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sabato, giugno 13, 2009

L'ACCATTONAGGIO 

Forse è soltanto una mia impressione, ma mi sembra che da qualche tempo a questa parte, siano aumentati gli accattoni che si avvicinano alle auto e con il tipico bicchierino di carta, chiedono l’elemosina; abbiamo quindi una modifica nel modo di presentarsi di questi signori che, una volta si offrivano di lavare i vetri, ovviamente a pagamento, mentre adesso la richiesta è diretta all’elemosina.
Ovviamente questi personaggi, vanno ad assommarsi a quelli che incontriamo sui marciapiedi durante le nostre passeggiate in città; questa gente, che ha anche delle cianfrusaglie da vendere, non le offre nemmeno, ma si limita a chiedere un’elemosina, sul tipo di “regalami un caffé” o altre similari richieste.
In entrambe le tipologie di accattonaggio sono impegnati extra comunitari, alcuni di colore – quindi di provenienza nord o centro africana – ed altri di chiara origine dell’Europa orientale.
La maggior parte dei nostri concittadini mostra insofferenza, specialmente per la gran massa di “richiedenti” e solo pochi si fermano con qualcuno di loro e cerca un dialogo, sia pure di breve durata; a questo proposito ieri mi è capitato un fatto che desidero raccontarvi: direttamente alla porta d’ingresso del mio appartamento, ho trovato un giovane negro, alto, dinoccolato, insomma un bel tipo, che con un bel sorriso mi ha mostrato un foglio di carta in cui c’era scritto “aiutami a studiare in Italia giornalismo”; mi ha guardato speranzoso e – fidando nella bella faccia aperta – ho estratto il portafoglio e gli ho dato cinque euro, il corrispettivo di una pizza in un locale di infimo ordine; mi ha ringraziato calorosamente e si è diretto verso il mio coinquilino della porta accanto: non conosco l’esito della successiva richiesta.
Molti a cui ho raccontato l’episodio mi hanno tacciato di “incosciente” in quanto non dovevo dare niente al ragazzo e, soprattutto, non dovevo mostrare il portafoglio e neppure accettare che si trovasse all’interno del palazzo; per quest’ultima osservazione non so cosa avrei dovuto fare, forse prenderlo per un braccio ed accompagnarlo sulla strada? Ma perché; non aveva commesso nessuna malefatta!
Ed allora mi è venuto in mente quello che un giovane, simile a quello di cui sopra, ebbe a rispondere a mia moglie quando lei gli disse la tipica “non ho bisogno di niente”: lui rispose con una frase agghiacciante: “lo so bene che tu non hai bisogno di NIENTE, sono io che invece ho bisogno di TUTTO”.
E nel rivangare il passato – peraltro abbastanza recente – mi è tornato in mente un discorsetto che forse ho fatto altre volte: quando ci sentiamo “infastiditi” dalla petulanza di questi disperati, proviamo per un attimo a metterci nei loro panni e vedrete che, se siamo onesti con noi stessi, cambieremo idea.
Dunque questa gente è impegnata nel mestiere peggiore del mondo, quello di cercare di sbarcare il lunario o come si dice “legare il pranzo con la cena”; per cercare di sopravvivere si adatta a fare qualsiasi cosa (qualcuno anche a delinquere) e, quel che è peggio, riceve continue contumelie dai nostri concittadini che li trattano come se fossero venuti a “rubare” il nostro cibo, mentre questi signori e signore, sono qui per cercare di riprendersi una piccolissima parte di quello che noi gli abbiamo rubato a casa loro; e quando li guardiamo quasi con schifo perché non sono agghindati come noi, dovremmo pensare per un attimo al tipo di esistenza che stanno conducendo e porci questa domanda: “e se domani dovesse toccare a noi?”, cioè se si invertissero i ruoli e noi diventassimo extra comunitari mentre loro diventano nazione ospitante?

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