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mercoledì, luglio 22, 2009

L'ATTUALITA' DEL FUTURISMO 

Nel film “Vincere” di Marco Bellocchio, che ho avuto modo di vedere, in quanto incaricato della “lettura” da parte della rivista per cui scrivo, appare – nel contesto ben più ampio dell’ascesa di Mussolini al potere – la presenza storica e, in parte anche politica del “futurismo” e del suo ideatore Marinetti.
Nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare della cosa con un mio caro amico e insieme abbiamo convenuto che il movimento non è solo da valutare sotto il profilo pittorico, ma anche e, forse soprattutto, sotto l’aspetto antropologico.
Infatti Marinetti, con l’esasperazione della velocità, intesa come un valore assoluto, non faceva altro che anticipare la globalizzazione, quel “fenomeno” che stiamo vivendo attualmente e che consiste nell’omologare l’intero pianeta ad un unico modello economico, attraverso la rapidità impressa agli scambi commerciali.
Un’altra peculiarità del “futurismo” è l’accorgersi che l’uomo è soltanto quello che appare e non quello che vale; Marinetti fu il primo a dare priorità assoluta al modo con cui si riesce a mostrarsi, rispetto alle qualità intrinseche proprie del singolo individuo.
Ed anche questa, se permettete, non è stata altro che una anticipazione di quello che accade oggi, cioè il desiderio smodato di apparire e diventare famoso/a attraverso la sola “conoscenza” del pubblico; e ciò non solo nello spettacolo ma anche in politica.
Mi è capitato, la scorsa settimana, di vedere alcuni servizi sulla festa organizzata a New York in occasione del compleanno di Mandela; ebbene, nel momento in cui la Carla Bruni ha intonato la propria canzone, le telecamere delle varie televisioni presenti all’evento, si sono spostate in sala dove un soddisfatto coniuge sorrideva compiaciuto: questi era quel Sarkozy che riveste la carica di Presidente dei francesi e che ci saremmo aspettati di vederle in ben altra sede e circostanza, .
E badate bene che Sarkozy non commette nessun errore! Anche il più illustre uomo di stato “deve rendersi visibile” il più spesso possibile, al fine di poter aumentare la sua popolarità alla stessa stregua di quello che fa un cantante o un attore di cinema.
Ma questa “moda” quando ha avuto inizio? Non certo nell’immediato dopoguerra, perché solo al pensare ad un De Gasperi o ad un Togliatti che applaude la moglie in una arena ricolma da diecine di migliaia di spettatori, mi fa venire l’orticaria. Cosicché possiamo datare questo nuovo atteggiamento dei politici con l’entrata in politica di Berlusconi – anni ’90 – ma soprattutto dall’esplosione del mezzo televisivo, diventato unico elemento “di verità” per tutta la gente. E in questo contesto è ben difficile battere il nostro Presidente del Consiglio sul campo della comunicazione mediatica!!
Così stando le cose, il politico si è “costretto” ad apparire il più spesso possibile e, ben si sa, la quantità va a scapito della qualità, ed infatti gli interventi quotidiani dei nostri politici non brillano certo per autorevolezza.
Un altro elemento che ha giocato a favore dell’”apparire” è la sostanziale cancellazione di tutte le ideologie, considerate “inutili” e “superate”; vorrei sapere se qualcuno di voi può rilevare differenze ideologiche tra i due blocchi attualmente in campo?! E invece, ritengo che per avere una battaglia politica basata sulle idee e non sulle battute, sia indispensabile ritornare alla vecchia, cara e insuperabile ideologia, quella cosa che non può essere contrabbandata in mezzo alle veline ma ha una sua valenza assoluta e i due contendenti sono costretti a mostrare ognuno la propria; e tra queste la gente scelga quella che le sembra la migliore e poi si fanno i conti. Chiaro il concetto??!!

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