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giovedì, giugno 11, 2009

APPARENTEMENTE LONTANI 

Sono due argomenti che apparentemente sembrano lontano anni luce l’uno dall’altro e che invece hanno un comune denominatore: la vita e la morte. Vediamoli.
Il primo riguarda le difficoltà che cominciano ad incontrare i nostri militari della Folgore nella loro missione in Afghanistan (è di oggi l’ennesimo attacco dei talebani che ha provocato alcuni feriti tra i nostri connazionali); finora il nostro contingente era stato al di fuori degli attacchi dei ribelli, in quanto i nostri comandi avevano stipulato un tacito accordo con il nemico, alla stessa stregua di quanto praticato in Libano e in Iraq, dopo la strage di Nassirya; l’accordo recitava, grosso modo, così: “noi facciamo solo finta di controllare e voi ci lasciate in pace”.
Tutto è filato liscio fino poco tempo fa, quando i nostri militari hanno ucciso una bambina afgana di 12 anni sparando ad un’auto che, sulla propria corsia, veniva incontro ad una nostra colonna; con questo “incidente”, l’accordo è saltato e noi siamo diventati simili agli altri contingenti, forse anche un po’ più odiati.
Da quel momento in poi si sino ripetuti svariati attacchi – di gravità sempre crescente – sicché possiamo affermare con ragionevole certezza che – nonostante l’enorme superiorità del nostro armamento - prima o poi subiremo anche noi delle perdite, così come è avvenuto per americani, inglesi, canadesi e olandesi.
Il motivo per cui i nostri ragazzi stanno andando incontro alla morte: forse per difendere il sacro suolo della patria? Assolutamente no, ma per “imporre” ad una popolazione che non ne vuol sapere (talebani o no) i nostri valori, le nostre leggi, le nostre istituzioni e la nostra “democrazia”.
Il secondo argomento riguarda un evento lontano mille miglia (anche in senso fisico) dal precedente: ricorderete che poco meno di un mese fa è morta Susanna Agnelli, detta Suni, ed il suo corpo – come da esplicita richiesta – è stato cremato.
Le sue ceneri, almeno fino a qualche giorno addietro, si trovavano “in deposito” da uno dei suoi figli, Lupo Rattazzi, a Monte Argentario, in attesa che si verifichino le condizioni climatiche richieste: mare mosso e, in questo contesto spargere le ceneri.
Nel frattempo, è uscita una dichiarazione “ufficiale” del Vescovo di Pitigliano, Sovana e Orbetello, il quale fa chiarezza su una prassi attualmente ricorrente, quella della cremazione e dell’utilizzo “privatistico” delle ceneri.
Che cosa dice il porporato in proposito? “La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti negli appositi cimiteri. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione. Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri oppure di conservare l’urna in un luogo diverso dal cimitero è comunemente considerata segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie ecclesiastiche”.
Quindi, facciamo un po’ d’ordine in questa lunga dichiarazione: la Chiesa tollera la cremazione dei defunti, a patto che le ceneri vadano nello stesso luogo dove andrebbe il corpo del morto, cioè nel cimitero; se queste ceneri vanno in un luogo diverso oppure se vengono sparse al vento, ecco che la Chiesa interviene con la “privazione delle esequie ecclesiastiche”. Ma Signor Vescovo, la cremazione è successiva alle esequie e non precedente e quindi per mettere in atto la privazione bisognerebbe togliere la funzione già eseguita (come si fa?); a meno che non si risolva tutto con una firma su una sorta di “dichiarazione d’intenti” e poi ognuno fa come gli pare!!

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