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domenica, giugno 07, 2009

LO TSUNAMI DELLE MULTE 

Ricorderete – almeno i più fedeli tra i mie lettori - che tempo addietro ebbi modo di fare alcune congetture sul meccanismo usato dai Comuni per mettere in bilancio le multe agli automobilisti; in quella sede mi chiesi come si potesse “prevedere” quanto i cittadini sarebbero stati indisciplinati e quindi come fanno gli Enti locali a indicare nel Bilancio di previsione, un aumento del X% (il dato dipende dalla voracità degli amministratori). Adesso abbiamo le idee un po’ più chiare e questo grazie alle indagini delle Forze dell’Ordine sui semafori taroccati (i T-Red) e gli autovelox clonati; in sostanza, alcuni Comuni italiani (direi molti), si mettevano d’accordo con le aziende fornitrici delle strutture tecnologiche e queste provvedevano ad “aggiornare” l’apparecchio con un presunto aumento di infrazioni desiderato.
Da notare che per legge, il 30% dei proventi delle multe deve essere investito nella “sicurezza”; ora ci sarebbe da chiedersi chi controlla che questo rapporto venga mantenuto vivo o che, invece, tali proventi vadano a finire nel calderone solito, dove ci stanno le varie consulenze a favore di amici degli amici, le gite all’estero dell’intera compagine comunale con mogli e eventualmente amanti – per chi ne è provvisto – oppure, e questa è l’ultima chicca, la partecipazione ad eventi culturali in zone amene tipo Cannes o altre città della Costa Azzurra.
Ma torniamo ai taroccamenti: come è noto, il Codice della Strada non prevede un tempo minimo di accensione del giallo; se questo tempo fosse indicato – diciamo a mo’ di esempio – dai 6 agli 8 secondi e se il giallo, dalla luce fissa passasse a quella lampeggiante negli ultimi secondi utili per impegnare l’incrocio, ne guadagnerebbe davvero la sicurezza, ma così non è e quindi ogni struttura si comporta come gli pare.
Ma chi è questa struttura? Anzitutto diciamo subito che stanno nascendo come funghi delle aziende private che girano l’Italia offrendo ai Comuni la classica gallina dalle uova d’oro, cioè il “tutto incluso”, ovverosia la gestione completa dell’intera vita della contravvenzione; questo dal rilevamento dell’infrazione alla riscossione della multa: ovviamente più se ne fa e più si guadagna, sia il Comune ma anche l’azienda che gestisce l’aspetto tecnologico e contabile dell’intera vicenda.
È naturale che in un business del genere non potessero mancare i lestofanti – non dico che siano la maggioranza, ma insomma… - ed infatti le indagini della Magistratura si susseguono a mitraglia; pensate che l’ultima inchiesta ha riguardato un’Azienda che ha come capofila una struttura “off-shore”, cioè situata fuori dei nostri confini e più precisamente in uno dei tanti “paradisi fiscali, ed un sistema di scatole cinesi che, secondo gli inquirenti, si avvale di centinaia di società; questa azienda lavora con 1500 Comuni italiani e nessuno di loro si è sentito in dovere di andare a verificare le credenziali della società; ora infatti si fa tutto a mezzo dell’autocertificazione e quindi è probabile che in sede di stipula del contratto non sia venuto fuori niente, ma almeno dopo ci potremmo aspettare un minimo di controllo; o no??!!
Un’ultima cosa: è noto a noi tutti che le contravvenzioni che ci arrivano a casa riguardano eventi lontani nel tempo e quindi di difficile rintraccio nella memoria; ma è tutto legale, perché la Polizia Municipale ha ancora oggi, per legge, 150 giorni di tempo per la notifica; tale norma, arcaica più di me, serviva quando le ricerche sulla targa e altro, venivano fatte “a mano”, ma adesso, con il computer, bastano pochi secondi, eppure la norma resta in vigore; siccome tutte le norme sono varate per la “sicurezza stradale”, sono così anche i 150 giorni? Non mi pare, ma non si sa mai!!

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