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sabato, marzo 25, 2006

LE BOMBE E IL WEB 

Un paio di episodi – curiosi sotto un certo aspetto, tragici per un altro verso – mi hanno colpito sia per le bombe e sia per l’uso di internet; ma andiamo con ordine e spieghiamo cosa intendo.
Il primo episodio ha luogo a Sannicandro Garganico, in provincia di Foggia e vede come obiettivi delle bombe due artigiani del luogo, un orefice ed un carrozziere: entrambi ricevono un pacco, ma mentre a casa dell’orefice c’è il figlio che lo apre e riceve l’onda d’urto della bomba che salva la madre alle sue spalle, ma lo uccide, a casa del carrozziere, il pacco suscita dei sospetti, cosicché viene gettato dalla finestra in un campo vicino e contemporaneamente vengono avvertiti i Carabinieri.
Si fanno le congetture più strane, si arriva ad incolpare la mafia del posto (la Sacra Corona Unita) si fa addirittura una delle solite fiaccolate che piacciono tanto alla mafia, finché non viene scoperto che il mittente dei pacchi è un giovane dello stesso paese dei destinatari, che ha mandato i pacchi bomba per contorte questioni di cuore e di rancore personale che non sto a spiegare perché sarebbe troppo lungo.
Il giovane assassino – massaggiatore e tatuatore di professione – ha proferito la solita frase: “Non volevo uccidere ma soltanto spaventare i due che mi avevano fatto del male; per fabbricare i pacchi bomba ho trovato le istruzioni su Internet”. E qui finisce il primo caso.
Andiamo al secondo che risale anch’esso ad alcuni giorni fa, quando alcune cabine telefoniche installate in un paesetto alle porte di Treviso prendono a scoppiare nella notte con grande fracasso ma senza comunque fare altri danni a cose o persone; si è addirittura paventato un ritorno del famigerato “unabomber”, quando c’è stato il botto più grosso: una bomba posta alla porta della Chiesa ha fatto svegliare il parroco ed i parrocchiani ed anche i Carabinieri che in breve hanno trovato gli autori degli scoppi.
Si tratta di otto ragazzi di buona famiglia di età compresa tra i 18 e i 20 anni che, dopo aver preparato questi grossi petardi, li collocavano nei luoghi destinati al botto e si appostavano in un posto adatto, dal quale filmavano la scena dello scoppio con i loro telefonini.
Motivo di questi insulsi gesti? Vincere la monotonia della serata facendo “qualcosa di diverso”.
Come hanno fatto ad imparare a costruire questa specie di bomba-carta? Anch’essi si sono rivolti alla fonte di tutto il conoscere: internet, dove hanno appreso l’arte del bombarolo.
Quali commenti si possono fare a questi due episodi legati soltanto dalle bombe e da internet, essendo totalmente dissimile la motivazione?
Per le motivazioni, specie per il primo caso, si può dire che prima di mettere in campo una organizzazione malavitosa bisognerebbe esserne certi, altrimenti diventa il solito alibi per non scoprire niente, in attesa di qualche pentito che dia la solita dritta.
Per il legame con internet c’è da rilevare che i mass media mi sembra che ne godano nel mettere in cattiva luce questo nuovo mezzo di conoscenza, quasi come a dire che fuori dai canonici giornali o televisioni c’è soltanto pericolo e brutture (leggi: bombe, pedofilia, bambine attratte da bruti che poi ne approfittano, ecc.).
Ed invece così non è; internet è “il mondo” che pertanto contiene tutto il bello e tutto il brutto possibile, sta a noi discernere e utilizzarlo nel miglior modo possibile.
Comunque i lettori dei miei post rischiano soltanto di…addormentarsi!!

venerdì, marzo 24, 2006

APOSTASIA 

Mi soccorre, per la definizione della parola del titolo, il solito Devoto-Oli, il quale alla voce apostasia così recita: “ripudio totale del proprio credo religioso”; prima di questa definizione il dizionario precisa che essa discende da un qualche “diritto canonico o comunque religioso”; insomma che la legge dello Stato – in questo caso – corrisponde alla legge religiosa.
Avrete capito che sto parlando della vicenda del cittadino afgano Abdul Rahman che si è converto al cristianesimo (o forse al cattolicesimo addirittura, non ho ben capito) dopo aver abbandonato l’islamismo; per questo motivo il tribunale afgano – applicando una “loro” legge che prende spunto dalle norme coraniche – ha condannato il “loro” concittadino alla pena di morte per apostasia, reato previsto dalla “loro” legge e punito appunto con la morte.
Non so come la notizia sia approdata nel nostro e immagino in altri paesi occidentali, ma la nostra opinione pubblica si è subito scatenata e la polemica è montata; addirittura si sono scomodate le autorità, cosicché il Ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore afgano a Roma per avere spiegazioni; dopo l’incontro il nostro Ministro ha avuto parole di speranza per la vita dell’afgano, in quanto sembra che sia stato trovato uno scamotto: fare passare l’apostata per matto e così salvargli la vita.
Bene così, perché quando si salva una vita è sempre un successo, ma non possiamo fermarci a questo e dobbiamo esaminare le polemiche che sono scaturite e, possibilmente, dire la nostra: prima osservazione, l’Italia è intervenuta in quanto il signor Rahman ha abbracciato la nostra religione ed allora noi ci siamo sentiti in dovere di fare il possibile per salvarlo? Ciò significa che se invece del cattolicesimo avesse abbracciato l’ebraismo noi ce se saremmo fregati della sua sorte? Mi sembra un modo di ragionare un po’ semplicistico!
Seconda osservazione, alcuni commentatori, anche illustri come l’ex Presidente Cossiga, affermano senza mezzi termini che noi occidentali abbiamo il “diritto e il dovere in nome dei principi universali” (che poi sono stati dettati da noi) di occuparci dei fatti di altri paesi cercando di renderli il più possibile simili a noi; chiedo a voi se siete d’accordo con questa impostazione, dicendo subito che io non lo sono e per dire questo vi faccio un esempio.
L’Afganistan dei “talebani” è stato profondamente violentato dalle democrazie occidentali – guidate dagli USA – con la motivazione che lì si nascondeva il mitico Bin Laden e che bisognava snidarlo; il re dei terroristi non è stato trovato, ma in compenso abbiamo portato in quel paese la nostra concezione di “way of life” fatta di bordelli, di alcool, di AIDS e via di questo passo, tant’è vero che un quotidiano che si stampa a Kabul scrive “Viene il sospetto che, oltre alla loro democrazia, gli stranieri abbiano voluto portare in Afganistan l’AIDS e il cristianesimo”.
Insomma, per molti “democratici” occidentali, sembrerebbe lecito invadere ed occupare un Paese che, avendo una storia diversa dalla nostra, si è dotato di leggi assai diverse dalle nostre e che a noi paiono aberranti.
Continuando di questo passo, diamo una sorta di autorizzazione anche a Bin Laden ad essere ancora più estremista di quello che è già adesso, perché finora il capo terrorista non ha mai preannunciato di avere la volontà di portare la “sharia” in Occidente, mentre noi intenderemmo portare “Il Grande Fratello” e “La Fattoria” nei Paesi islamici: mi sembra comprensibile che poi ci odiano!!
Se invece ognuno restasse a casa propria quanto sarebbe meglio!!

giovedì, marzo 23, 2006

ZIBALDONE N.4/2006 

In questo quarto zibaldone del 2006, vorrei affrontare due argomenti non molto dissimili uno dall’altro, e vedere se questi destano – dopo il mio – anche l’interesse dei miei amici lettori; in entrambi, purtroppo, di tratta di gente che soffre e di gente che scappa dalla propria casa in cerca di qualcosa di migliorativo che poi si rivelerà tutta un’illusione.
IL PRIMO si riferisce al problema delle banlieu francesi che, dimenticate dai media e superate dai disordini provocati dagli studenti, sono passate nel dimenticatoio; ma non sono terminati gli atti di violenza che si ripetono giornalmente, tutt’altro, sono invece rinvigoriti anche per il fatto che hanno di fronte minori forze di polizia in quanto impegnate sul fronte studentesco che – a quanto pare – sta saldandosi con il mondo operistico e quindi diventa un altro problema.
La tensione è altissima e dalla parte dei manifestanti si registra un mutato modo di agire: oltre agli incendi ad auto ed altre cose che possono trovare sulla strada, c’è un vero e proprio attacco ai poliziotti, una sorta di caccia al flic – come l’hanno definita a Parigi – per cui i piccoli boss che detengono il potere nelle periferie parigine, all’imbrunire chiamano a raccolta i loro “soldati” con questa frase: “Ragazzi, andiamo a fotterci un paio di flic e dopo birra a volontà per tutti”.
L’odio nei confronti della polizia sta superando ogni limite: in una delle ultime notti, un agente di 38 anni è stato aggredito a sprangate ed è stato ricoverato in ospedale con trauma cranico e forti rischi di perdere la vista, mentre il collega, una ragazza di soli 21 anni, si ritrova un polso fratturato ed il corpo pieno di ematomi.
Come si vede, quindi, tutt’altro che risolti i problemi che hanno originato questi disordini; il fatto che non se ne parli non significa averli eliminati.
Il SECONDO argomento è – almeno per me – una grandissima novità, forse farei meglio a chiamarla una scoperta; mi spiego meglio: credevo che le rotte degli immigrati clandestini di provenienza africana passassero tutte attraverso il Mediterraneo e facessero scalo quindi nei nostri porti siciliani di Pantelleria e Lampedusa o comunque nella nostra costa del Sud.
Non avevo invece messo in conto coloro che stanno nella parte dell’Africa che guarda l’oceano, tipo Mauritania, Senegal ed altri; per questi disperati la rotta logica fa scalo alle Isole Canarie che diventa così il trampolino per il loro ingresso nell’Europa.
Le Isole Canarie, come è noto, sono di pertinenza politica spagnola ed hanno quindi le normative in vigore in quel paese; e adesso alcune cifre: negli ultimi mesi del 2005 sono morti tra 1.200 e 1.700 clandestini provenienti dalla Mauritania mentre ne sono sbarcati oltre 2.500; nei primi mesi del 2006 sono arrivati alle Canarie oltre 3.000 clandestini provenienti dalla regione subsahariana e il governo spagnolo ha deciso di portare la questione degli sbarchi dei clandestini al prossimo vertice dell’Unione Europea, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento che trattasi di un problema che riguarda tutto il continente europeo e non i singoli paesi.
Ci sarebbe da aggiungere che questo problema l’Italia cerca da anni di sollevarlo, ma per ora abbastanza inutilmente, proprio per le diverse posizioni – anche geografiche – dei paesi aderenti all’U.E.
È indubbio comunque che le cifre che ci ho sopra indicato, specie se sommate a quelle dei nostri sbarchi, fanno intravedere un’immensa umanità disperata che parte dalle proprie case dove c’è solo povertà e guerra, per cercare di risolvere i loro problemi in uno stato che – a quanto gli viene detto – naviga nel benessere: ed è vero, perbacco, specie se ci paragoniamo con loro! E non possiamo negare che quello che a loro sarebbe sufficiente per campare noi lo gettiamo nell’immondizia!

martedì, marzo 21, 2006

RUINI E LE ELEZIONI 

Il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della C.E.I. e Vescovo di Roma, ha aperto le ostilità nei confronti delle varie questioni spinose che si hanno sul piano morale in vista delle prossime elezioni politiche.
Ha parlato di varie cose – sempre con la pacatezza e la bonomia che lo caratterizzano – ma ha detto chiaro e tondo quello che la Chiesa pensa su varie questioni; ma prima di affrontare il contenuto del suo intervento è bene precisare se egli ha diritto di fare queste dichiarazioni oppure no.
In questa nostra strana Italia, dove tutti hanno il diritto di dire la loro, il rappresentanti dei Vescovi italiani non avrebbe il diritto di parlare ai cattolici per dare – non indicazioni di voto – ma indicazioni di contenuti programmatici.
Come mai, mi chiedo e vi chiedo, il Presidente di Confindustria ha diritto di presentare i problemi dell’industria italiana e di criticare le soluzioni che vengono prospettate; come mai il Segretario Generale della Confcommercio (commercianti e affini) ha diritto di dare indicazioni ai propri associati, circa i programmi dei vari schieramenti che più si avvicinano ai loro bisogni; come mai addirittura la Segretaria Generale del Sindacato Casalinghe ha il diritto di fornire alle proprie iscritte tutte le indicazioni del caso per le forze politiche da privilegiare; allora – dicevo – come mai tutte queste forze sociali ed economiche, ma ce ne sono tante altre e quindi potrei continuare, possono esprimere il loro pensiero circa le forze politiche in gara e la Chiesa, il cui legame con lo Stato è regolato da appositi patti ed è addirittura presente autorevolmente nella Costituzione, tutte le volte che apre bocca su materie di carattere morale fa scatenare questo putiferio?
Badate bene, sto parlando nella mia veste di laico, anzi laicissimo, eppure non trovo scandaloso che il rappresentante della Chiesa cattolica fornisca indicazioni ai propri fedeli non su quale schieramento privilegiare ma su quali materie farsi sentire in sede locale e conseguentemente a livello nazionale.
Cosa c’è di male se il bravo Ruini afferma che i PACS – già presenti in varie Regioni – non gli vanno giù? Non si può certo affermare che stia mentendo, perché alcune Amministrazioni Regionali hanno già incluso nella propria normativa una sorta di accordo di carattere civilistico che tutela le convivenze di qualsiasi sesso; non si può neppure sperare che queste situazioni lo rendano felice e quindi ognuno deve assumersi le proprie responsabilità: se ritieni di seguire questa strada, devi sapere che i cattolici non riceveranno indicazioni di voto positive; aggiungiamo che da qui a seguirle c’è di mezzo il mare!!
E l’aborto? Certo che sappiamo tutti che tale istituto ha una apposita legge dello Stato che lo tutela, ma sappiamo anche che tale normativa può essere applicata in molti modi e coloro che si riferiscono esplicitamente alla religione cattolica hanno anche ragione ad affermare che varie volte – troppe volte – si assiste ad uno snaturare il senso della legge in funzione materialistica.
C’è piuttosto nel discorso di Ruini un vecchio concetto che viene ribadito e cioè la trasversalità delle posizioni cattoliche all’interno di entrambi gli schieramento: ecco, questa è una situazione anomala e molto delicata: comunque, sarebbe la prima volta che i cattolici seguono le indicazioni della Chiesa!
E poi …. sono solo chiacchiere, come diceva una canzonetta, non è certo ipotizzabile un nuovo partito trasversale che inglobi tutte le posizioni cattoliche e quindi, ognuno faccia la sua parte: Ruini ha dato inizio alla sua rappresentazione, gli altri lo seguano se lo ritengono utile.

ALCUNE PERLE DEI NOSTRI MEDIA 

E’ di questi giorni un fenomeno mediatico assai interessante: una modella brasiliana – tale Adriana, poi avrà anche un cognome, ma non lo conosco – resa celebre dagli spot Telecom girati in compagnia di Cristian De Sica, regolarmente fidanzata con un Principe europeo, ha dichiarato tranquillamente di essere vergine e di avere intenzione di rimanere tale fino al matrimonio.
Sarà vero o sarà soltanto una trovata pubblicitaria? Noi diamo per scontato che sia tutto vero e sulla scorta di questa convinzione vediamo come hanno presentato la cosa giornali e TV.
Tutti i media, televisioni in testa, si sono scatenati a intervistare a destra e a manca per sapere cosa ne pensavano giovani donne e giovani maschietti; vediamo quali sono state le risposte maggiormente rilevanti: le donne si sono quasi “scandalizzate” che una così bella ragazza sia ancora vergine alla sua età, ed alcune di loro hanno pronunciato la frase famosa “se incontri l’uomo giusto perché negarsi al piacere della carne?”, alla quale si potrebbe facilmente controbattere che quando si incontra la persona giusta, per quanto tempo rimane giusta?.
Gli uomini invece ci sono andati più cauti, alcuni – pochi in verità – hanno anche plaudito alla scelta (ammesso che sia stata vera) della bellissima modella brasiliana; i più si sono allineati alla “moda” comune a tutti e cioè non riescono a trovare un solo motivo per il quale due che si amano dovrebbero vietarsi “l’assaggio” fino al matrimonio.
C’è da aggiungere che nessun giornale e nessuna televisione ha pronunciato un “proprio” giudizio su questo che viene presentato come un evento; probabilmente si ha paura di incorrere nelle ire di qualcuno, cioè della Chiesa se la bella Adriana viene rimbrottata e della gente comune se invece viene applaudita; così tutti si trincerano dietro il fenomeno delle “interviste per strada”, dalle quali comunque – proprio per effetto delle scelte di quali usare – traspare il pensiero dell’autore del servizio e, almeno per quelli che ho visto io, sono tutti decisamente “contro” la scelta della brasiliana.
Un altro fenomeno che sta diventando curioso è l’uso delle virgolette nei titoli dei quotidiani; tale sistema viene applicato da un po’ di giorni alla vicenda del piccolo Tommaso lontano da casa da diciannove giorni: “Tommy è vivo ed è vicino a casa”, così titolano alcuni quotidiani; poi si va a leggere l’articolo per scoprire chi ha fatto questa affermazione, ma non c’è nessuno a cui riferirsi, si accenna a voci, a pensieri della gente, insomma a cose fumose e senza nessun fondamento.
Quale il motivo di tale comportamento?
Può essere una forma di malcelato scandalismo, come se qualcuno sapesse qualcosa e non si dice chi sia; può essere anche un sistema per invogliare i lettori a leggere l’articolo che – ormai da diverso tempo – non contiene alcun elemento di novità; comunque sia è un modo, anche abbastanza scoperto, per non fare informazione ma per dare soltanto delle comunicazioni che per i più disattenti possono diventare delle alonature della realtà.
I due modesti esempi che mi sono permesso di usare, ci porterebbero a fare un discorso molto complesso sulla nostra “dipendenza” dai mezzi di comunicazione di massa e sulla indispensabile acquisizione di una qualche forma per staccarsi da questa schiavitù: sia pure in modo abbozzato e superficiale l’ho già fatto in passato, ma conto di ritornarci in futuro per approfondire meglio l’argomento.

lunedì, marzo 20, 2006

VIVE LA FRANCE 

Dico subito, e molto chiaramente, che i francesi mi stavano antipatici, soprattutto per quell’aria di superiorità – in particolare nei nostri confronti – ma debbo dire che in questi ultimi anni hanno compiuto alcuni atti che me li hanno fatti riconsiderare.
Il primo é di qualche tempo fa ed è quando hanno respinto al mittente la prima Costituzione Europea, elaborata principalmente da un loro illustre concittadino, Giscard D’Estaigne: mettiamo il caso che analoga situazione si fosse verificata da noi e, alla testa della commissione per la redazione della carta costituzionale ci fosse un nostro esimio statista, ormai in pensione, messo lì a dare lustro alla cosa; se proprio vogliamo fare dei nomi, potremmo citare l’ex Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro: non credete che si sarebbe levato altissimo il grido di attentato alla nazione se avessimo votato contro? Eppure in Francia questo non si è verificato affatto: hanno solo detto che il loro concittadino era rincoglionito, come dovremmo dire noi un po’ più spesso!
Il secondo è di questi giorni e si riferisce alle manifestazioni studentesche – udite, udite – non su qualche diritto allo studio o altro di equipollente, bensì contro una normativa che conferisce al datore di lavoro la possibilità di licenziare “senza giusta causa” un giovane al di sotto dei 26 anni.
Assunto in base a questo nuovo strumento – Contratto Primo Impiego – il giovane ha sulla testa questa sorta di spada di damocle che poi termina al compimento del ventisettesimo anno di età, quando la normativa di assunzione prende la via della normalità.
Inizialmente i giornalisti hanno parlato di una “riedizione del ’68, messa in piedi per nostalgia”, ma nessuno ha compreso che – a differenza di quello che accadde quasi quaranta anni fa, adesso ci sono in ballo i sindacati e, il legame che si è stabilito tra studenti e lavoratori è una bella novità; nessuno avrebbe scommesso un euro su questa saldatura e invece…
Dalle nostre parti si dirà che quel tipo di contratto è “una specie” di quello che abbiamo da noi sulla base della famosa legge Biagi, ed infatti, quanto a rendere “precario” il lavoro, siamo sulla stessa linea, o quasi.
Sia quello che avviene in Francia e sia quello che abbiamo già subito noi, entrambi contrabbandati sotto la voce di “liberalizzazione del mercato del lavoro”, sono effetti – come ho avuto modo di dire varie volte in questi miei scritti - della famigerata globalizzazione, una dannata realtà economica che si è abbattuta sulle nostre teste senza chiedere il permesso a nessuno ed ha messo in crisi intere classi lavoratrici.
Leggo oggi su un giornale francese che un sondaggio realizzato da strutture non sindacali, ha dato un risultato che viene dipinto come clamoroso: il 60% dei francesi è per il ritiro del provvedimento governativo; bella forza, vorrei vedere il contrario!
State certi che anche da noi se mettessimo sotto sondaggio la legge Biagi, con la sua brava precarizzazione che comporta e i vari Co:Co:Co. ed altri strumenti del genere, la stragrande maggioranza della gente sarebbe contraria; ma è un po’ come mettere sotto esame la realtà presente e paragonarla con il passato: ovviamente non è possibile e sarebbe sciocco pensare il contrario
Caso mai ci sarebbe una cosa da dire: ma questa globalizzazione o come diavolo volete chiamarla, chi l’ha inventata? Non mi si dica che è venuta da sola perché non ci credo, ed anzi, vi posso dire che con un po’ di “gnegnero” (leggi: cervello) si può arrivare a capire anche chi è stato!! Ne riparleremo!!

domenica, marzo 19, 2006

RITORNO A CASA 

Sono rientrato da poche ore e subito mi accingo a riprendere i contatti con i miei lettori; anzitutto due parole sull’iniziativa che ho avuto a Taormina: sotto il profilo didattico è andato tutto molto bene sia per la grande disponibilità dei ragazzi che mi hanno ascoltato e seguito con interesse e sia per l’altrettanta buona volontà degli insegnanti che hanno collaborato con me per la buona riuscita della “settimana”. Unico neo - ma non è dipeso da nessuno di noi – il tempo atmosferico che non è stato proprio dei migliori e che mi ha negato alcuni colori che di solito si possono ammirare in questa stagione in Sicilia.
Cosa è successo in questa settimana? Se escludiamo le solite battaglie Prodi/Berlusconi, sia quelle televisive che quelle a mezzo stampa, l’argomento più importante era ed è rimasto quello del bambino (Tommaso) scomparso da casa ormai da oltre quindici giorni.
A questo proposito, in questi giorni che ho trascorso a Taormina, ero impegnato soltanto la mattina e quindi nel pomeriggio – dopo avere pranzato – mi sono ritrovato alcune volte di fronte alla TV e mi sono imbattuto in una trasmissione, “La vita in diretta”, che non conoscevo e – dopo averla vista tre o quattro volte – ho pensato che avevo fatto bene a scansarla.
In questi giorni, forse per essere contrabbandata come trasmissione giornalistica, aveva un grosso schieramento di mezzi dislocati nella campagna del parmense dove c’è la famigerata casa della famiglia di Tommaso e in studio alcuni “esperti” che vanno dalla Maria Teresa Ruta ad un giudice del Tribunale dei Minori, da un paio di attrici che si trovavano a passare di lì, a quel criminologo molto grasso e capelluto (mi pare si chiami Bruno) che pontifica sempre quando siamo in presenza di disgrazie, anticipando che “se l’acqua la mettiamo a scaldare, va a finire che bolle”: quindi banalità e basta!!
Sulla cosiddetta “scena del crimine”, i giornalisti dislocati dalla RAI, con una preparazione ed una caratura professionale delle quali è meglio non parlare, cercano di raccontare il nulla che sta accadendo, tingendolo di colori in modo che sembri una situazione in evoluzione; tra loro si contraddicono addirittura, dando notizie diverse l’uno dall’altro; poi arriva il Prof. Bruno che – dall’alto della sua mole – ci racconta tutta una serie di banalità.
Intanto del piccolo Tommaso non sappiamo niente e sono – ripeto – più di quindici giorni; i genitori sono giustamente distrutti e le uniche cose che per il momento le autorità hanno scoperto sono delle foto “pedo-pornografiche” in possesso del padre, che sono certamente riprovevoli ma che non ci danno la chiave della vicenda.
Poi – dato che non ci facciamo mancare niente – dobbiamo subire anche la “preveggenza” di una indovina o medium che dir si voglia, la quale afferma di “vedere” il piccolo bambino in un fiume dell’alta Toscana: sub dei carabinieri, vigili del fuoco e altri specialisti del genere passano una intera giornata a scandagliare il braccio d’acqua indicato dalla sensitiva senza scoprire niente – per fortuna – ma nessuno si sogna di “ringraziare” la maga con un bel calcio nel sedere.
Ed infine arriva Don Mazzi – come poteva mancare?? – e prima si offre ai rapitori del bambino in qualità di intermediario per eventuali trattative e successivamente rilascia una dichiarazione ai giornali nella quale afferma esplicitamente che “lui si è accorto che la moglie non è più in sintonia con il marito”, dichiarazione nettamente smentita dall’interessata ma che comunque apre un nuovo fronte di polemiche: ne avevamo bisogno??!!
E intanto il piccolo Tommaso continua a mancare!! Speriamo bene ma queste speranze, purtroppo, diminuiscono giorno dopo giorno!!

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