<$BlogRSDUrl$>

venerdì, ottobre 29, 2010

CURIOSITA' SUL RAZZISMO 

Nel mio post di ieri l’altro abbiamo visto il razzismo sotto il profilo generale, con particolare riferimento a quanto avviene dalle nostre parti; adesso vi voglio raccontare una storia che ho trovato su un libro, mentre scartabellavo alla ricerca di un argomento molto diverso: la storia è quella di Orania, o meglio, quella chiamata “dell’utopia di Oraria”, un piccolo fazzoletto di terra prescelto da un gruppo di afrakaner come nuova patria indipendente dal Sudafrica diventato multirazziale, ma pieno di razzismo e di criminalità conseguente; in sostanza si tratta – sto scherzando ovviamente – di un esempio straordinario per la libertà di preservazione dell’identità etnoculturale.
Dunque, torniamo alla nostra Repubblica di Orania; com’è nata? Siamo nel 1990 e il Nobel, Nelson Mandela sta per essere liberato dalla galera in cui era stato cacciato oltre vent’anni prima; le prime “aperture” al multiuculturalismo si erano già avute e così nei parchi non si vedevano più le panchine vietate ai neri e neppure i cinema “per soli bianchi”; niente più ascensori proibiti ai neri e altre piacevolezze del genere: insomma la società sudafricana comincia a rigettare l’apartheid e ad aprirsi ad una modernità insperata fino a pochi anni prima.
Un gruppo di “boeri” (discendenti dei coloni olandesi di lingua afrikaans) guidato dal teologo Boshoff e da sua suocera Bestie, vedova di quel Verwoerd che fu il premier che negli anni ’50 era stato uno degli architetti dell’apartheid, comprano duecento ettari di terra ai margini del deserto del Karoo per farci una cittadina tutta loro, sullo stile di Israele, che chiamano Orania.
Il primo impegno collettivo messo in piedi per aggirare le nuove leggi che vietano la discriminazione razziale, è quello di non vendere neppure un centimetro di terra ad un cittadino “nero”, mai portare a casa un “nero”, ma soprattutto mai assumere un “nero”, neppure per i lavori più umili, come lavare i pavimenti, tagliare le siepi o raccogliere l’immondizia; dobbiamo riconoscere che l’impegno di questo pugno di boeri, fu pazzesco, specie per gente abituata da secoli a farsi servire.
Il capitale umano iniziale è stato di 350 abitanti – tutti bianchi, tutti di origine boera – mentre adesso la popolazione è cresciuta fino a 1.500 individui; scuola in lingua boera, cucina boera, radio boera (accusata di diffondere messaggi razzisti) solo in afrikaans, non come la televisione di stato che trasmette undici diverse edizioni del telegiornale, per rispetto di tutte e undici le lingue ufficialmente riconosciute.
Mandela ebbe l’intuizione che tutto quanto i bianchi avevano fatto di buono – ed era tanto – andava gelosamente conservato nell’interesse degli stessi neri; purtroppo la lungimiranza, anche politica, del leader sudafricano non venne seguita da alcune componenti del variegato mondo etnico del grande Paese africano e si ebbero tumulti e uccisioni di bianchi e di neri.
Il caso della minuscola Repubblica di Orania lo possiamo catalogare come una grossa diversificazione rispetto a quanto accaduto in tanti altri Paesi, dove i colonizzatori hanno “preteso” di governare a loro piacimento; i boeri hanno solo voluto non essere “contaminati” e “non contaminare”, e quindi hanno semplicemente “comprato” un lembo di terra e lì hanno deciso di applicare delle leggi diverse da quelle del paese….vicino; il tutto senza tanto clamore e senza violenza, ma solo con tanta forza di volontà e soprattutto con molti sacrifici; possiamo dire che questa è la soluzione del problema? Andiamoci piano con le soluzioni miracolistiche, ma almeno possiamo brindare all’assenza di violenza in un posto dove la violenza è di casa!!

mercoledì, ottobre 27, 2010

PARLIAMO DI RAZZISMO 

Per parlare di “razzismo”, prendo lo spunto da un fatto di cronaca avvenuto qualche giorno fa nella mia città: un imbecille (non conosco altro termine per definirlo) di origine rumena, di professione calciatore, in possesso di tanti milioni (di euro) che qualcuno – forse più imbecilke di lui – gli ha dato nella sua carriera, si reca in un locale notturno alle ore 2.30 della notte, insieme al alcuni amici compatrioti, con i quali consuma un paio di bottiglie di champagne e verso le 3.30 lascia il locale; il cameriere addetto al suo tavolo – un kossovaro che fa due lavori per tirare avanti, prima cameriere in un ristorante e dopo le 22 cameriere all’altro locale – porta il conto, ma alla “richiesta” il nostro eroe s’inquieta e lascia il locale; ritorna dopo circa mezzora sempre con gli amici e chiama fuori il cameriere, al quale assesta un violento colpo al volto (frattura del setto nasale) e un calcio al petto; mentre i presenti chiamano la Misericordia che porterà il disgraziato all’ospedale (25 giorni di prognosi), il bravo calciatore sale sulla sua Porche Cayenne e se ne va; il giorno successivo, ricercato da amici e dalla Polizia, dirà di “avere avuto paura, perché il cameriere gli avrebbe lanciato contro una minaccia razzista”; pensate un po’: poteva inventare una balla più balla di questa?
Comunque, arrivati a scoprire il nesso tra l’intera vicenda e il “razzismo”, parliamo di quest’ultimo e diamo subito una definizione: “ogni tendenza, psicologica o politica, che fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio”.
Questa concezione è stata propria dei popoli europei per secoli, ma è stata “squalificata” e resa innominabile dal nazismo, o meglio dalla sua sconfitta, perché se Hitler avesse vinto, oggi saremmo tutti apertamente nazisti e razzisti e guarderemmo le democrazie con lo stesso orrore e disprezzo che riserviamo al nazionalsocialismo.
Ma l’Europa, costretta a cancellare dal proprio vocabolario la parola “razzismo”, non si è persa d’animo e ne ha coniata un’altra: “cultura superiore” che ha il diritto/dovere di insegnare le buone e civili maniere alle altre civiltà; anche questo – a mio modo di vedere – è razzismo, ma edulcorato nel termine e meno cruento, almeno in apparenza.
Questa forma “moderna” di razzismo, ha una grossa diversità con il razzismo classico: quest’ultimo infatti si accontentava di dominare ma, proprio per preservare la sua presunta “purezza”, si guardava bene dal volere “assimilare” l’altro e quindi – sia pure in modo stravolto – ne riconosceva la diversità.
Il razzismo moderno – impossibilitato a chiusure totali e interessato invece a “schiavi moderni” – oltre a dominare, pretende di omologare “l’altro” a se stesso e quindi di togliere di mezzo la sua “diversità” in una maniera forse ancor più radicale di prima.
Insomma, noi accogliamo – sia pure facendo finta di averne schifo e di essere presi alla sprovvista – tutta una serie di schiavi moderni; a loro riserviamo solo lavori di serie “Z” che i nostri concittadini non vogliono più fare e pretendiamo anche che questi disgraziati se ne stiano buoni e calmi a prendere soltanto quello che “l’uomo bianco” è disposto a concedere loro; se osano protestare sono guai seri: c’è il rimpatrio!!
Dopo avere esposto brevemente alcune mie idee sul razzismo – che riprenderemo – torniamo al nostro calciatore/imbecille: volete sapere come sta andando a finire la vicenda sul piano del rapporto con la società calcistica che lo paga profumatamente: sembra che si turino il naso e lo riaccolgano in squadra, magari dopo una lavata di capo e dopo aver preteso delle pubbliche scuse ai tifosi (per inciso: ma le scuse non andrebbero fatte prima di tutti al cameriere kossovaro?!!).

lunedì, ottobre 25, 2010

COSE DI CASA NOSTRA 

Da noi le cose non vanno affatto bene: mentre le aziende continuano imperterrite a chiudere i battenti – salvo riaprirli in Serbia – ed a mettere i nostri operai in mezzo ad una strada, la nostra brava borghesia – irretita dalla nostra televisione - si appassiona al delitto di Avetrana e ho saputo di veri e propri talk-show che si tengono nei salotti “buoni”, una volta destinati al fatidico tè ed all’immancabile burraco; adesso si parla solo di Sabrina (avrà o no aiutato il padre a uccidere Sarah) e delle gelosie che nascono tra belle e brutte ragazze, nei sonnolenti paesini del Sud.
Ma mentre la gente comune diminuisce le spese (o i consumi come si dice adesso), le nostre autorità di governo sono impegnate in attività che definire autoreferenziali è il minimo: cioè pensano solo ai fatti loro ed ai loro “consumi”.
Ma lor signori pensano veramente che alla gente comune importi qualcosa del “lodo Alfano”? La stragrande maggioranza non sa neppure di cosa si parla e, al massimo, interpreta la vicenda come l’ennesima legge “ad personam”, costruita su misura per togliere il nostro premier dai pasticci; ma oltre nessuno ci sa andare (e neppure ne ha voglia), poiché altri sono i pensieri che ci attanagliano e che devono trovare una soluzione prima che chiudano i negozi per fare la spesa: chiaro il concetto??
Abbiamo anche il nuovo Ministro dell’Industria e quindi ci saremmo aspettati qualche linea politica di indirizzo e invece, le uniche linee che ho potuto riscontrare e che sono degne di questo nome, sono quelle che detta a getto continuo Sergio Marchionne (“maglioncino blu”); l’ultima uscita è semplicemente geniale: senza troppa pubblicità, ha esteso alla Filiale di Melfi il cosiddetto “modello Pomigliano”, dove l’attività lavorativa è codificata in maniera diversa da come viene presentata nel vetusto “Statuto dei Lavoratori” e tiene gli operai sotto una ferrea cappa di piombo.
Marchionne ha dei buoni motivi per fare queste operazioni: o Fabbrica Italia (questo il nome della parte Fiat riservata alle auto) decolla innescando un circolo virtuoso che di fatto richiede un enorme sforzo al Paese, ai Sindacati e soprattutto agli operai, oppure l’esodo verso l’Est (Polonia, Serbia, Slovacchia) o il Sud (Brasile) prosegue imperterrito ed anzi, verrà fortemente incrementato.
Per la verità, ci sarebbe da aggiungere una piccola appendice: tutti fanno capire – più o meno chiaramente – che sono ben consci di come un’epoca sia finita e che una crisi come quella che stiamo vivendo rivoluziona concretamente il mondo, ma al di la delle chiacchiere – più o meno originali – nessuno sembra in grado di dire cosa c’è dietro l’angolo, se dobbiamo cercare modelli nuovi, stimoli diversi, al fine di consolidare anche quella piccola ripresa che appare all’orizzonte ma che non è ancora tangibile per la “gente”. Mi sembra che l’unica ricetta che venga al momento proposta è quelle di diminuire il welfare: in Francia Sarkozy, nonostante le barricate, sta procedendo come un rullo compressore verso l’aumento dell’età pensionabile ed anche in Germania – locomotiva della ripresa europea – si tagliano welfare e posti pubblici.
Mi sembra anche che le poche iniziative in corso siano volte ad incrementare i consumi (vedi incentivi sulle cose più disparate) e conseguentemente aumentare la produzione che – fatti i debiti scongiuri – dovrebbe favorire anche l’occupazione.
Ma è veramente così? E’ veramente l’unica ricetta che i governanti europei (ma potremmo dire mondiali) hanno per le mani? Oppure è l’unica che conoscono, ma della quale non tengono conto delle conseguenti devastazioni ambientali, oppure se ne fregano, perché tanto le dovranno subite le future generazione? È cosi o sbaglio??

This page is powered by Blogger. Isn't yours?