lunedì, gennaio 02, 2006
Dipendiamo dallo zar Vladimir?
A Mosca c’è un signore che forse fa il paio con il famigerato Bush; si tratta di Vladimir Putin, il Presidente della ricostituita potenza russa che ha la stessa mania di grandezza e di egemonia del collega statunitense.
L’ultima vicenda è quella che riguarda l’Ucraina, dove una sorta di rivoluzione mascherata, “gli arancioni”, ha dato il potere al filo-occidentale Victon Yushenko – quello tutto butterato in faccia per un avvelenamento alla diossina imputato a Putin – ed il Cremino sta cercando tutti i modi per fargliela pagare.
Il primo venuto a galla è il contenzioso del gas: tutti sappiamo che la Russia è una tra le maggiori produttrici mondiali di gas metano, del quale rifornisce l’intera Europa coprendo un fabbisogno che oscilla tra il 15 e il 40 per cento: ovviamente tra i “clienti” della “Gazprom”, l’industria russa della commercializzazione del gas, c’è anche l’Ucraina, sulla terra della quale transita anche il gasdotto che rifornisce l’Europa.
Il mese scorso il bravo Vladimir, come prima ritorsione alla vittoria elettorale dei filo-occidentali ha emanato una direttiva valida per la sola Ucraina in base alla quale quel paese riceveva un aumento per il gas russo da 50 a 230 dollari per mille metri cubi (quasi cinque volte); a detta dei russi il prezzo che pagava Kiev era troppo basso ed era un prezzo di favore che le veniva fatto in tempi passati, prezzo che doveva essere aggiornato ai normali prezzi di mercato.
Agli ucraini è stato dato tempo fino al 31 dicembre scorso per accogliere la richiesta; questi ultimi non l’hanno accettata e Putin, senza tanti discorsi, ha dato ordine di interrompere le forniture di gas ai confinanti ucraini. C’è stato poi un ripensamento e lo Zar ha offerto di lasciare il prezzo invariato per i prossimi tre mesi, a condizione che l’Ucraina accettasse, dopo questo periodo di proroga, l’aumento come sopra proposto.
Direi, però, che ha fatto qualcosa di più: ha offerto a Yushenko un prestito di tre miliardi e mezzo di dollari per permettergli di fronteggiare il rincaro del gas; non ci trovate una qualche attinenza con il comportamento dei mafiosi che prima impongono il pizzo e poi offrono un prestito per pagarlo: come conclusione abbiamo la disperazione prima e il fallimento poi della vittima designata.
E l’Europa che c’entra in tutta questa diatriba? La Gazprom ha assicurato tutti i “clienti europei” che le loro forniture sarebbero state regolari, aggiungendo però che eventuali diminuzioni sarebbero derivate unicamente da “ruberie” messe in atto dagli ucraini.
Infatti, come dicevo sopra, il gasdotto che unisce la Russia all’Europa transita attraverso l’Ucraina, la quale ha dichiarato che avrebbe prelevato il 15% dai gasdotti a titolo di “diritto di transito”.
Come si può facilmente capire, la diatriba tra i due paesi confinanti ricadrà – almeno in parte – sui paesi europei che, nella migliore dell’ipotesi, subiranno un immotivato rincaro per sostenere le rivendicazioni ucraine e anche il diktat russo.
Come ultima citazione, viene da ridere a pensare che dal 1 gennaio il presidente del G8 ha proclamato di voler mettere la sicurezza energetica internazionale al centro della sua presidenza; indovinate chi è questo signore: ma lo zar Vladimir Putin!!