venerdì, marzo 29, 2013
FINANZA EUROPEA IN AFFANNO
Certo che sarebbe paradossale che noi si
andasse a “guardare” in casa d’altri, ma tant’è e quindi commentiamo l’ultimo
“problema finanziario europeo.
Il teatro di quest’ultima vicenda è Cipro,
Stato Sovrano e come tale aderente all’U.E.; non mi è dato conoscere con
precisione quali siano stati i problemi che hanno turbato la tranquillità dei
ciprioti, ma è presumibile che le cose siano andate come negli altri Paesi che
poi sono entrati in crisi e sono stati aiutati dall’Europa.
Dunque, torniamo a Cipro; sappiamo – per
sentito dire – che nei pressi dell’isola esistono imponenti giacimenti di gas
naturale ai quali aspirano i russi; sappiamo anche che questi ultimi, in
previsione di accordi economici più stringenti, hanno intanto cominciato a fare
arrivare una valanga di soldi che, per la verità vengono ben retribuiti dalle
banche cipriote.
Improvvisamente – almeno per gli osservatori
esterni – scoppia la bolla finanziaria e il governo cipriota si trova costretto
a ricorrere all’U.E. per un maxi prestito di 10/miliardi di euro, dopo che
Mosca ha subordinato il proprio aiuto a ferree condizioni economiche sui
giacimenti di gas naturale.
E quindi è giocoforza presentarsi a Bruxelles
con il cappello in mano e negoziare con i ministri delle finanze
dell’eurogruppo, un prestito che rimetta in sesto la situazione dell’isola.
Per acconsentire a questo, l’eurogruppo ha
posto come condizione che vengano tassati i depositi bancari con questa
cadenza: esenti fino a saldi di 100/mila euro e tassati al 30% per saldi
superiori; questa prelievo vale per la
Banca di Cipro, mentre per le altre la percentuale dovrebbe
limitarsi al 4%.
I titolari dei conti sopra ai 100/mila euro –
ripeto: in maggioranza russi – si sono comprensibilmente arrabbiati, ma
l’eurogruppo è stato inflessibile e si sta procedendo su questa strada.
La
Russia, sia
pure con toni sfumati, ha accusato i governanti di Cipro di avere “fatto un
grande pasticcio” che adesso è di difficile gestione; il problema è che nel
pasticcio ci sono in massima parte soldi russi e questo non va giù ai nuovi oligarchi
miliardari “ex socialisti”.
Intanto un’altra isola europea – questa però
di ben diversa caratura – è in una situazione difficile che richiede attenzione
e misure ponderate: si tratta della Gran Bretagna che dopo aver comunicato al
Mondo intero il dimezzamento delle stime di crescita per il 2013 e la
conseguente finanziaria “lacrime e sangue”, è entrata sotto la lente di
quell’agenzia “antipatica” che risponde al nome di Fitch la quale ha già
minacciato di tagliare la tripla A al glorioso impero britannico.
Noi, anziché “giocare” sul finanziario,
preferiamo affrontare il toro per le corna e andare direttamente al tipo di
vita che si prospetta; Confcommercio ha diramato alcuni dati che sono molto
preoccupanti, alludo ad una sorta di indice di povertà che in Italia è passato
da un dato in assoluto di 3.9/milioni (2,3%) del 2006 a 5.7/milioni (3,4%)
nel 2011, per arrivare ai quasi 7/milioni (4%) stimati per il 2013.
Eppure c’è un dato che fa riflettere: dati
gli individui “occupati”, i lavoratori italiani hanno lavorato del 1.863 ore
contro le 1.583 dei colleghi francesi e le 1.505 dei colleghi tedeschi.
E così abbiamo sfatato il vecchio ed abusato
concetto della “poca voglia di lavorare” dell’italiano: in Europa ce la
battiamo con tutti e vinciamo!!.
mercoledì, marzo 27, 2013
ZIBALDONE N.3
Tre notizie mi hanno colpito, scansando i
“grossi” eventi, come il nuovo Papa Francesco e il tentativo di formare un
nuovo governo; sono argomento molto “sotto” quelli che ho scansato, ma – come
si dice – a ognuno piacciono le cose che piacciono.
LA PRIMA si riferisce ad un evento accaduto nella mia
città e così presentato dal giornale locale: “Sun Chemical getta la spugna: 81 a casa (il numero si
riferisce ai dipendenti, naturalmente)”; per completezza d’informazione, vi
segnalo che l’azienda fa parte di una multinazionale e che i sindacati hanno
così commentato: “una doccia fredda”.
Ma il mio commento quale sarebbe? Una cosa
molto semplice: questa volta – come TUTTE le altre volte, quando un’azienda va
male, “la colpa” viene attribuita ai dipendenti (operai e impiegati), in quanto
sono loro ad essere licenziati.
I dirigenti locali, nonché quelli della casa
madre non risultano neppure sfiorati dal problema e continuano la loro vita,
magari con l’imbarazzo di dover scegliere una nuova sede lavorativa.
Come dicevo nel mio recentissimo post
dedicato a Carl Marx, è proprio vero il suo motto (che però non si avvera quasi
mai): “proletari di tutto l mondo unitevi”.
LA SECONDA riguarda i tempi biblici dei nostri
processi; una signora di Firenze ha impiegato 5 anni e mezzo per avere ragione
in un procedimento civile davanti al Giudice di Pace riguardante la correttezza
dell’istallazione di alcune tende nell’abitazione della signora.
La signora ha giudicato allucinante il tempo
trascorso prima di arrivare a sentenza e così si è rivolta – come previsto
dalla Legge Pinto – alla Corte d’Appello di Genova per avere il risarcimento
per l’eccessiva lunghezza del procedimento.
Ma la Corte d’Appello in questione ha respinto la
richiesta dell’avvocato della signora, giudicando – incredibilmente – quei 5
anni e mezzo come “tempo assolutamente ragionevole per la definizione del
procedimento”.
Forse i Giudici di quella Corte d’Appello
farebbero bene a controllare con un buon vocabolario, il significato di “ragionevole”,
perché la giustizia (quella con la “g” minuscola) non potrà mai essere di vero
ausilio ai cittadini se si ritiene giusto far durare così tanto un processo (su
delle tende da sole).
Concludiamo con la perla finale: l’intero
fascicolo del procedimento è stato smarrito durante il trasloco nei nuovi
locali del Tribunale; ma insomma, possibile che in questi casi non ci sia
nessuno – che abbia “veste” – che si vergogna e che chiede scusa all’utenza?
Forse no, visto che 5 anni e mezzo sono “giusti”!!
LA TERZA la possiamo definire “è cominciato l’anno
delle burle” e mi riferisco a quello che sta accadendo in Parlamento con i
tantissimi “new entry”; sembra che un “grillino” sia stato immortalato da un
settimanale, mentre bisbocciava per ben tre volte, nel ristorante “di lusso”
della Camera senza pagare la quota a carico dell’utente (15 euro), mentre il
resto è a carico del Bilancio Pubblico; visto che vogliono dare il buon
esempio, il giovane in questione ha detto: “pagherò l’eccedente di tasca mia”;
bene, bravo, ma non lo rifare!
Non so di chi sia il merito, ma ci sono stati
dei tagli e – come era da aspettarsi – sono stati accompagnati da altrettanti
mugugni, perché hanno toccato tutti, dai Presidenti dei due rami, agli uscieri;
non so in quale forma, ma ci ritorneremo; intanto, il blocco del turn over ha
ridotto i dipendenti da 1959
a 1550; bene e avanti così!!
lunedì, marzo 25, 2013
PERSONAGGI "SOPRA"
Con l’espressione “sopra” presente nel titolo
di questo post, intendo che i personaggi in questione non sono neppure da
paragonare con quelli che siamo costretti a subire, tanto diversa è la loro
caratura sociale, filosofica e politica..
Il primo – morto 130 anni fa – è Karl Marx,
l’autore di “Das Capital” con cui il filosofo di Treviri spiegava a tutti come
fare a cambiare la società; si cerca nel ponderoso testo la soluzione dei
nostri guai provocati dalla globalizzazione e dai banchieri disinvolti?
Assolutamente no! Anzi, potrei aggiungere che l’unica cosa che è stata
ricercata è la reazione dopo la caduta del muro di Berlino; mentre il
politologo americano Fukuyama si affrettava a decretare la fine della storia
così come era stata vista in quegli anni, sul basamento della statua che
rappresenta Marx e Engel, in quella che ancora per poco era Berlino Est,
qualcuno ebbe a scrivere “Non è stata colpa nostra” e un altro aggiunse “andrà
meglio la prossima volta”.
Sotto il profilo “turistico”, nella casa
natale di Treviri, trasformata in un museo, si vende a tutto spiano ricordini
del grande filosofo, tazzine con il suo volto e oggetti comunque legati al
grande teorico del comunismo.
La tomba di Marx sorge nel cimitero
monumentale di Highgate, a Londra, ed è meta di un nutrito pellegrinaggio da
parte di ammiratori del grande filosofo; e fu proprio a Lontra che si sviluppo
gran parte del pensiero del grande filosofo: vi era arrivato nel 1849 e
nell’aprile dello stesso anno costituì “L’Associazione Universale dei Comunisti
rivoluzionari” con uno scopo ben preciso: “il rovesciamento delle classi privilegiate e la loro
sottomissione alla dittatura del proletariato, mantenendo la rivoluzione in
permanenza fino alla realizzazione del comunismo”.
In questa frase c’è tutto quello che ha
“predicato” per una vita e che raramente è andato vicino a realizzarsi; ma
torniamo alle attrazioni turistiche: un oggetto che “tira” moltissimo è la
riproduzione della facciata del palazzo dove abitava Marx e dove si legge la
celeberrima frase: “proletari di tutto il mondo unitevi”.
Come riesce a sbarcare il lunario ed a
mantenere la famiglia? Vive in un piccolo appartamento a Soho e si mantiene a
mala pena grazie alla sua collaborazione con il quotidiano americano “New York
Daily Tribune”, ma soprattutto grazie ai generosi aiuti economici che riceve
dall’amico Engels.
Marx e Engels sono coloro che hanno “montato”
tutta la storia del comunismo e il primo vero tentativo di realizzarlo, quello
dei comunisti russi che riuscirono a prendere il potere e soprattutto quello in
cui Stalin riuscì a farsi largo tra i
colleghi comunisti e diventare il dittatore che abbiamo conosciuto (sui libri
ovviamente).
A sessanta anni dalla morte (5 marzo 1953),
sfuma la memoria dei suoi orrori e viene fuori – insieme a qualche ipotesi di
veleno o altro sistema per ucciderlo – un leader che grazie a Putin viene
guardato con indulgenza e addirittura “rimpianto” ai tempi del colosso URSS; in
Italia la notizia della sua morte viene data il giorno successivo e l’Unità
titolò “Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la libertà e per
il progresso dell’umanità”.
Un’ultima considerazione: la morte di Stalin
bloccò un’operazione già organizzata e stabilita: l’esecuzione del piano per la
deportazione in Siberia degli Ebrei di Mosca; possiamo quindi affermare che una
cosa buona la sua morte l’ha fatta: in controtendenza con la sua vita, fatta di
terrore e di uccisioni, la sua morte blocco l’ennesima maxi deportazione con
conseguente uccisione. Non è poco!!