sabato, luglio 18, 2009
ANCORA MORTI SULLA STRADA
Ricorderete che nel post di ieri ho trattato di un incidente verificatosi ad un incrocio semaforizzato in cui ha perso la vita una ragazza di soli 18 anni; l’auto che ha investito lo scooter su cui viaggiava la ragazza con il fidanzata era una cosiddetta “auto-civetta” della Polizia metropolitana, addetta alla lotta “contro il degrado” e trasportava – per essere fotografata – una prostituta russa che, evidentemente, rappresenta “il degrado”; ho già detto che altro è – a mio giudizio – il degrado, ma non torniamo su questo tasto e vediamo invece cosa ha dichiarato oggi la Vice Comandante dei Vigili: “certo delle colpe ci sono, ma non possono essere ricondotte ad un unico soggetto (l’autista?). Dietro c’è un’organizzazione che certamente non ha adeguatamente operato affinché certi drammi non accadessero”.
In sintesi e con tono felpato da politica consumata (“questa ragazza farà strada!!”) si chiama in causa le norme che il Comune ha emanato sulla sicurezza; nessuno mi potrà mai convincere che sia specificato come il trasporto della prostituta debba avvenire a tutta velocità e bucando il semaforo rosso!
Ma di questi incidenti è pieno il TG, anche se ognuno ha caratteristiche diverse : a Mazara del Vallo un “tossico” in evidente stato confusionale ha falciato un’intera famiglia; risultato: 4 morti e altrettanti feriti, condotti nell’Ospedale del posto con prognosi diverse, nessuna della quali, per fortuna, preoccupante.
Il giovane ha tentato la fuga, ma è stato riconosciuto e dopo un paio d’ore è stato arrestato e condotto in prigione; speriamo che ce lo lascino per un certo tempo, ma viste le ultime sentenze in materia, c’è da dubitarne fortemente.
Il secondo evento – che anche se non “in strada” si è svolto “sulla porta di casa” – ha visto protagonista un colonnello dei carabinieri che è accorso al comando di una pattuglia chiamata per un uomo – un 84enne – che evidentemente ha dato fuori di testa e si è barricato in casa; l’ufficiale dell’Arma, coraggiosamente, si è presentato alla porta dell’uomo ed ha cercato di farlo ragionare; un colpo di fucile alla testa ha fermato qualunque discussione; resta da dire che per catturare il nonnetto ci sono volute le teste di cuoio che hanno compiuto un vero e proprio blitz; pensate: il figlio del “pazzo” aveva notato che il padre non era più lo stesso e aveva fissato per domani una visita con il medico di famiglia: non ci sarà tempo per farla e della salute psichica del padre se ne occuperà qualcun altro.
Quello che vi ho riportato qui sopra, rappresenta la prima parte del TG che ho visto oggi; dopo c’è stata un’altra notizia – anch’essa tragica ma più “normale” – che ci ha informato su un regolamento di conti avvenuto da qualche parte (non ho capito il luogo); pensate un po’, una notizia di morti per un regolamento di conti in campo malavitoso viene accolta con un sospiro di sollievo, come a dire che questa è una realtà alla quale siamo ormai abituati, mentre alle altre vicende di sangue non riusciamo ad abituarci, nonostante continuino a ripetersi.
La mia riflessione casca sempre sullo stesso punto: che importanza diamo alla vita della gente? Per gente intendo anche noi stessi e quindi che valore diamo – in forma assoluta – alla vita umana? La società costruisce sistemi e protocolli per combattere le più disparate malattie e, nella stragrande maggioranza dei casi, ne esce vincitrice; ebbene, noi, nella nostra vita così spericolata, mettiamo in gioco questo bene così prezioso (il nostro e quello di altri), senza riflettere neppure un attimo sulla enorme stupidità che stiamo commettendo. È forse l’ora che si cominci a pensarci un po’??
In sintesi e con tono felpato da politica consumata (“questa ragazza farà strada!!”) si chiama in causa le norme che il Comune ha emanato sulla sicurezza; nessuno mi potrà mai convincere che sia specificato come il trasporto della prostituta debba avvenire a tutta velocità e bucando il semaforo rosso!
Ma di questi incidenti è pieno il TG, anche se ognuno ha caratteristiche diverse : a Mazara del Vallo un “tossico” in evidente stato confusionale ha falciato un’intera famiglia; risultato: 4 morti e altrettanti feriti, condotti nell’Ospedale del posto con prognosi diverse, nessuna della quali, per fortuna, preoccupante.
Il giovane ha tentato la fuga, ma è stato riconosciuto e dopo un paio d’ore è stato arrestato e condotto in prigione; speriamo che ce lo lascino per un certo tempo, ma viste le ultime sentenze in materia, c’è da dubitarne fortemente.
Il secondo evento – che anche se non “in strada” si è svolto “sulla porta di casa” – ha visto protagonista un colonnello dei carabinieri che è accorso al comando di una pattuglia chiamata per un uomo – un 84enne – che evidentemente ha dato fuori di testa e si è barricato in casa; l’ufficiale dell’Arma, coraggiosamente, si è presentato alla porta dell’uomo ed ha cercato di farlo ragionare; un colpo di fucile alla testa ha fermato qualunque discussione; resta da dire che per catturare il nonnetto ci sono volute le teste di cuoio che hanno compiuto un vero e proprio blitz; pensate: il figlio del “pazzo” aveva notato che il padre non era più lo stesso e aveva fissato per domani una visita con il medico di famiglia: non ci sarà tempo per farla e della salute psichica del padre se ne occuperà qualcun altro.
Quello che vi ho riportato qui sopra, rappresenta la prima parte del TG che ho visto oggi; dopo c’è stata un’altra notizia – anch’essa tragica ma più “normale” – che ci ha informato su un regolamento di conti avvenuto da qualche parte (non ho capito il luogo); pensate un po’, una notizia di morti per un regolamento di conti in campo malavitoso viene accolta con un sospiro di sollievo, come a dire che questa è una realtà alla quale siamo ormai abituati, mentre alle altre vicende di sangue non riusciamo ad abituarci, nonostante continuino a ripetersi.
La mia riflessione casca sempre sullo stesso punto: che importanza diamo alla vita della gente? Per gente intendo anche noi stessi e quindi che valore diamo – in forma assoluta – alla vita umana? La società costruisce sistemi e protocolli per combattere le più disparate malattie e, nella stragrande maggioranza dei casi, ne esce vincitrice; ebbene, noi, nella nostra vita così spericolata, mettiamo in gioco questo bene così prezioso (il nostro e quello di altri), senza riflettere neppure un attimo sulla enorme stupidità che stiamo commettendo. È forse l’ora che si cominci a pensarci un po’??
venerdì, luglio 17, 2009
UN PAIO DI FATTI STRANI NELLA MIA CITTA'
Il primo dei due fatti è tragico, perché una ragazza di appena 18 anni è morta ed il fidanzato è ricoverato in Ospedale in gravi – anche se non irreparabili – condizioni.
Veniamo al fatto: un paio di sere fa, verso mezzanotte, la ragazza – si chiama Carlotta – esce dal locale dove lavora come barista e trova ad attenderla il fidanzato che la fa salire sul suo scooter per accompagnarla a casa; ad un incrocio il motorino trova il semaforo verde e passa, ma viene investito da una Punto della Polizia Municipale in servizio “anti degrado”, che passa con il rosso, azionando, in modo incomprensibile, una sirena che fa un solo squillo e senza avere il lampeggiante.(almeno sembra!)
Dove si sta recando l’auto con tutta questa fretta? A poche centinaia di metri, verso una struttura della Polizia scientifica per sottoporre a “fotosegnalazione” una prostituta russa priva di documenti. Ed ecco che la cosa si chiarisce: anzitutto “il degrado” combattuto dall’eroica pattuglia dei Vigili Urbani è rappresentato dalla “PROSTITUZIONE” e, in secondo luogo, il viaggetto verso la sede della Polizia scientifica avviene con questa formazione all’interno dell’auto: nei seggiolini anteriori il vigile autista con accanto la prostituta russa, in quelli posteriori, pronti ad intervenire, due vigili per qualsiasi evenienza si dovesse presentare durante il “delicato” trasporto.
Per farla breve, l’auto della Municipale transitata con il “rosso”, ha preso in pieno lo scooter con i due ragazzi e ne ha uccisa una sul colpo mentre l’altro è ancora in Ospedale; però, dobbiamo ammettere che il “degrado” della città è salvo e tutti noi cittadini ci sentiamo tutelati “alla grande” in questa attività.
Il problema, fatto salvo una spiegazione comprensibile che qualcuno dovrà dare alla città sul motivo per cui un trasporto del genere abbisogna della massima urgenza e velocità di esecuzione, resta da vedere se la sirena era stata azionata o meno: alcuni testimoni dicono che il lampeggiatore mobile non fosse in funzione al momento che l’auto ha attraversato l’incrocio e che sia stato sistemato sul tettuccio solo “dopo” l’incidente; altri sono pronti a giurare che il segnalatore sonoro, attaccato in prossimità dell’incrocio, somigliava ad un normale clacson anziché ad una sirena.
Comunque sia, tutte queste cose saranno chiarite dalle due inchieste aperte da Procura e Comune: a me interessa di più sapere il motivo per cui l’auto con la prostituta a bordo dovesse andare così veloce a farla fotografare: avevano per caso paura che la “russa” andasse a male??
L’altro fatto – diametralmente opposto e fortunatamente non cruento come il primo – si riferisce al massimo Teatro cittadino che, anche nel 2008, ha fatto segnare un corposo deficit, nonostante l’aiuto dello Stato (inferiore alle attese ma sempre in cifra importante) e quello dei privati (quasi 4milioni di euro). Uno di questi benefattori, ha deciso di non rinnovare la propria erogazione, scrivendo una lettera al Soprintendente nella quale motiva questo gesto con una critica che si può così riassumere “il Teatro è sempre pieno per ogni spettacolo; possibile che non riesca a fare dei suoi spettacoli “un gioiello” anche sotto il profilo della conduzione di impresa?”
Il discorso che ho riportato sopra, è lo stesso che vado facendo anch’io da anni: in pratica, il privato che riuscisse a fare “il pieno” nei suoi spettacoli e fosse sempre alla “canna del gas”, darebbe adito alla gente di pensare che la gestione sia veramente “allegra” e questo, se trasportato nel pubblico, porta alle aule del Tribunale; sono stato chiaro?? Comunque, l’ex benefattore del Teatro ha dirottato i fondi ad un Ospedale per l’infanzia: avrà fatto meglio o peggio??
Veniamo al fatto: un paio di sere fa, verso mezzanotte, la ragazza – si chiama Carlotta – esce dal locale dove lavora come barista e trova ad attenderla il fidanzato che la fa salire sul suo scooter per accompagnarla a casa; ad un incrocio il motorino trova il semaforo verde e passa, ma viene investito da una Punto della Polizia Municipale in servizio “anti degrado”, che passa con il rosso, azionando, in modo incomprensibile, una sirena che fa un solo squillo e senza avere il lampeggiante.(almeno sembra!)
Dove si sta recando l’auto con tutta questa fretta? A poche centinaia di metri, verso una struttura della Polizia scientifica per sottoporre a “fotosegnalazione” una prostituta russa priva di documenti. Ed ecco che la cosa si chiarisce: anzitutto “il degrado” combattuto dall’eroica pattuglia dei Vigili Urbani è rappresentato dalla “PROSTITUZIONE” e, in secondo luogo, il viaggetto verso la sede della Polizia scientifica avviene con questa formazione all’interno dell’auto: nei seggiolini anteriori il vigile autista con accanto la prostituta russa, in quelli posteriori, pronti ad intervenire, due vigili per qualsiasi evenienza si dovesse presentare durante il “delicato” trasporto.
Per farla breve, l’auto della Municipale transitata con il “rosso”, ha preso in pieno lo scooter con i due ragazzi e ne ha uccisa una sul colpo mentre l’altro è ancora in Ospedale; però, dobbiamo ammettere che il “degrado” della città è salvo e tutti noi cittadini ci sentiamo tutelati “alla grande” in questa attività.
Il problema, fatto salvo una spiegazione comprensibile che qualcuno dovrà dare alla città sul motivo per cui un trasporto del genere abbisogna della massima urgenza e velocità di esecuzione, resta da vedere se la sirena era stata azionata o meno: alcuni testimoni dicono che il lampeggiatore mobile non fosse in funzione al momento che l’auto ha attraversato l’incrocio e che sia stato sistemato sul tettuccio solo “dopo” l’incidente; altri sono pronti a giurare che il segnalatore sonoro, attaccato in prossimità dell’incrocio, somigliava ad un normale clacson anziché ad una sirena.
Comunque sia, tutte queste cose saranno chiarite dalle due inchieste aperte da Procura e Comune: a me interessa di più sapere il motivo per cui l’auto con la prostituta a bordo dovesse andare così veloce a farla fotografare: avevano per caso paura che la “russa” andasse a male??
L’altro fatto – diametralmente opposto e fortunatamente non cruento come il primo – si riferisce al massimo Teatro cittadino che, anche nel 2008, ha fatto segnare un corposo deficit, nonostante l’aiuto dello Stato (inferiore alle attese ma sempre in cifra importante) e quello dei privati (quasi 4milioni di euro). Uno di questi benefattori, ha deciso di non rinnovare la propria erogazione, scrivendo una lettera al Soprintendente nella quale motiva questo gesto con una critica che si può così riassumere “il Teatro è sempre pieno per ogni spettacolo; possibile che non riesca a fare dei suoi spettacoli “un gioiello” anche sotto il profilo della conduzione di impresa?”
Il discorso che ho riportato sopra, è lo stesso che vado facendo anch’io da anni: in pratica, il privato che riuscisse a fare “il pieno” nei suoi spettacoli e fosse sempre alla “canna del gas”, darebbe adito alla gente di pensare che la gestione sia veramente “allegra” e questo, se trasportato nel pubblico, porta alle aule del Tribunale; sono stato chiaro?? Comunque, l’ex benefattore del Teatro ha dirottato i fondi ad un Ospedale per l’infanzia: avrà fatto meglio o peggio??
giovedì, luglio 16, 2009
TRE STORIE DI SESSO
Questo mio post odierno si potrebbe definire come uno “zibaldone sessuale”, dato che i tre raccontini vertono su argomenti – diciamo così – un po’ particolari.
Il primo ha come palcoscenico Torino e vede una signorina – che chiameremo Carla – che trae dalle sue origini sarde il fuoco sotto la pelle che la induce, alcuni anni fa, ad andare in vacanza in Sicilia insieme al suo fidanzato; è l’occasione giusta per “conoscerci a fondo” e per immortalare questa conoscenza, tant’è vero che il giovane fotografa la ragazza in topless e in altre pose, diciamo così, “audaci”. Fin qui niente di strano, se non fosse che adesso la nostra Carla ha deciso di “abbandonare il mondo” e di farsi suora: è entrata come novizia in un convento e aspetta di prendere il velo.
E il fidanzato, chiederete voi? Si sarà rassegnato? Direi che ha fatto molto di più, in quanto ha messo su facebook le foto osé della ragazza – al momento, ripeto, novizia – invitando i frequentatori a commentare le immagini che, viene indicato, si riferiscono ad una suora; tali commenti sono quasi tutti del tipo “se tutte le suore fossero così mi farei prete”; qualche comune amico deve avere scoperto le foto pubblicate ed avere avvertito Carla, la quale ha cercato in tutti i modi di convincere l’ex fidanzato a toglierle dal sito, ma al momento non c’è ancora riuscita ed allora si è rivolta a un avvocato che ha presentato regolare istanza al Tribunale; quando giungerà la decisione giudiziaria, suor Carla sarà già diventata “badessa”!!
Il secondo fatterello ha come protagoniste due gentildonne – dai nomi di fantasia di Graziella e Franca – la prima delle quali ha preso ad inviare SMS alla seconda, antagonista in amore, rivelandole di avere una relazione con il suo convivente – che chiameremo Giulio – e riferendo alla donna i giudizi poco lusinghieri che l’uomo aveva espresso nei suoi confronti, sia sotto il profilo fisico che morale.
Scontato il ricorso al Tribunale da parte di Franca e, pensate un po’, la causa si è spinta fino alla Cassazione che adesso ha emesso la sentenza “definitiva”, condannando Graziella a 300 euro di multa per il reato di molestie ; Graziella si era difesa sostenendo che Franca sapeva tutto dell’intrigo amoroso clandestino e quindi non c’era nulla di molesto nei suoi reiterati messaggi che esprimevano “fatti noti”; la giustizia ha deciso diversamente ed allora vi dico: attenti a SMS ed e-mail!!
Il terzo evento è racchiuso in una lettera inviata da Giorgio (nome ovviamente di fantasia) ad un giornale, nel quale l’uomo rivela di avere scoperto, sin da ragazzo, di essere omosessuale e di avere sempre tenuto nascosta questa sua “inclinazione” , tanto da avere condotto una doppia vita: da una parte la famiglia con moglie e figli, dall’altra, tantissimi contatti con persone a lui sessualmente omologhe.
Adesso il nostro Giorgio, diventato vecchio e sentendo risuonare la campanella della “fine corsa”, si chiede se non sia il caso di rivelare quanto accadutogli in tutta la vita (non dice se la moglie è ancora vivente o meno e a chi vorrebbe confessare).
Gli viene risposto da due “esperti” che gli propongono due diverse soluzioni: uno lo spinge a rivelare il suo segreto, l’altro invece lo invita a continuare “la commedia”: le motivazioni addotte vanno dalle “contraddizioni della società” alla “difficoltà delle generazioni passate di confessare la propria omosessualità.“
Tutto molto “professionale”, ma anch’io mi sento in dovere di dare a Giorgio un mio piccolo consiglio: capisco benissimo questo tormento senile che genera il bisogno supremo di verità, ma prima di assecondare tale “necessità” è bene riflettere, proprio per non creare difficoltà a coloro che gli sopravvivranno. Chiaro il concetto??!!
Il primo ha come palcoscenico Torino e vede una signorina – che chiameremo Carla – che trae dalle sue origini sarde il fuoco sotto la pelle che la induce, alcuni anni fa, ad andare in vacanza in Sicilia insieme al suo fidanzato; è l’occasione giusta per “conoscerci a fondo” e per immortalare questa conoscenza, tant’è vero che il giovane fotografa la ragazza in topless e in altre pose, diciamo così, “audaci”. Fin qui niente di strano, se non fosse che adesso la nostra Carla ha deciso di “abbandonare il mondo” e di farsi suora: è entrata come novizia in un convento e aspetta di prendere il velo.
E il fidanzato, chiederete voi? Si sarà rassegnato? Direi che ha fatto molto di più, in quanto ha messo su facebook le foto osé della ragazza – al momento, ripeto, novizia – invitando i frequentatori a commentare le immagini che, viene indicato, si riferiscono ad una suora; tali commenti sono quasi tutti del tipo “se tutte le suore fossero così mi farei prete”; qualche comune amico deve avere scoperto le foto pubblicate ed avere avvertito Carla, la quale ha cercato in tutti i modi di convincere l’ex fidanzato a toglierle dal sito, ma al momento non c’è ancora riuscita ed allora si è rivolta a un avvocato che ha presentato regolare istanza al Tribunale; quando giungerà la decisione giudiziaria, suor Carla sarà già diventata “badessa”!!
Il secondo fatterello ha come protagoniste due gentildonne – dai nomi di fantasia di Graziella e Franca – la prima delle quali ha preso ad inviare SMS alla seconda, antagonista in amore, rivelandole di avere una relazione con il suo convivente – che chiameremo Giulio – e riferendo alla donna i giudizi poco lusinghieri che l’uomo aveva espresso nei suoi confronti, sia sotto il profilo fisico che morale.
Scontato il ricorso al Tribunale da parte di Franca e, pensate un po’, la causa si è spinta fino alla Cassazione che adesso ha emesso la sentenza “definitiva”, condannando Graziella a 300 euro di multa per il reato di molestie ; Graziella si era difesa sostenendo che Franca sapeva tutto dell’intrigo amoroso clandestino e quindi non c’era nulla di molesto nei suoi reiterati messaggi che esprimevano “fatti noti”; la giustizia ha deciso diversamente ed allora vi dico: attenti a SMS ed e-mail!!
Il terzo evento è racchiuso in una lettera inviata da Giorgio (nome ovviamente di fantasia) ad un giornale, nel quale l’uomo rivela di avere scoperto, sin da ragazzo, di essere omosessuale e di avere sempre tenuto nascosta questa sua “inclinazione” , tanto da avere condotto una doppia vita: da una parte la famiglia con moglie e figli, dall’altra, tantissimi contatti con persone a lui sessualmente omologhe.
Adesso il nostro Giorgio, diventato vecchio e sentendo risuonare la campanella della “fine corsa”, si chiede se non sia il caso di rivelare quanto accadutogli in tutta la vita (non dice se la moglie è ancora vivente o meno e a chi vorrebbe confessare).
Gli viene risposto da due “esperti” che gli propongono due diverse soluzioni: uno lo spinge a rivelare il suo segreto, l’altro invece lo invita a continuare “la commedia”: le motivazioni addotte vanno dalle “contraddizioni della società” alla “difficoltà delle generazioni passate di confessare la propria omosessualità.“
Tutto molto “professionale”, ma anch’io mi sento in dovere di dare a Giorgio un mio piccolo consiglio: capisco benissimo questo tormento senile che genera il bisogno supremo di verità, ma prima di assecondare tale “necessità” è bene riflettere, proprio per non creare difficoltà a coloro che gli sopravvivranno. Chiaro il concetto??!!
mercoledì, luglio 15, 2009
GLI AIUTI ALL'AFRICA
Nel G8, poi diventato G14 e anche G22, tenutosi recentemente a L’Aquila, si è parlato anche di aiuti ai Paesi che soffrono la fame nell’Africa disagiata e disgraziata; sono stati anche stanziati dei soldi – 20 miliardi di dollari – che vanno ad assommarsi a tutti quelli stanziati in sessantanni: UN TRILIONE DI DOLLARI, cifra talmente colossale che si potrebbe pensare di aver risolto il problema della povertà nel terzo mondo.
E invece siamo al punto di partenza, forse abbiamo addirittura fatto un passo indietro, se ad oggi il reddito pro-capite in Africa è inferiore a quello fatto registrare nel 1970.
Oggi, il 50% della popolazione africana – circa 350 milioni di persone – vive con meno di 1 (uno) dollaro al giorno; questa percentuale di popolazione “disagiata” era solo il 25% nel 1970 e quindi i conti si fa presto a farli: è raddoppiata!
E allora, se la situazione è questa e le cifre sono queste, per quale ragione – in una situazione di crisi mondiale – si continua a stanziare cifre importanti che, abbiamo visto, non producono niente di buono? Gli 8 (o i 14 o i 22) “grandi” hanno deciso questo nuovo stanziamento sulla spinta del Presidente , Obama, che non dimentica il colore della sua pelle e afferma con decisione: “abbiamo un dovere morale”.
Ma se tutti i soldi stanziati in precedenza non hanno generato alcun progresso di quella gente, proviamo a chiederci il perché; anzitutto possiamo rispondere che gli aiuti a pioggia come sono stati dati finora si sono rivelati un fallimento e non hanno messo in movimento il classico motto “aiutati che io ti aiuto”. Sono stati ingoiati dalla corruzione del combinato disposto dei governanti africani con quelli occidentali, sono poi finiti sui conti svizzeri dei “tiranni” di turno e sono serviti per l’acquisto di armi; in concreto, possiamo affermare che hanno favorito – anziché combatterlo – il parassitismo dei ras terzomondismi e la conseguente rassegnazione dei popoli soggetti a queste tirannie.
Per risolvere il problema ci sono due “correnti di pensiero”, nettamente diverse l’una dall’altra: la prima, capitanata dai “buonisti” Geldof e Bono, continua a sostenere che dobbiamo spezzare il circolo vizioso della povertà e per fare questo è necessario aumentare le donazioni e cancellare i debiti accumulati da questi paesi; solo questo maggiore afflusso di denaro consentirà un accumulazione di capitali necessari alla crescita economica del continente. Non viene detto esplicitamente, ma sembrerebbe che il benessere sempre maggiore dovrebbe riuscire a scacciare i dittatori imperanti in molte nazioni africane e consegnare al popolo il proprio destino.
La seconda corrente di pensiero auspica invece un intervento – non è specificato in quale maniera – per eliminare le dittature nate, o imposte, durante il periodo post coloniale e la loro sostituzione con sistemi democratici, così come è avvenuto in una delle poche situazioni di successo, quella del Ghana, patria – guarda caso – degli avi del Presidente Obama; solo dopo si diano gli aiuti!!
Nessuno ha indicato una terza via ed allora lo faccio io: se l’occidente (ma ora anche il rapinoso oriente cinese e russo) smettesse di occuparsi dell’Africa solo per accaparrarsi quelle materie prime che abbondano nel continente, probabilmente la gente di quei posti potrebbe benissimo farcela da soli, con pochi, pochissimi aiuti – ma debbono essere disinteressati – provenienti da noi “ricchi” che sentiamo ancora dentro la necessità di rifondere, se non le cattiverie imposte, almeno le ruberie perpetrate a quelle popolazioni; nella recente visita di Obama in Ghana, si è visto il luogo simbolo della tratta degli schiavi: ebbene quel luogo adesso è moltiplicato per dieci, per cento e riguarda i ”nuovi schiavi” ognuno con la propria storia di dolore e di sangue.
E invece siamo al punto di partenza, forse abbiamo addirittura fatto un passo indietro, se ad oggi il reddito pro-capite in Africa è inferiore a quello fatto registrare nel 1970.
Oggi, il 50% della popolazione africana – circa 350 milioni di persone – vive con meno di 1 (uno) dollaro al giorno; questa percentuale di popolazione “disagiata” era solo il 25% nel 1970 e quindi i conti si fa presto a farli: è raddoppiata!
E allora, se la situazione è questa e le cifre sono queste, per quale ragione – in una situazione di crisi mondiale – si continua a stanziare cifre importanti che, abbiamo visto, non producono niente di buono? Gli 8 (o i 14 o i 22) “grandi” hanno deciso questo nuovo stanziamento sulla spinta del Presidente , Obama, che non dimentica il colore della sua pelle e afferma con decisione: “abbiamo un dovere morale”.
Ma se tutti i soldi stanziati in precedenza non hanno generato alcun progresso di quella gente, proviamo a chiederci il perché; anzitutto possiamo rispondere che gli aiuti a pioggia come sono stati dati finora si sono rivelati un fallimento e non hanno messo in movimento il classico motto “aiutati che io ti aiuto”. Sono stati ingoiati dalla corruzione del combinato disposto dei governanti africani con quelli occidentali, sono poi finiti sui conti svizzeri dei “tiranni” di turno e sono serviti per l’acquisto di armi; in concreto, possiamo affermare che hanno favorito – anziché combatterlo – il parassitismo dei ras terzomondismi e la conseguente rassegnazione dei popoli soggetti a queste tirannie.
Per risolvere il problema ci sono due “correnti di pensiero”, nettamente diverse l’una dall’altra: la prima, capitanata dai “buonisti” Geldof e Bono, continua a sostenere che dobbiamo spezzare il circolo vizioso della povertà e per fare questo è necessario aumentare le donazioni e cancellare i debiti accumulati da questi paesi; solo questo maggiore afflusso di denaro consentirà un accumulazione di capitali necessari alla crescita economica del continente. Non viene detto esplicitamente, ma sembrerebbe che il benessere sempre maggiore dovrebbe riuscire a scacciare i dittatori imperanti in molte nazioni africane e consegnare al popolo il proprio destino.
La seconda corrente di pensiero auspica invece un intervento – non è specificato in quale maniera – per eliminare le dittature nate, o imposte, durante il periodo post coloniale e la loro sostituzione con sistemi democratici, così come è avvenuto in una delle poche situazioni di successo, quella del Ghana, patria – guarda caso – degli avi del Presidente Obama; solo dopo si diano gli aiuti!!
Nessuno ha indicato una terza via ed allora lo faccio io: se l’occidente (ma ora anche il rapinoso oriente cinese e russo) smettesse di occuparsi dell’Africa solo per accaparrarsi quelle materie prime che abbondano nel continente, probabilmente la gente di quei posti potrebbe benissimo farcela da soli, con pochi, pochissimi aiuti – ma debbono essere disinteressati – provenienti da noi “ricchi” che sentiamo ancora dentro la necessità di rifondere, se non le cattiverie imposte, almeno le ruberie perpetrate a quelle popolazioni; nella recente visita di Obama in Ghana, si è visto il luogo simbolo della tratta degli schiavi: ebbene quel luogo adesso è moltiplicato per dieci, per cento e riguarda i ”nuovi schiavi” ognuno con la propria storia di dolore e di sangue.
martedì, luglio 14, 2009
IL MILITARE ITALIANO MORTO IN AFGHANISTAN
E’ di poco fa la notizia della morte di un militare italiano facente parte del contingente “di pace” di stanza in Afghanistan; non ho notizie complete dell’evento, ma dalle prime voci, sembra che si tratti del solito agguato nel quale è incappata una nostra pattuglia: uno di loro, un Vicecaporale originario di Campobasso non ce l’ha fatta, nonostante il pronto ricovero nel nostro Ospedale militare.
Purtroppo sono stato facile profeta quando – un po’ di tempo addietro – segnalai su queste pagine la rottura di quella sorta di “armistizio” che era in atto tra le nostre truppe e quelle dei “ribelli” (“noi non controlliamo a fondo e voi non ci sparate”); la frattura era nata per l’uccisione di una ragazzina dodicenne di origine talebana, avvenuta per mano di un nostro mitragliere ad un posto di blocco: da allora, gli attacchi agli italiani si sono moltiplicati e, almeno all’inizio, avevano fatto segnare solo lievi ferite, ma era facile prevedere che prima o poi si sarebbe arrivati al morto.
Ma questo giovane – solo 24 anni – è forse morto “per difendere il sacro suolo italiano”? Assolutamente no! È morto in un posto lontano le fatidiche mille miglia da casa sua, in un conflitto – non dichiarato – con delle truppe “ribelli” che rappresentano (almeno a sentir loro) il vero Afghanistan, con le sue tradizioni e la sua vitalità, quella stessa vitalità che non tantissimi anni addietro ebbe a sconfiggere nientemeno che il poderoso esercito russo, sceso in forze per appoggiare un “governo amico”.
Ma, mi raccomando, non si parli di guerra, perché l’iniziativa della quale fa parte il nostro contingente si chiama “missione di pace” e non “di guerra”: chiaro il concetto?
Infatti, dopo il secondo conflitto mondiale, il termine guerra – presso le opinioni pubbliche occidentali – divenne “il tabù dei tabù”, per un duplice ordine di motivi: il primo è il ricordo degli oltre 50 milioni di morti di quel conflitto e il secondo fu l’avvento della bomba atomica, il cui spauracchio, facendo intravedere la possibilità di una distruzione totale, indusse i governi di tutto il mondo a non prendere più in considerazione l’opzione bellica.
Ma l’interventismo è un elemento che fa parte del DNA di tutti i governi, per cui in un certo momento siamo passati a “intervenire, per motivi umanitari” nelle guerricciole altrui (vedi Jugoslavia); e con l’avvento dell’11 settembre, gli americani si sono messi alla testa di una serie di “crociate” in giro per il mondo (Iraq, Afghanistan) nelle quali sono continuate le morti di soldati che, con quella situazione internazionale, non avevano niente da spartire, anzi – in molti casi – neppure ne conoscevano la pericolosità per il cosiddetto “Mondo libero”.
I nostri governi, sia di centro destra che di centro sinistra, hanno sempre aderito a queste iniziative belliche, in quanto hanno permesso alle nostre aziende di “fare buoni affari” in sede di ricostruzione oppure di partecipare alla spartizione di qualche fonte energetica; poi se qualche soldato ci rimetteva la pelle, pazienza, il tutto faceva parte del mestiere – peraltro ben retribuito – e quindi nessuno aveva da recriminare.
E si badi bene che, nella totalità dei casi, si tratta di guerre in cui le due parti non sono paritarie, ma anzi sono grandemente asimmetriche: da una parte (la nostra, per intendersi) c’è tutto l’armamento e la tecnologia che l’industria attuale mette a disposizione, mentre dall’altra c’è quello che possono “comperare” – sempre da noi - ma non certo dell’ultima generazione degli armamenti.
Sono guerre quindi che niente hanno di “eroico” ma che si riducono a sbrogliare situazioni nelle quali il mondo capitalistico ha forti interessi di bottega; chiaro?!
Purtroppo sono stato facile profeta quando – un po’ di tempo addietro – segnalai su queste pagine la rottura di quella sorta di “armistizio” che era in atto tra le nostre truppe e quelle dei “ribelli” (“noi non controlliamo a fondo e voi non ci sparate”); la frattura era nata per l’uccisione di una ragazzina dodicenne di origine talebana, avvenuta per mano di un nostro mitragliere ad un posto di blocco: da allora, gli attacchi agli italiani si sono moltiplicati e, almeno all’inizio, avevano fatto segnare solo lievi ferite, ma era facile prevedere che prima o poi si sarebbe arrivati al morto.
Ma questo giovane – solo 24 anni – è forse morto “per difendere il sacro suolo italiano”? Assolutamente no! È morto in un posto lontano le fatidiche mille miglia da casa sua, in un conflitto – non dichiarato – con delle truppe “ribelli” che rappresentano (almeno a sentir loro) il vero Afghanistan, con le sue tradizioni e la sua vitalità, quella stessa vitalità che non tantissimi anni addietro ebbe a sconfiggere nientemeno che il poderoso esercito russo, sceso in forze per appoggiare un “governo amico”.
Ma, mi raccomando, non si parli di guerra, perché l’iniziativa della quale fa parte il nostro contingente si chiama “missione di pace” e non “di guerra”: chiaro il concetto?
Infatti, dopo il secondo conflitto mondiale, il termine guerra – presso le opinioni pubbliche occidentali – divenne “il tabù dei tabù”, per un duplice ordine di motivi: il primo è il ricordo degli oltre 50 milioni di morti di quel conflitto e il secondo fu l’avvento della bomba atomica, il cui spauracchio, facendo intravedere la possibilità di una distruzione totale, indusse i governi di tutto il mondo a non prendere più in considerazione l’opzione bellica.
Ma l’interventismo è un elemento che fa parte del DNA di tutti i governi, per cui in un certo momento siamo passati a “intervenire, per motivi umanitari” nelle guerricciole altrui (vedi Jugoslavia); e con l’avvento dell’11 settembre, gli americani si sono messi alla testa di una serie di “crociate” in giro per il mondo (Iraq, Afghanistan) nelle quali sono continuate le morti di soldati che, con quella situazione internazionale, non avevano niente da spartire, anzi – in molti casi – neppure ne conoscevano la pericolosità per il cosiddetto “Mondo libero”.
I nostri governi, sia di centro destra che di centro sinistra, hanno sempre aderito a queste iniziative belliche, in quanto hanno permesso alle nostre aziende di “fare buoni affari” in sede di ricostruzione oppure di partecipare alla spartizione di qualche fonte energetica; poi se qualche soldato ci rimetteva la pelle, pazienza, il tutto faceva parte del mestiere – peraltro ben retribuito – e quindi nessuno aveva da recriminare.
E si badi bene che, nella totalità dei casi, si tratta di guerre in cui le due parti non sono paritarie, ma anzi sono grandemente asimmetriche: da una parte (la nostra, per intendersi) c’è tutto l’armamento e la tecnologia che l’industria attuale mette a disposizione, mentre dall’altra c’è quello che possono “comperare” – sempre da noi - ma non certo dell’ultima generazione degli armamenti.
Sono guerre quindi che niente hanno di “eroico” ma che si riducono a sbrogliare situazioni nelle quali il mondo capitalistico ha forti interessi di bottega; chiaro?!
lunedì, luglio 13, 2009
I COSTI DELLA MACCHINA LOCALE
Quando parlo di “macchina locale”, intendo tutte quelle amministrazioni periferiche nonché tutte le “partecipate”, cioè le aziende cosiddette municipalizzate che si occupano dei servizi pubblici e che sono create con capitale privato (pochi spiccioli) e pubblico (il resto).
Anzitutto diciamo subito che una Regione media dell’Italia centrale, da sempre amministrata nella quasi totalità dalla sinistra, costa alla collettività qualcosa come 56 milioni di euro soltanto mettendo insieme le varie indennità e gettoni di presenza degli amministratori nelle strutture pubbliche (Regione, Comuni, Province)
Per apprezzare l’entità di questa cifra si fa presto, basta dire che un consigliere regionale (non il Presidente!!) guadagna 9.000 euro al mese; se pensate che il Presidente della Repubblica Francese, Sarkozy, fino a pochi mesi fa guadagnava meno di questa cifra (6.714, diventati con una riforma recentissima,17.000), si comprende quanto siamo “fuori dal mondo”.
Comunque, i nostro consiglieri regionali continuano ad essere invidiati in tutto il mondo, a cominciare dal Brasile, dove il locale Presidente, il famoso Lula Da Silva, incassa mensilmente il corrispettivo di 2.900 euro ed il russo Medvedev insieme a Zapatero, superano di poco i 7mila euro; per non parlare poi del cinese Hu Jjntao che “dichiara” di guadagnare solo 274 euro al mese.
Quindi, lasciando stare il cinese che non è controllabile, gli altri Capi di Stato hanno una trasparenza di fondo nelle comunicazioni che non ammette replica; per cui, un signor nessuno, di professione consigliere regionale, impegnato al massimo una diecina d’ore per settimana, porta a casa una cifra superiore a quella di Presidenti della Repubblica e leader politici europei di grosso calibro.
Torniamo un attimo alla cifra che ho sparato all’inizio, quei 56milioni di euro che rappresentano il fabbisogno per stipendiare un esercito di circa ottomila amministratori pubblici che – divisi in 500 centri decisionali – hanno competenze all’interno della regione per occuparsi della varie materie (escluse la sanità e l’università che hanno capitoli a parte).
Ma perché queste cifre così alte nell’ambito delle amministrazioni periferiche? Semplicemente perché: i loro stipendi discendono da delibere delle singole amministrazioni, sulle quali nessuno – al di fuori di quell’ambito territoriale – può mettere bocca; quindi, in sostanza, ogni struttura pubblica locale, si stabilisce il compenso degli amministratori e quindi il gioco è fatto.
Ed ecco perché la struttura provinciale – da tutti i politici (ultimo il Presidente Berlusconi in campagna elettorale) – indicata come “superata e quindi da abolire”, poi, nella pratica delle cose, questa abolizione ha incontrato tante di quelle difficoltà che si sono arresi e queste strutture, vecchie, arcaiche e con nessuna competenza se non quelle strappate a forza ai Comuni ed alle Regioni, è ancora bellamente al suo posto ed i signori Presidenti si beccano un compenso mensile che va (a seconda dei cittadini amministrati) da 4.200 a 7.000 euro ed i Vice Presidenti vanno da 3.000 a 5.300 euro; e per finire, dobbiamo aggiungere per ciascuna categoria, un “gettone” che non serve per telefonare, ma rappresenta una sorta di monetarizzazione della gradita, anzi, indispensabile, presenza di loro signori alle riunioni consiliari.
Ci sono poi le aziende “partecipate”, che, come accennavo sopra, sono ibridi pubblico-privato per gestire alcune materia; di queste ne parleremo in un’altra occasione!!
Anzitutto diciamo subito che una Regione media dell’Italia centrale, da sempre amministrata nella quasi totalità dalla sinistra, costa alla collettività qualcosa come 56 milioni di euro soltanto mettendo insieme le varie indennità e gettoni di presenza degli amministratori nelle strutture pubbliche (Regione, Comuni, Province)
Per apprezzare l’entità di questa cifra si fa presto, basta dire che un consigliere regionale (non il Presidente!!) guadagna 9.000 euro al mese; se pensate che il Presidente della Repubblica Francese, Sarkozy, fino a pochi mesi fa guadagnava meno di questa cifra (6.714, diventati con una riforma recentissima,17.000), si comprende quanto siamo “fuori dal mondo”.
Comunque, i nostro consiglieri regionali continuano ad essere invidiati in tutto il mondo, a cominciare dal Brasile, dove il locale Presidente, il famoso Lula Da Silva, incassa mensilmente il corrispettivo di 2.900 euro ed il russo Medvedev insieme a Zapatero, superano di poco i 7mila euro; per non parlare poi del cinese Hu Jjntao che “dichiara” di guadagnare solo 274 euro al mese.
Quindi, lasciando stare il cinese che non è controllabile, gli altri Capi di Stato hanno una trasparenza di fondo nelle comunicazioni che non ammette replica; per cui, un signor nessuno, di professione consigliere regionale, impegnato al massimo una diecina d’ore per settimana, porta a casa una cifra superiore a quella di Presidenti della Repubblica e leader politici europei di grosso calibro.
Torniamo un attimo alla cifra che ho sparato all’inizio, quei 56milioni di euro che rappresentano il fabbisogno per stipendiare un esercito di circa ottomila amministratori pubblici che – divisi in 500 centri decisionali – hanno competenze all’interno della regione per occuparsi della varie materie (escluse la sanità e l’università che hanno capitoli a parte).
Ma perché queste cifre così alte nell’ambito delle amministrazioni periferiche? Semplicemente perché: i loro stipendi discendono da delibere delle singole amministrazioni, sulle quali nessuno – al di fuori di quell’ambito territoriale – può mettere bocca; quindi, in sostanza, ogni struttura pubblica locale, si stabilisce il compenso degli amministratori e quindi il gioco è fatto.
Ed ecco perché la struttura provinciale – da tutti i politici (ultimo il Presidente Berlusconi in campagna elettorale) – indicata come “superata e quindi da abolire”, poi, nella pratica delle cose, questa abolizione ha incontrato tante di quelle difficoltà che si sono arresi e queste strutture, vecchie, arcaiche e con nessuna competenza se non quelle strappate a forza ai Comuni ed alle Regioni, è ancora bellamente al suo posto ed i signori Presidenti si beccano un compenso mensile che va (a seconda dei cittadini amministrati) da 4.200 a 7.000 euro ed i Vice Presidenti vanno da 3.000 a 5.300 euro; e per finire, dobbiamo aggiungere per ciascuna categoria, un “gettone” che non serve per telefonare, ma rappresenta una sorta di monetarizzazione della gradita, anzi, indispensabile, presenza di loro signori alle riunioni consiliari.
Ci sono poi le aziende “partecipate”, che, come accennavo sopra, sono ibridi pubblico-privato per gestire alcune materia; di queste ne parleremo in un’altra occasione!!