venerdì, giugno 12, 2009
A PROPOSITO DELLE INTERCETTAZIONI
“In questo modo credo che si depotenzi molto uno strumento di indagine e si leda la libertà di stampa di questo Paese”; l’autore della frase è Ferruccio De Bortoli, per la seconda volta Direttore del Corriere della Sera; come si sarà capito benissimo, l’affermazione del prestigioso giornalista si riferisce alla normativa, in corso di approvazione, circa le intercettazioni telefoniche e la sua pubblicazione sui mezzi d’informazione..
Non mi permetto di entrare in polemica con il Direttore del più prestigioso giornale italiano, ma vorrei solo raccontare a lui – che non leggerà certamente questo mio post – ed a voi tutti, quanto già ebbi modo di dire in occasione del noto scandalo denominato “calciopoli” che vedeva indagati Luciano Moggi ed il figlio Alessandro.
Ebbene, la cosa che mi colpì maggiormente, a livello di “scandalo vero e proprio”, fu la pubblicazione, su tutti i giornali italiani – ed anche sul Corriere della Sera –delle frasi scambiate dai dal signor Alessandro Moggi con un amico, nelle quali il primo riferiva di una sua disavventura nella quale era incappato: aveva invitato a Londra la nota giornalista sportiva televisiva Ilaria D’Amico (gran bella figliola) – che aveva accettato - con l’intento di passarci una focosa notte d’amore e, a questo scopo aveva noleggiato addirittura un aereo privato per fare bella figura; sfortuna volle che la bella Ilaria non si fece conquistare e il giovane Alessandro tornò a casa con le pive nel sacco e alleggerito fortemente nel portafoglio; ecco questa, raccontata in soldoni, era l’oggetto della conversazione pubblicata su tutti i giornali – anche sul suo, egregio signor De Bortoli – ed io ancora non capisco cosa c’entri questa gita a Londra con lo scandalo delle partite truccate.
E poi, se permettete, vorrei sapere chi rifonde la signora D’Amico dalla figuretta che è stata descritta dal giornale e dalle conseguenze che questa pubblicazione potrebbe avere avuto nei riguardi dei rapporti personali della bella signorina con altre persone.
Ho citato la dichiarazione di De Bortoli in quanto proviene da figura autorevole e molto ascoltata nel nostro Paese (mi pare che fosse in lizza per la Direzione del TG1), ma ne potrei riportare tante altre di provenienza dell’A.N.M., (leggasi: magistrati) e della F.N.S.I. (Federazione della Stampa).
Mi si dirà che quello è stato un banale incidente di percorso, commesso dal combinato disposto del magistrato che ha “dato” le registrazioni e del giornalista che le ha pubblicate, ma – a mio modo di vedere – indica che il sistema è folle, in quanto è nelle mani di due categorie che fanno solo i propri interessi.
E poiché sono anche abituato a ricercare le motivazioni negli accadimenti, mi viene il sospetto – del quale mi confesserò al più presto – che i magistrati siano arrabbiati perché da questa sorta di “commercio” con la carta stampata lucravano soldi (?) e favori, mentre i giornalisti ottenevano notizie pruriginose senza il minimo sforzo e potevano contrabbandare il tutto come “libertà di stampa”.
Quando si arriva a pubblicare qualsiasi conversazione, purché “a effetto”, significa che, l’autorità giudiziaria se ne frega della gente e la stampa, da parte sua, tira a fare il massimo profitto su queste notizie da Bar.
E quindi, qualsiasi nuova norma è migliore di quella che c’è adesso e siccome io sono per il principio che “è meglio un colpevole libero che un innocente in galera” spero proprio che non si verifichi più un caso Moggi/D’Amico e per quanto riguarda i mafiosi, ci sono sempre i pentiti a dar man forte ai P.M.
Non mi permetto di entrare in polemica con il Direttore del più prestigioso giornale italiano, ma vorrei solo raccontare a lui – che non leggerà certamente questo mio post – ed a voi tutti, quanto già ebbi modo di dire in occasione del noto scandalo denominato “calciopoli” che vedeva indagati Luciano Moggi ed il figlio Alessandro.
Ebbene, la cosa che mi colpì maggiormente, a livello di “scandalo vero e proprio”, fu la pubblicazione, su tutti i giornali italiani – ed anche sul Corriere della Sera –delle frasi scambiate dai dal signor Alessandro Moggi con un amico, nelle quali il primo riferiva di una sua disavventura nella quale era incappato: aveva invitato a Londra la nota giornalista sportiva televisiva Ilaria D’Amico (gran bella figliola) – che aveva accettato - con l’intento di passarci una focosa notte d’amore e, a questo scopo aveva noleggiato addirittura un aereo privato per fare bella figura; sfortuna volle che la bella Ilaria non si fece conquistare e il giovane Alessandro tornò a casa con le pive nel sacco e alleggerito fortemente nel portafoglio; ecco questa, raccontata in soldoni, era l’oggetto della conversazione pubblicata su tutti i giornali – anche sul suo, egregio signor De Bortoli – ed io ancora non capisco cosa c’entri questa gita a Londra con lo scandalo delle partite truccate.
E poi, se permettete, vorrei sapere chi rifonde la signora D’Amico dalla figuretta che è stata descritta dal giornale e dalle conseguenze che questa pubblicazione potrebbe avere avuto nei riguardi dei rapporti personali della bella signorina con altre persone.
Ho citato la dichiarazione di De Bortoli in quanto proviene da figura autorevole e molto ascoltata nel nostro Paese (mi pare che fosse in lizza per la Direzione del TG1), ma ne potrei riportare tante altre di provenienza dell’A.N.M., (leggasi: magistrati) e della F.N.S.I. (Federazione della Stampa).
Mi si dirà che quello è stato un banale incidente di percorso, commesso dal combinato disposto del magistrato che ha “dato” le registrazioni e del giornalista che le ha pubblicate, ma – a mio modo di vedere – indica che il sistema è folle, in quanto è nelle mani di due categorie che fanno solo i propri interessi.
E poiché sono anche abituato a ricercare le motivazioni negli accadimenti, mi viene il sospetto – del quale mi confesserò al più presto – che i magistrati siano arrabbiati perché da questa sorta di “commercio” con la carta stampata lucravano soldi (?) e favori, mentre i giornalisti ottenevano notizie pruriginose senza il minimo sforzo e potevano contrabbandare il tutto come “libertà di stampa”.
Quando si arriva a pubblicare qualsiasi conversazione, purché “a effetto”, significa che, l’autorità giudiziaria se ne frega della gente e la stampa, da parte sua, tira a fare il massimo profitto su queste notizie da Bar.
E quindi, qualsiasi nuova norma è migliore di quella che c’è adesso e siccome io sono per il principio che “è meglio un colpevole libero che un innocente in galera” spero proprio che non si verifichi più un caso Moggi/D’Amico e per quanto riguarda i mafiosi, ci sono sempre i pentiti a dar man forte ai P.M.