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domenica, luglio 19, 2009

LE BARCHE E IL FISCO 

Sarà che i soldi nelle casse dello Stato non bastano mai, sarà che i bisogni aumentano, fatto sta che adesso, per rastrellare delle risorse da utilizzare nella crisi in atto, il Ministro dell’Economia, il buon Tremonti, tira fuori una nuova idea,partendo da una constatazione: l’evasione fiscale stimata ammonta a 100 miliardi di euro; su questa cifra abbiamo ottenuto nello scorso anno una serie di accertamenti fiscali per un totale di 20 miliardi di euro, a dei quali è stato incassato il 10%, in progresso rispetto al 3% degli anni scorsi, ma sempre poco rispetto al totale degli accertamenti.
Dunque, si diceva che servono soldi e, visto che anche la lotta all’evasione non è molto remunerativa – anche se deve essere proseguita con grandissima lena per una questione di giustizia sociale – il nostro ministro ha guardato la cartina geografica e si deve essere accorto che l’Italia è una penisola, cioè è per tre lati bagnata dal mare e quindi le zone di balneazione, ma anche di attracco natanti, sono parecchie.
Ed allora ha avuto l’idea di attaccare i possessori di natanti, costruendo una sorta di “redditometro” in cui si ragiona pressappoco così: se hai casa in città, al mare ed in montagna, se viaggi per il mondo varie volte all’anno, se usi una Ferrari (o altra auto di valore similare) per i tuoi spostamenti ed hai una barca da 15 metri non è possibile che tutto questo possa rientrare in una denuncia dei redditi da 30mila euro l’anno.
Qui però arriva il problema, in quanto tutto questo passa attraverso un “accertamento” di carattere fiscale, al quale il contribuente preso di mira può opporre ricorso in vari gradi di giudizio; insomma, prima che scucia un centesimo ne deve passare di tempo.
Questo perché l’accertamento viene fatto in forma induttiva, cioè attraverso dei parametri in parte forniti dal contribuente e in parte dagli Enti pubblici e solo incrociando queste cifre si arriva a determinare l’eventuale evasione, alla quale poi segue l’accertamento, i ricorsi nelle varie sedi tributarie e via di questo passo.
Io invece, sempre con le mie idee bislacche, avevo messo in piedi e pubblicato su questo blog alcuni anni addietro, un sistema molto più semplice ma efficace e, soprattutto veloce, basato sulla proprietà o il possesso di natanti di lusso.
Dunque, torniamo alla conformazione geografica del nostro Paese; siamo una penisola e quindi girandogli attorno incontriamo una notevole quantità di porti, più o meno grandi, più o meno frequentati da natanti da diporto. Ebbene, gli agenti della Guardia di Finanza dovrebbero compiere delle ispezioni sistematiche a questi luoghi e salire su “TUTTE” le barche attraccate; al signore o signora che riceve i militi, dovrebbe essere chiesto l’atto di proprietà, oppure altro documento attestante il possesso (contratto di noleggio o altro); da questo primo approccio si dovrebbe venire a conoscere se il signor Rossi è il proprietario della barca (valore stimato XXX) o ne è il legittimo possessore (valore del contratto di noleggio XXX).; in tempo reale i militari potrebbero conoscere – via computer – i dati fiscali del signore in questione e, accertata la eventuale “non congruità” tra cifre pagate e beni utilizzati, passare immediatamente a vie di fatto, cioè “fermare” il presunto evasore e portarlo – sull’auto della G.d.F. a sirene spiegate – verso la più vicina Stazione di Polizia o di Carabinieri, dove viene fatto un verbale di accertamento dei fatti riscontrati in porto; insomma fare prendere un po’ di paura al tizio ed ai suoi amici, poi riportarlo sulla barca con il verbale in tasca e passare a visitare il natante vicino; e via così fino a quando non siano stati “TUTTI” controllati. Lo so che verrebbero fuori frasi del tipo “Stato di Polizia” e similari, ma tanto c’è chi lo dice già adesso, quindi…..!!

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