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sabato, marzo 06, 2010

BELLE, VELINE E LAUREATE 

Si avvicinano le elezioni amministrative e io mi rifiuto di parlare del caos delle liste – pessima pubblicità per coloro che si vantano di essere “il partito del fare” – e mi interesso invece ad un aspetto minore: la composizione delle liste.
Da notizie di stampa vengo a conoscere che abbiamo un’abbondanza di candidate che hanno lavorato – in forma decorativa e basta – in trasmissioni televisive di emittenti locali; attenzione, però, prima di fare i soliti commenti, perché le stesse note ci fanno sapere che le medesime signorine sono quasi tutte laureate.
È una bella notizia, ma non spiega il fenomeno, dato che l’abbondanza di una certa professione nelle candidature ha quasi sempre un significato; anche se avessimo la prevalenza di idraulici (sempre laureati) oppure di camionisti (anch’essi laureati) ci dovremmo chiedere il perché e, in particolare, se questi mestieri sono propedeutici agli incarichi pubblici ai quali sono candidati.
Facciamo alcuni esempi: in certi Paesi e in determinate situazioni storiche, abbiamo avuto una preminenza di candidati (e quindi di eletti) che provenivano dalla carriera militare: forse è il ribaltamento della storica affermazione di Von Clausewitz che diceva che “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”; ebbene, qui abbiamo una situazione nella quale si ipotizza che “la politica sia la prosecuzione della guerra con altri mezzi” e, se così è, ben vengano i militari diventati anti-militaristi.
Nelle nostre istituzioni elettive abbiamo una folta rappresentanza di avvocati: potrebbe significare che si ritiene che la politica sia “la prosecuzione della difesa nei processi, con altri mezzi”; e poi abbiamo avuto – e abbiamo ancora – tanti imprenditori e in questo caso si potrebbe dire che la politica viene considerata “la prosecuzione degli affari, con altri mezzi”.
Se proseguiamo su questo ragionamento, potremmo dire che la presenza di tante candidate che hanno nelle mani (e nelle cosce) il mestiere della “showgirl”, potrebbe significare che la politica è la prosecuzione dell’avanspettacolo.
Abbiamo quindi militari, avvocati, imprenditori e attrici di avanspettacolo; per le prime tre categorie, niente da aggiungere, mentre per l’ultima – attrici di avanspettacolo – mi sembra indispensabile chiarire una cosa: l’avanspettacolo era – come dice la parola stessa – lo show che anticipava il vero spettacolo, cioè il film, e quindi, nella coppia varietà/cinema, il film era il piatto più forte, anche se meno appetitoso, perché il varietà aveva le cosce dalla sua parte.
Ecco, lasciatemi dire due parole sul film: forse in questa ricostruzione fantasmatica delle candidature alle elezioni, in nessuno dei casi mi sembra che si pensi “alla gente”, alla casalinga di Voghera ed al pensionato di Avellino; il film mi sembra che rappresenti la narrazione di quello che secondo l’autore è la vita delle persone che poi vanno a votare, quella vita che è fatta di bollette da pagare, di stipendi e pensioni che non bastano ad arrivare alla fine del mese, insomma di quello che di bello e di brutto la vita ci riserva.
E quindi, se mi concedete quell’accostamento ardito ma che ci pole stare, la categoria delle veline – cioè quelle che rappresentano l’avanspettacolo – sono le più vicine alla gente comune e quindi possono rappresentare coloro che cercano di aiutare gli uomini e le donne che le hanno votate; in che modo? Anzitutto “non rubando” e in secondo luogo, guardandosi bene intorno e concedendo stima e amicizia con il contagocce e solo dopo un’accurata ricerca sui “perché”; sono stato chiaro??

venerdì, marzo 05, 2010

MEGLIO I GIOVANI O I GATTI ? 

Se dobbiamo stare alle ultime decisioni della RAI, dovremmo propendere per i secondi, nel senso che gli amabili felini sono assai più tutelati dei nostri pargoli.
Come di consueto, andiamo ai fatti: Beppe Bigazzi, il noto gastronomo per anni volto amico de “La prova del cuoco” in onda su RAI 1, è stato messo sotto accusa dall’emittente pubblica prima con una “sospensione” dopo aver confessato in diretta di avere mangiato carne di gatto e poco dopo ha avuto il fatidico cartellino rosso, cioè gli è stato rescisso il contratto che lo legava all’azienda da ben 14 anni.
Il gastronomo, in occasione della vigilia del “giovedì grasso”, ebbe a citare un detto molto noto in Toscana che recita: “a Berlingaccio, chi non ha ciccia ammazza il gatto”; a questa frase detta bonariamente dal simpatico toscanaccio (è della provincia di Arezzo) si è rivoltato il mondo intero, anche perché ha poi detto che negli anni ’30 e ’40 il gatto veniva consumato con una certa regolarità da coloro che non avevano nient’altro da mangiare: “se tanti supplì parlassero, sarebbe un gran miagolare”.
Gli animalisti si sono arrabbiato considerevolmente e si sono attaccati alla legge 281 del 1991 che tutela i cosiddetti “animali da affezione”, categoria alla quale appartiene anche il gatto; una domanda: trasformare il gatto in un animale domestico, sterilizzarlo e vezzeggiarlo, significa tutelarlo oppure snaturarlo completamente?
Su Facebook la vicenda è stata vissuta intensamente e le due fazioni – quella pro e quella contro il gastronomo – si sono date battaglia con offese reciproche; la più curiosa è stata quella di creare il gruppo “Mangiamo Beppe Bigazzi”; ma da queste offese e da questa notorietà è nato il fatto di essere intervistato dalle più celebri testate televisive (Cnn) e giornalistiche (Times) ed anche il “Wall Street Journal” si è interessato a più riprese della vicenda. Ecco come si arriva alla notorietà!!
Un po’ meno notorietà all’estero, ma forse più notorietà in Italia: questo è quanto può opporre il celebre (lo definisco così perché non so di preciso cosa faccia) Morgan, che dalla RAI ha subito l’allontanamento dal Festival di Sanremo, ma non certo dalle varie interviste che i talk-shaw e tante altre trasmissioni facevano a gara a mettere in onda.
Da notare che il “celebre” – in occasione di una intervista precedente a Sanremo – ebbe a dire che egli faceva uso costante di cocaina per curare la depressione e che tale sistema curativo lo consigliava a tutti; in nessuna delle interviste successive e nemmeno negli interventi a programmi “pomeridiani” (cioè quelli più frequentati dai giovani”) il signor Morgan ha fatti marcia indietro sulla sua affermazione originale che anzi ha ribadito varie volte.
Ci sono state molte prese di posizione di Associazioni di Genitori, di strutture che combattono il fenomeno “droga”, ma nessuna di queste ha avuto il potere di scalfire il successo televisivo del giovanotto che non ha subito il minimo ostracismo da parte di nessuna televisione.
Ed ecco quindi la mia domanda – provocatoria ovviamente – che contrappone la presunta istigazione a “mangiare i gatti” fatta da Bigazzi, con l’altra, realizzata da Morgan, che presenta l’uso “medicamentoso” della droga; reputate più deteriore la prima o ritenete più giusto e urgente tenere alla larga questi “cattivi maestri” che invece continuano ad imperversare su giornali, radio e TV, in quanto facenti parte del novero di coloro che “provocano scandalo” e quindi degni di essere mostrati. Strano modo di ragionare, ma se ci riflettete un momento, vi accorgete che è in perfetta chiave con tutti gli assiomi tipici della comunicazione di massa. Chiaro il concetto??

mercoledì, marzo 03, 2010

DUE MANIFESTAZIONI COSI’ DIVERSE FRA LORO 

La prima si è svolta a Roma, davanti alla sede RAI ed ha radunato tutta la crema dei “giornalisti-intrattenitori-gran sacerdoti” della politica nostrale: così c’era Santoro (“Annozero”), Vespa (“Porta a Porta” , Floris (“Ballarò”) e qualche altro “minore”.
Il motivo della protesta è la decisione del CdA RAI di interrompere fino al termine delle elezioni amministrative, la messa in onda di questi talk-shaw e sostituirli con delle “Tribune Politiche”.
Questi signori, che per la notorietà che hanno acquisito attraverso le loro trasmissioni si sentono assai importanti, direi quasi “determinanti”, dovrebbero ricordare la frase rivolta dall’anchor-man del film “Quinto Potere” (regia di Sidney Lumet, 1976) al suo pubblico: “Ascoltatemi! La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti, la televisione è un circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio! Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere, non quello di dirvi la verità!”
I nostri eroi, invece, si sentono qualcosa di più di quello che li considera il collega del film; e qui hanno ragione, perché lui almeno non ci ha messo altre parole che oggi sono diventate di moda e che comprendono tutto il repertorio della dipendenza di questi signori dai vari padrini politici; questo nel film non c’era e quindi il “mezzo.matto” anchor-man non lo cita, ma adesso c’è, e tanto, e si vede, oh se si vede!!
La seconda manifestazione si è svolta in tutta Italia ed ha visto protagonisti i tanti “migranti” che prestano la loro opera nel nostro Paese; ci sono stati molti cortei e gli slogan che hanno campeggiato maggiormente sui cartelli, sono stati quelli antirazzisti, seguiti da quelli che chiedevano parità di diritti sia nel campo del lavoro che in quelli sociali, assistenza sanitaria in testa.
Per queste persone – chiamate in vario modo: da migranti a extra comunitari dea stranieri a negri ed altri titoli non pubblicabili – valga solo un dato: il 9,7% del Pil italiano viene dal loro lavoro e, a prescindere dalla cifre, i nostri anziani non potrebbero certamente fare a meno delle “badanti” straniere.
Questi signori sono una componente essenziale del mondo del lavoro, sfiorando ormai il 20% della manodopera occupata; ma deve essere chiaro che essi “non rubano iul lavoro a nessuno”, persino nel Mezzogiorno, perché sono occupati in prevalenza in lavori che gli italiani – anche i più diseredati – continuano a rifiutare.
Mi sembra che sia chiaro a tutti – almeno a coloro che guardano queste cose con occhi “onesti” – che interi settori dell’economia nazionale, tipo l’agricoltura, le costruzioni, i servizi alla persona e alcuni comparti manifatturieri, fanno fronte alle loro esigenze soltanto grazie al lavoro dei migranti.
In questo periodo storico in cui assistiamo all’esodo di tanta gente che insegue il pane – che noi occidentali gli abbiamo fatto sparire davanti agli occhi - dobbiamo sempre tenere presente che coloro che approdano sui nostri lidi, lo fanno perché a casa loro non hanno da mangiare, altrimenti starebbero nei loro villaggi.
E sia chiaro a tutti che nella gran massa di “migranti” disperati, ci sarà anche qualcuno disonesto che cerca solo di delinquere, ma la stragrande maggioranza ricerca solo un onesto lavoro con cui sbarcare il lunario; chiaro che se questo lavoro non arriva deve ingegnarsi a trovare qualcosa che gli consenta comunque di sopravvivere: non ce ne meravigliamo, perché è la stessa cosa che facciamo tutti noi!!

martedì, marzo 02, 2010

LA DITTATURA DEL CAPITALISMO 

Il titolo non è farina del mio sacco ma ricalca quello dell’ultimo libro di Edward N. Luttwark, un autore che non può essere certo considerato di simpatie sinistrorse e neppure di essere un antiliberismo.
Eppure nel suo libro si ritrova un feroce attacco all’odierna situazione che ha prodotto un forte eccesso della globalizzazione e della pratica definita del “turbocapitalismo”, il tutto ben diversamente da come era stato regolamentato da norme internazionali e da reciproci controlli che supervisionavano l’economia mondiale dalla fine della seconda guerra mondiale: mi riferisco in particolare alla funzione del WTO, l’organizzazione del commercio mondiale, che, al momento, pare svuotata di qualunque funzione pratica ed operativa. C’è da aggiungere che uno dei pochi politologi italiani preso in considerazione da Luttwark, il fiorentino Marco Tarchi, rincara la dose, denunziando addirittura il pericolo di un “totalitarismo liberista”, espressione che potrebbe sembrare un ossimoro ma in realtà, se guardiamo le cose nel loro giusto verso, non lo è affatto e fotografa la situazione del pianeta in presenza della famigerata globalizzazione.
Anche se ne parliamo solo da una quindicina d’anni, il processo di globalizzazione, cioè l’omologazione dell’intero pianeta ad un unico modello economico, ha radici ben più lontane nel tempo, vale a dire a metà del XVIII secolo, quando – a seguito della Rivoluzione Industriale partita dall’Inghilterra, il vecchio “capitalismo commerciale” (definizione di Marx) viene sostituito da quello industriale.
Fra i due, la vera differenza “sostanziale” è che il primo opera su una “domanda” che c’è già, e quindi basta assecondare il trasferimento di beni, mentre nel secondo non ci limitiamo a trasferire beni ma questi vengono “creati” e, una volta creati devono essere venduti e quindi si scopre la pazzesca legge per la quale “è l’offerta che crea la domanda” e si scopre che i bisogni possono essere eterodiretti, suscitati artificialmente dall’esterno, insomma nasce il “consumatore” con la sua natura illimitata di bisogni.
Oltre ad esasperare la competizione in Occidente, accentuando gli aspetti negativi di quello che viene definito il modello paranoico (subordinazione dell’uomo ai modelli produttivi), la globalizzazione sta distruggendo le realtà delle popolazioni del Terzo Mondo, costringendole ad uscire dalle loro economie di sussistenze per entrare nel “mercato globale”, dove perdono la loro identità collettiva e risultano inevitabilmente soccombenti ai modelli occidentali. E dire che il fenomeno è considerato irreversibile da tutte le élites (liberali e marxiste) che affermano che “la mondializzazione è un fatto e non una scelta politica” e così si sono messi l’animo in pace.
Per guidare questo esercito di “schiavi della spesa compulsiva”, esiste in Olanda l’Hotel Bilderberg (che ha originato anche il titolo di un libro di Estulin) che dal 1954 ospita periodicamente delle riunioni di un gruppo di persone senza dubbio interessanti e sicuramente “eccellenti” (politici, finanzieri, imprenditori, tecnocrati); ad oggi le riunioni sono state 57, grosso modo una l’anno, ciascuna di 3 o 4 giorni: questi sarebbero i cosiddetti “grandi vecchi” che terrebbero in mano le fila dell’economia dell’Universo e che sono senz’altro più potenti di qualunque equipe di governo.
E se mi date per buona la veridicità di questo “club”, dovete anche ammettere che il caos che periodicamente si registra nel mondo della finanza è più apparente che reale e che quindi alla base di ogni situazione, c’è una regia, una specie di “governance” e quindi possiamo dire – parafrasando l’Amleto di Shakespeare – “c’è del metodo in questa follia”, il metodo Bilderberg, appunto!!. Chiaro il concetto??.

domenica, febbraio 28, 2010

CHI SBAGLIA PAGA (E NIENTE PERDONO) 

Quello citato nel titolo è il concetto base dell’’etica protestante, in contrapposizione alla nostra, di matrice cattolica, che prevede perdono e misericordia: due vicende a comprova di ciò
La prima ha luogo nel democraticissimo Rhode Island, dove l’esempio della “Central Falls Hig School” è destinato a passare alla storia: visti gli scarsissimi risultati degli allievi – molto al di sotto della media nazionale - e stante l’indisponibilità degli insegnanti ad allungare l’orario delle lezioni per permettere agli studenti di recuperare, il Provveditore agli Studi ha licenziato in tronco tutti i 74 professori. Provate ad immaginare questa situazione nella cattolica Italia; mi scappa da ridere a pensarci; i primi sarebbero i sindacati, seguiti dagli onorevoli della zona e via di questo passo, tutti a “perdonare” i poveri professori colpevoli “solo” di non fare il proprio dovere!!
Secondo esempio: un paio di settimane fa, Frau Kaessmann, capo della Chiesa Protestante Evangelica tedesca, è stata beccata alla guida della sua auto in un fatale “sabato sera”, completamente sbronza e la Polizia Stradale le ha tolto la patente; ebbene, dopo qualche giorno, la signora si è dimessa dall’incarico affermando “ho dato il cattivo esempio, predico bene e razzolo male, non sono degna del mio ruolo”.
Non voglio fare un sacrilego paragone, ma se questo fosse accaduto ad un Vescovo, il nostro Benedetto XVI lo avrebbe di sicuro perdonato!!
Ecco la differenza: i protestanti non conoscono quel rito cattolico della confessione del pentimento e della successiva assoluzione, in quanto il rapporto di ciascuno di loro è diretto con Dio e non conosce intermediari: l’uomo è solo di fronte a Dio!
Nel 2002, quando il Presidente tedesco si recò a Marzabotto, non chiese “perdono” (fu sbagliata la traduzione) perché la sua religione non glielo avrebbe permesso, ma “rese omaggio alle vittime e riconobbe l’orrore commesso”; allo stesso modo Willy Brandt che cade in ginocchio nel ghetto di Varsavia e ammette una colpa che nessun perdono avrebbe potuto mai cancellare.
E neppure lo Stato perdona nei paesi protestanti: avete mai visto una amnistia da quelle parti? E lo stesso vale per i politici: ci sono meno leggi anticorruzione, perché, pur sapendo che l’uomo non è perfetto, sanno anche che la norma etica dice esplicitamente “chi sbaglia paga e l’errore resta per sempre”.
Non fu perdonato Kohl per i fondi neri, dei quali non si era messo in tasca neppure un marco: sparito e non più rientrato; e non si perdonò neppure Michael Friedman, famoso presentatore TV, sorpreso con allegre fanciulle e tanta cocaina: in TV non è più apparso; da noi tutte le televisioni fanno a gara per presentare “l’eroico” Morgan, il quale continua a dire che per la depressione non c’è niente di meglio che la cocaina!!
Una Papessa e un Cancelliere sono stati spazzati via dalla vita pubblica per “colpe” che da noi sarebbero state sicuramente perdonate; infatti nei Paesi cattolici, il concetto di perdono è poi scivolato verso il “garantismo” e dietro a questa parola si nasconde tutto il possibile malcostume, attuale e passato.
La magistratura ci mette del suo nel rendere i procedimenti così lunghi e tortuosi che la condanna “troppo tempo” dopo la colpa; ma l’etica – ecco quello che ci manca – dovrebbe fare in modo che alla “colpa” (sentenza o no) faccia seguito l’uscita di scena, a meno di accertato “profumo di persecuzione”, perché allora è un altro paio di maniche; ma chi è colpevole, sa di esserlo davanti a Dio, e quindi…si comporti di conseguenza e tolga il disturbo, senza farsi più vedere e neppure intervistare!!

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