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lunedì, giugno 08, 2009

IL DRAGONE FUMANTE 

I meno giovani ricorderanno che i cinesi presenti in Italia nell’immediato dopoguerra - pochi per la verità - si caratterizzavano per due cose: il continuo sputacchiare e il fumo incessante delle sigarette; c’è da notare che la Cina è stato l’ultimo Paese al mondo ad abolire la sputacchiera nei locali pubblici, in quanto tale oggetto veniva ancora usato dai signori con gli occhi a mandorla; adesso sembra che questo “vizio” sia stato debellato e non si trovano più giovani o vecchi cinesi che, tra una tirata e l’altra di sigaretta, sputano per terra.
La seconda caratteristica, invece, è ancora in grande voga e possiamo dire che l’industria del tabacco è tra le più prospere del paese: i consumatori sono in costante aumento, i profitti sono enormi ed anzi, le maggiori Aziende stanno procedendo ad una ristrutturazione per dargli ancora maggiore modernizzazione.
Quando si parla di “un cinese che fuma”, scusate tanto ma a me viene in mente la celebre sequenza del film “Il Cacciatore” di Michael Cimino, dove assistiamo ad una tragica roulette russa tra due americani (uno dei quali è interpretato da un fantastico Robert De Niro) e la gara è diretta da un orientale – per la verità si tratta di un vietnamita, ma fa lo stesso – che fuma incessantemente: ricordate la sequenza?
Dunque, torniamo alla Cina odierna: accanto ai grandi risultati conseguiti dall’industria del tabacco, c’è da rilevare anche un altro record – meno invidiabile – e cioè quello delle morti per fumo che hanno da tempo superato la soglia di un milione l’anno.
Ed è così che al momento il Governo cinese sta adottando una tattica ambivalente, ma chiaramente sbilanciata verso il mantenimento dello status quo: da una parte incoraggia la prevenzione ma con misure che mostrano il desiderio di rimandare il tutto più avanti; è stata comunque proibita la pubblicità e il marketing del tabacco e sono previsti aumenti delle imposte sul tabacco allo scopo di scoraggiarne il consumo: inoltre, a far tempo dal 2011, nei luoghi pubblici, negli uffici e nei mezzi di trasporto dovrebbe essere proibito fumare.
Inoltre, la Cina è invasa da enormi cartelloni pubblicitari che ritraggono la star del cinema Jack Chan che con un micidiale colpo di arte marziale (karatè o qualche altra diavoleria) sgretola un pacchetto di sigarette.
Evidentemente però, le autorità di governo si rendono conto di non poter fare a meno dell’industria del tabacco, visto che la stessa fornisce allo Stato un contributo dell’8% alla formazione delle entrate; ovvio che è difficile rinunciarvi.
C’è anche da rilevare che in Cina si stanno registrando sempre maggiori sensibilità verso i temi della salute, specie tra i più giovani, che hanno vissuto con apprensione le varie epidemie che si sono susseguite, dalla Sars, all’aviaria e adesso vorrebbero che il loro futuro fosse meno “intossicato” ; comunque, si ha coscienza che in Cina i temi cari all’economia hanno sempre la meglio su altri aspetti e in particolare sulle istanze civili e sociali che si stanno muovendo in quello sterminato Paese.
Per concludere, alcuni dati che fotografano il fenomeno: il 60% dei maschi adulti fuma, mentre le donne si stanno affacciando adesso al “vizio” che finora era loro vietato; ogni anno vengono consumate 2mila miliardi di sigarette da 330milioni di consumatori, con una media di oltre 6.000 sigarette al giorno (media giornaliera 16.6); a queste cifre dobbiamo aggiungere i fumatori passivi che assommano a ben 540 milioni, più di 1.6 per ogni fumatore attivo; comunque sia, il totale degli “intossicati” è di 870 milioni, una cifra colossale, proprio come è qualsiasi cosa che sia Made in China.

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