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venerdì, dicembre 20, 2013

E DOVREMMO IMPARARE DA QUESTI??!! 



Quasi tutti i giornali italiani hanno pubblicato una foto che ha fatto una certa impressione: si tratta dell’immagine del Parlamento Europeo che ascolta la relazione del Presidente della B.C.E., Mario Draghi, con oggetto: piano anti crisi.
Ma cosa c’è di strano o peggio di impressionante? Semplice: il Parlamento è praticamente vuoto – meno di 30 rappresentanti sui 766 previsti – e possiamo aggiungere che dopo la relazione del nostro Draghi, si sono avuti pochi interventi, tutti “lampo” e quindi la fuga verso il sospirato week end; pensate, tra i presenti c’era il nostro Borghezio, il pittoresco leghista che, nonostante l’impegno profuso non è riuscito a rianimare una scarna platea con i suoi slogan: aiutare le piccole e medie imprese perché altrimenti “verranno mangiate dai cinesi”; concetto non molto “profondo” ma di una certa attualità, ma neppure questo è servito a trattenere i parlamentari che se ne sono andati in fretta e furia a godere delle meritate vacanze.
Sicuramente non vanno a fare un “secondo lavoro” visto quanto incassano con il “primo”: 6.200,72 euro netti al mese, ai quali si aggiunge un’indennità spese generali di 4.299 a cui si sommano il rimborso delle spese di viaggio e un’indennità (senza maggiori specifiche) di 4.243 – questa volta annue – e quella di soggiorno pari a 304 euro per ogni giorno di presenza in forma ufficiale. Mi sembra che non se la passino niente male, o sbaglio??
Ma oltre a queste pingui prebende, il Parlamento europeo ha degli sprechi mostruosi, diciamo “all’italiana”: pensate che dodici volte all’anno, quindi circa ogni mese, il parlamento europeo si trasferisce per una seduta da Bruixelles a Strasburgo, 450 chilometri dal Belgio alla Francia; questa operazione ha un costo di 200/milioni all’anno, dato che ogni volta si spostano dal Belgio alla Francia  circa 3mila persone, una parte dei 5mila dipendenti a tempo indeterminato che si dividono anche con il Lussemburgo, una miriade di Tir pieni di carte e chi più ne ha, più ne metta.
Durante queste trasferte, Strasburgo fa la pacchia: gli alberghi sono pienissimi, i taxi introvabili, alberghi e ristoranti alzano i prezzi fino a quattro volte quelli standard; esempio: dormire in una barca sul Reno costa 120 euro a testa, mentre in un bed & breakfast sono capaci di chiedere anche 180 euro per notte a chi prenota anno dopo anno; nei corridoi del parlamento circola un’altra voce: anche il mercato del sesso esplode durante queste sessioni, aumentando i prezzi!!”.
Ma cosa c’entra questa accoppiata di Bruxelles con Strasburgo? Si narra che quando Adenauer, De Gasperi e Monnet – considerati quasi dei folli – osarono proporre la nascita di una Comunità Europea, si cercò un simbolo di riconciliazione e questi fu trovato nella città di Strasburgo.
Ricordiamoci che i primi membri di questo parlamento erano dei semplici deputati nazionali designati a rappresentare il loro paese; non costavano nulla tranne il viaggio dalla loro sede a Bruxelles e Strasburgo; ora è diventato un grande “affare”: come già accennato, ospitare gli oltre 700 deputati e i funzionari, in tutto cinquemila persone, con quintali di documenti, fa bene ai bilanci di molti comparti della città di Strasburgo; senza contare i biglietti aerei o del treno o il rimborso per chi sostiene di essersi spostato con la propria auto. Da anni, periodicamente, si chiede di porre fine a questa “follia”, ma serve l’unanimità e la Francia, ovviamente, pone sempre il suo veto; “per il momento non se ne parla” risponde Hollande, il presidente che sembra comportarsi più come un bottegaio che come uno statista.

mercoledì, dicembre 18, 2013

LA CRISI COLPISCE ANCHE IL GIOCO 



Molta gente si era rivolta ai “giochi moderni” per vedere di raddrizzare il magro bilancio familiare e così siamo passati dal vecchio gioco del lotto – con i numeri sognati la notte o mandati dalla nonna morta tanti anni fa – ai più moderni giochi ad esso legati (superenalotto ed altri), per arrivare ai modernissimi giochi che prevedono l’uso di una moneta che viene sfregata fortemente su una cartella per cancellarne la pellicola superficiale.
C’è poi l’altro sistema, quello delle “slot machines” con il giocatore che tira incessantemente una leva sperando che escano cinque prugne in fila e continua imperterrito anche quando è chiaro che le prugne ormai non escono più
Questo era il panorama della gente più o meno “disperata” che mi ero prefigurato: l’ultima speranza è affidarsi alla dea bendata e spendere gli ultimo soldi in giocate, con la speranza di vincere e risolvere i problema della propria esistenza.
Lo Stato, anomalo tenutario della bisca a cielo aperto, cerca di aumentare le tentazioni rivolte ai giocatori e inventa due nuove versioni del “gratta e vinci” che viene sbandierato come un grande successo e che è, comunque, il gioco che nel 2013 ha distribuito più soldi: 6/miliardi e spiccioli.
Ricordiamo per la verità, che il gioco non è poi quella miniera infinita che l’erario si aspetta; va bene che nel gioco subentra anche una causa diversa dal “bisogno” – il vizio e la tentazione – ma quando si deve fare i conti con i soldi che ci sono in saccoccia, il vizio conta fino ad un cento punto ed infatti le stime per il 2013 ci dicono che gli italiani avranno speso 700/milioni di euro in meno rispetto all’anno scorso (-4%) e quindi l’ammontare dei proventi del gioco d’azzardo si “fermerà” a 16,7/miliardi.
Però aspettate a tirare fuori i fazzoletti per asciugarvi le lacrime, perché lo Stato ha tante risorse da mettere in campo; in particolare mi riferisco a tutti gli inciuci che vengono fatti sulla benzina e il gasolio, alcuni dei quali hanno una illogicità da fare paura. Ve ne riporterò alcune.
Sto parlando delle “accise”, la cui definizione è “imposta indiretta sulla fabbricazione o sulla vendita, della quale il produttore e il venditore si rivalgono nei confronti dell’acquirente, elevando il prezzo del prodotto”; ed infatti è proprio come avviene con i carburanti: lo Stato mette l’accisa di 1,50 euro al litro; il produttore aumenta il prezzo per il distributore, il quale a sua volte aumenta il prezzo alla pompa nei confronti dell’utenza e quindi, alla fin fine il povero cristo che va a fare benzina pagherà 1.50 euro in più o forse addirittura di più.
Anzitutto, precisiamo che queste accise vengono messe “provvisoriamente”, cioè fino a quando non è finita l’emergenza che ha determinato tale imposizione; il problema è che la prima fu introdotta da Mussolini nel lontano 1935:  un aumento di 1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia. Mi pare che detta guerra sia finita da 70 anni, ma l’accisa è ancora pendente sul capo degli automobilisti.
E che dire delle 14 lire messe sulla crisi di Suez del 1956. Ci sono poi alcuni aumenti dettati da una serie di disastri, come quella del Vajont del 1963 (10 lire), oppure quella sull’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire) o quella per il rinnovo del contratto degli autoferrotranviari  del 2004 (0,020 euro, ossia 39 lire), ed anche gli 0,112 euro sul diesel e 0,082 euro sulla benzina per “il consolidamento dei conti pubblici”.
Tutte queste e altre che si sono susseguite, avrebbero dovuto essere “tasse temporanee” e invece sono diventate “definitive”; vi sembra serio??!!

lunedì, dicembre 16, 2013

A ZONZO PER LA CITTA' 



Colui – che come me – ama girellare per la città usando mezzi pubblici e poi “i piedi”, si trova di fronte ad alcune situazioni che lo colpiscono in modo particolare e gli danno “noia” – tanto per usare un termine sbagliato – fino ad inveire contro questi che ne sono protagonisti.
La prima cosa che “disturba” il benpensante cittadino – onesto e che paga le tasse – sono le persone che vivono al di sotto della media; tra queste, una posizione di rilievo ce l’hanno “i cinesi” che mentre a livello mondiale se la vedono con i grandi della terra, poi mandano in giro per il mondo degli autentici schiavi che si ritrovano a condurre un’esistenza a dir poco miserevole.
A margine delle recente strage di Prato, dove un incendio in una fabbrica ha fatto una diecina di morti (tutte persone che oltre a lavorarci ci vivevano); il modo con cui questi poveracci conducono la loro esistente è il seguente: il boss – italiano quasi sempre oppure cinese d’alto bordo – paga una cifra ridicola, cioè 40 centesimi per ogni vestito cucito da questi disperati; i quali peraltro sono convinti di poter raggiungere un futuro roseo, in quanto lavorando 18 ore al giorno, 7 giorni su sette, arrivano a guadagnare 700 euro al mese e vivendo in modo miserevole nella stessa fabbrica che gli mette a disposizione dei “loculi” per dormire, risparmiano sul vitto.
Però, questi non li vediamo, se non quando accade qualche fattaccio; quelli invece che vediamo continuamente sono coloro – di tantissime nazionalità . che chiedono palesemente l’elemosina ai margini della strada: molti suonano qualche strumento e straziano i grandi compositori del passato; altri mostrano le loro anomalie fisiche ed hanno “fortuna” perché sembra che il comune passante si intenerisca più dello storpio che del musicista.
Ci sono poi coloro che si fanno accompagnare da piccoli cani e che chiedono l’elemosina per entrambi, con la bestia che sembra fare più compassione dell’uomo; infine abbiamo la donna, non più giovane e di forte corporatura, che passa la giornata a 180 gradi sul marciapiede, con la faccia appoggiata a terra e che la sera riesce a rialzarsi senza la minima difficoltà: lei non chiede niente, lascia solo un piccolo contenitore che la gente che passa dovrebbe riempire.
La gente appare “infastidita” da questi mendicanti che mostrano il lato più brutto dell’esistenza e si rivolgono alle autorità con la richiesta di “fare qualcosa”; per quanto mi consta, c’è stato finora un solo Sindaco – di una città dell’Alto Adige – che ha risposto a tale richiesta della cittadinanza emanando un’apposita ordinanza in cui vieta tassativamente la mendicità di qualsiasi tipo e, a titolo di scoraggiamento, ha disposto la confisca delle elemosine; per la verità ci aveva già provato il Sindaco di Venezia, ma il provvedimento era stato bocciato dal Consiglio di Stato.
Che fare di fronte a questa marea di questuanti? Dare un poco a tutti o scegliere quello che – a nostro avviso – sembra più malconcio degli altri? La religione cristiana è chiarissima al riguardo: praticare la carità è la più alta tra le virtù teologali e quindi, tutti quelli che si dichiarano cristiani, dovrebbero attenersi a questo dettame.
Ma come fare? Darla a tutti? Vi racconto come si comporta un mio amico: quando incontra un mendicante gli da tre o quattro monetine da 1 o 2 centesimi di euro; non appena Il questuante si accorge della scarsità del malloppo, lo apostrofa con un “ma che ci faccio con questi?” al che lui gli risponde seraficamente: “li puoi usare per fare l’elemosina ai poveri!!”.

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