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sabato, agosto 06, 2005

Sono i mass media a determinare tutto 

Per esplicitare questo concetto – che poi non è nuovo nelle nostre conversazioni scritte – tirerò in ballo due vicende attualissime senza prendere posizione per nessuna delle parti in causa ma soltanto sviluppando il discorso sull’uso – o abuso? – che viene fatto dei mass media.
Il primo si riferisce alla intricatissima vicenda delle intercettazioni telefoniche messe in atto a proposito delle “scalate di borsa” di questi ultimi tempi che hanno coinvolto alte autorità statali e finanzieri più o meno senza scrupoli che sembrano chiedere aiuto ad amici carissimi – Fazio, da parte di Fiorani per la Antonveneto e il Giudice Catelani per Consorte della Unipol e la sua scalata alla BNL – e fanno tutto questo utilizzando telefoni fissi e vari cellulari di cui hanno la proprietà o la disponibilità.
La magistratura aveva posto sotto intercettazione tutti i telefoni delle persone implicate nelle vicende e così è venuta a conoscenza di un sacco di cose – anche squallide - che hanno interessato tutte questi personaggi.
Queste intercettazioni hanno indotto i giudici incaricati ad elevare un regolare atto di accusa nei confronti di questi nominativi? Nossignori, le intercettazioni sono servite – per il momento – soltanto per essere date in pasto ai mass media che hanno provveduto a sputtanare al massimo grado tutte le persone che vi appaiono.
Mi domando: è giusto che queste trascrizioni di telefonate passino quasi integralmente sulla stampa e sulle TV?
I meno giovani ricorderanno che nel periodo di “mani pulite” esisteva un complesso gioco di sponda tra magistratura e alcuni quotidiani che venivano informati in anticipo di quello che interessava ai magistrati far sapere: in concreto, l’interrogatorio dell’indagato avveniva in condizioni psicologiche particolari, in quanto il disgraziato si presentava dopo aver subito un linciaggio morale mica da poco da parte della stampa e – di riflesso – da tutti gli amici, conoscenti, superiori e inferiori, parenti e collaterali.
In queste vicende sembra che alcuni aspetti metodologici – opportunamente adattati al momento – vengano ripresi e potenziati, senza che nessuno – tra la gente comune - abbia capito quali sono i reati in ballo, chi li ha commessi e in combutta con chi.
L’unica ipotesi di reato che ho sentito nominare è quella di “aggiotaggio”: il Devoto-Oli per questo termine mette che “trattasi di speculazione sul crescere o diminuire del costo di pubblici valori, fatta avvalendosi di informazioni riservate o divulgando notizie false o tendenziose per alzare o abbassare la quotazione”.
Se questo è, porrei sullo stesso piano l’uso sistematico di informazioni riservate da parte della magistratura che mettono in difficoltà gli operatori finanziari: tanto per dire l’RCS è calata di quasi sei punti nell’ultima settimana poiché gli investitori non hanno gradito trovare il nome di Ricucci tra quelli intercettati.
L’altra vicenda che mi viene da ricordare per affermare l’assunto iniziale è quella dell’ennesimo comunicato del numero due di Al Qaeda – il dentista egiziano Al Zawahiri – che si rivolge a Bush, a Blair e più genericamente a tutti i “crociati”, per minacciare loro di scatenare in Iraq un nuovo Viet Nam, se possibile ancora più tremendo del primo, nel quale “tutti voi lascerete le vostre sporche vite da infedeli”.
Come è stato fatto questo comunicato? Semplice, con un video di due minuti consegnato, a mano, ad una televisione araba, Al Jazeera, e da questa rilanciato in tutto il mondo; ebbene in tutto l’occidente i vari telegiornali hanno aperto con questo video e con i relativi commenti. Tutti, ripeto tutti, nessuno escluso.
Perché questa particolare attenzione dei media? Forse il messaggio contiene qualcosa di nuovo? Niente affatto, sono le solite minacce, trite e ritrite, ma diventano “importanti” a seguito dell’importanza che viene attribuita loro dai media occidentali.
E quindi il gioco è fatto, la tensione è mantenuta al massimo grado con la modica spesa di un nastro del costo di 4 euro e la compiacenza – o dabbenaggine – dei media cui il messaggio si rivolge per l’ulteriore diffusione.
Come si vede i veri ed autentici signori del vapore sono i tenutari dei mezzi di comunicazione di massa ed in particolare stampa e televisione che possono far diventare ogni cosa quello che non è detto che sia.

giovedì, agosto 04, 2005

Compagni - fesserie e + cervello 

Il due agosto si è tenuta a Bologna la manifestazione per ricordare le vittime della bomba messa alla Stazione di Bologna e nella quale morirono molte persone (il vocabolario delle frasi fatte vorrebbe a questo punto aggiungere l’aggettivo "innocenti", ma è appunto un modo di dire, perché di fronte alla vigliaccheria di chi mette una bomba è ovvio che siamo tutti innocenti).
Nel rituale ormai consolidato della manifestazione si sono alternati sul palco il Presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, il Sindaco di Bologna, Cofferati, nonché – in rappresentanza del Governo – il Vice Presidente del Consiglio Tremonti.
A questo punto gli urli, gli strepiti e i fischi – tutti provenienti da settori ben definiti della platea – si sono sprecati, tant’è vero che il povero ex ministro – conosciuto soprattutto per l’invenzione della "finanza creativa" – non ha potuto recare il saluto del Governo e neppure concludere il proprio discorso.
Tutta una serie di personaggi della politica – purtroppo tutti di sinistra – si sono sperticati ad affermare che i fischi e gli insulti erano da attribuire al fatto che il Governo aveva opposto il "segreto di Stato" su alcune parti dell’inchiesta che, dopo aver condotto in carcere la Mambro e Fioravanti, tende a ricercare i mandanti della strage.
Volete sapere chi sono gli "sprovveduti" (li chiamo così e tra poco capirete il perché) che hanno rilasciato dichiarazioni sul tenore di cui sopra? Ebbene, in testa a tutti il mortadellone Romano Prodi che dice che "Il segreto di Stato riguarda l’intera nostra legislatura e non solo la strage di Bologna", seguito dal segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, anch’esso sprovveduto quanto mai sulle faccende dello Stato, tanto che si penserebbe che sia arrivato da poco, e invece è lì alla greppia da un sacco di lustri; segue l’ineffabile Alfonso Pecoraro Scanio, portavoce dei "verdi" che invoca, a nome di tutti i cittadini, l’abolizione del segreto di stato sulla strage di Bologna; sulla stessa lunghezza d’onda è anche Fausto Bertinotti – e come poteva mancare! – che se la rifà con i governanti che hanno opposto il segreto di stato alle richieste della magistratura; ci sarebbe poi il deputato dei "verdi" Paolo Cento e, per non farsi mancare proprio niente, due alti esponenti della CGIL, il primo ex in quanto diventato Sindaco di Bologna, ed il secondo Cesare Melloni segretario della CGIL della città felsinea.
Le dichiarazioni dei due sindacalisti recitano: "Occorre finalmente un dispositivo per l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage".
Alle ore 16,17 un lancio ANSA comincia a gettare il primo sasso in piccionaia: una dichiarazione del ministro Giovanardi dice: "nessun Presidente del Consiglio, da Cossiga che lo era all’epoca della strage a tutti quelli che lo hanno seguito, compreso Prodi, ha mai opposto il segreto di stato sulla strage di Bologna.
Proprio quello stesso giorno esce una lunga intervista con il sen.Pellegrino, D.S., ex Presidente della Commissione Stragi, il quale, dopo aver esternato alcuni dubbi sulla conclusione delle indagini volte tutte verso la destra eversiva, mentre altre piste si erano presentate all’orizzonte ma erano state sdegnosamente scartate, afferma – a proposito del segreto di Stato – "E’ una sciocchezza, roba da far cadere le braccia. Credevo fosse ormai noto a tutti che in Italia il segreto di Stato non è opponibile nei casi di strage".
Ci fosse stato uno che ha replicato in qualche modo, ci fosse stato uno che dice "oh sì, è vero, mi era sfuggito", ci fosse stato uno che in qualche modo si scusa di quanto accaduto; niente, niente di niente, come se niente fosse.
E questi figuri dovrebbero essere i nostri prossimi governanti? Della serie "dalla padella alla brace".

mercoledì, agosto 03, 2005

Zibaldone n.10/2005 

Un nuovo “zibaldone” estivo, realizzato all’ombra di un leccio fronzuto e quindi non molto “cattivo”, data la posizione di godimento dalla quale scrivo queste note; gli argomenti che desidero trattare sino tre e spero di essere sufficientemente esaustivo.
Il PRIMO riguarda uno strano sondaggio – condotto da un giornale londinese – ma apparso per primo su un quotidiano americano (il “Washington Post”), nel quale vengono fuori alcuni dati sulla popolazione musulmana residente in Inghilterra che fanno riflettere; sentite un po’: il sei per cento degli islamici britannici ritiene giustificate le bombe di Londra del 7 luglio; il 25% simpatizza con i terroristi e un musulmano su cinque non si sente in alcun modo legato alla Gran Bretagna.
Il sondaggio – condotto, ripeto, d un giornale londinese – conferma il problema della assimilazione sociale degli islamici e viene usato dagli americani per dire ai cugini inglesi che le tante leggi permissive varate da Londra a favore di “tutti”, hanno condotto a questi bei risultati.
Da aggiungere poi che gli americano sono ancora in attesa, da oltre due anni, dell’estradizione di un sospetto terrorista implicato nell’attentato alle Twin Towers il quale vive indisturbato a Londra e sbeffeggia tranquillamente la giustizia USA
Continuate così e vedrete come vi ritroverete, questo è il grido che lanciano i colleghi americani a quelli inglesi, anche se – a ben guardare – non è che gli americano abbiano poi risolto tutti i loro problemi di convivenza.
Il SECONDO argomento riguarda il Giudice Clementina Forleo: la ricordate protagonista di un paio di miei post quando assolse dei presunti terroristi islamici motivando le azioni di questi signori come “guerriglia”?
Ebbene, questa stessa signora è il giudice per le indagini preliminari riguardanti la vicenda della scalata di Fiorani, A.D. della Banca Popolare Italiana, alla Banca Antonveneta e quindi è quella che ha ordinato – o comunque ammesso – le intercettazioni telefoniche sulle utenze non solo di Fiorani ma anche dell’intera famiglia Fazio, com’è noto Governatore “a vita” della Banca d’Italia.
La battuta è molto facile: suggeriamo a Fiorani e Fazio di prendere una maxi tintarella, di pettinarsi con riccioloni alla moda araba e di dichiararsi – entrambi – guerriglieri impegnati in una sorta di attacco contro gli “invasori” olandesi che stanno tentando la conquista di una delle nostre maggiori banche.
Chissà che non vada bene e riescano a fare quello che per ora non gli é ancora riuscito!
Il TERZO argomento si riferisce alla squadra di calcio del Messina – ed in particolare al suo Presidente, Franza – “graziata” dal T.A.R. del Lazio con una sentenza sospensiva della retrocessione in serie B come stabilito dagli organi calcistici che, pertanto, vengono, almeno parzialmente, sconfessati.
In appoggio alle motivazioni che il citato presidente avrà portato, unitamente al proprio collegio di avvocati, davanti all’organo giudiziario, i tifosi della città che si affaccia sullo stretto hanno manifestato a lungo – in forma non violenta dobbiamo dire – impedendo partenze e arrivi dei traghetti per il continente.
D’accordo che ancora non è finita, in quanto manca un ultimo grado di giudizio (il Consiglio di Stato), ma la cittadinanza si è prontamente calmata ed attende fiduciosa quest’ultimo esame; chi invece si è altrettanto prontamente arrabbiato – è un eufemismo – è la città e la squadra di Bologna che sarebbe dovuta subentrare al Messina qualora fosse stata confermata la retrocessione.
È proprio vero, il mondo è fatto a scale, c’è chi le scende e c’è chi le sale!

lunedì, agosto 01, 2005

L'Italia dei "cugini" 

Prendo in prestito un famoso detto del Carducci – “l’Italia è un immensa famiglia composta da tanti cugini” – e utilizzato anche da pensatori più moderni per affermare un concetto che balza evidente: prima di porre in essere una qualsiasi cosa, dobbiamo fare una ricerca personale sulle “persone” che si conoscono e che ci possono aiutare, in qualche modo, a compiere quello che ci interessa.
Questo anche se quello che dobbiamo fare è perfettamente lecito, figuriamoci se invece sconfina –anche se di poco – nella illegalità.
Fateci caso: se dobbiamo fare le analisi del sangue alla nostra USL di competenza, cominciamo a pensare se conosciamo qualcuno in tale struttura che possa facilitarci l’operazione, anche se – inconsciamente o meno – sappiamo benissimo che il tempo occorrente per il prelievo – con l’intervento dell’amico o senza – è quasi lo stesso; ma con l’amico (che da ora in poi chiamerò “il cugino”) ci sentiamo in qualche modo facilitati.
Il concetto di cugino – che poi è una terminologia per indicare la propaggine estrema della “famiglia” (di stampo mafioso) viene ampiamente utilizzato nel momento che mi occorre qualcosa che è ai margini della legalità, tipo un intervento in campo burocratico tendente a scavalcare alcune situazioni consolidate.
Peggio ancora ci comportiamo se quello che ci occorre è palesemente illegale – e lo sappiamo benissimo – tant’è che ci rivolgiamo al “cugino” per cercare di ottenere quello che non ci è stato possibile raggiungere secondo la normale procedura.
Tutto questo lungo preambolo che partendo da un “padre della Patria” come Carducci arriva fino a concezioni di tipo quasi mafioso, mi è servito per mettere in rilievo due vicende attuali che hanno visto protagonisti alcuni esponenti dell’alta finanza italiana.
Nella prima abbiamo Fiorani – Amministratore Delegato della Banca Popolare Italiana - ed il Governatore della Banca d’Italia, Fazio: questi due signori sono stati intercettati nei vari telefonini di tutta la famiglia, mentre si scambiano opinioni e suggerimenti circa un tentativo di scalata della Banca di Fioroni nei confronti dell’Ambroveneto, in opposizione ad analoga operazione in corso da parte di un Istituto di Credito olandese; sembrerebbe che il governatore Fazio privilegiasse una “soluzione italiana” e in tale ottica andavano le chiacchierate con Fioroni.
Analoga operazione – anch’essa intercettata dai magistrati ai vari telefonini – ha riguardato Consorte, Presidente di Unipol e l’alto Magistrato milanese Catelani: il primo è intenzionato a scalare la BNL (queste scalate sembrano tanto di moda!) e di questa operazione chiedeva consigli e suggerimenti al Presidente del Tribunale di Milano: ma che c’azzecca, avrebbe detto il bravo Tonino Di Pietro?
Allora torniamo un attimo indietro e ricostruiamo l’iter delle due operazioni con gli interventi dei “cugini”: i due “bisognosi d’aiuto”, Fiorani e Consorte, s’imbarcano in spericolate operazioni finanziarie che – se riusciranno – porteranno al successo i due personaggi; in previsione di questa partecipazione si rivolgono, ovviamente, ad altrettanti “cugini”, persone cioè che conoscono molto bene e con le quali sono in grande intimità, tanto da avere il numero di tutti i cellulari di famiglia, anche quello delle figlie.
Quello che viene chiesto ai “cugini” – almeno allo stato attuale dell’opera – non sembra niente di illegale ma soltanto consigli, suggerimenti, approvazione di strategie che ognuno di loro ha in animo di porre in atto.
Cos’è che dà loro il diritto di interpellare due “Grand Commis” – cioè due altri burocrati dello stato – con tale naturalezza? Evidentemente la grande amicizia che lega le loro famiglie, i loro figli, le mogli, ecc; si può ragionevolmente impedire che questi personaggi intrattengano una loro vita privata al di fuori di quella d’ufficio?
Ho paura che si debba rispondere affermativamente e ribadire la frase celebre “la moglie di Cesare non solo deve essere onesta, ma deve anche apparire onesta!”

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