sabato, ottobre 13, 2012
POVERA FILOSOFIA!! E ALTRO!!
Il titolo recita ”povera filosofia”, perché
nel proseguo del post vedrete come si straziano i personaggi e le frasi celebri
ad uso e consumo delle attività dei ladroni del Laziogate, cioè Franco Fiorito
e gli altri adepti.
Tutti noi penseremmo di doverlo accoppiare
con i film di Boldi e di Christian De Sica, ma il Tesoriere del Pdl per la Regione Lazio sembra essere un
accanito seguace di Nietzshe e Hobbes; “er federale de Anagni, insieme
all’amico Carlo De Romanis ha portato ad esempio la teoria del superuomo del
filosofo tedesco, affermando, in occasione del toga party : “sono bello, ho una
fidanzata bellissima e vi sembra che per queste cose debba pagare di tasca
mia?”, aggiungendo “ecco…sono tornato…come Ulisse”, ma dalla platea venne fuori
un tizio che gli gridò; “ facce Tartan!!” e tutta la filosofia andò in vacca.
In merito a Hobbes, il teorizzatore della
guerra di tutti contro tutti, Fiorito ha riprodotto la stessa situazione;
questa una sua dichiarazione: “si era perso il senso della misura, ormai non si
faceva più politica e i consiglieri erano in lotta tra di loro per ottenere
denaro; chiedevano tutti soldi, erano diventati insopportabili, una vera
persecuzione”.
La
Presidente
Polverini
sembra invece avere fatto a polpette i presocratici e si è rifatta direttamente
a Eraclito: per il filosofo greco era impossibile bagnarsi due volte nello
stesso fiume (metafora per spiegare il concetto dell’eterno mutamento), ma la
nostra Governatrice ebbe a dire: “stasera indosso le stesse scarpe che avevo a
Cinecittà per la festa di De Romanis”; come possiamo commentare? Solo con il
classico “Panta Rei”, cioè “tutto scorre” e niente rimane (aggiungo io).
Fiorito aveva un altro filosofo beniamino,
Jan-Jacques Rousseau, colui che ebbe ad affermare che “è la società a
corrompere l’uomo che, invece, sarebbe naturalmente buono”.
Ed è proprio ispirandosi all’illuminista
francese che “Er Batman” ha intonato a squarciagola l’inno dei briganti “Omo se
nasce e brigante se more”, sottintendendo che l’uomo nasce buono e poi muore
(metaforicamente) per colpa della cattiveria che acquisisce dalla società”.
E adesso ritorniamo con i piedi per terra e becchiamoci
questa ennesima riprova di come la “casta” non si tocchi: una norma del 2010 che
tagliava gli stipendi dei pubblici dipendenti e dei magistrati oltre i 90/mila
euro è stato dichiarata incostituzionale dalla Consulta; probabilmente nel
corpo del provvedimento che si riferisce alla limitazione della platea, può
esserci anche delle giustificazioni, ma alla gente che legge un tale
provvedimento viene in mente soltanto il motto “ tra cani non ci si morde”;
infatti, coloro che hanno emesso la sentenza sono poi gli stessi che avrebbero
avuto decurtato il proprio stipendio.
Insomma, secondo la Consulta, la norma dello
Stato avrebbe dovuto riguardare “tutti” (a parte che tra privati ognuno fa
quello che vuole e paga i propri dipendenti quanto vuole), ma allora come mai
questa “uguaglianza” della normativa non si applica anche ad altre situazioni;
una su tutte: i dipendenti pubblici sono intoccabili, mentre i privati possono
essere licenziati con una certa facilità, sia pure a determinate condizioni.
Insomma, diciamo la verità: ai signori
giudici scoccia maledettamente che si vada a toccare il loro macro-stipendio; “è
nostro e guai a chi ce lo tocca”!! Insieme a loro c’è anche il nostro Capo
della polizia che guadagna oltre 620/euro l’anno, quanto Obama e il capo della
CIA messi insieme; complimenti e beato lui!!
giovedì, ottobre 11, 2012
18 OTTOBRE 2001
La data del titolo potrebbe essere definita la
“madre” di tutte le ruberie, quella cioè che ha originato tutto il sudiciume odierno;
si tratta del giorno esatto in cui il Parlamento – quasi all’unanimità –
approvò la riforma del titolo V della Costituzione ed estese i poteri delle
Regioni oltre ogni limite di decenza politica e intellettuale.
Da quel maledetto giorno, fiumi di denaro
finirono nelle mani talvolta virtuose, ma molto spesso disinvolte; insomma, gli
stessi amministratori che al mattino piangevano calde lacrime per essere
costretti a chiudere ospedali o ridurre servizi per i cittadini, la sera si
riunivano con unanime voracità per assegnare ai propri gruppi parlamentari
gruzzoli indecenti che nemmeno erano costretti a rendicontare con un minimo di
serietà.
Adesso cercano di tornare indietro, ma una
riforma costituzionale non è possibile approvarla nel poco tempo che resta alla
fine della legislatura, quindi è solo “melina”.
Nelle attuali condizioni sono nati i Luigi Lusi e i Franco Fiorito,
solo per citare i più “famosi”, ma tenendo presente che alle loro spalle sono nate
tante camarille che sono riuscite a rubare – a tutti noi – fior di miliardi,
senza che nessuno dicesse niente.
Sapete che nello stesso periodo – o quasi –
in Germania la Corte
dei Conti teutonica ha fatto le pulci alla nota spese dell’Arbeitsagentur
(Ministero Lavoro) e ha rilevato che quei signori – in occasione di una
Manifestazione – hanno speso 2 (due) euro di troppo per un mazzo di fiori; anzi
per la precisione l’ammanco è di un euro e 96 centesimi.
Spiegazione: la spesa per i fiori per la
manifestazione di cui sopra era stata preventivata in 50 euro tondi, mentre la
spesa è arrivata a 51,96 euro; sapete a quanto ammontava il budget complessivo
della festa (stuzzichini, spumante, ecc.)? 81 euro e 68 centesimi; inoltre, per
50 bottiglie di vino sono stati spesi 544 euro e 70 centesimi; insomma, più che
una riunione politica sembra un incontro di pensionati nostrani! Con questi
dati e questi precedenti, è chiaro che la signora Merkel è “costretta” a
guardarci dall’alto in basso e ogni spesa che proponiamo viene guardata con
sospetto; non lo fareste anche voi??
A proposito, sapete che dovremmo anche
mettere mano al portafoglio e fare una colletta per un certo signore a cui
(forse!!) hanno deciso di tagliare lo stipendio? Ebbene, il signore in
questione è tale Raffaele Cattaneo, dal 2005 Assessore alle infrastrutture e
alla Mobilità della Regione Lombardia.
L’assessore ha dichiarato – con la faccia di
bronzo che si ritrova – che se vanno in porto i tagli preannunciati, si
ritroverà a campare con soli 8/mila euro al mese, una cifra assolutamente
improponibile per il suo menagè: tra mutuo, rette e altre spese correnti, non
sa proprio come fare a tirare avanti.
L’ultima sua dichiarazione è stata questa:
“uno che fa l’amministratore pubblico seriamente (cioè senza rubare) può
continuare o deve pensare di andare nel privato?”
Il signor Cattaneo, nato nel 1962 e in
politica dal 1990, quasi sempre all’ombra
di Formigoni alla Regione Lombardia, fino ad arrivare ad assessore; ad un
giornalista che, proponeva di fare una
colletta, ha risposto “Bravo! Vedo che hai colto il problema; queste banalità
porteranno il Paese a stare meglio? Allora cancelliamo la democrazia”.
Insomma, dalle dichiarazioni dell’Assessore
mi sembra chiaro che 8/mila euro sono una cifra insufficiente per uno che fa
politica (senza rubare); quindi i casi sono due: o lo autorizziamo a rubare o
gli aumentiamo lo stipendio! Sono molto indeciso su quale delle due opzioni
scegliere; e voi che ne pensate?? Chiediamo a un operaio o a un precario?? Ma
vi sembrano cose normali, o ci stiamo tutti “bevendo il cervello”??!!
martedì, ottobre 09, 2012
ZIBALDONE N.10
In questo autunno che ancora ci regala tempo
bello, vi voglio raccontare quattro storielle che mi hanno interessato e che
spero colpiscano anche voi.
LA PRIMA si riferisce al “grande” Pippo Baudo il
quale, in questo periodo in cui tutti inneggiano alla “rottamazione”, ha voluto
unire il proprio pensiero a quello di altri “giganti” sul tipo della Minetti e
della Zanicchi.
Il nostro eroe televisivo si è unito al coro
(stonato per la verità) ed ha ribadito che “è stufo dei vecchi in politica”;
peccato che forse si è scordato la propria situazione anagrafica e lavorativa
e, anche se “la vecchiaia” è un termine relativo, nel nostro caso abbiamo
alcuni dati inconfutabili: Pippo Baudo è nato nel 1936 e quindi ha 76 anni; è
in RAI dal 1959 e quindi compie 53 anni di appartenenza alla cara “mamma Rai”.
Forse, se c’è uno da rottamare potrebbe
essere proprio lui che, invece continua imperterrito ad apparire in video (al
momento su RAI 3.
LA SECONDA riguarda il caso Sallusti, condannato per diffamazione
per un articolo firmato da un altro ma pubblicato su un giornale che lui dirigeva;
la pena, in primo grado, è stata un’ammenda di 5.000 euro, portata, in appello,
a 14 mesi di galera (grosso modo quanto danno a un pirata della strada che
uccide alcuni passanti).
In Cassazione lo stesso PM chiede lo sconto
ma la corte conferma la pena e quindi, salvo improbabili ripensamenti, Sallusti
dovrebbe finire in galera per un “reato d’opinione”, cosa quanto mai indegna di
un paese civile.
Non sono amico di Sallusti, anzi non lo stimo
neppure e, aggiungo, mi è anche antipatico, ma “non condivido la tua opinione
ma darei la vita perché tu possa esprimerla”; lo disse Voltaire ma è ancora
valida!!
LA TERZA si riferisce ad un atto di cronaca accaduto
alcuni mesi fa a Torino: un’intera famiglia è travolta sulle strisce da un’auto
pirata e nel tragico incidente perde la vita un bambino di 7 anni; mentre
costui agonizzava sull’asfalto, alcuni ragazzetti che guardano incuriositi, si
accorgono che nella botta il padre del bambino ha perduto l’I-Phone; uno di
loro lo prende e se lo porta a casa; quando il padre si accorge del gesto del
figlio che fa? Gli consiglia di buttare via la sim “che se non ti
rintracciano”.
Scoperto grazie ad una segnalazione, il bravo
genitore ha patteggiato tre mesi per ricettazione; a propria scusante ha detto:
“mio figlio pensava che quell’uomo fosse morto”; è un piccolo evento, ma
testimonia del disfacimento morale che avvelena la vita di questo Paese, in cui
tutti sono pronti a tuonare contro l’immoralità degli “altri”, salvo
accomodarsi le proprie nefandezze.
LA QUARTA vede per protagonista un giovane baby-hacker
il quale è stato capace di falsificare on-line un voto da 3 a 9, mettendosi così nei guai
con la scuola; ma qui scatta la cosa che mi ha colpito: una azienda di
ingegneria web, ha contattato un avvocato per garantire assistenza legale al
giovane quando dovrà affrontare il Tribunale e, al tempo stesso, per offrirgli
una possibilità di lavoro.
Il responsabile dell’azienda ha detto: “non
discuto il reato, ma quel ragazzo sembra essere veramente in gamba e dobbiamo
dargli una possibilità”.
Per carità, sono il primo che plaude a coloro
che aiutano i giovani, ma teniamo presente che il maghetto del web è stato
rintracciato dalla scuola per un suo errore: a tradirlo è stato il voler strafare,
passando un voto da 3 a
9; la cosa ha insospettito i professori e il Preside; quindi oltre alla cultura
informatica, se avesse usato un po’ di cervello, forse sarebbe riuscito
nell’intento.
domenica, ottobre 07, 2012
DILEMMI ANGOSCIANTI
Tanto per discettare su qualcosa di diverso
dalle ruberie dei nostri politici o dall’andamento dello spread, mi pongo – e
vi pongo – due domande: la prima è quella che dice “vale più la difesa
dell’ambiente e della salute o quella del lavoro?”, mentre la seconda recita
“vale più il rigore contro chi è sospettato di aver commesso reati
particolarmente odiosi (perché commessi a danno di malati) o la necessità di
consentire all’indagato di svolgere un’attività carica di contenuti umani e
sociali?”.
Entriamo nei particolari e vediamo le due
vicende alle quali mi riferisco; la prima chiaramente riguarda il “caso ILVA di Taranto”, l’acciaieria
dalla quale fuoriuscivano molti fumi inquinanti che – a detta dei rilievi
prodotti dai magistrati – avrebbero causato, negli anni passati, la morte di molte persone.
A questa situazione la magistratura ha
risposto con la chiusura dell’attività dell’azienda che ha causato la messa in
Cassa Integrazione (ma solo per figura, perché si prospetta il licenziamento)
di una gran massa di lavoratori che con quello stipendio mantengono le proprie
famiglie.
Un sindacalista ha detto: “non si muore solo
di inquinamento ma anche di disoccupazione”, ma di tutto questo la magistratura
non può e non deve tenere conto: il reato è l’inquinamento e non la
disoccupazione; fin qui mi sembra tutto chiaro e difficilmente opinabile, ma
mettere sul lastrico diverse migliaia di lavoratori non è un provvedimento che
possa passare in modo indolore. Quindi, si poteva attendere la messa in
sicurezza prima di chiudere la fabbrica e intanto continuare a lavorare?
La seconda vicenda riguarda un chirurgo di
fama mondiale, nato in Italia e laureatosi a Pisa ma poi trasferitosi negli
Stati Uniti dove ha fatto la carriera e le scoperte che lo hanno reso famoso;
ebbene, l’illustre luminare è accusato di tentata concussione, peculato e
truffa e, per questi capi d’imputazione è stato assegnato agli arresti
domiciliari; fin qui tutto chiaro e tutto limpido, ma non abbiamo ancora tenuto
conto dei disgraziati malati che sono in attesa dell’intervento salvifico
(trapianto di trachea e altre diavolerie del genere) che solo il nostro
accusato è in grado di realizzare. E allora la domanda che tutti si pongono è
questa: era proprio indispensabile l’arresto domiciliare oppure si poteva
fermarlo solo dopo l’avvenuta (eventuale) condanna, consentendogli nel
frattempo di salvare qualche vita umana?
Entrambe le domande sono molto difficili e
non hanno risposte semplici e tanto meno semplicistiche e riguardano situazioni
“limite” che non tanto spesso, per fortuna, ci capita di incontrare; all’ILVA
si gioca una partita che ha come squadre, da una parte i morti per tumore ai
polmoni e dall’altra migliaia di disoccupati; impossibile scegliere e quindi
l’unico rilievo lo rivolgo alla magistratura che avrebbe potuto agire con
maggior buonsenso, fermo restando il dovere di mettere l’acciaieria a regime
nel più breve tempo possibile; ed in aggiunta mi sembra indispensabile
l’intervento del Governo in questa trattativa per evitare i “morti per
disoccupazione”.
Per il luminare ai domiciliari e quindi
impossibilitato ad operare, mi pongo alcune domande: è un mascalzone? Ancora
non lo sappiamo. È un luminare? Sicuramente si!
Potrebbe reiterare il reato? Forse, ma mi
sembra difficile. Sulla base di questo dibattito non trovo niente di ostativo a
consentire all’imputato di svolgere regolarmente il proprio lavoro, ovviamente
fino a che l’eventuale condanna non sarà passata in giudicato.
Quindi, che la giustizia faccia il suo corso,
ma senza lasciare vittime innocenti sul proprio cammino o anche famiglie
disperate senza stipendio!!