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mercoledì, aprile 22, 2009

ESISTONO ANCORA LEADER POLITICI ? 

Come per il post di ieri, mi avvalgo del fido “Devoto-Oli” al fine di avere la corretta definizione di leader politico; è “colui che impersonifica la figura del capo, della guida, colui insomma che ha la rappresentatività di un partito o di uno schieramento politico”; da notare che l’edizione che ho è del 1971, cioè di quando si prescindeva dall’influenza che i mass-media hanno adesso per questa figura.
Dopo questo preambolo vediamo di ricostruire la figura del leader di allora: se non vado errato, in quei tempi i “capi” dei partiti erano De Gasperi, Togliatti, Nenni, Almirante e pochi altri; vi pongo subito un problema: poiché l’uso del mezzo televisivo era assai ridotto (per i fruitori) e non conteneva quasi mai personaggi politici ma al massimo aveva quelle barbosissime “tribune politiche” che nessuno riusciva a sopportare, quanti di noi (io e chi mi legge) ha mai avuto il piacere di vedere di persona i signori sopra citati? Vi dico subito la mia situazione: De Gasperi non l’ho mai visto, ne di persona e neppure in TV; Togliatti l’ho visto qualche volta in televisione, così come Nenni, ma per entrambi le occasioni si contano sulle dita di una mano; per Almirante, l’unica volta è stato quando è venuto nella mia città per fare un comizio che si teneva, guarda caso, nella piazza antistante il luogo dove lavoravo e così, all’uscita, vidi – da lontano – il signore di cui sopra.
Ed allora se noi “comuni mortali” non li vedevamo quasi mai come hanno fatto a diventare “leader”? Semplice, lo sono diventati prima di tutto all’interno del loro schieramento politico e poi – tramite questo – sono entrati nell’immaginario della gente anche attraverso delle decisioni che sono diventate patrimonio comune attraverso gli organi di stampa.; voglio dire che alcune loro prese di posizione sono diventate emblematiche del personaggio e lo hanno fatto “amare/odiare” dalla gente: volete qualche esempio? Eccoli: il primo riguarda Togliatti e la sua scelta di approvare l’inserimento del concordato Stato-Chiesa nella Costituzione italiana, nonostante la contrarietà del suo partito; l’altro si riferisce a Nenni ed alla sua decisione di uscire con i suoi uomini di marca “socialista” dal PCI, determinando così uno sconquasso nell’intera sinistra; c’è poi De Gasperi e la sua scelta di non approvare una lista elettorale per il Comune di Roma appoggiata dal MSI, cosa che gli fece perdere le elezioni ma gli fece acquistare quello che adesso si chiama “autorevolezza”. Di queste cose, comunque, pochi allora ebbero notizia; adesso se ne parla, ma in forma storica.
I leader di adesso devono diventare tali anzitutto “rompendo il video”, come si dice in gergo di colui la cui faccia ed il cui modo di fare risulta simpatico ai telespettatori; l’uomo acquisisce così il titolo di leader mediatico e diventa leader “tout court” del suo partito e, se del caso, dello schieramento politico nel quale è inserito.
L’esempio più facile è ovviamente quello di Berlusconi che, dopo avere “conquistato” i suoi, è passato a conquistare gli italiani (almeno quando ha vinto; quando ha perso un po’ meno!!); ma vediamo alcune differenze: il nostro lerader (ma anche quelli degli altri partiti) è tutti i giorni su più televisioni, ed ha decine di giornalisti che lo interrogano continuamente, per cui – alcuni scamotti realizzati – vengono per forza a galla: aveva promesso in campagna elettorale di abolire le Province, ma l’opposizione della Lega lo ha costretto a fare marcia indietro. Ha dato delle spiegazioni? Non mi risulta!!
Questo ci mostra un leader mediatico che non è in grado di compiere scelte del calibro di quelli che lo hanno preceduto, ma che si limita a conquistare tutti quelli che sono disposti a “farsi conquistare”. Sono nostalgico se affermo che era meglio prima?

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