sabato, novembre 24, 2007
FACCIAMO CAPOLINO IN GERMANIA
Quando ho letto la notizia non credevo ai miei occhi: i deputati tedeschi hanno conquistato un aumento di stipendio del 9,% scaglionato in due anni: sapete quanto viene loro di aumento? Trecento euro subito ed altrettanti nel 2009!!
Volete sapere perché? Perché il loro stipendio supera di pochissimo i settemila euro mensili e quindi, se fate la moltiplicazione, il conto – grosso modo – torna; quello che non torna è l’importo degli stipendi dei citati onorevoli che è meno della metà di quello di un deputato o senatore di casa nostra; e poi sono anche la metà in fatto di numeri, essendo 490 contro i quasi mille dei nostri.
Eppure, i bravi tedeschi si sono arrabbiati moltissimo per questi aumenti ed il commento più diffuso è stato “vergognoso”, questo sia da parte degli elettori di destra che da parte di quelli di sinistra. I “colpevoli” si sono giustificati ricordando che da cinque anni i loro stipendi erano congelati e che l’incremento del 9% equivale all’incirca al tasso d’inflazione.
Comunque i deputati sono stati tutti d’accordo nel votare l’aumento: solo l’estrema sinistra, guidata da Lafontaine (detto Oskar il rosso) hanno dichiarato di essere impossibilitati a rifiutare l’aumento, ma i trecento euro li daranno in beneficenza; questa cosa non l’ho mai sentita da noi, forse perché c’è “il partito” che mette le mani in tasca agli onorevoli e quindi non consente nessuna beneficenza.
Lo sdegno della gente non accenna a diminuire e si chiede che i deputati siano obbligati a rendere pubblici tutti i loro introiti, di qualunque genere; in Germania infatti – al contrario di quanto avviene da noi – la privacy è assoluta per tutti e non è lecito pubblicare la dichiarazione dei redditi di un contribuente, sia esso un onorevole o un semplice impiegato di banca.
Dopo questo tentativo di andare oltre la privacy, si va oltre, in quanto ci sono delle richieste apparse sulla stampa in cui si vorrebbe rompere un altro tabù: vietare ai deputati di svolgere qualsiasi attività oltre quella politica; in pratica, ogni reddito supplementare – se non proviene da beni di famiglia – diventerebbe illecito e sarebbe addirittura penalmente perseguibile.
Ma torniamo alla nostra italietta; anzitutto dobbiamo notare che noi siamo bravissimo, non solo nel l’aumentarci lo stipendio, ma anche nel creare situazioni “fantasma” che poi portano un grosso tornaconto a “qualcuno”: mi riferisco ad una struttura che dal 1990
Si tratta del Comitato Nazionale per il collegamento tra il governo italiano e
Come è detto sopra,
giovedì, novembre 22, 2007
RICORDATE I FILM WESTERN ??
I film a cui alludo sono, ovviamente, i vecchi western, dove si fronteggiavano indiani e cow-boy e dove ho udito uno slogan che mi è sempre rimasto impresso: “l’unico indiano buono è un indiano morto”.
Lo stesso slogan credo che lo potremmo applicare – noi italiani – ai romeni che vivono in Italia: in questi giorni si stanno sprecando gli elogi funebri per il piccolo Fiorin, il piccolo venuto dalla Romania con i genitori e con i due fratellini; una famiglia povera ma onesta, con un padre che si dannava l’anima per portare a casa un tozzo di pane, lavorando dove lo chiamavano con il sistema del “saltuario” adesso tanto caro alla nostra economia, la madre in casa – una piccola baracca in lamiera – con il compito di tenere pulito l’ambiente per i bambini, tutti frequentatori di una scuola, e per il marito quando tornava a casa: un malaugurato incendio ha ucciso il piccolo Fiorin e gettato il resto della famiglia nella disperazione più nera.
Una famiglia, badate bene, simile a tante nostrali, nella quale la miseria la fa da padrona, con l’unica differenza che le poche istituzioni pubbliche che si occupano di questi casi di miseria, la famiglia romena – seppure la vedono – la mettono agli ultimi posti della graduatoria di quelli da aiutare, fedeli allo slogan che ho sopra enunciato.
C’è qualcuno di voi che conosce uno o più romeni? Io, da parte mia, posso citarne un paio: il primo è un ragazzo di poco più di trenta anni, diplomato in Romania, che si adatta a fare il manovale nel nostro paese; l’altro è una ragazza, una badante, laureata in economia nel suo paese, affezionata alla famiglia dove lavora come loro sono affezionati a lei.
Se chiediamo loro di raccontarci qualcosa della vita in Romania ai tempi di Ceausaescu, vi dicono che il diritto al lavoro era garantito e gratuito per tutti e che non c’erano difficoltà a trovare lavoro; i salari e le pensioni erano decorose e comunque sufficienti perché il costo della vita era basso, i prezzi stabili e la roba da comprare poca e di scarsa qualità: in sostanza, possiamo dire che l’essenziale era garantito, il superfluo un sogno!
L’apertura del libero mercato, l’arrivo della libertà e della democrazia (!!!???) ha totalmente disgregato la società, nella quale si registrano situazioni di ricchezza mostruosa a fronte di tantissime realtà di miserabili che non hanno di che vivere e quindi, se possono, emigrano verso i “paesi del sogno”.
Inoltre – e qui sta la molla più importante – una cosa è essere poveri dove tutti sono poveri e l’altra è esserlo laddove brilla un’opulenza vistosa e vissuta come offensiva nei confronti di chi muore di fare.
Questo è il cocktail micidiale che ha scatenato la fuga dalla loro patria ex-comunista e l’arrivo nell’Europa occidentale dove avevano visto che c’era benessere per tutti; questo benessere per loro non c’è stato e non c’è tuttora e quindi, in alcuni casi, si è scatenata la violenza.
L’errore, forse, è stato quello di immettere brutalmente nelle società ex-comuniste, l’economia del “capitalismo reale” senza salvare prima le povere ma concrete conquiste del “socialismo reale”; si è confuso le riconquistate e sacrosante libertà civili con il “libero mercato”.
Ma non sono la stessa cosa e molti di loro si sono trovati a passare da una dittatura all’altra, dove quest’ultima è rappresentata dalla “dittatura del capitalismo” con tutti gli obblighi cui il singolo cittadino è sottoposto: uno a caso, la sudditanza dal denaro!!
martedì, novembre 20, 2007
QUESTA E' LA NOSTRA SOCIETA'
Mi scuso in anticipo se in questo mio ennesimo sfogo, mi lascerò andare a momenti di amarezza e ad altri di arrabbiatura: del resto l’argomento è stato varie volte da me sviscerato e, tutte le volte, mi sembra che le cose vadano sempre peggio.
Dunque, prima una notizia che non esagero a definire “mostruosa”: ricordate che qualche tempo fa (ne ho parlato anch’io nel mio blog) un romeno di 22 anni, tale Marco Ahmetovic, una notte di aprile, completamente ubriaco, si è messo alla guida del suo furgone ed ha ucciso quattro giovani; arrestato dalla Polizia, è stato processato e condannato a sei anni e mezzo di carcere per omicidio colposo plurimo, pena che peraltro sta scontando in un residence di Rimini; non mi chiedete come abbia fatto a scansare il carcere perchè è un mistero anche per me; sono sicuro che tutto è stato fatto secondo la legge, ma per me rimane il mistero.
Comunque torniamo al nostro giovane Marco che, dall’eremo del residence riminese, dovrebbe fra non molto uscire, perché è stato ingaggiato da una casa di moda con un cachet di 30.000 euro per diventare il “testimonial” di una collezione di jeans disegnata apposta per lui: la “romjeans”.
Mettiamoci per un attimo nei panni dei genitori dei quattro ragazzi falciati dal neo-modello e domandiamoci quale oltraggio debbano ancora subire, dopo aver visto l’assassino dei propri figli soggiornare amenamente in un residence di una cittadina romagnola, senza aver scontato neppure un giorno di galera.
Chiediamoci adesso quale molla abbia agito per ingaggiare un assassino quale testimonial di pantaloni rivolti principalmente a giovani: credo che in questa società si tenda a spettacolarizzare tutto, anche quello che si dovrebbe condannare; mi sembra che siamo in presenza di una operazione di un cinismo unico, che cerca di speculare sui clamori televisivi ma anche utilizza l’immagine di un assassino per vendere la propria merce: direi che, se accettasse, il nostro mondo pubblicitario potrebbe utilizzare Totò Reina, specie dopo il telefilm di Canale 5, per reclamizzare un tipo di passata di pomodoro oppure una nuova pizza e fare il gioco di parola con i “pizzini”!!
Ma la colpa, amici miei, non è dei pubblicitari ma dell’intera società; guardate che cosa si trova su un quotidiano nazionale (non su “Chi”, o “Novella
Del resto, come volete che riesca a raccapezzarmi su questo mondo, se dell’articolo sopra riportato non conosco neppure un nome, ma neppure uno! Come faccio ad imparare? Chi mi può insegnare? Mi spiegate che diavolo è “un tronista”? E’ un aspirante a qualche trono? Ma non c’è
domenica, novembre 18, 2007
CRESCITA SOSTENIBILE
Il termine “crescita sostenibile” è stato coniato dagli ambientalisti per significare uno sviluppo economico che non incida troppo sulle caratteristiche del nostro pianeta, insomma che non continui a fare i danni che ha fatto finora o, almeno, limiti questi danni il più possibile.
In questo mio intervento provo a rovesciare i termini del problema per vedere dove ci conduce questo ragionamento: anzitutto dobbiamo renderci ben conto che il nostro modello di sviluppo è basato su una crescita esponenziale; tale crescita è finora avvenuta sia in senso “orizzontale”, cioè con la scoperta di nuovi mercati, che in senso “verticale” cioè con la creazione di sempre nuovi prodotti.
Adesso, dopo che il mondo occidentale ha inglobato
Se mi date per buono questo assunto, dovete convenire con me che il nostro sistema (sia economico che politico) essendo basato sulla continua crescita esponenziale, nel momento in cui questa si ferma, è destinato ad implodere su se stesso e sarà quello che alcuni definiscono “il big bang economico”.
Cosa potrà avvenire dopo questa immane catastrofe non è facile prevederlo (almeno io non ci riesco); forse potremmo ipotizzare che un dopo neppure ci sia o sia un sostanziale regresso , del tipo di quello che avvenne in occasione della caduta dell’Impero romano: l’avvento del feudalesimo europeo con tutto quello che ne è conseguito sia sul piano storico che politico.
Forse potremmo riprendere a ragionare su basi diverse dall’imprescindibile sviluppo e rimettere l’uomo al centro dello sviluppo, facendogli riprendere il posto di preminenza che la tecnologia e, in concreto questo tipo di economia, gli ha tolto.
Però abbiamo un problema: l’attuale sistema economico sta diventando a livello planetario, perché ogni popolo anela ad arrivarci, anche quelli talmente arretrati che sanno bene quanti sacrifici in termini di risorse umane dovranno pagare.
E quindi se il sistema – che è planetario – implode e crea la catastrofe anche questa sarà planetaria e investirà non solo l’uomo, ma tutte le creature del pianeta.
Quindi, ed ecco che si ritorna all’origine di questo mio ragionamento, quando si chiede una “crescita sostenibile”, siamo ormai fuori tempo massimo: noi esseri umani dovremmo cominciare a lavorare fin da subito per una “decrescita” – anch’essa esponenziale come la crescita – inculcando nella gente l’idea che questo modo di vita ci condurrà ineluttabilmente verso una catastrofe; magari non accadrà alla nostra generazione ma alla prossima oppure a quella dopo, certo che qualcuno dovrà scontare le pecche di questo sviluppo disarmonico che non può produrre altro che lacrime.
Ma l’uomo non torna indietro nel suo “way of life”; solo un evento drammatico può rimescolare le carte e indurre il grande mazziere a ridarle in modo diverso: finora, nello scorrere della storia, gli sviluppi dell’umanità sono passati da periodiche guerre catastrofiche che hanno quasi sempre rimodellato il progresso; adesso è oltre mezzo secolo che non succede (per fortuna) un evento bellico nel mondo occidentale e questo ha portato lo sviluppo a espandersi in modo disordinato e senza alcun freno.
Possibile che l’uomo abbia bisogno di queste prove per correggersi??
ZIBALDONE N.11/2007
Tre cose mi hanno colpito in questi ultimi tempi e di queste desidero parlare con i miei affezionati lettori, sperando di suscitare anche in loro lo stesso interesse.
Un breve antefatto: come tutti sappiamo, il cosiddetto “ultimo miglio” è ed è rimasto di proprietà Telecom, nonostante tutte le nuove aziende arrivate, sia italiane che straniere; quindi, solo Telecom può sistemare nel modo migliore questo dannatissimo ultimo miglio, che poi sarebbe l’entrata in casa del doppino telefonico; i disgraziati utenti che hanno un abbonamento telefonico di vecchia data (diciamo venti anni), hanno la sfortuna di avere il proprio doppino telefonico allogato in centrali telefoniche di vecchia generazione (meccaniche e non elettroniche) e quindi non idonee a supportare la banda larga: tutto qui il problema; basterebbe smantellare le vecchie centrale e costruirne di nuove.
Credo che un intervento statale sarebbe quanto meno auspicabile – è già il terzo governo al quale rivolgo l’appello – in quanto siamo in presenza di un monopolista che non ha interesse ad adeguare il proprio standard in quanto incassa ugualmente i soldi da coloro che usufruiscono del proprio prodotto.
Mi sembra scandaloso, forse perché ne sono implicato in prima persona e so io quanto tempo occorre per mettere on-line questi miei scritti!!
Se ricordate il mio post di qualche giorno addietro, ho affermato la stessa cosa e questo a dimostrazione che le cariche contro
All’indomani dell’ordinanza si sono mossi il C.S.M. ed il Procuratore Generale della Cassazione che hanno aperto un’inchiesta sull’accaduto: tutto questo perché il GIP torinese – non so quanto inconsciamente – ha surrettiziamente modificato un parametro dell’ordinamento giudiziario e cioè ha abolito “l’obbligatorietà dell’azione penale”, decidendo di non procedere per un reato accertato: e questo ci allinea all’ordinamento anglosassone da tutti rifiutato per principio.