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venerdì, dicembre 08, 2006

ANCORA UN'INCHIESTA DI J.H.W. 

In occasione del ritorno nelle sale cinematografiche del suo “Ecce Bombo” (a proposito quale è il motivo di questa ricomparsa trenta anni dopo??) Nanni Moretti ha dichiarato, fra l’altro “30 anni fa c’era un’opinione pubblica che reagiva e si scandalizzava (s’incazzava aggiungo io), oggi non esiste più; si digerisce tutto e la frase più ricorrente è ”.
Sono perfettamente d’accordo con lui!
Da cosa deriva questa forma esasperata di conformismo? Chi o cosa è stato a farci mutare così tanto in così poco tempo?
Proviamo a fare un paio di ipotesi e vediamo se ci cogliamo: anzitutto vorrei riferirmi all’ennesima indagine di J.H.W. (John Henry Woodcock) magistrato della procura di Potenza che continua a rimestare all’interno del dorato mondo dei V.I.P. e a imbattersi in situazioni profondamente disdicevoli sotto il profilo morale ma assolutamente non rilevanti sotto il profilo penale; ma lui imperterrito continua ad aprire fascicoli.
Veline che “si danno” per fare carriera, a uomini politici o boss della televisione? Niente paura, dopo un po’ tutto si acquieta e la velina di turno non solo riappare in televisione, ma ha addirittura la faccia tosta di raccontare l’accaduto.
Adesso abbiamo l’ambiente dei manager delle dive (??) supportato da un fotografo alla moda, che intrallazzano con le belle di turno per mettere a tacere, oppure per tirare fuori, la foto o la vicenda compromettente per il “noto” di turno. Non voglio fare il facile profeta, anzi spero di sbagliare, ma vedrete che tutto il polverone si ridurrà a un “guadagno di visibilità” per le divette implicate, le quali ce le ritroveremo ancora più stupidine, e più siliconate e convinte di poter trinciare giudizi su tutto e tutti o, alla peggio, in procinto di sbarcare su “L’isola dei Famosi” o nella “Fattoria”..
Ed ecco che cerco di tornare all’inizio di questo post, alla ragione per cui adesso dilaga il conformismo e la gente si estranea dalle vicende senza dare giudizio: bella forza, perché il giudizio lo da il mezzo di comunicazione di massa imperante (la TV) con tutti i suoi programmi di intrattenimento che contengono fior di opinionisti che sciorinano pareri a destra e a manca, consentendo così alla gente di “chiudere il rubinetto collegato al cervello” e prendere per buono tutte le stupidate sentite in televisione.
Ma ci vogliamo rendere conto che nei programmi delle nostre TV (pubbliche e private) abbo0ndano tutta una serie di personaggi ai quali viene assegnato il ruolo di “opinionista”; alcuni nomi? Sono presto fatti; si va da Platinette alla Parietti, dalla Gregoraci alla Perego, da Gilletti a Cocuzza; e qui mi fermo, per lasciarvi un po’ riflettere su “chi sono” questi signore e signori che pretendono di fornirci il lume con cui riuscire a intravedere la retta via; ho usato il termine “pretendere”, in quanto l’uso del mezzo televisivo è diventato l’unico insegnamento al quale ci sentiamo di sottoporci, e quindi ha assunto il ruolo determinante che, volenti o nolenti, siamo costretti a riconoscergli.
Ho sempre detto – e lo ribadisco – che proprio questa società, che sembra possedere tanti strumenti di conoscenza, è invece carente del “magister”, inteso proprio nel senso che lo intendevano i romani, cioè colui che insegnava la vita.
E noi abbiamo affidato questo compito a Platinette! Come possiamo pretendere che la nostra società vada bene??

giovedì, dicembre 07, 2006

ANCORA SU ALITALIA 

Ritorno sulla vicenda di Alitalia in quanto mi sembra sintomatica di quello che avviene nelle aziende quando ci mette lo zampino lo Stato; premettiamo che dal 1946 il Ministero del Tesoro è intervenuto spesso e volentieri per ripianare i debiti Alitalia e adesso non lo può più fare per due motivi: il primo è che non ci sono risorse disponibili ed il secondo è che Bruxelles, cioè la Comunità Europea, non tollererebbe un intervento pesante per salvare la compagnia; ho detto “pesante” non a caso, dato che da queste cifre si può facilmente intravedere il baratro nel quale è precipitata la nostra cosiddetta compagnia di bandiera: pensate che a fronte di una capitalizzazione borsistica (cioè il valore complessivo delle azioni) pari a 1,3 miliardi di euro, ed un ricavo di poco meno di 3,5 miliardi, si ha una cifra “mostruosa” di quasi 300 milioni di euro di deficit operativo nei nove mesi di riferimento (30/9/2006).
Come si risponde a questa situazione? Mettendo sul mercato circa un 30% delle quote detenute dal Ministero del Tesoro e – per tale acquisto – si obbliga l’acquirente a lanciare una vera e propria “O.P.A.” (Offerta Pubblica di Acquisto) nella quale deve sottoscrivere alcuni impegni tassativi e cioè, l’adeguata offerta dei servizi a copertura del territorio, il mantenimento dei livelli occupazionali e dell’identità nazionale della società, del suo logo e del suo marchio.
Bisognerebbe trovare un acquirente un po’ facilone, di quelli che buttano i soldi, ma credo che quelli che c’erano siano tutti rinchiusi in manicomio; spiego meglio questa affermazione: in concreto, lo Stato – che, ripeto, mette in vendita un’azienda che fa acqua da tutte le parti .- pone dei paletti così stretti da impedire al nuovo proprietario di riorientare e riorganizzare a suo piacimento le scelte strategiche.
In pratica, si chiede al nuovo arrivato di mantenere la dimensione dell’offerta attuale, con i due aeroporti di riferimento (Roma e Milano) e tutte le rotte interne attuali, alcune delle quali fortemente penalizzate dalla concorrenza dei voli “low cost”.
Inoltre si chiede di non toccare l’attuale organico della compagnia, cioè di mantenere gli oltre 10.000 addetti (tra personale di terra e di volo) allo stesso livello operativo e retributivo; una breve parentesi: nell’editto governativo non è detto, ma forse è implicito, che deve restare “impunito” anche l’attuale tasso di assenteismo che supera il 30%, cifra che le altre società europee nemmeno ipotizzano nelle più nere previsioni.
E per finire, si chiede di mantenere l’italianità dell’azienda, con intatto logo e marchio; e se ad acquistare Alitalia fosse uno straniero (tipo Air France che è nettamente favorita al momento) la obblighiamo a gestire “due “aziende e porle sullo stesso piano operativo? Mi sembra una follia sul piano economico.
Insomma, il nuovo proprietario dovrebbe lasciare le cose esattamente come sono adesso e limitarsi a metterci i suoi soldi, al posto di quelli dello Stato italiano!!
Intanto il sindacato di categoria, il SULT, ha confermato lo sciopero del 15 dicembre prossimo; quanto alla vendita dei titoli del Tesoro ha dichiarato che “è importante stringere i tempi e privilegiare gruppi del medio o estremo oriente”.
Questa è veramente una novità: ma come il sindacato che alla faccia di tutta l’Europa, dichiara pubblicamente di voler privilegiare i gruppi orientali; non riesco a capire che cosa ci sia dietro a questa sconcertante dichiarazione.
Forse la verità è più semplice di quanto si creda e fa il paio con quella affermazione attribuita ai napoletani e che recita: “O Francia o Allemagna, purché se magna!!”.

martedì, dicembre 05, 2006

LOLITE ELETTRONICHE 

Questa definizione appare sempre più spesso sulla stampa quotidiana, a partire da un paio di settimane a questa parte, da quando cioè sono state scoperte e “denunciate” alcune iniziative di ragazzine nelle quali è mischiato sesso e tecnologia.
Come al solito andiamo con ordine e narriamo le due vicende che mi sembrano più significative: entrambe si svolgono nelle Marche (chissà perché!!) e, la prima ha come protagonista una giovanissima di appena 13 anni che viene descritta bella e procace; il fatto ha luogo nella scuola media che frequenta ed ha come protagonista il proprio videotelefonino, con il quale compie su di se degli scatti che poi rivende ai compagni di classe: tre euro per fotografare il seno nudo e quattro per le “parti basse”.
Nel pomeriggio il set fotografico si sposta dalla scuola ai giardinetti dove a riprenderla sono anche persone extra scuola: lei smercia le foto ed intasca i soldi; queste foto sono fatte o dagli stessi clienti oppure da lei stessa che poi le invia ai cellulari degli acquirenti.
Da notare che i “clienti” della ragazzina, a loro volta diventano commercianti delle stesse foto che rivendono a prezzo maggiorato ad altri amici, così da saturare il mercato e, infatti, la cosa è stata scoperta dalla madre di un giovanissimo che ha scoperto sul cellulare del figlio le immagini scabrose.
L’altra vicenda ha per protagonista una giovanissima (sedici anni) che, per rompere la monotonia della vita di provincia, si mette in testa di realizzare una cosa “diversa”: sempre usando il videotelefonino, riprende le scene hard di un rapporto con il suo ragazzo (peraltro suo coetaneo) e le spedisce ai cellulari degli “amici”, come se la cosa fosse la più normale del mondo ed anzi, chiedendo “critiche e consigli” sul materiale girato.
Anche in questo caso la proliferazione dei destinatari ha portato alla scoperta dell’autrice del video che si è prestata addirittura ad essere intervistata da alcuni quotidiani ai quali – dopo avere sciorinato tutta una sua filosofia dell’esistenza che vi risparmio – ha detto, riguardo le scene hard inviate in giro che “non mi risulta che sia vietato dalla legge”; e così ha risposto a genitori, benpensanti, parrucconi eccetera.
Per commentare le due vicende dobbiamo scindere il sesso dalla tecnologia, in quanto quest’ultima è soltanto lo strumento usato per la diffusione, ma prima di ogni altra cosa c’è da chiedersi che tipo di rapporto con la loro e l’altrui sessualità hanno le generazioni attuali.
In apparenza sembrerebbe una grande apertura mentale, un modo “moderno” di vivere il sesso, una netta antitesi con quello che era per i loro genitori, insomma una vera e propria conquista; invece – a ben guardare – siamo in presenza di episodi che niente hanno da spartire con la finalità principale della sessualità: il godimento.
Infatti, in entrambe le vicende riesco ad intravedere spigliatezza commerciale nella prima e desiderio di stupire gli altri nella seconda, ma niente che mi riconduca la sessualità di queste due bambine a quello che è o dovrebbe essere nella realtà e cioè un appagamento di uno dei più belli “istinti animali” che il Creatore ha donato all’uomo (e alla donna ovviamente).
Per concludere, lasciando l’approfondimento della cosa ai veri sessuologi, mi limito ad una battuta: volete scommettere che da qualche parte si leveranno delle voci che chiederanno il divieto di commercializzazione ai minori per i telefonini muniti di video?Della serie: come se il problema fosse quello!!

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