sabato, gennaio 17, 2009
D'ALEMA-VELTRONI: BELLA COPPIA !!
Sono stati due interventi su questioni molto serie che mi hanno indotto ad accostare i due amici (ora non più: sono concorrenti!) ed a parlarne con voi che mi seguite.
Il primo, “baffino”, da bravo ex-ministro degli esteri si è occupato – e continua a farlo – della crisi israelo-palestinese, nervo scoperto della sinistra italiana che, da sempre, ha parteggiato per i palestinesi; ne è riprova la trasmissione di ieri l’altro “Anno zero” di Michele Santoro, che ha schifato anche la sinistrorsa Lucia Annunziata che ha abbandonato gli studi infuriata, tanto era partigiana l’impostazione data dal conduttore.
In merito a questa crisi, il buon D’Alema ha affermato una cosa che a chiamarla assioma è la sua esatta definizione, cioè che “per qualunque iniziativa di pace non si può prescindere da Hamas” che, a ben guardare, rappresenta, almeno stando alle ultime elezioni, una buona fetta di palestinesi.
È giustissimo, in quanto sarebbe da folli scansare il dialogo con Hamas, ma D’Alema manca di aggiungere che Hamas, al momento, non pare disponibile ad alcun colloquio “costruttivo”, in quanto non accetta di anteporre a qualsiasi trattativa di pace il riconoscimento di Israele; è ovvio che questa presa di posizione, di stampo terroristico e non politico, è quello che “usa” Israele per fare poi i propri comodi.
Naturalmente se continua ad andare avanti la fase dei bombardamenti con un così alto numero di civili uccisi o feriti, la forza di Hamas andrà sempre più aumentando, poiché la popolazione palestinese sarà “costretta” a fidarsi dell’unica struttura che tenta di difenderli nei confronti di coloro che usano le armi: e più queste armi verranno usate e più Hamas diventerà “martire” agli occhi degli arabi e del mondo intero e tutti scorderanno quella piccolezza del mancato riconoscimento della legittimità dello Stato di Israele e della promessa fatta da Hamas di “ributtare in mare tutti gli ebrei”.
Nel dubbio tra la dichiarazione di D’Alema e quella di Fassino (“se Hamas riconoscesse Israele potrebbe diventare un interlocutore per il processo di pace”), il PD non ha una sua linea e quindi oscilla tra le posizioni dei suoi tanti leader.
L’altro componente della coppia citata nel titolo, Walter Veltroni, (uolter come lo chiamano gli amici), ha avuto un’uscita non male sul mondo delle televisioni, quando ha affermato che “con quello che sta vivendo il Paese, certe trasmissioni televisive che regalano milioni mi appaiono marziane; si possono guadagnare milioni senza sapere fare nulla, mentre ci sono persone che non possono comprare un maglione”.
L’impostazione generale del problema era promettente, ma poi, specie nel finale, quando parla del “maglione”, ha perso molti colpi; ed infatti i cosiddetti addetti ai lavori (il direttore di Rai 1, Del Noce), hanno avuto buon gioco a controbattere “sentendo Veltroni mi viene da pensare che allora bisognerebbe abolire pure il Superenalotto”; e badate bene che tecnicamente la risposta è calzante.
Ed infatti, caro uolter, il problema ha due aspetti: il primo è l’ostentazione del denaro facile che diventa uno schiaffo per coloro che non arrivano alla quarta settimana (senza maglione), mentre il secondo è la notorietà che deriva a questi signori che non sanno fare niente, i quali non si limitano ad incassare i soldi che gli piovono dal cielo ed a ringraziare Dio, ma cercano (e ci riescono) anche di capitalizzare la “notorietà” che il mezzo televisivo conferisce loro per il solo fatto di apparire in video.
Coloro che vincono al Superenalotto oppure alla Lotteria di Capodanno, rimangono degli sconosciuti, mentre quello che vince al “Grande Fratello” e incassa tutti quei soldi, continua a guadagnare anche in seguito con varie “comparsate” per il solo fatto di “ricordare a qualcuno che quello è una faccia nota”. Questo è lo scandalo!!
Il primo, “baffino”, da bravo ex-ministro degli esteri si è occupato – e continua a farlo – della crisi israelo-palestinese, nervo scoperto della sinistra italiana che, da sempre, ha parteggiato per i palestinesi; ne è riprova la trasmissione di ieri l’altro “Anno zero” di Michele Santoro, che ha schifato anche la sinistrorsa Lucia Annunziata che ha abbandonato gli studi infuriata, tanto era partigiana l’impostazione data dal conduttore.
In merito a questa crisi, il buon D’Alema ha affermato una cosa che a chiamarla assioma è la sua esatta definizione, cioè che “per qualunque iniziativa di pace non si può prescindere da Hamas” che, a ben guardare, rappresenta, almeno stando alle ultime elezioni, una buona fetta di palestinesi.
È giustissimo, in quanto sarebbe da folli scansare il dialogo con Hamas, ma D’Alema manca di aggiungere che Hamas, al momento, non pare disponibile ad alcun colloquio “costruttivo”, in quanto non accetta di anteporre a qualsiasi trattativa di pace il riconoscimento di Israele; è ovvio che questa presa di posizione, di stampo terroristico e non politico, è quello che “usa” Israele per fare poi i propri comodi.
Naturalmente se continua ad andare avanti la fase dei bombardamenti con un così alto numero di civili uccisi o feriti, la forza di Hamas andrà sempre più aumentando, poiché la popolazione palestinese sarà “costretta” a fidarsi dell’unica struttura che tenta di difenderli nei confronti di coloro che usano le armi: e più queste armi verranno usate e più Hamas diventerà “martire” agli occhi degli arabi e del mondo intero e tutti scorderanno quella piccolezza del mancato riconoscimento della legittimità dello Stato di Israele e della promessa fatta da Hamas di “ributtare in mare tutti gli ebrei”.
Nel dubbio tra la dichiarazione di D’Alema e quella di Fassino (“se Hamas riconoscesse Israele potrebbe diventare un interlocutore per il processo di pace”), il PD non ha una sua linea e quindi oscilla tra le posizioni dei suoi tanti leader.
L’altro componente della coppia citata nel titolo, Walter Veltroni, (uolter come lo chiamano gli amici), ha avuto un’uscita non male sul mondo delle televisioni, quando ha affermato che “con quello che sta vivendo il Paese, certe trasmissioni televisive che regalano milioni mi appaiono marziane; si possono guadagnare milioni senza sapere fare nulla, mentre ci sono persone che non possono comprare un maglione”.
L’impostazione generale del problema era promettente, ma poi, specie nel finale, quando parla del “maglione”, ha perso molti colpi; ed infatti i cosiddetti addetti ai lavori (il direttore di Rai 1, Del Noce), hanno avuto buon gioco a controbattere “sentendo Veltroni mi viene da pensare che allora bisognerebbe abolire pure il Superenalotto”; e badate bene che tecnicamente la risposta è calzante.
Ed infatti, caro uolter, il problema ha due aspetti: il primo è l’ostentazione del denaro facile che diventa uno schiaffo per coloro che non arrivano alla quarta settimana (senza maglione), mentre il secondo è la notorietà che deriva a questi signori che non sanno fare niente, i quali non si limitano ad incassare i soldi che gli piovono dal cielo ed a ringraziare Dio, ma cercano (e ci riescono) anche di capitalizzare la “notorietà” che il mezzo televisivo conferisce loro per il solo fatto di apparire in video.
Coloro che vincono al Superenalotto oppure alla Lotteria di Capodanno, rimangono degli sconosciuti, mentre quello che vince al “Grande Fratello” e incassa tutti quei soldi, continua a guadagnare anche in seguito con varie “comparsate” per il solo fatto di “ricordare a qualcuno che quello è una faccia nota”. Questo è lo scandalo!!
venerdì, gennaio 16, 2009
MA DIO ESISTE ??
Una curiosa campagna pubblicitaria che dovrebbe andare sugli autobus di linea a Genova, mi solletica alcune riflessioni su questo “alto” argomento; anzitutto l’evento: sulla parte posteriore dei bus genovesi – dopo essere già apparsa a Londra, Washington e Barcellona – una struttura pubblicitaria farà istallare questa scritta: “LA CATTIVA NOTIZIA E’ CHE DIO NON ESIETE – QUELLA BUONA E’ CHE NON NE HAI BISOGNO”; il committente della campagna è una associazione nazionale – la “U.a.a.r.” acronimo di Unione atei, agnostici e razionalisti; la sede prescelta per la prima uscita in Italia: Genova, città dalla quale proviene il Cardinale Bagnasco, attuale Presidente della C.E.I.
Oltre che sul posteriore degli autobus, la parola “Dio” appare in altri posti: prima di tutto sul biglietto di banca americano, dove campeggia la scritta “in God we trust” che significa, letteralmente, noi crediamo in Dio; abbiamo poi l’inno nazionale inglese nel quale si dice “God save the Queen”, cioè Dio salvi la Regina (non è dato sapere da cosa la dovrebbe salvare, ma così e); ovviamente, nel caso che sul trono sieda un re, cioè un king, la formula si adegua e chiede al Padreterno di salvare quest’ultimo.
Abbiamo poi le formule di giuramento, ad esempio quella che pronuncerà tra pochi giorni il Presidente delle Stati Uniti, Barack Obama, che chiede espressamente a Dio di aiutare il neo eletto nei gravosi compiti che lo aspettano.
Vediamo adesso di ragionare un po’ sopra a Dio ed alla religione, sempre con quel poco di teologia che conosco e con quel tanto di curiosità che anima le mie letture.
Credo che l’esistenza di Dio sia stata da sempre ricercata dall’uomo per combattere la propria angoscia della morte, il terrore del Nulla; a coloro che negano l’esistenza di Dio ho udito spesso replicare dai credenti che l’uomo sente il bisogno di Dio e questo ne confermerebbe l’esistenza; ci sarebbe da notare a questo proposito, che nella costruzione del discorso c’è un salto di logica in quanto l’oggetto del bisogno non è Dio ma la rimozione del terrore della morte; Dio è una costruzione che viene dopo per cercare un qualche sistema che esorcizzi il concetto di morte.
Non conosco la logica per cui l’uomo, ancora più della donna, cerca qualunque soluzione che lo aiuti nel pensiero della morte; eppure ci sono fiori di pensieri aulici e alcune riflessioni idiote, ma tutte risultano inconcludenti, perché l’essere umano non ha paura della morte in sé, come fatto fisico, tant’è vero che è in grado di affrontarla anche con coraggio, quanto del sapere di dover morire.
Prendo a prestito un film, “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi e il dialogo tra il farmacista, ateo, e Benedetto, miracolato/traumatizzato: quest’ultimo dice che “Dio esiste e se non esistesse bisognerebbe inventarlo”, al che l’ateo replica che “ Dio non esiste e anche se esistesse bisognerebbe sopprimerlo come misura di salute pubblica”; da parte mia non so chi dei due abbia ragione, il mistero è grande e ognuno di noi al proprio interno, ma proprio dentro le grandi profondità del proprio essere ha una qualche risposta, ma non sempre sa oppure vuole trovarla. Dopo questa mia riflessione, in chiusura vi propongo uno dei pensieri, tra i tanti espressi sulla “morte” dai grandi del passato: Epicuro afferma come non si debba avere paura della morte, perché “quando io ci sono la morte non c’è, mentre quando c’è la morte non ci sono io”: bello, come quasi tutti gli scritti del filosofo greco, ma non tiene conto che il problema – almeno per me – è quello di sapere che prima o poi la morte arriva e in questa consapevolezza, molti di noi cercano qualcosa di “superiore” e la religione, insieme a varie ipotesi metafisiche, occupa i primi posti in questa ricerca.
Oltre che sul posteriore degli autobus, la parola “Dio” appare in altri posti: prima di tutto sul biglietto di banca americano, dove campeggia la scritta “in God we trust” che significa, letteralmente, noi crediamo in Dio; abbiamo poi l’inno nazionale inglese nel quale si dice “God save the Queen”, cioè Dio salvi la Regina (non è dato sapere da cosa la dovrebbe salvare, ma così e); ovviamente, nel caso che sul trono sieda un re, cioè un king, la formula si adegua e chiede al Padreterno di salvare quest’ultimo.
Abbiamo poi le formule di giuramento, ad esempio quella che pronuncerà tra pochi giorni il Presidente delle Stati Uniti, Barack Obama, che chiede espressamente a Dio di aiutare il neo eletto nei gravosi compiti che lo aspettano.
Vediamo adesso di ragionare un po’ sopra a Dio ed alla religione, sempre con quel poco di teologia che conosco e con quel tanto di curiosità che anima le mie letture.
Credo che l’esistenza di Dio sia stata da sempre ricercata dall’uomo per combattere la propria angoscia della morte, il terrore del Nulla; a coloro che negano l’esistenza di Dio ho udito spesso replicare dai credenti che l’uomo sente il bisogno di Dio e questo ne confermerebbe l’esistenza; ci sarebbe da notare a questo proposito, che nella costruzione del discorso c’è un salto di logica in quanto l’oggetto del bisogno non è Dio ma la rimozione del terrore della morte; Dio è una costruzione che viene dopo per cercare un qualche sistema che esorcizzi il concetto di morte.
Non conosco la logica per cui l’uomo, ancora più della donna, cerca qualunque soluzione che lo aiuti nel pensiero della morte; eppure ci sono fiori di pensieri aulici e alcune riflessioni idiote, ma tutte risultano inconcludenti, perché l’essere umano non ha paura della morte in sé, come fatto fisico, tant’è vero che è in grado di affrontarla anche con coraggio, quanto del sapere di dover morire.
Prendo a prestito un film, “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi e il dialogo tra il farmacista, ateo, e Benedetto, miracolato/traumatizzato: quest’ultimo dice che “Dio esiste e se non esistesse bisognerebbe inventarlo”, al che l’ateo replica che “ Dio non esiste e anche se esistesse bisognerebbe sopprimerlo come misura di salute pubblica”; da parte mia non so chi dei due abbia ragione, il mistero è grande e ognuno di noi al proprio interno, ma proprio dentro le grandi profondità del proprio essere ha una qualche risposta, ma non sempre sa oppure vuole trovarla. Dopo questa mia riflessione, in chiusura vi propongo uno dei pensieri, tra i tanti espressi sulla “morte” dai grandi del passato: Epicuro afferma come non si debba avere paura della morte, perché “quando io ci sono la morte non c’è, mentre quando c’è la morte non ci sono io”: bello, come quasi tutti gli scritti del filosofo greco, ma non tiene conto che il problema – almeno per me – è quello di sapere che prima o poi la morte arriva e in questa consapevolezza, molti di noi cercano qualcosa di “superiore” e la religione, insieme a varie ipotesi metafisiche, occupa i primi posti in questa ricerca.
giovedì, gennaio 15, 2009
ALTRA SCISSIONE IN VISTA ??
Dalle mie parti si dice “pochi e mal d’accordo” sottintendendo che una qualche compagine è composta da pochi persone e queste poche non vanno neppure d’accordo tra loro.
Sembra essere il caso della Gloriosa “Rifondazione Comunista” che, dopo la batosta elettorale che l’ha estromessa dal Parlamento, si è lacerata in un congresso in cui la vittoria del segretario Ferreno ai danni dello sfidante Vendola è stata per pochissimi voti ed ha lasciato uno strascico di polemiche.
L’ultima è quella sul giornale del partito, “Liberazione”, affidato alla direzione di Piero Sansonetti, il cui operato è stato messo sotto accusa dalla maggioranza che lo ha accusato di “fare il gioco della minoranza”; dopo di ché il segretario Ferrero ha cacciato il direttore e lo ha sostituito con un sindacalista, Dino Greco.
A questo punto si è aperta una gara a chi accusa l’altro di cose più nefande e, in questo entrambe le fazioni si sono lodevolmente distinte: in sintesi, sembra che la linea del giornale non rispecchiasse quella della maggioranza attuale del partito e quindi si apriva, come è naturale, una situazione distonica; e le accuse che i due gruppi si lanciano, uno contro l’altro, fanno “tenerezza”, tese come sono a colpire l’avversario ed anche a tracciare un solco che diventa sempre più incolmabile tra loro.
Dice Ferrero che il direttore Sansonetti ha la colpa di “avere seguito una linea eterodossa e di avere perso migliaia di copie, accumulando così un debito di due milioni di euro”; messe così le cose, come possiamo dargli torto??
Sansonetti ha reagito male a queste accuse e, dopo avere invocato la libertà del direttore responsabile, ha accusato il nuovo gruppo dirigente di “stalinismo”, paroletta magica che viene usata dalla sinistra estrema per offendere in modo sanguinario gli avversari; eppure, il compianto compagno Stalin, il cui ritratto campeggiava fino a non moltissimi anni fa nelle segreterie di questi partiti, era famoso per molte cose, ma sembra essere ricordato in particolare per l’uso strumentale delle assemblee, dalle quali veniva invariabilmente fuori la decapitazione dell’ala che gli era contraria, potendo vantarsi di seguire una sorta di metodo democratico per far fuori gli avversari.
Ferrero e l’ala trotskista del partito, forte della vittoria congressuale, ribatte che “era tipico dello stalinismo l’uso della storia come forma di legittimazione del solo gruppo dirigente” e, dopo aver perduto il “vate” Bertinotti, attualmente sull’Aventino, si appresta a perdere anche gli altri membri della Direzione (Vendola, Giordano e Migliore) che si sono dimessi accusando la maggioranza di “prevaricazione stalinista”.
Avete notato che nelle dichiarazioni dei due gruppi in lotta, la parola che spunta fuori con maggiore frequenza è “stalinista” ? Ebbene, questo modo di esprimersi – a slogan, con frasi fatte – è tipico di una sinistra degli anni ’60, ormai cancellata dalla storia ma che non vuole modernizzarsi e che reagisce a queste situazioni con ulteriori frammentazioni, cioè con tentativi di altre scissioni.
Un esempio? La parte sconfitta al congresso ha deciso di riunirsi il 24 e 25 corrente a Chianciano per discutere il da farsi; in quella sede sperano di imbarcare anche il prestigioso compagno Bertinotti – una volta amico del sub-comandante Marcos ed ora ospite di tutti i salotti romani – e con lui cercare di mettere in piedi un nuovo partito della sinistra estrema con lo scopo di guadagnare quei due o tre punti alle prossime elezioni europee in modo da avere disponibilità finanziarie e, soprattutto, quel “diritto di tribuna” che i media gli hanno tolto dopo la sconfitta del 2008.
Ma compagni, non si doveva fare la rivoluzione? O ce lo siamo dimenticati!!
Sembra essere il caso della Gloriosa “Rifondazione Comunista” che, dopo la batosta elettorale che l’ha estromessa dal Parlamento, si è lacerata in un congresso in cui la vittoria del segretario Ferreno ai danni dello sfidante Vendola è stata per pochissimi voti ed ha lasciato uno strascico di polemiche.
L’ultima è quella sul giornale del partito, “Liberazione”, affidato alla direzione di Piero Sansonetti, il cui operato è stato messo sotto accusa dalla maggioranza che lo ha accusato di “fare il gioco della minoranza”; dopo di ché il segretario Ferrero ha cacciato il direttore e lo ha sostituito con un sindacalista, Dino Greco.
A questo punto si è aperta una gara a chi accusa l’altro di cose più nefande e, in questo entrambe le fazioni si sono lodevolmente distinte: in sintesi, sembra che la linea del giornale non rispecchiasse quella della maggioranza attuale del partito e quindi si apriva, come è naturale, una situazione distonica; e le accuse che i due gruppi si lanciano, uno contro l’altro, fanno “tenerezza”, tese come sono a colpire l’avversario ed anche a tracciare un solco che diventa sempre più incolmabile tra loro.
Dice Ferrero che il direttore Sansonetti ha la colpa di “avere seguito una linea eterodossa e di avere perso migliaia di copie, accumulando così un debito di due milioni di euro”; messe così le cose, come possiamo dargli torto??
Sansonetti ha reagito male a queste accuse e, dopo avere invocato la libertà del direttore responsabile, ha accusato il nuovo gruppo dirigente di “stalinismo”, paroletta magica che viene usata dalla sinistra estrema per offendere in modo sanguinario gli avversari; eppure, il compianto compagno Stalin, il cui ritratto campeggiava fino a non moltissimi anni fa nelle segreterie di questi partiti, era famoso per molte cose, ma sembra essere ricordato in particolare per l’uso strumentale delle assemblee, dalle quali veniva invariabilmente fuori la decapitazione dell’ala che gli era contraria, potendo vantarsi di seguire una sorta di metodo democratico per far fuori gli avversari.
Ferrero e l’ala trotskista del partito, forte della vittoria congressuale, ribatte che “era tipico dello stalinismo l’uso della storia come forma di legittimazione del solo gruppo dirigente” e, dopo aver perduto il “vate” Bertinotti, attualmente sull’Aventino, si appresta a perdere anche gli altri membri della Direzione (Vendola, Giordano e Migliore) che si sono dimessi accusando la maggioranza di “prevaricazione stalinista”.
Avete notato che nelle dichiarazioni dei due gruppi in lotta, la parola che spunta fuori con maggiore frequenza è “stalinista” ? Ebbene, questo modo di esprimersi – a slogan, con frasi fatte – è tipico di una sinistra degli anni ’60, ormai cancellata dalla storia ma che non vuole modernizzarsi e che reagisce a queste situazioni con ulteriori frammentazioni, cioè con tentativi di altre scissioni.
Un esempio? La parte sconfitta al congresso ha deciso di riunirsi il 24 e 25 corrente a Chianciano per discutere il da farsi; in quella sede sperano di imbarcare anche il prestigioso compagno Bertinotti – una volta amico del sub-comandante Marcos ed ora ospite di tutti i salotti romani – e con lui cercare di mettere in piedi un nuovo partito della sinistra estrema con lo scopo di guadagnare quei due o tre punti alle prossime elezioni europee in modo da avere disponibilità finanziarie e, soprattutto, quel “diritto di tribuna” che i media gli hanno tolto dopo la sconfitta del 2008.
Ma compagni, non si doveva fare la rivoluzione? O ce lo siamo dimenticati!!
mercoledì, gennaio 14, 2009
CINEMA E TV
Vediamo come sono andate le cose in questi due settori dello spettacolo nelle feste per l’anno nuovo e in occasione dell’assegnazione dei primi Premi Internazionali.
Il film-panettone “Natale a Rio” ha spadroneggiato negli incassi con oltre 22 milioni di euro, seguito da “Madagascar 2” con 21 milioni e mezzo e dal film di Aldo, Giovanni e Giacomo “Il cosmo sul comò” che, uscito in ritardo rispetto ai primi due, ha già incassato 12 milioni ma tiene ancora botta.
Se togliamo il cartoon con i simpatici animali dello zoo, gli altri due sono delle emerite stronzate, anche se, mi dicono, fanno ridere: anche il solletico fa lo stesso effetto!!
Sotto il profilo internazionale abbiamo le prime assegnazioni di premi importanti, i Golden Globe, anteprima degli Oscar: era in lizza e riscuoteva molte simpatie il nostro “Gomorra”, ma non ha vinto proprio niente (ed è stato escluso anche dalla selezione per gli Oscar), battuto da tre film che sono già usciti in Italia e sono ancora in programmazione: “Il valzer con Bashir”, seguito da “The Millionaire” e dall’ultimo Woody Allen “Vicky, Victoria, Barcellona”. Come si può vedere, tra i gusti del popolo e quelli degli esperti c’è una certa differenza, ma di questo ne parliamo dopo.
Passiamo ora alla televisione e diciamo subito che la partenza del Grande Fratello ha fatto registrare numeri altissimi; ma prima c’era stato lo scontro tra la trasmissione di Gerry Scotti “La Corrida” (Canale 5) e “Ballando con le stelle” di Rai 1; ebbene, quest’ultima ha dato una bella lezione al varietà del simpatico Gerry, battendolo di quasi 1 milione e mezzo di spettatori e di 10 punti di share.
Nel settore televisivo abbiamo anche avuto una ricerca ordinata dal Codacoms, dalla quale è risultato che la trasmissione PEGGIORE per i telespettatori intervistati è stata “Amici” di Maria De Filippi e la MIGLIORE “Report”, la trasmissione in onda su Rai 3 curata da Milena Gabanelli; sappiamo benissimo che per i telespettatori la classifica è diametralmente opposta, poiché le trasmissioni della De Filippi hanno il plauso di tutta la massa, mentre quella della Gabanelli è considerata “di nicchia”.
Sulla base di queste informazioni, proviamo a riflettere sulla distonia tra le scelte del grosso pubblico e le preferenze degli addetti ai lavori o, come nel caso di Report, dei telespettatori più attenti e desiderosi di ricevere un buon prodotto: cosa vuol dire?
Una cosa che mi sento di aggiungere è un invito: per questa settimana, aboliamo dalla nostra visuale televisiva tutte quelle trasmissioni che sembrano di intrattenimento e invece sono “formative”, sia pure in senso negativo, tipo “Uomini e Donne”, “Amici”,i vari reality, a cominciare dal Grande Fratello, tutti i quiz e, per finire, quello che è scandalosamente fatto soltanto per divertire la gente e che invece compie un’opera diversa e ben più pericolosa: veicola idee clandestine.
Cosa vedere? Per esempio le trasmissioni che contengono al suo interno dei documentari, tipo “Geo & Gea”, oppure qualche buon film – anche se il cinema dovrebbe essere visto in sala – ovviamente i TG (più di uno), qualcosa di Piero Angela e qualche trasmissione ben fatta, tipo “Voyager” (Rai2) e “Omnibus” (La7).
Analogo atteggiamento per il cinema: scansiamo quelli “che fanno ridere” e premiamo quelli che hanno vinto i Golden Globe, aggiungendoci “Il giardino di limoni”, “L’ospite inatteso”, “Sette anime” e “Il bambino con il pigiama a righe”.
Vi prego, proviamo per sette giorni: vedrete che non ne risentirete negativamente e avrete invece visto qualcosa che vi darà da pensare, cosa che richiederà una certa “volontà”, ma ricordate che è l’unica cosa che ci distingue dalle bestie; e per quanto riguarda “il divertimento” si può trovare anche in un bel libro. Chiaro il concetto??
Il film-panettone “Natale a Rio” ha spadroneggiato negli incassi con oltre 22 milioni di euro, seguito da “Madagascar 2” con 21 milioni e mezzo e dal film di Aldo, Giovanni e Giacomo “Il cosmo sul comò” che, uscito in ritardo rispetto ai primi due, ha già incassato 12 milioni ma tiene ancora botta.
Se togliamo il cartoon con i simpatici animali dello zoo, gli altri due sono delle emerite stronzate, anche se, mi dicono, fanno ridere: anche il solletico fa lo stesso effetto!!
Sotto il profilo internazionale abbiamo le prime assegnazioni di premi importanti, i Golden Globe, anteprima degli Oscar: era in lizza e riscuoteva molte simpatie il nostro “Gomorra”, ma non ha vinto proprio niente (ed è stato escluso anche dalla selezione per gli Oscar), battuto da tre film che sono già usciti in Italia e sono ancora in programmazione: “Il valzer con Bashir”, seguito da “The Millionaire” e dall’ultimo Woody Allen “Vicky, Victoria, Barcellona”. Come si può vedere, tra i gusti del popolo e quelli degli esperti c’è una certa differenza, ma di questo ne parliamo dopo.
Passiamo ora alla televisione e diciamo subito che la partenza del Grande Fratello ha fatto registrare numeri altissimi; ma prima c’era stato lo scontro tra la trasmissione di Gerry Scotti “La Corrida” (Canale 5) e “Ballando con le stelle” di Rai 1; ebbene, quest’ultima ha dato una bella lezione al varietà del simpatico Gerry, battendolo di quasi 1 milione e mezzo di spettatori e di 10 punti di share.
Nel settore televisivo abbiamo anche avuto una ricerca ordinata dal Codacoms, dalla quale è risultato che la trasmissione PEGGIORE per i telespettatori intervistati è stata “Amici” di Maria De Filippi e la MIGLIORE “Report”, la trasmissione in onda su Rai 3 curata da Milena Gabanelli; sappiamo benissimo che per i telespettatori la classifica è diametralmente opposta, poiché le trasmissioni della De Filippi hanno il plauso di tutta la massa, mentre quella della Gabanelli è considerata “di nicchia”.
Sulla base di queste informazioni, proviamo a riflettere sulla distonia tra le scelte del grosso pubblico e le preferenze degli addetti ai lavori o, come nel caso di Report, dei telespettatori più attenti e desiderosi di ricevere un buon prodotto: cosa vuol dire?
Una cosa che mi sento di aggiungere è un invito: per questa settimana, aboliamo dalla nostra visuale televisiva tutte quelle trasmissioni che sembrano di intrattenimento e invece sono “formative”, sia pure in senso negativo, tipo “Uomini e Donne”, “Amici”,i vari reality, a cominciare dal Grande Fratello, tutti i quiz e, per finire, quello che è scandalosamente fatto soltanto per divertire la gente e che invece compie un’opera diversa e ben più pericolosa: veicola idee clandestine.
Cosa vedere? Per esempio le trasmissioni che contengono al suo interno dei documentari, tipo “Geo & Gea”, oppure qualche buon film – anche se il cinema dovrebbe essere visto in sala – ovviamente i TG (più di uno), qualcosa di Piero Angela e qualche trasmissione ben fatta, tipo “Voyager” (Rai2) e “Omnibus” (La7).
Analogo atteggiamento per il cinema: scansiamo quelli “che fanno ridere” e premiamo quelli che hanno vinto i Golden Globe, aggiungendoci “Il giardino di limoni”, “L’ospite inatteso”, “Sette anime” e “Il bambino con il pigiama a righe”.
Vi prego, proviamo per sette giorni: vedrete che non ne risentirete negativamente e avrete invece visto qualcosa che vi darà da pensare, cosa che richiederà una certa “volontà”, ma ricordate che è l’unica cosa che ci distingue dalle bestie; e per quanto riguarda “il divertimento” si può trovare anche in un bel libro. Chiaro il concetto??
martedì, gennaio 13, 2009
A PROPOSITO DI CRISI
È un po’ di tempo che non ne parliamo, ma il mondo occidentale (anche quello orientale) è ancora attanagliato dalla crisi dei mercati e questa situazione si riflette immediatamente su un parametro che incute paura a tutti: la disoccupazione. Vediamo prima di tutto l’Europa; la media si attesta al 7,2%, con punte negative di Spagna (13,4%), Francia (7,9%) e Portogallo (7,8%), e positive, rispetto alla media, di Olanda (2,7%), Inghilterra (5,9%9, Italia (6,7%) e Germania (7,1%).
Come si vede dai dati sopra riportati, abbiamo una forbice che va dal 2.7% dell’Olanda, Paese che apparentemente sta meglio di tutti, al 13,4% della Spagna, Paese che, sempre apparentemente, sta peggio di tutti; in mezzo ci siamo noi, la Germania, l’Inghilterra e la Francia, tutte racchiuse in pochi spiccioli di decimale.
Tutte queste percentuali sono nettamente superiori a quelle dell’anno precedente e questo ci induce a pensare che le cose proprio bene non stanno andando; come cerchiamo di risolvere il problema? Con la solita tattica di sempre, cioè rimpinguando il budget del welfare cioè di tutti quei meccanismi di aiuto ai lavoratori che sono espulsi dai processi produttivi e si trovano in ovvia difficoltà.
Ma ovviamente questa è niente più di una misura tampone, presa nella speranza – più o meno fondata – che l’ondata passi con l’anno in corso; un po’ come sono usi dire (e fare, qualche volta) i napoletani con la celebre “’a da passa ‘a nuttata”.
E se invece non dovesse passare in tempi ragionevoli? Beh, allora ci penseremo se e quando accadrà. Del resto, a scusante dei vari economisti sparsi nel nostro governo, c’è da aggiungere che in tutto il mondo non c’è nessuno che possa dire quello che accadrà nell’arco di 1 o 2 anni; molti straparlano e invocano misure a salvaguardia di questo o di quello, ma nessuno ci dice con precisione i motivi di tale strategia.
Negli Stati Uniti, colosso dell’economia mondiale (ma i piedi sono di argilla?) la situazione che si ritrova a gestire il buon Obama è dello stesso tenore: tasso di disoccupazione di quasi l’8% con tendenza ad aumentare nel corso del 2009; anche lui ha pigiato l’acceleratore su misure di welfare, ma nel suo caso è più comprensibile in quanto la situazione del sociale in America è tutta da inventare e quindi sembrerebbe proprio il caso di mettere le mani su questo comparto che comprende, oltre all’indennità di disoccupazione, anche facilitazioni per gli studi e interventi massicci sulla sanità gratuita per tutti: staremo a vedere e per l’intanto facciamogli gli auguri.
Gli altri due colossi economici del mondo – Cina e India – sono arrivati in ritardo a subire la crisi, ma ci sono cascati anche loro: in entrambi i Paesi la disoccupazione sta raggiungendo cifre da capogiro e si temono situazioni di ribellione in occasione dell’EXPO di Shanghai previsto per il 2010; ma se riescono a tenere buoni i disoccupati fino a quella data, credo che non ci saranno problemi per il futuro.
Ma a proposito di questi due colossi mondiali, dobbiamo dire che la loro composizione sociale risente di situazioni ben diverse da quelle europee e nordamericane: entrambi hanno il pugno pesante per qualsiasi manifestazione di popolo ed hanno anche una base di partenza di estrema miseria, condizione che viene rinfacciata ai pochi (o tanti) che sono riusciti ad uscirne e ad approdare al benessere.
È come dire alla gente: lasciateci lavorare in tranquillità! Così come siamo riusciti a tirarvi fuori dalla miseria, ce la faremo anche stavolta a sistemare le cose; la gente crederà a questi slogan oppure comincerà ad agitarsi in modo scomposto e velleitario? Non è dato saperlo e quindi bisogna attendere! Certo che lì sono tanti….
Come si vede dai dati sopra riportati, abbiamo una forbice che va dal 2.7% dell’Olanda, Paese che apparentemente sta meglio di tutti, al 13,4% della Spagna, Paese che, sempre apparentemente, sta peggio di tutti; in mezzo ci siamo noi, la Germania, l’Inghilterra e la Francia, tutte racchiuse in pochi spiccioli di decimale.
Tutte queste percentuali sono nettamente superiori a quelle dell’anno precedente e questo ci induce a pensare che le cose proprio bene non stanno andando; come cerchiamo di risolvere il problema? Con la solita tattica di sempre, cioè rimpinguando il budget del welfare cioè di tutti quei meccanismi di aiuto ai lavoratori che sono espulsi dai processi produttivi e si trovano in ovvia difficoltà.
Ma ovviamente questa è niente più di una misura tampone, presa nella speranza – più o meno fondata – che l’ondata passi con l’anno in corso; un po’ come sono usi dire (e fare, qualche volta) i napoletani con la celebre “’a da passa ‘a nuttata”.
E se invece non dovesse passare in tempi ragionevoli? Beh, allora ci penseremo se e quando accadrà. Del resto, a scusante dei vari economisti sparsi nel nostro governo, c’è da aggiungere che in tutto il mondo non c’è nessuno che possa dire quello che accadrà nell’arco di 1 o 2 anni; molti straparlano e invocano misure a salvaguardia di questo o di quello, ma nessuno ci dice con precisione i motivi di tale strategia.
Negli Stati Uniti, colosso dell’economia mondiale (ma i piedi sono di argilla?) la situazione che si ritrova a gestire il buon Obama è dello stesso tenore: tasso di disoccupazione di quasi l’8% con tendenza ad aumentare nel corso del 2009; anche lui ha pigiato l’acceleratore su misure di welfare, ma nel suo caso è più comprensibile in quanto la situazione del sociale in America è tutta da inventare e quindi sembrerebbe proprio il caso di mettere le mani su questo comparto che comprende, oltre all’indennità di disoccupazione, anche facilitazioni per gli studi e interventi massicci sulla sanità gratuita per tutti: staremo a vedere e per l’intanto facciamogli gli auguri.
Gli altri due colossi economici del mondo – Cina e India – sono arrivati in ritardo a subire la crisi, ma ci sono cascati anche loro: in entrambi i Paesi la disoccupazione sta raggiungendo cifre da capogiro e si temono situazioni di ribellione in occasione dell’EXPO di Shanghai previsto per il 2010; ma se riescono a tenere buoni i disoccupati fino a quella data, credo che non ci saranno problemi per il futuro.
Ma a proposito di questi due colossi mondiali, dobbiamo dire che la loro composizione sociale risente di situazioni ben diverse da quelle europee e nordamericane: entrambi hanno il pugno pesante per qualsiasi manifestazione di popolo ed hanno anche una base di partenza di estrema miseria, condizione che viene rinfacciata ai pochi (o tanti) che sono riusciti ad uscirne e ad approdare al benessere.
È come dire alla gente: lasciateci lavorare in tranquillità! Così come siamo riusciti a tirarvi fuori dalla miseria, ce la faremo anche stavolta a sistemare le cose; la gente crederà a questi slogan oppure comincerà ad agitarsi in modo scomposto e velleitario? Non è dato saperlo e quindi bisogna attendere! Certo che lì sono tanti….
lunedì, gennaio 12, 2009
STORIE DI ORDINARIA INGIUSTIZIA
La prima riguarda una sentenza emessa da un Giudice di Sanremo che i parenti e gli amici della vittima disapprovano completamente e quindi non è stata emessa “in nome del popolo italiano”, perché è distonica, anche se formalmente corretta, rispetto a quello che è l’idem sentire del popolo: in sostanza, siamo alle solite, anche se la diatriba tra magistrati e parenti delle vittime è ormai diventata una consuetudine; ma, come ho detto altre volte, non è un buon segno.
Il fatto si è svolto a Sanremo, dove tale Luca Delfino, 32 anni, già alcuni precedenti per violenza, ha barbaramente ucciso a coltellate la ex fidanzata, colpevole di averlo abbandonato, proprio a causa della sua violenza; nei confronti del giovane il Giudice ha emesso una sentenza di 16 anni, in quanto ha cancellato alcune aggravanti prospettate dalla difesa ed ha accentuato delle attenuanti; in sostanza, dall’ergastolo chiesto dalla pubblica accusa siamo passati ad una sentenza che – buona condotta e altre diavolerie del genere – consentirà all’accoltellatore di uscire dal carcere a poco più di 40 anni di età.
La madre della vittima ha annunciato che, insieme ad altri genitori di giovani vittime di violenza, costituirà un’associazione “con lo scopo di cambiare le regole e salvare vite umane”.; la donna, assai battagliera per tutelare l’immagine della figlia uccisa, si scaglia anche contro gli psichiatri che fanno le diagnosi che piacciono alla difesa e se non si comportano così non vengono più chiamati.
Da notare che l’assassino era già indagato per un altro omicidio ed era stato più volte denunciato dalla ragazza accoltellata e dalle sue famiglia, senza che peraltro nessuno sia intervenuto per fermare il brutale delinquente.
Per concludere, la sentenza avrebbe un senso se – è qui viene fuori la mia vena paradossale – la differenza tra la pena comminata all’omicida e quella che gli sarebbe spettata, fosse stata affibbiata a coloro che non sono intervenuti per fare qualcosa a seguito delle reiterate denunce.
Il secondo caso si è svolto in Brianza e riguarda un individuo pregiudicato e pericoloso che un padre di famiglia ha denunciato ai carabinieri accusandolo di molestie alla figlia; il violento non si è perso in tante chiacchiere e, suonato il campanello della casa del genitore della ragazza ambita, ha esploso due colpi a bruciapelo al petto e in pieno volto nei confronti del denunciante: così impari, sembra abbia detto!!
Anche qui è palese la mancanza di una normativa che preveda queste situazioni di molestie; sono anni che se ne parla, ma ancora non è stato partorito niente.
Ma dopo queste due vicende, tiriamoci su il morale con una grande notizia: ricomincia “Il Grande Fratello” e l’Italia televisiva è già in fibrillazione per vedere da vicino (sul teleschermo, ovviamente) i fortunati che faranno parte della squadra di quest’anno.
A proposito, vi ricordate della hostess “pasionaria” la cui foto con il cappio alzato ha campeggiato su tutti i giornali durante la vicenda Alitalia? Ebbene, la fanciulla, che si chiama Daniela Martani, più verdissima ma sempre appetitosa con i suoi 35 anni, dopo un invito alla trasmissione di Santoro e un “incontro ravvicinato” con Massimo Giletti (immortalato dai paparazzi) è finalmente giunta al sogno di una vita: partecipare al Grande Fratello, degno coronamento di una esistenza inizialmente sprecata in lotte sindacali ma poi redenta da alcune apparizioni televisive e da incontri da brivido con personaggi del jet-set. Facciamo tanti auguri a questa ex-hostess che è riuscita a sfondare nella vita: perdiana è arrivata al “Grande Fratello”, mica pizza e fichi !!
Il fatto si è svolto a Sanremo, dove tale Luca Delfino, 32 anni, già alcuni precedenti per violenza, ha barbaramente ucciso a coltellate la ex fidanzata, colpevole di averlo abbandonato, proprio a causa della sua violenza; nei confronti del giovane il Giudice ha emesso una sentenza di 16 anni, in quanto ha cancellato alcune aggravanti prospettate dalla difesa ed ha accentuato delle attenuanti; in sostanza, dall’ergastolo chiesto dalla pubblica accusa siamo passati ad una sentenza che – buona condotta e altre diavolerie del genere – consentirà all’accoltellatore di uscire dal carcere a poco più di 40 anni di età.
La madre della vittima ha annunciato che, insieme ad altri genitori di giovani vittime di violenza, costituirà un’associazione “con lo scopo di cambiare le regole e salvare vite umane”.; la donna, assai battagliera per tutelare l’immagine della figlia uccisa, si scaglia anche contro gli psichiatri che fanno le diagnosi che piacciono alla difesa e se non si comportano così non vengono più chiamati.
Da notare che l’assassino era già indagato per un altro omicidio ed era stato più volte denunciato dalla ragazza accoltellata e dalle sue famiglia, senza che peraltro nessuno sia intervenuto per fermare il brutale delinquente.
Per concludere, la sentenza avrebbe un senso se – è qui viene fuori la mia vena paradossale – la differenza tra la pena comminata all’omicida e quella che gli sarebbe spettata, fosse stata affibbiata a coloro che non sono intervenuti per fare qualcosa a seguito delle reiterate denunce.
Il secondo caso si è svolto in Brianza e riguarda un individuo pregiudicato e pericoloso che un padre di famiglia ha denunciato ai carabinieri accusandolo di molestie alla figlia; il violento non si è perso in tante chiacchiere e, suonato il campanello della casa del genitore della ragazza ambita, ha esploso due colpi a bruciapelo al petto e in pieno volto nei confronti del denunciante: così impari, sembra abbia detto!!
Anche qui è palese la mancanza di una normativa che preveda queste situazioni di molestie; sono anni che se ne parla, ma ancora non è stato partorito niente.
Ma dopo queste due vicende, tiriamoci su il morale con una grande notizia: ricomincia “Il Grande Fratello” e l’Italia televisiva è già in fibrillazione per vedere da vicino (sul teleschermo, ovviamente) i fortunati che faranno parte della squadra di quest’anno.
A proposito, vi ricordate della hostess “pasionaria” la cui foto con il cappio alzato ha campeggiato su tutti i giornali durante la vicenda Alitalia? Ebbene, la fanciulla, che si chiama Daniela Martani, più verdissima ma sempre appetitosa con i suoi 35 anni, dopo un invito alla trasmissione di Santoro e un “incontro ravvicinato” con Massimo Giletti (immortalato dai paparazzi) è finalmente giunta al sogno di una vita: partecipare al Grande Fratello, degno coronamento di una esistenza inizialmente sprecata in lotte sindacali ma poi redenta da alcune apparizioni televisive e da incontri da brivido con personaggi del jet-set. Facciamo tanti auguri a questa ex-hostess che è riuscita a sfondare nella vita: perdiana è arrivata al “Grande Fratello”, mica pizza e fichi !!
domenica, gennaio 11, 2009
LA LEGGE DELLA NATURA
Chi è un po’ pratico del modo di condurre un attacco da parte di una belva affamata, sa benissimo che l’aggressore (leone, tigre, leopardo, ecc) sceglie all’interno di un branco di gazzelle o di antilopi, quella che è più debole, per malattia o vecchiaia e si dirige verso quello che a suo parere è il bersaglio più comodo e facile.
E nella quasi totalità dei casi la belva aggredente ha ragione e riesce ad uccidere il bersaglio ed a mangiarselo, magari insieme ai cuccioli e, nel caso della leonessa, al marito, troppo indolente per partecipare alla caccia.
Mi chiederete cosa c’entra questa apertura del post, dove voglio andare a parare; se avrete la pazienza di continuare a leggere, vedrete il seguito.
Questo seguito ha luogo in un paesetto alle porte di Napoli, Calandrino, dove una disabile cinquantenne di nome Felicia, poliomielitica dall’età di 12 anni, si dirige con la sua carrozzina elettrica verso l’Ufficio Postale per riscuotere la pensione di invalidità e una parte dei suoi risparmi, per un totale di 2.000 euro; è mezzogiorno quando esce dalla Posta e con la fida carrozzina elettrica si dirige verso casa, ma improvvisamente scorge una moto con due tipi dal volto coperto dal casco che la stanno seguendo.
L’innato senso del pericolo la induce a nascondere il malloppo nel reggiseno ed a dirigersi, alla massima velocità consentita dal mezzo, verso un condominio dove abita una sua cugina; riesce a raggiungere la casa ed a bussare alla porta, ma nessuno risponde – forse non c’è nessuno oppure è meglio non aprire – e nel frattempo la moto con i due tipi col casco l’hanno raggiunta e le intimano “dacci i soldi”, accompagnando la frase con alcuni manrovesci; lei cerca di resistere, sempre a bordo della carrozzina, ma i due, che l’hanno vista infilarsi qualcosa sotto il corpetto, la frugano brutalmente, la colpiscono, finché non trovano il malloppo; lo afferrano e si dileguano con la massima velocità, lasciando la povera Felicia accasciata sul suo mezzo, in preda a delle convulsioni forse dovute allo spavento o ad una crisi respiratoria. Intanto qualcuno ha chiamato i soccorsi ed è a loro che la donna con un filo di voce riesce a raccontare l’evento, spirando subito dopo, senza che sia stato possibile fare alcun intervento.
Ma chi era questa “preda debole”, prescelta dalle belve affamate? Dalla foto pubblicata sui giornali, appare come una donna un po’ chiattona, forse a causa dell’invalidità, ma con un volto decisamente bello e con una fronte aperta e sincera; viveva con l’anziano padre e chi la conosceva la descrive come una donna sempre disponibile per aiutare tutti, in prima linea per la lotta dei disabili contro tutte le barriere architettoniche, insomma come un essere umano che stava cercando di dare un senso alla propria esistenza, già minata in passato da una malattia invalidante.
Ma perché ho fatto tutta questa premessa ed ho legato la morte della povera Felicia con il pasto delle belve? Perché, come ho avuto modo di dire altre volte, quando l’animale uomo si comporta come l’animale leone non ha più nessun diritto di convivere con gli altri esseri umani, ma dovrebbe essere relegato insieme ai suoi simili, cioè alle belve che uccidono, appunto, la preda malata, proprio come è stato fatto da questi due delinquenti; che invece subiranno un processo, con tutte le attenuanti e le scusanti del caso e, saranno condannati a non più di 4 o al massimo 5 anni e quindi queste due belve ce le ritroveremo tra di noi al più presto; ecco, questo è quanto non VOGLIO: loro e altri loro simili, tipo di gli impiegati della Posta che dicono di non ricordare una disabile in carrozzina (vili!!) non fanno parte del genere umano e quindi non ce li VOGLIO tra noi. Metteteli insieme alle bestie ammesso che loro li vogliano!!
E nella quasi totalità dei casi la belva aggredente ha ragione e riesce ad uccidere il bersaglio ed a mangiarselo, magari insieme ai cuccioli e, nel caso della leonessa, al marito, troppo indolente per partecipare alla caccia.
Mi chiederete cosa c’entra questa apertura del post, dove voglio andare a parare; se avrete la pazienza di continuare a leggere, vedrete il seguito.
Questo seguito ha luogo in un paesetto alle porte di Napoli, Calandrino, dove una disabile cinquantenne di nome Felicia, poliomielitica dall’età di 12 anni, si dirige con la sua carrozzina elettrica verso l’Ufficio Postale per riscuotere la pensione di invalidità e una parte dei suoi risparmi, per un totale di 2.000 euro; è mezzogiorno quando esce dalla Posta e con la fida carrozzina elettrica si dirige verso casa, ma improvvisamente scorge una moto con due tipi dal volto coperto dal casco che la stanno seguendo.
L’innato senso del pericolo la induce a nascondere il malloppo nel reggiseno ed a dirigersi, alla massima velocità consentita dal mezzo, verso un condominio dove abita una sua cugina; riesce a raggiungere la casa ed a bussare alla porta, ma nessuno risponde – forse non c’è nessuno oppure è meglio non aprire – e nel frattempo la moto con i due tipi col casco l’hanno raggiunta e le intimano “dacci i soldi”, accompagnando la frase con alcuni manrovesci; lei cerca di resistere, sempre a bordo della carrozzina, ma i due, che l’hanno vista infilarsi qualcosa sotto il corpetto, la frugano brutalmente, la colpiscono, finché non trovano il malloppo; lo afferrano e si dileguano con la massima velocità, lasciando la povera Felicia accasciata sul suo mezzo, in preda a delle convulsioni forse dovute allo spavento o ad una crisi respiratoria. Intanto qualcuno ha chiamato i soccorsi ed è a loro che la donna con un filo di voce riesce a raccontare l’evento, spirando subito dopo, senza che sia stato possibile fare alcun intervento.
Ma chi era questa “preda debole”, prescelta dalle belve affamate? Dalla foto pubblicata sui giornali, appare come una donna un po’ chiattona, forse a causa dell’invalidità, ma con un volto decisamente bello e con una fronte aperta e sincera; viveva con l’anziano padre e chi la conosceva la descrive come una donna sempre disponibile per aiutare tutti, in prima linea per la lotta dei disabili contro tutte le barriere architettoniche, insomma come un essere umano che stava cercando di dare un senso alla propria esistenza, già minata in passato da una malattia invalidante.
Ma perché ho fatto tutta questa premessa ed ho legato la morte della povera Felicia con il pasto delle belve? Perché, come ho avuto modo di dire altre volte, quando l’animale uomo si comporta come l’animale leone non ha più nessun diritto di convivere con gli altri esseri umani, ma dovrebbe essere relegato insieme ai suoi simili, cioè alle belve che uccidono, appunto, la preda malata, proprio come è stato fatto da questi due delinquenti; che invece subiranno un processo, con tutte le attenuanti e le scusanti del caso e, saranno condannati a non più di 4 o al massimo 5 anni e quindi queste due belve ce le ritroveremo tra di noi al più presto; ecco, questo è quanto non VOGLIO: loro e altri loro simili, tipo di gli impiegati della Posta che dicono di non ricordare una disabile in carrozzina (vili!!) non fanno parte del genere umano e quindi non ce li VOGLIO tra noi. Metteteli insieme alle bestie ammesso che loro li vogliano!!