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sabato, aprile 25, 2009

LA SESSUALITA' DEI VECCHI 

Alcuni giorni addietro, mi è capitato di essere invitato ad una cena alla quale partecipavano una ventina di persone anziane – uomini, ma nella maggior parte donne – la cui età variava sulla gamma degli “anta” (tra i 60 e gli ottanta e passa; in quella occasione, pur essendo con una amica alla quale tengo molto, non ho potuto fare a meno di fare emergere il mio fantasmino curioso e mi sono messo a fantasticare sulla terza età e sulla sessualità di coloro che vi fanno parte.
Dobbiamo premettere che la società attuale non consente più a nessuno di considerarsi vecchio, in quanto tale condizione lo farebbe uscire dal ruolo di “consumatore” che gli è stato appioppato; e quindi c’è tutta una caterva di cose – oggetti. pilloline, ecc, - che lo aiutano a superare la vecchiaia ed a considerarsi “meno vecchio”; ma non ci prendiamo in giro, uno/una, vecchio/a è e vecchio/a rimane.
Anche se la chirurgia plastica ha fatto passi da gigante, anche se le applicazioni di botulino ed altre porcherie, consentono miracoli, la realtà viene fuori: voglio raccontarvi un incontro che tempo fa ho avuto al ristorante con una signora che conosco da tanti anni; dopo i soliti convenevoli e le solite frasi di rito “ma come stai bene”, “ma per te gli anni non passano mai”, mi sono messo a guardarla e, in effetti, la pelle del viso era levigata, i tratti perfettamente disegnati, ma nonostante questo (o forse proprio per questo) quando la guardavo negli occhi provavo una forte repulsione, perché gli occhi erano occhi da vecchia in un volto da giovane: mio Dio che effetto distonico!!
Ma pure con gli occhi da vecchia, la donna continua ad avere i suoi istinti sessuali, anche se non è facile soddisfarli, perché dopo una certa età non trova più nessuno che se la scopi, nessuno che giochi con lei nei giochi del sesso; eppure lei lo desidera, ma al tempo stesso si vergogna di mostrare il proprio corpo non più piacente e che nessuno desidera più (almeno così lei crede).
E per il vecchio? Il discorso è un po’ diverso, ma ugualmente angoscioso; può esserci ancora la libidine ma non riuscire nell’erezione e allora l’angoscia è totale perché si preferisce raggiungere al più presto l’impotenza pura e semplice, o meglio quello che si chiama “la pace dei sensi”.
Nel caso che ci sia l’erezione può mancare la donna ed allora il vecchio può arrivare alla masturbazione, cosa dalla quale esce con grandissimo schifo per se stesso; potrebbe andare a puttana, cosa già squallida da giovane, figuriamoci da vecchio; eppure, se l’uomo conserva la sua virilità, soddisfarla diventa una necessità, importante anche per la salute fisica, oltre che psichica.
E allora come può risolvere la difficile convivenza con il suo “coso” che gli chiede una cosa che non gli può dare? Non è facile rispondere, anche se a questo punto voglio introdurre un concetto nuovo, una parola che ancora non ho usato: amore.
Il “vecchio” può trovare correlazione amorosa e a questo punto la considerazione fisica, sempre importante ma non esaustiva del problema, lascia il passo ad un diverso modo di intendere il rapporto; l’amore, anche se attenuato dai sensi in declino, ha una spinta emozionale che corrobora il rapporto e, a volte, lo rende bello ed appagante. Come fare per trovare l’amore? Semplice: basta tenere gli occhi aperti sulla vita!
Se poi basta l’appagamento sessuale, diciamo che l’uomo in generale – proprio perché questa società maschilista gli concede maggiore potere – ha più possibilità di portarsi a letto una ragazza che potrebbe essergli figlia, mentre la donna questo potere non l’ha: è uno dei tanti aspetti delle disuguaglianze di questo mondo, ma sta per finire.

venerdì, aprile 24, 2009

DUE CHIACCHIERE SULLA CRISI 

Purtroppo in questo mio post dovrò usare molte cifre, ma è l’argomento che le chiede!
Si è cominciato nei giorni scorsi con un dato del F.M.I. (Fondo Monetario Internazionale) che indica nell’iperbolica cifra di 4mila miliardi di dollari la svalutazione di tutti gli “asset” tossici (letteralmente “i beni di proprietà di banche e finanziarie che non sono buoni neppure per essere usati al gabinetto”); a questo proposito una domanda mi balza fuori violentemente: questi beni sono “pezzi di carta” che sono stati acquistati e messi in bilancio per 10 e adesso valgono zero; ma qualcuno ci ha guadagnato sopra? Per esempio quello che ha venduto a 10? Oppure si contraddice la famosa legge “niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma”? Già perché a monte di questo sconquasso finanziario c’è senz’altro qualcosa di particolare, quel qualcosa che io tento di definire con lo slogan: “qualcuno ci ha guadagnato e tanto”!!
Per la verità questi “pezzi di carta tossici”, cioè senza valore, sono stati ripianati da Stati e Banche centrali con altri pezzi di carta senza valore, cioè dal denaro e quindi la situazione dei tossici è in parità; resta aperto il discorso di chi ci ha guadagnato e chi ci sta rimettendo: di questo, quando sapremo qualcosa??
Ma andiamo avanti con i numeri forniti sempre dallo stesso FMI e vediamo che nel 2009 il Mondo perderà l’1,3%, così suddiviso tra “i grandi”: la Russia avrà un calo del Pil del 5%, mentre l’America si fermerà al 2.8% e l’Europa al 4,2; all’interno di questa, l’Italia sarà in linea con la media continentale e segnerà un meno 4.4%.
Quindi, se ho capito bene, i beni ed i servizi che saranno prodotti nell’anno in corso faranno segnare il segno meno da tutte le parti, in qualche posto questo calo sarà più vistoso, in altri meno, ma siamo attorno ad una diminuzione della ricchezza che viene prodotta del 5% circa; da notare che questi dati non possono essere considerati come oro colato, in quanto sono peggiorativi di uno o due punti rispetto a quelli indicati nella rilevazione di sei mesi fa e quindi ci sta che le cifre a fine anno siano anche peggiori.
Un altro dato che preoccupa è quello riguardante il rapporto tra il deficit del bilancio di ogni stato ed il suo Pil: per l’Italia si parla di un 5,4% - il doppio di quello attuale che è al 2.7% - cifra sostanzialmente analoga a quella dei grandi paesi europei: Francia e Germania sono previste oltre il 6%.
Un dato allarmante lo abbiamo nel rapporto debito pubblico/Pil che da noi, al momento, è ad un 105,8%, mentre il FMI lo prevede addirittura al 115 e quindi è richiesto un equilibrio di bilancio ad evitare uno sforamento troppo avanzato; e per concludere, mettiamo nel conto una possibile crescita della disoccupazione al 10% entro fine anno.
Ovviamente questa maledetta crisi – nata, è bene ripeterlo, per situazioni “tossiche” a livello finanziarie – si è spostata sull’economia reale, creando nuovi fallimenti di aziende solo ieri floride e che improvvisamente diventano “decotte”.
Ecco, è questa repentinità che mi lascia perplesso: penso infatti che molti nostri imprenditori abbiano colto l’occasione della crisi per fare una sorta di “resa dei conti” sia con i sindacati che con le maestranze da sempre piè esagitate; insomma un salutare (per i padroni) repulisti con lo slogan “aria nuova, vita nuova”.
Se mi concedete per buona questa che è solo una mia ipotesi, vorrei lanciare anche una proposta – “indecente” come sono le mie idee – nella quale lo Stato dovrebbe fare in modo che ogni dieci operai che si ritrovano con il culo per terra, un padrone dovrebbe essere ridotto ad andare a mangiare la pastasciutta alla Caritas; se gli operai sono 20, i padroni diventano due. È una sciocchezza? Forse, ma qualcosa va fatto!!

giovedì, aprile 23, 2009

LA MAGISTRATURA E IL TERREMOTO 

A fronte della vicenda del terremoto in Abruzzo si ha notizia di interventi della magistratura: da un lato per valutare eventuali scorrettezze nella costruzione degli immobili caduti a seguito del sisma e dall’altro sugli appalti per la ricostruzione.
È da premettere che questa forma di intervento è sempre bene accetta, se non si fosse in una fase emergenziale dove occorre fare il più presto possibile per mettere al riparo gli sfollati abruzzesi. Scendiamo adesso nei particolari: le indagini su eventuali responsabilità di costruttori truffaldini che hanno eseguito lavori utilizzando materiale scadente sono quanto meno “atto dovuto”; ci sarebbe magari da aggiungere la domanda di dove erano i magistrati quando questi edifici – in particolare quelli “pubblici” – vennero costruiti; forse non c’erano gli estremi e le eventuali richieste , fatto sta che nessuno è intervenuto in via preventiva su quello che si andava costruendo.
Naturalmente i sequestri di strutture sottoposti ad indagine dovranno essere i più brevi possibili, stante la necessità di procedere con la massima celerità alla ricostruzione.
Una breve notazione: qualcuno dei miei lettori ha contezza di analoghi interventi in precedenti eventi sismici (Friuli, Irpinia, Umbria)? Io non ne ho, ma forse è colpa della mia distrazione.
I giudici impegnati nelle indagini vanno comunque avanti tranquillamente e assicurano che la ricostruzione e l’inchiesta viaggeranno parallelamente e non si intralceranno.
Il secondo aspetto della vicenda è il controllo del pool antimafia sugli appalti del dopo terremoto; su questa vicenda si ebbe subito la percezione che la magistratura aveva voglio di metterci lo zampino, stante le dichiarazioni della prima ora, in cui si affermava a chiare lettere che “ambienti mafiosi avrebbero partecipato alla fase della ricostruzione, laddove c’era una montagna di soldi in circolazione”.
Ed infatti è stato approntato un pool composto da quattro magistrati della Direzione Antimafia che avrà l’incarico di vigilare sulle aziende che parteciperanno alla ricostruzione per individuare eventali infiltrazioni di ambienti contigui alla mafia.
Anche questo intervento – benedetto, come quello sulle responsabilità – rappresenta una novità assoluta sul palcoscenico dei terremoti; non ho memoria di partecipazione di magistrati alle fasi della ricostruzione in Irpinia (zona a maggiore densità mafiosa dell’Abruzzo) e neppure in Umbria; ed allora mi chiedo e vi chiedo il motivo per cui c’è questo improvviso attivismo dell’antimafia capitanata dal Procuratore Grasso: l’unica spiegazione che mi viene in mente è la ribalta mediatica che fa gola a tutti!
All’interno della vicenda aquilana, spicca la situazione dell’Ospedale Civile, caduto come un castello di carte, nonostante che nel maggio 1980 – quindi meno di 30 anni fa – fosse stato rilasciato il certificato di collaudo da parte di tecnici che avevano ben chiaro la situazione, sia per quanto riguarda le caratteristiche del terreno, la sismicità della zona e il modo in cui era stato costruito l’immobile.
Forse sarebbe il caso anche di rintracciare coloro che hanno firmato questo documento e chiedere loro le spiegazioni del caso, anche se – è bene dirlo – lo stabile è stato progettato nel 1968 e realizzato quindi con la tecnologia conosciuta all’epoca, che peraltro – in tanti altri casi – ha retto benissimo.
Insomma auguriamoci tutti che si arrivi in tempi ragionevolmente rapidi a conoscere l’esatta situazione (si è parlato di quattro mesi per le prime perizie dei giudici) e che gli eventuali responsabili della sabbia al posto del cemento siano puniti con severità e con la famosa “certezza della pena”.

mercoledì, aprile 22, 2009

ESISTONO ANCORA LEADER POLITICI ? 

Come per il post di ieri, mi avvalgo del fido “Devoto-Oli” al fine di avere la corretta definizione di leader politico; è “colui che impersonifica la figura del capo, della guida, colui insomma che ha la rappresentatività di un partito o di uno schieramento politico”; da notare che l’edizione che ho è del 1971, cioè di quando si prescindeva dall’influenza che i mass-media hanno adesso per questa figura.
Dopo questo preambolo vediamo di ricostruire la figura del leader di allora: se non vado errato, in quei tempi i “capi” dei partiti erano De Gasperi, Togliatti, Nenni, Almirante e pochi altri; vi pongo subito un problema: poiché l’uso del mezzo televisivo era assai ridotto (per i fruitori) e non conteneva quasi mai personaggi politici ma al massimo aveva quelle barbosissime “tribune politiche” che nessuno riusciva a sopportare, quanti di noi (io e chi mi legge) ha mai avuto il piacere di vedere di persona i signori sopra citati? Vi dico subito la mia situazione: De Gasperi non l’ho mai visto, ne di persona e neppure in TV; Togliatti l’ho visto qualche volta in televisione, così come Nenni, ma per entrambi le occasioni si contano sulle dita di una mano; per Almirante, l’unica volta è stato quando è venuto nella mia città per fare un comizio che si teneva, guarda caso, nella piazza antistante il luogo dove lavoravo e così, all’uscita, vidi – da lontano – il signore di cui sopra.
Ed allora se noi “comuni mortali” non li vedevamo quasi mai come hanno fatto a diventare “leader”? Semplice, lo sono diventati prima di tutto all’interno del loro schieramento politico e poi – tramite questo – sono entrati nell’immaginario della gente anche attraverso delle decisioni che sono diventate patrimonio comune attraverso gli organi di stampa.; voglio dire che alcune loro prese di posizione sono diventate emblematiche del personaggio e lo hanno fatto “amare/odiare” dalla gente: volete qualche esempio? Eccoli: il primo riguarda Togliatti e la sua scelta di approvare l’inserimento del concordato Stato-Chiesa nella Costituzione italiana, nonostante la contrarietà del suo partito; l’altro si riferisce a Nenni ed alla sua decisione di uscire con i suoi uomini di marca “socialista” dal PCI, determinando così uno sconquasso nell’intera sinistra; c’è poi De Gasperi e la sua scelta di non approvare una lista elettorale per il Comune di Roma appoggiata dal MSI, cosa che gli fece perdere le elezioni ma gli fece acquistare quello che adesso si chiama “autorevolezza”. Di queste cose, comunque, pochi allora ebbero notizia; adesso se ne parla, ma in forma storica.
I leader di adesso devono diventare tali anzitutto “rompendo il video”, come si dice in gergo di colui la cui faccia ed il cui modo di fare risulta simpatico ai telespettatori; l’uomo acquisisce così il titolo di leader mediatico e diventa leader “tout court” del suo partito e, se del caso, dello schieramento politico nel quale è inserito.
L’esempio più facile è ovviamente quello di Berlusconi che, dopo avere “conquistato” i suoi, è passato a conquistare gli italiani (almeno quando ha vinto; quando ha perso un po’ meno!!); ma vediamo alcune differenze: il nostro lerader (ma anche quelli degli altri partiti) è tutti i giorni su più televisioni, ed ha decine di giornalisti che lo interrogano continuamente, per cui – alcuni scamotti realizzati – vengono per forza a galla: aveva promesso in campagna elettorale di abolire le Province, ma l’opposizione della Lega lo ha costretto a fare marcia indietro. Ha dato delle spiegazioni? Non mi risulta!!
Questo ci mostra un leader mediatico che non è in grado di compiere scelte del calibro di quelli che lo hanno preceduto, ma che si limita a conquistare tutti quelli che sono disposti a “farsi conquistare”. Sono nostalgico se affermo che era meglio prima?

martedì, aprile 21, 2009

ED ORA PARLIAMO DELL'AMORE 

Ma cosa c’entra? Ma per quale ragione dovrei parlare dell’amore? Non so, mi sembra una buona idea, una di quelle che esulano dalla norma e che piacciono tanto a te. Vogliamo provarci? OK, in carrozza e cominciamo questo meraviglioso viaggio alla ricerca dell’amore. E se dico qualche fesseria? Pazienza, basta dirla “con amore”!
Come al solito, prendiamo dal fidato Devoto-Oli l’esatta definizione dell’amore: “dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva, volta ad assicurare reciprocamente felicità, benessere e voluttà”.
Se esaminiamo con attenzione i termini della definizione, notiamo subito che questa dedizione deve essere appassionata ed esclusiva, cioè deve avere una forte componente di passionalità (sesso?) ed essere vissuta in esclusiva, ossia non può essere divisa con altre persone che non siano i diretti interessati.
Ci sono poi altri aspetti assai interessanti, cioè l’istintività e l’intuitività, quindi un qualcosa che vada al di fuori della pura e semplice razionalità e che dipenda solo dalla componente animalesca che è in ognuno di noi.
Al termine della definizione abbiamo quelli che potremmo chiamare gli scopi di questo amore, che sono appunto, il raggiungimento – per entrambi – della felicità (ovvia parola che non necessità di ulteriori chiarimenti), del benessere (che non ha niente a che spartire con il benessere materiale ma che si rifà esclusivamente al significato della parola, cioè allo “stare bene”) ed infine alla voluttà, definizione un po’ arcaica, lo devo ammettere, di quella che è la sessualità, attraverso la quale si raggiunge entrambi il piacere; badate bene che ho detto “entrambi”, perché ne è il postulato.
Esaminata con attenzione la definizione letteraria del termine amore, scendiamo con i piedi per terra e parliamo di quello che è per noi (io parlo per me, ognuno di voi potrà parlare per se); ed ecco quella che potrei chiamare la mia definizione dell’amore: il desiderio continuo e inappagato di essere sempre insieme con un altro essere umano (nel mio caso una donna); perché dico continuo? Perché questo anelito non cessa neppure con lo stare insieme, neppure con il fare all’amore. E perché lo definisco “inappagato”? Ma proprio perché se dovessi registrarne il completo appagamento esso finirebbe, quindi dobbiamo spostarci all’altra componente della relazione, cioè al sesso, componente essenziale ma non esaustiva del rapporto. Eppure a ben guardare non ci sono tante altre modalità di legarsi tra un uomo ed una donna se non quello del raggiungimento del piacere sessuale; proprio in questa circostanza e nelle rare (o tante) volte in cui entrambi raggiungiamo l’orgasmo con la stessa intensità, l’elemento dei sensi travalica in una altissima forma di comunicazione, direi la più alta e la più completa. Nella mia piccola o grande esperienza amorosa, mi sono sempre posto l’obiettivo primario di condurre il partner ad un appagamento almeno simile al mio; in caso contrario anche la mia fonte di piacere si inaridisce e svanisce nel nulla.
E adesso un luogo comune: prendiamo “morire d’amore”, usato come elemento di disperazione nell’amore respinto; ebbene, a mio modo di vedere, tale situazione non significa affatto la morte dell’amore, ma la “non nascita” dell’amore che, se permettete è tutta un’altra cosa; la morte si ha solo quando all’interno di una coppia innamorata uno dei due smette di esserlo; in questo caso sono veramente dolori, perché manca quello che nella definizione è chiamata “la reciprocità” ed allora cade l’intero postulato.
Vi chiedo scusa di questo mio post e vi prometto che non lo farò più; e adesso, se ne avete voglia, cercate di scoprire la ragione per la quale l’ho fatto!! E fatelo anche voi!!

lunedì, aprile 20, 2009

LASCIATE STARE I BARBONI 

Sono venuto a conoscenza che in diverse città italiane si stanno approntando – a cura degli assessorati alle politiche sociali dei Comuni – alcune “task-force” per prestare soccorso ai barboni (o clochard, per usare un termine più bello); si prevede addirittura un T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio), che si usa di norma per i malati di mente, per i barboni che non vogliono essere ricoverati nei Centri di Accoglienza..
Non ho capito bene il motivo che sta sotto a queste decisioni, ma – poiché escluderei la volontà da parte delle amministrazioni pubbliche di “fare del bene” a qualcuno – mi sorge il sospetto che la motivazione è presto trovata: togliere dalla strada e spedire in manicomio questi individui che vivono una vita “diversa” da quella di tutti noi; se vogliamo dirla tutta è la filosofia che adottava Hitler e poco dopo Stalin, ma lasciamo perdere le polemiche e andiamo avanti.
Mi è venuto in mente di parlare di barboni in quanto ho avuto il piacere di conoscerne uno e, nella sua “particolarità”, mi ha completamente affascinato; dunque vi voglio narrare alcune mie impressioni e ricordi di questo signore, del quale non conosco il nome, ma che una volta mi ha chiesto se conoscevo San Pietro; gli ho risposto pregandolo di farmi capire il motivo per cui gli interessava San Pietro e lui mi ha controbattuto che il santo gli aveva assicurato il suo interessamento per fargli avere una nave che lo avrebbe condotto in America; lui capiva benissimo che San Pietro aveva mille cose da fare e quindi si poteva essere dimenticato della promessa fatta ed era per questo che cercava qualcuno che lo potesse mettere in contatto con lui.
Oltre a questa “fissazione”, il nostro clochard non chiedeva niente, al massimo se proprio gli offrivi qualcosa, sceglieva un po’ di pane (purché raffermo, perché bagnandolo prendeva più sostanza) e qualche cartone, utile per passare la notte all’addiaccio, cosa che il nostro barbone faceva sistematicamente, d’estate e d’inverno: l’ho sentito rifiutare il ricovero presso alcune suore disposte ad ospitarlo per la notte; lui ringraziava e se ne tornava per strada, sempre alla ricerca di San Pietro. Non faceva male a nessuno, non chiedeva niente a nessuno, l’unica cosa che lo caratterizzava era quella di essere “diverso” da noi.
Noi mangiamo e beviamo per poi andare di corpo (guai se si interrompe il ciclo); poi lavoriamo e produciamo soldi che utilizziamo per acquistare cose in gran parte superflue (anche qui, sono guai se si interrompe il ciclo): evidentemente qualcuno tra noi, ogni tanto, si ritrova a pensare al tipo di vita che sta conducendo e, nel fare questo, manda in corto circuito il proprio cervello; e quindi esclude dalla propria mente il continuare a fare quella vita e va a cercarne una diversa, magari in America, con la nave promessa da San Pietro, come accade al mio barbone.
Per concludere voglio raccontarvi di un altro barbone, questo di stanza a Torino, che ebbe il coraggio di tuffarsi nel Po e salvare una persona che vi stava annegando; arrivarono le TV, i giornali e fioccarono le interviste: a tutti rispose gentilmente ma con estrema riservatezza; rifiutò di diventare un personaggio televisivo come desideravano gli altri mettendolo nella gabbia del “Grande Fratello”; rifiutò anche dei soldi ed un lavoro che gli veniva offerto; tornò a fare quello che faceva prima, chiedendo sommessamente di essere lasciato in pace, chiedendo di lasciarlo essere soltanto “un barbone”, una persona “diversa” ma non per questo inferiore o superiore a tutti noi.
Insomma, non mi risultano azioni violente di “barboni” ai danni di “normali”, mentre mi risultano parecchie violenze di “normali” ai danni di “barboni”; che vorrà dire??

domenica, aprile 19, 2009

I SINDACATI E I LAVORATORI 

In America il sindacato ha dato prova di grande “realismo” nell’accettare un patto con la FIAT/Chrysler che rappresenta una vera rivoluzione nei rapporti tra dipendenti e imprenditori: ai lavoratori, in cambio della “non chiusura” dell’azienda, è stato chiesto un sacrificio in termine di numero dei dipendenti e di soldi dello stipendio; ai rappresentanti del sindacato è stato offerto anche un 20% della quota azionaria (direi “niente” al valore di oggi, ma per il domani si può sperare e poi, “basta il gesto”).
Con questo accordo – siglato con lo spettro della chiusura completa dell’azienda – si può dire che il capitalismo di nuova generazione sigla una vittoria importante, dato che riesce a convincere i lavoratori a tagliare i loro posti di lavoro ed a guadagnare meno; il tutto in cambio di una speranza sul futuro. E qui torniamo a vecchi slogan già sentiti in passato, sul tipo di “la fabbrica è di tutti, padrone ed operai” oppure anche l’altro che recita “caro operaio, la fabbrica è tua ed è compito tuo difenderla”; tutte belle parole, ma che alla fine del mese mostrano le differenze tra padrone e operai: lo stipendio!
Da notare che l’altro colosso americano dell’auto – la General Motor – ha presentato al governo USA un piano che prevede quasi 50.000 licenziamenti e richieste per altri 4,6 miliardi di dollari. Come si vede il comparto soffre e parecchio!!
Ma veniamo a noi; in Italia si litiga per altre cose: anzitutto è stato firmato un accordo tra sindacati e Confindustria per una ristrutturazione della tipologia dei Contratti Nazionali di Lavoro; tale accordo non è stato siglato dalla CGIL e così si è ampliato ancora di più il solco tra le varie componenti sindacali.
In aggiunta si è aperta una polemica tra Cisl e CGIL sulla questione dei “sequestri dei manager”, cosa tutta teorica in quanto in Italia non si sono ancora avuti episodi del genere; la Cisl ha accusato l’altro sindacato di “tenere una posizione ambigua o opportunista di fronte ai recenti casi di sequestri dei manager da parte dei lavoratori” aggiungendo che “liscia la tigre della rivoluzione e soffia sul fuoco”; gli risponde Epifani per la CGIL che certo non accetta di essere considerato rivoluzionario e afferma che “nulla giustifica, se non un intento inaccettabilmente strumentale, le considerazioni della Cisl espresse dal suo segretario che sta prendendo lucciole per lanterne oppure non è in grado di interpretare quello che legge”; insomma Epifani apostrofo Bonanni dandogli del “mezzo rimbambito”!
E i lavoratori? Vorrei ricordarvi il mio post del 15 scorso, nel quale commentavo l’incivile comportamento del pubblico che assisteva al film “Louise-Michel” al termine del quale la gente abbandona la sala durante i titoli di coda senza attendere la sequenza finale; sapete cosa contiene questi ultimi tre minuti di film? Contiene una cosa importantissima a livello emblematico e cioè il fatto che le lavoratrici, messe sul lastrico e dileggiate dalla classe padronale, decidono di abbandonare l’ipotesi di fare uccidere il padrone da un killer e di occuparsene personalmente, tutte e venti, e così riunite in un solido drappello di “vere rivoluzionarie”, mettersi in cammino….per dove? Il film non lo dice, non ci mostra il “sole dell’avvenire”, ma le donne svillaneggiate reagiscono andando “di persona” alla ricerca del padrone per farsi giustizia sommaria.
Ecco, io chiederei un parere ai sindacati (Cisl e CGIL) su questo atteggiamento delle lavoratrici, su questo che possiamo chiamare “anelito rivoluzionario”; da notare che il sindacato, nel film, le consiglia di accettare una vera elemosina (100 euro a testa per anno di lavoro) e di trovarsi una occupazione: grandissima delusione per tutte loro!!
Lo so che non è la vita reale ma è un film: però, stiano attenti lo stesso!!

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