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venerdì, luglio 24, 2009

IL F.U.S. 

In questi giorni si fa un gran parlare di un certo “F.U.S.”, acronimo la cui decodifica non mi era chiara; in un primo tempo ho pensato che si riferisse al “Fondo Unificato per i Salumieri” (categoria notoriamente in crisi), ma poi, mi sono dedicato ad approfondire il problema ed ho scoperto che il vero significato è “Fondo Unico per lo Spettacolo” ed è nient’altro che una grossa somma che lo Stato mette a disposizione del mondo dello spettacolo (una regalia).Quest’anno si parla di quasi 400milioni di euro, ma si prevedono tagli per l’immediato futuro a causa della crisi; comunque vediamo come vengono distribuiti questi soldi: gli Enti Lirici si beccano il 47,5%, oltre ad una cifra fissa di 20milioni destinata alle “Fondazioni lirico-sinfoniche” (che poi sarebbe la stessa zuppa), mentre il 18% va alle attività cinematografiche, il 16% alla prosa, il 13 alle attività musicali, il 2% alla danza e soltanto lo 0,2% al circo (poveri clowns).
Ma quali sono le motivazioni per tali elargizioni? Grosso modo si può dire che lo slogan è questo: fare cultura costa in quanto lo spettacolo che si mette in scena viene a costare più di quello che si riesce ad incassare al botteghino ed ecco così che interviene lo Stato a sanare la situazione.
Chiarito questo aspetto, mi faccio una domanda, anche sulla base di quanto già detto nel mio post del 17 scorso; gli spettacoli lirico-teratrali a cui ho assistito, ovviamente a pagamento, sono sempre risultati “esauriti” ed i biglietti, per la platea, variavano dai 70 ai 100 euro; mi chiedo, come si può fare perché uno spettacolo, dato in un teatro da oltre 1000 posti per una settimana circa, con biglietteria chiusa, possa almeno “fare pari”? Forse bisognerà andare a rivedere i costi e limare qualcosa in quei posti dove si verifica spreco o sperpero per nepotismo o peggio.
Questo perché, è una mia esatta sensazione, ma è anche il pensiero di molti frequentatori, in una struttura dove si sa che alla fine c’è qualcuno che ripiana i debiti, c’è meno attenzione a come si spendono i denari; e adesso, cari “artisti”, non è più il caso si sperperare denaro in spettacoli faraonici con ruoli affidati a tenori o soprani superpagati; i casi sono due: o ci accontentiamo di artisti di costo inferiore (ma non è detto che siano anche di “livello” inferiore) oppure aumentiamo ancora i biglietti e questi sprechi li facciamo pagare alla gente comune, perché mi sembra anche immorale che lo Stato, in questa crisi ancora montante, butti i soldi per pagare cachet stratosferici ad artisti ingordi e molte volte sfiatati, ma “amici” del potente di turno.
Ma torniamo al mio “abbaglio” iniziale, cioè al Fondo Unificato per i Salumieri; la categoria è certamente in crisi, stretta nella morsa dei supermercati che offrono le stesse cose (in apparenza) che offrono loro ma a prezzo molto inferiore; con il ragionamento fatto dagli “artisti”, anche loro si meriterebbero che lo Stato intervenisse per coprire i loro debiti, se vogliono vendere il salame – che a loro costa 10 – allo stesso prezzo della Coop – cioè 5 – rimettendoci così 5 ogni vendita; in questo caso, anziché scendere in piazza per esigere un intervento statale, i poveri salumieri hanno chiuso bottega ed hanno cambiato mestiere.È chiaro – e sono certo che i miei lettori lo hanno pienamente compreso – che sto usando un paragone assurdo, ma questo mi serve per porre in relazione problemi di natura diversa ma che sfociano nello stesso modo: gente innocente – salumieri da una parte e dipendenti degli Enti Lirici dall’altra – che ci rimettono il posto di lavoro e per evidenziare che in questo mondo, gli unici che non ci perdono mai niente sono coloro che “hanno il culo al caldo” e cioè i politici e i loro collaboratori, servi o famigli che siano. Chiaro il concetto??

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