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mercoledì, gennaio 04, 2006

Cosa c'é dietro la crisi del gas? 

Dietro la crisi russo – ucraina tutti gli analisti politici vedono lo zar Putin che lancia la sua arma migliore: il gas prodotto dalla Gazprom, la mostruosa (per dimensioni) industria petrolifera russa che invia in Europa (orientale e occidentale) il 40% circa del fabbisogno medio delle singole nazioni.

Tutte queste manovre servono a Putin per mettere a tacere – se ci riesce, ma non sarà facile – il filo occidentalismo dell’Ucraina, pericoloso esempio per tutta una serie di repubbliche ex-URSS che non aspettano di meglio che staccarsi dalla morsa russa per approdare al più malleabile occidente.

A fianco della manovra politica messa in piedi dallo stesso Putin, c’è una sottile operazione di carattere prettamente economico-finanziario: l’attuale presidente russo avrà il proprio secondo mandato scaduto nel 2008; poiché la costituzione russa non prevede un terzo mandato, l’ancor giovane Vladimir si vedrebbe costretto – dopo quella data - a fare il pensionato, sia pure di lusso.

Ecco allora l’idea: passare dalla parte opposta della barricata e dalla politica fare il salto verso l’alta finanza per andare a fare compagnia all’amico Silvio, nella villa del quale si reca regolarmente a trascorrere le ferie e dal quale forse ha acquisito anche qualche consiglio: si tratterebbe di manovrare in modo da acquisire – direttamente o attraverso amici occidentali – un sostanzioso pacchetto azionario di Gazprodom e diventare così il presidente della mega azienda e, di conseguenza, uno dei più ricchi uomini della Russia e tra i primi dieci paperoni del mondo.

L’idea non è male, ma a me personalmente interessa poco il futuro da paperone o da pensionato dello zar Putin, interessa di più la politica energetica che noi Italia e noi Europa siamo in grado di mettere in campo e le sue ricadute sull’uomo della strada; intanto c’è da notare che il petrolio – visti i problemi di approvvigionamento del gas – ha immediatamente messo la quinta ed ha aumentato di un paio di dollari al barile il già altissimo prezzo del greggio.

A livello europeo, sarà difficile trovare un’intesa per realizzare una politica comune, in quanto molte nazioni che circondano l’Italia sono più interessate a incentivare il nucleare anziché mettersi a perdere tempo con gas o petrolio, entrambe fonti “a scadenza” più o meno lunga; noi, purtroppo, abbiamo sciaguratamente abbandonato il nucleare da ormai troppo tempo, non tenendo in minimo conto che un qualunque incidente che accadesse in Francia, in Germania, in Svizzera, in Serbia, in Slovenia (tutte nazioni “nucleari” con noi confinanti) sarebbe come se fosse avvenuto in Italia.

Il nucleare comunque – da parlarne se non altro per l’aggiornamento tecnologico – potrebbe essere una soluzione a medio termine, dati i tempi per una nuova costruzione di Centrali dell’ultima generazione, quindi super sicure; allora cosa resta per un Paese come il nostro che è attaccato da più parti: dai paesi produttori che possono “ricattarci” a loro piacimento e dai paesi emergenti (Cina, India) che possono pagare prezzi maggiori dei nostri in quanto impegnati in una dinamica produttiva che ha alla base le fonti energetiche, delle quali scarseggiano e in mezzo “la forza lavoro”, della quale abbondano.

Come si vede siamo messi abbastanza male: io, tempo addietro, ho lanciato una proposta di una sorta di ONU dell’energia, forse qualcuno se la ricorderà; se la crisi dovesse andare avanti potrei riprendere quella proposta, incrementarla con le novità nel frattempo intervenute e riproporla in un prossimo post; speriamo però che non ce ne sia bisogno!


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