condizioni oggettive nei quali si sono svolti.

Il primo ha per protagonista una ragazzina di 14 anni, residente alle porte di Perugia, figlia di una coppia borghese, che abita con la nonna; è proprio lei la persona che l’ha vista per ultima, mentre stava uscendo di casa per andare a scuola: le ha chiesto di prepararle il pesce per pranzo ed è uscita; arrivata in strada è rientrata di nascosto nell’appartamento e l’ha fatta finita, in un modo strano, barbaro ed assurdo: si è legata un foulard fucsia al collo e si è lasciata andata da un termosifone. L’ha scoperta la nonna che ha cercato di rianimarla, di toglierle quell’inutile e devastante sciarpetta ed ha poi chiamato il 118, ma non c’è stato niente da fare.

La ragazza – che chiameremo convenzionalmente Francesca – ha lasciato un biglietto in cui “ha spiegato il suo gesto”, ammesso che una cosa del genere possa essere spiegata: “Mi dispiace non godermi la vita, che va goduta come avrei potuto fare. Che va goduta in tutti i suoi aspetti: la musica, i ragazzi. Mi dispiace. Scusatemi”.

Cosa avrà voluto dire? Forse nel suo modo criptico ha lanciato un segnale che è valido per ognuno di noi e che potrà essere valutato in maniera difforme a seconda del destinatario: gli amici ripenseranno alle cose fatte insieme e non realizzate; il fidanzatino – se c’era – sarà a chiedersi in cosa ha sbagliato; i genitori, la famiglia, avrà certamente il compito più difficile, quello di non aver capito il dramma che stava vivendo una giovanissima ancora incosciente delle cose della vita e già decisa a compiere un’azione così definitiva.

I “non più giovani” come me si chiederanno se valeva la pena intraprendere tutte le lotte che sono state fatte in passato per lasciare un mondo del genere e quindi si avvieranno a completare la loro vita con un’amarezza in più.

Il secondo caso ha come protagonista un uomo di 67 anni, un pensionato, ex consigliere comunale per il P.C.I. negli anni ‘70 (allora si chiamava così); si è reso conto di non farcela a campare con la propria pensione e, in particolare, a pagare i 300 euro che gli chiedeva il padrone di casa per l’affitto.

E così si è recato di prima mattina, mentre era ancora scuro, in prossimità di un cavalcavia e da lì si è portato sui binari ferroviari aspettando l’arrivo del primo treno che è giunto qualche minuto dopo le sei e lo ha investito in pieno.

Il disagio del pensionato – acuito in modo esponenziale, ritengo io, da una qualche cedenza psicologica – non era stato notato da nessuno dei conoscenti che frequentava o forse, qualche uscita che magari rivelava malessere, non era stata presa nella giusta considerazione.

Un uomo solo,dunque, un uomo che aveva vissuto una vita “completa” – dal lavoro all’impegno politico – un uomo che evidentemente aveva finito il carburante ed ha così preferito scendere dall’auto e imbarcarsi su un altro mezzo.

Come avete visto, ci siamo imbattuti in due casi che testimoniano anzitutto il disagio che questo nostro mondo provoca specialmente nei più deboli e poi abbiamo dovuto rimarcare che, di fronte alla sofferenza interiore, ognuno di noi è solo, ma così solo che non trova rifugio in niente che non sia un sogno, una speranza, un’illusione: appunto, l’aldilà!


martedì, novembre 06, 2007

COSA MI TOCCA SENTIRE !! 

“Non diamo la caccia ai poveri, ma solo ai delinquenti. I quindici super-ricercati da espellere immediatamente sono stati protagonisti di gravissimi reati: violenza sessuale, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, tentato omicidio, omicidio, associazione per delinquere”.

Questa splendida dichiarazione non è opera del solito politico alla ricerca del consenso, frettoloso nei giudizi e nelle soluzioni; è opera invece di un Questore di una grande città del centro Italia, cioè di un funzionario statale che dovrebbe conoscere a menadito la legge e tutto quello che ne consegue.

Allora, se si conosce la legge, come di può espellere persone accusate di reati sessuali, reati contro la persona e associazionismo di stampo malavitoso? Questi signori devono essere ricercati – come sembra si stia facendo solo ora – sottoposti a regolare processo e spediti in galera se questo è quanto decide il Tribunale.

Anche perché – mi sembra che nessuno ne abbia parlato – ci sono i diritti dei terzi che dobbiamo in qualche modo tutelare, di quelli che in gergo legislativo vengono chiamate “le parti civili” che, oltre ad essere dalla parte del PM per la condanna dell’accusato, sono chiamate a formulare le richieste di risarcimento dei danni per la parte lesa.

Con questa libidine della “cacciata dei romeni”, mi sembra che ci stiamo dimenticando che ci sono varie problematiche da tenere presente, una delle quali è, appunto, la parte che riguarda i risarcimenti alle vittime: ovviamente, quando il delinquente è rientrato in patria sarà molto, ma molto difficile avviare una qualsiasi pratica risarcitoria.

Ma sembra che non importi molto di questi che pure sono diritti dei nostri concittadini; sembra che l’obiettivo primario – forse l’unico – sia quello di togliersi di torno questi scomodi “europei”.

Eppure mi si dice (ancona non l’ho sperimentato di persona non avendone necessità) che nel campo delle badanti, le donne romene sono le migliori in assoluto e sono quasi tutte in possesso di un titolo di studio preso ai tempi di Ceausescu, il sanguinario dittatore, quando “tutti” potevano studiare; si assiste così a situazioni imbarazzanti in quanto la badante ha un titolo di studio superiore a quello della ”badata” e del di lei figlio o figlia..

Se facciamo un piccolo passo indietro, ci viene spontaneo notare che – dato per scontato che l’evento scatenante è stato l’assassinio della povera signora Giovanna a Roma – la dichiarazione che, a mio giudizio, ha portato a questa escalation da parte di politici (per le leggi) e di “imbecilli comuni” (per gli atti di incivile violenza e di razzismo esplicito) è stata quella di Veltroni che ha detto: “Roma era sicura prima dell’entrata della Romania nella U.E.”.

Questa dichiarazione, al di là di ogni altra considerazione, suona come un esplicito attacco al nostro premier in quanto il governo Prodi, ha revocato il 27 luglio 2006 le limitazioni alle entrate in Italia dai 10 Paesi “ultimi entrati nella U.E.” e poi, nel dicembre del 2006 ha ammesso praticamente senza limiti l’immigrazione da Romania e Bulgaria, allontanandosi in entrambi i casi dalle politiche seguite dagli altri partner europei.

Per gli “imbecilli comuni” questo è stato una sorta di slogan contro i romeni presenti nel nostro territorio, buona parte dei quali, ovviamente non ha un lavoro e quindi è costretta a sbarcare il lunario in qualche modo e ad alloggiare in ambienti fatiscenti che fanno storcere il nasino alle nostre brave compagne borghesi; e da qui sta nascendo il famigerato “dagli al romeno!!” con i risultati che è facile immaginare.


domenica, novembre 04, 2007

SOLO QUALCHE BATTUTA !! 

Montecarlo – Saint Moritz, 653 chilometri, 529 tornanti, in sei ore e cinquanta minuti: questo è l’head line che accompagna la pubblicità di un fuoristrada (o SUV che dir si voglia); quindi il signore alla guida del mezzo, si è sciroppato 653 chilometri in poco meno di sette ore (quasi cento all’ora di media): se uno pensa che in questo lasso di tempo (quasi sette ore) almeno un paio di volte si dovrebbe essere fermato per fare pipi, un'altra fermatina per un caffè e lasciamo stare il mangiare…..fate voi il conto della media “reale”

Ma ci rendiamo conto della velocità alla quale è andato questo delinquente della guida! Con la differenza che il guidatore non esiste, è “virtuale”, mentre chi ha scritto il testo per lo spot è un uomo in carne ed ossa; possibile che nessuno di sia accorto della mostruosità dell’invito a correre, specie dopo le tante morti per l’eccessiva velocità??

Ecco, questa è una delle battute che dovrebbero comporre questo post di raccoglimento, dopo le tante sciocchezze lette, scritte (da me e da altri) sul problema “romeni” ed in attesa di riprendere con qualche argomento più serio.

La seconda battuta mi è stata raccontata da un caro amico, ma l’ho poi letta in un quotidiano a larga diffusione: Ufficio Comunale di Roma, ore 8,30 di venerdì scorso (giornata di ponte), fuori dell’Ufficio Anagrafe c’è già una coda discreta, ma nessuno si presenta ad aprire la porta; la folla comincia a rumoreggiare e dopo un po’ si vede uno spiraglio della porta che mostra il classico usciere del Comune (calmo, pacioso, tranquillo) che arringa così la gente in attesa: “Non c’è nessuno; io sono solo un usciere, non posso fare certificati; gli impiegati sono tutti malati”.

Qualcuno prende il cellulare e chiama gli Uffici Centrali del Comune e apprende che all’anagrafe sono assegnati 5 impiegati, dei quali uno è in ferie e gli altri quattro sono tutti ammalati!! Esistono fior di certificati che lo attestano!!

Ecco, questo è un bello spaccato della nostra Italia, nella quale ognuno cerca di fare i propri interessi anche a danno della collettività, tanto è sicuro che nessuno gli verrà a dire qualcosa; vorrete mica che WV – acronimo di Walter Veltroni – con tutti i problemi che ha, si possa preoccupare dell’assenteismo dei propri impiegati.

E invece è proprio da queste manifestazioni che si assapora il clima della situazione di sfascio che ci sta invadendo e che se non fermata in tempo rischia di portare l’Italia alla totale distruzione; volete sapere perché dico questo? Perché sono più che certo che i quattro impiegato ammalati sono pure sostenitori dell’antipolitica e che sono assidui frequentatori del blog di Grillo e delle sue manifestazioni pubbliche: alla faccia della coerenza!!

E chiudiamo con una battuta un po’ più velenosa: in Pakistan il premier Musharraf ha proclamato lo stato d’emergenza ed ha destituito il presidente della Corte Suprema che stava indagando sulle ultime elezioni vinte dal premier; ha sospeso la Costituzione ed ha bloccato tutte le libertà individuali.

Da qui si vede che in Italia siamo più civili: per un caso analogo il Ministro della Giustizia si è limitato a trasferire il P.M. che indaga su di lui; e basta!! Insomma, c’è una bella differenza!! Non ha mica fatto tutto quel casino!!


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