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giovedì, febbraio 16, 2006

L'AVIARIA E I MASS-MEDIA 

Riprendiamo il post di ieri e completiamo alcuni concetti sulla psicosi che sta creandosi in Italia circa il problema dell’infezione aviaria..
Anzitutto e bene premettere che il problema è diventato di carattere europeo e che la paura del contagio sta investendo altri paesi; addirittura due persone in Grecia sono state ricoverate in Ospedale: sembra trattarsi di una donna anziana e di un contadino che hanno toccato polli morti. Entrambi sono in buone condizioni, non accusano nessun sintomo, ma l’ufficializzazione del test sull’H5N1 arriverà soltanto tra alcuni giorni e, nel frattempo, monta la paura e la psicosi di massa.
Ed eccoci al problema che mi interessa trattare: che tipo di incidenza hanno i mass media (TV e giornali) in questa situazione di allarme generalizzato? Anzitutto chiariamo che a detta dell’O.M.S. l’aviaria – cioè il virus che ho indicato sopra – non genera pandemia, cioè epidemia generalizzata; in concreto, qualora l’anziana donna greca avesse contratto l’aviaria semplicemente toccando un pollo morto (di cosa?) il di lei marito o i figli, toccando a loro volta la signora non vengono contagiati.
I giornali, però, non affrontando l’argomento su basi scientifiche, dirigono la loro attenzione soltanto sotto il profilo della notizia-choc, come ad esempio quella che vi ho sopra riportato (donna anziana e contadino toccano pollo morto e vengono ricoverati), in presenza della quale non c’è un cane che si metta a spiegare il perché questa donna rischia, cosa rischia, cosa rischiano a sua volta i parenti e via di questo passo.
Come ho avuto modo di dire altre volte, stiamo vivendo in un periodo storico in cui la enorme quantità di informazioni che ci perviene giornalmente genera una sorta di “implosione” (cioè il contrario dell’esplosione) circa la reale conoscenza delle cose che ci circondano, che diminuisce esponenzialmente con la notorietà che viene data all’evento.
Questa grande massa di notizie che ci pervengono giornalmente hanno prima di tutto la particolarità della discordanza – nella maggior parte dei casi involontaria – per cui un fatto viene trattato da vari incaricati e ognuno di loro , senza interagire con gli altri, porta avanti un suo discorso circa l’evento; mi direte che ci dovrebbe essere una direzione che coordina il tutto e, in caso di discrepanze gravi, provvede a rimuovere la situazione errata, ma così non è nella pratica delle cose, per cui si tende a riempire lo spazio assegnato alla notizia (una, due o più pagine e vari minuti sui TG) senza preoccuparsi delle notizie che sono – o appaiono essere – divergenti circa la natura del fatto stesso.
Mi spiego con un esempio: mettere in uno dei “catenacci” del titolo la notizia della donna anziana ricoverata in ospedale e solo nel “corpo” dell’articolo stesso spiegare che non c’è alcuna notizia di contagio, e collocare il tutto in una pagina dove si sbandiera il concetto “ma non esiste alcuna epidemia”, capirete che genera una grandissima confusione al lettore disattento, figurarsi poi a quello sprovvisto delle necessarie conoscenze linguistiche.
Tutto questo sta generando un autentico dramma per il settore avicolo, con un calo dei consumi di oltre il 70% (una enormità!!) e con aziende che cominciano a ridurre gli orari di lavoro e preannunciano a breve termine cassa integrazione o, peggio ancora, licenziamenti: e pensare che cocendo il pollo non esiste rischio perché il virus muore a 60 gradi (fonte O.M.S.)
Un solo dato: nel settore specifico e nell’indotto sono già andati in fumo 30.000 posti di lavoro; a questo aggiungiamo che la politica si sta occupando delle prossime elezioni e questo non appare come un argomento che porta voti, per cui c’è veramente da preoccuparsi.

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