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sabato, maggio 18, 2013

DUE CHIACCHIERE SULL'AMBIENTE 



Comincio questa mia chiacchierata con una cosa che non riesco a comprendere: la Svezia e la Norvegia ci implorano di mandare loro spazzatura a più non posso, mentre i nostri inceneritori sono a secco e, naturalmente, non producono più l’energia che ci serve.
Questo perché nel nostro Paese di Santi, Navigatori ed inventori geniali, nessuno ha ancora inventato una “centrale compatibile con l’ambiente”; e se non ci riusciamo, compriamoli da qualcuno dei Paesi nordici che secondo gli standard svedesi assicura elettricità a 13/milioni di abitanti e riscalda il 20% delle abitazioni, liberando nell’aria un grammo di diossina, una cosa che da noi neppure si noterebbe.
L’Italia è uno stupendo laboratorio di patologia dove si realizza una straordinaria creatività “in negativo”: il controsenso elevato a programma di sviluppo politico, sociale, culturale.
Volete un esempio? Diego Della Valle, imprenditore che sa gestire le sue aziende ma anche la propria immagine, offre 25/milioni per il restauro dei nostri sassi più famosi: il Colosseo. Ebbene, anziché ringraziare e mettersi subito al lavoro cominciano ad insorgere ambientalisti, sindacati, antitrust e lo Stato ci mette la sua parte: grandinano i cavilli giuridici, i timbri mancanti, il contropelo alle procedure, e tutti a chiedersi: “cosa c’è sotto questa prodigalità di Della Valle, Che vantaggi ne trae?”.
Nessuno che pensi più semplicemente che voglia unire le leggi della filantropia con quelle della pubblicità, entrambe legittime se esercitate nel giusto interesse della collettività.
Sotto il profilo della situazione energetica, abbiamo un'altra serie di pasticci: spazzato via il nucleare con un referendum , continuiamo a dissanguarci per acquistare energia fatta  da centrali atomiche straniere a due passi dai nostri confini, abbiamo puntato sul metano – che non abbiamo in grande quantità – e sul suo principale fornitore, la Russia, che secondo gli umori del momento chiude e riapre i rubinetti. Ci siamo allora guardati intorno e abbiamo trovato altri produttori di metano, ma mancano i gasdotti, ma la difficoltà è stata superata importandolo - con le navi – allo stato liquido e noi lo riportiamo allo stato gassoso con i famosi impianti di rigassificazione.
Allora tutto bene? Nossignore, dato che quando si passa dalle parole ai fatti, arrivano le difficoltà: gli ambientalisti del Polesine insorgono contro il progettato impianto di rigassificazione e a Ravenna sono i verdi a fare pollice verso contro il progettato analogo impianto: in entrambi i casi si conia un nuovo tipo di crimine, “impatto negativo sul paesaggio”.
Ci sarebbe l’energia eolica che non esplode e non inquina e quindi sull’Appennino tosco emiliano, verdi, comitati vari e enti locali si sono rimpallati da un crinale all’altro il progetto di un impianto eolico, finché non è stato coniato un nuovo peccato che rischia di bloccare tutto: è buono però deturpa l’ambiente, quindi il reato è “impatto visivo”.
Mi viene in mente: ma non costituiscono impatto visivo quelle colate di cemento tra boschi e prati che prendono il nome di dighe? Forse appartengono a un’epoca senza ambientalisti in cui si accettava l’inevitabile compromesso tra estetica e necessità.
Oggi abbiamo altre “vedute”: preferiamo le puzzolenti discariche che affiorano tra le vestigia romane o i campi di grano e quello che non c’entra lo spediamo con costosi biglietti ferroviari al nord Europa che illumina e riscalda le sue città, si arricchisce e ci ringrazia con sorrisi imbarazzanti; e noi siamo contenti così??

giovedì, maggio 16, 2013

ESPULSIONE DEI CLANDESTINI: UN FLOP 



Ricordate la vicenda di Ilaria, una diciannovenne di Donoratico uccisa barbaramente da un senegalese, denunciato dai suoi stessi connazionali?
La vicenda richiede almeno tre considerazioni: la prima si riferisce alla comunità senegalese del luogo che, in controtendenza con quanto avviene quasi normalmente, non ha coperto il proprio connazionale ma lo ha denunciato alle forze dell’ordine.
La seconda considerazione si riferisce proprio al senegalese presunto omicida, il quale è risultato spacciatore di droghe leggere, clandestino, vari precedenti per violenze e per danneggiamento; ebbene, questo signore era già stato oggetto di un provvedimento di espulsione che lui ovviamente non ha rispettato.
E qui si innesca la terza considerazione: per quale meccanismo  chi è soggetto a un mandato di espulsione, di solito è come se non lo ricevesse, insomma fa orecchie da mercante, o meglio: se ne frega altamente e continua la stessa vita di prima..
Abbiamo anche dei dati in merito: nel 2010 – i dati 2011 e 20112 sono simili - sono stati identificati e denunciati 150.000 irregolari; di questi solo 16.000 – poco più del 10% - sono stati accompagnati coattivamente alla frontiera.
A detta di tutti – poliziotti e magistrati – la Legge Bossi-Fini, quella che regolamenta il reato di clandestinità, è stata un totale fallimento, proprio perché le pastoie burocratiche insite nella stessa normativa, vanno a favore del clandestino e mettono i bastoni tra le ruote della struttura adibita all’espulsione.
Sentite come è strutturata la norma e la sua esecuzione: il reato di clandestinità, prevedendo l’arresto obbligatorio in “flagranza” e il relativo processo “per direttissima”, implica che gli stranieri vadano presi e accompagnati non in carcere, ma nelle strutture di polizia e tenuti in custodia fino al giorno dopo quando ci sarà il processo.
Tutto questo farraginoso marchingegno comporta che una parte delle pattuglie – normalmente adibite al controllo del territorio – dovranno abbandonarlo per dedicarsi alla sorveglianza dei fermati.
Da notare che se una pattuglia incoccia in un “irregolare”, deve sospendere ogni altra azione che stava facendo per seguire tutto il farraginoso iter di identificazione, al termine del quale dovrà condurre il clandestino in un Cie (Centro identificazione ed espulsione) strutture dove i problemi non mancano, con frequenti rivolte e danneggiamenti che ricadono sui Reparti Mobili della Polizia; tutto personale che di fatto viene ancora una volta sottratto al controllo del territorio.
Questo discorso sulla clandestinità, oltre ad interessare la vicenda della povera Ilaria, ricorre anche nell’episodio del ghanese Kabobo che alla periferia di Milano ha preso a picconate – senza alcun motivo – i passanti che incontrava e, prima di essere arrestato dalla Polizia, ha ucciso tre persone e ferite altrettante, di cui uno in gravi condizioni; ebbene, anche questo clandestino risulta titolare di un decreto di espulsione, ma il galantuomo aveva fatto a suo tempo, richiesta di “asilo politico”, richiesta respinta dal giudice ma alla quale l’uomo si era appellato e questo ricorso  ha bloccato l’obbligo di espulsione. Sembrerebbe che anche questo Kabobo fosse assistito da un bravo avvocato, visto il modo come riesce a schivare gli obblighi previsti dalla legge italiana.
Per concludere, il Ministero dell’Interno ha stimato in un milione il numero degli stranieri irregolari in Italia nel 2012 e in 700/milioni di euro la somma occorrente per gestire questui flussi migratori; da notare che è del 28% la media degli irregolare espulsi dall’Italia, con un costo di 10.000 euro cadauno.

martedì, maggio 14, 2013

LONDRA RIVEDE LA POLITICA SULL'IMMIGRAZIONE 



I miei lettori ricorderanno che non molti giorni addietro ho parlato della politica sull’immigrazione che la Svizzera sta modificando fortemente in senso restrittivo.
Ebbene, adesso giunge notizia che analogo atteggiamento lo sta prendendo l’Inghilterra; è stata la Regina in persona ad annunciarlo, con il “discorso della Regina” compilato dal Governo Cameron e letto da Elisabetta all’apertura del Parlamento.
È niente di più e niente di meno di un corposo tentativo di arginare l’immigrazione nel Regno Unito, attraverso una serie di provvedimenti che ne regolano il flusso e soprattutto tentano di contenere le spese dello Stato; anzitutto l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale sarà reso più difficoltoso per gli immigrati, inoltre i proprietari delle abitazioni dovranno controllare lo status dell’immigrato, mentre i clandestini non potranno ottenere la patente di guida ) quest’ultima norma mi meraviglia che non ci sia stata anche prima!!).
Con una frase tipicamente inglese, l’Immigration Bll punta a garantire che il paese “attragga persone che vogliono contribuire al benessere” e “scoraggiare chi non ha queste intenzioni”; nella sua genericità, le intenzioni sono ottime, ma – come si dice – di buone intenzioni è lastricata la via per l’inferno!!
Dal discorso letto da Elisabetta emerge chiaramente che per il Governo di Sua Maestà rimangono prioritarie il rafforzamento dell’economia e le misure per ridurre il deficit di bilancio; tutto il resto è secondario e gli viene dedicata poca importanza.
Un altro punto importante che appare nel messaggio, è l’avvertimento chiarissimo inviato all’Argentina ed alla Spagna circa il fatto che il Regno Unito è determinato a difendere i diritti degli abitanti delle Falkland e di Gibilterra nel determinare il futuro dei territori; “il mio Governo garantirà la sicurezza, la buona gestione e lo sviluppo dei territori d’oltremare, compresi i diritti degli abitanti delle Falkland e di Gibilterra nel determinare il proprio futuro politico”: questo il concetto espresso dalla Regina.
Nella cerimonia in cui si è letto il discorso della Regina, per la prima volta in 17 anni il Principe Carlo ha partecipato alla cerimonia per l’apertura dell’anno parlamentare, accompagnato dalla consorte Camilla; per lei è la prima volta in assoluto!!
La partecipazione di Carlo e di Camilla è significativa in un momento in cui il Principe di Galles sta assumendo un numero sempre maggiore di impegni nell’ambito dei suoi doveri reali, alcuni anche facendo le veci di Elisabetta.
Giorni addietro è stato annunciato che per la prima volta in 40 anni la sovrana non  parteciperà al summit dei Paesi del Commonwealth che si terrà a Colombo, in Sri Lanka, a novembre; al suo posto ci sarà il principe Carlo che piano piano assume tutte le funzioni che appartengono al sovrano.
Ma torniamo al giro di vite sugli immigrati; anche in Inghilterra siamo costretti a rilevare come minimo una volontà di “regolamentare” il problema, senza che ciò possa indicare un blocco verso l’immigrazione.
Da noi, sotto il profilo regolamentare e giuridico, il nuovo ministro ha annunciato soltanto “il diritto al suolo”, cioè il diritto che ha colui che nasce in un certo posto, di essere considerato cittadino di quello stesso posto.
Ovviamente le polemiche si stanno sprecando in quanto si sapeva bene che c’erano tantissimi contrari a questa normativa; poi, parlarne in  sede governativa, con una compagine ministeriale che ha come scopo massimo quello di regolamentare due o tre cose, mi sembra come minimo inopportuno. C’è tempo per riparlarne!!

domenica, maggio 12, 2013

LA MORTE SULLA "RETE" 



La “Rete” ha grandi meriti, se non altro quello di avere modificato grandemente la comunicazione tra la gente; sotto il profilo della negatività, dobbiamo però segnalare che la “Rete” non ha filtri, non ha nessuno che la controlla e questo, se da una parte testimonia la democraticità del mezzo, dall’altro combina dei pasticci specialmente quando ci sono in ballo valori etici irrinunciabili.
E veniamo a parlare di quello a cui alludo, cioè dell’evento “morte”; una volta, di fronte alla morte c’era solo rispetto e mestizia; magari erano sentimenti entrambi ipocriti nella sostanza, ma almeno nella forma significavano rispetto per il “morto”.
Adesso invece, se muore qualcuno che è noto, è conosciuto, e come tale ha i suoi lati A e B, il web assomiglia ad una enorme cloaca mediatica e si spalanca vomitando di tutto e di più: è quanto è successo con la morte di Giulio Andreotti, con la “Rete” che si è superata nel buttare fuori le battute più oscene contro una persona appena scomparsa che, sia pure controversa e dalle tante sfaccettature dell’uomo politico, riguardava comunque solo e sempre un uomo che è passato a miglior vita.
Dobbiamo comunque premettere che quello che noi chiamiamo “il popolo del web” è nient’altro che un’esigua minoranza che – a detta di Rodotà – se lo avesse votato non sarebbe riuscito neppure a diventare sindaco di un paesetto di medie dimensioni.
Ma quello che inquieta è vedere come da questo strumento “del futuro” sia stato bandito il senso della pietà che è cosa ben diversa dall’avere un’opinione su una persona e continuare ad averla anche da morta; la Rete, insomma, per certi versi si è trasformata in un enorme Bar Sport in cui ognuno è libero di esercitare il proprio cinismo senza applicare nessuna regola, neppure il “buon gusto”; insomma siamo saliti di un gradino verso la libertà – vera o apparente che sia – e ne abbiamo sceso più di uno verso la barbarie.
Ma torniamo ai commenti sulla morte di Andreotti e citiamone uno autorevole, quello della signora Margaret Thatcher che ebbe a conoscerlo quando entrambi erano ai vertici del potere politico; di Andreotti ha detto: “dire che era una persona flemmatica forse è troppo, ma neppure era disposto ad infervorarsi per questioni di principio”.
Nelle sue memorie, la Lady di ferro ha scritto, a proposito di Andreotti, che era “un uomo senza principi e che si faceva un vanto di esserlo; forse il premier giusto per gli italiani”. E così prende due piccioni con una fava: il premier e la massa che lo ha portato al vertice.
Certo, Andreotti era un alchimista della politica che si sforzava di mutare in oro alcune combinazioni di metalli poco nobili e direi che la materia prima che ha usato è comunque rimasta “poco nobile”.
Lenin diceva che la rivoluzione si fa con il materiale che si trova in cantiere; naturalmente tutto questo vale anche per la politica democratica.
Ma torniamo al “popolo del web” ed all’accostamento che ho fatto con quello del Bar Sport:entrambi hanno una caratteristica e precisamente quella di non avere la necessità di metterci la faccia e quindi di non dover rispondere a nessuno di quello che hanno detto.
Perché quando si “deve” mettere la faccia, le cose si complicano; per esempio, lo stesso Vaticano, tanto amico di Andreotti quando era in vita, si è ben guardato dal partecipare al funerale dello statista; il solo cardinale Bertone ha visitato la salma nella camera ardente, ma non è andato poi alla funzione religiosa; chiaro il concetto??

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