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giovedì, aprile 23, 2009

LA MAGISTRATURA E IL TERREMOTO 

A fronte della vicenda del terremoto in Abruzzo si ha notizia di interventi della magistratura: da un lato per valutare eventuali scorrettezze nella costruzione degli immobili caduti a seguito del sisma e dall’altro sugli appalti per la ricostruzione.
È da premettere che questa forma di intervento è sempre bene accetta, se non si fosse in una fase emergenziale dove occorre fare il più presto possibile per mettere al riparo gli sfollati abruzzesi. Scendiamo adesso nei particolari: le indagini su eventuali responsabilità di costruttori truffaldini che hanno eseguito lavori utilizzando materiale scadente sono quanto meno “atto dovuto”; ci sarebbe magari da aggiungere la domanda di dove erano i magistrati quando questi edifici – in particolare quelli “pubblici” – vennero costruiti; forse non c’erano gli estremi e le eventuali richieste , fatto sta che nessuno è intervenuto in via preventiva su quello che si andava costruendo.
Naturalmente i sequestri di strutture sottoposti ad indagine dovranno essere i più brevi possibili, stante la necessità di procedere con la massima celerità alla ricostruzione.
Una breve notazione: qualcuno dei miei lettori ha contezza di analoghi interventi in precedenti eventi sismici (Friuli, Irpinia, Umbria)? Io non ne ho, ma forse è colpa della mia distrazione.
I giudici impegnati nelle indagini vanno comunque avanti tranquillamente e assicurano che la ricostruzione e l’inchiesta viaggeranno parallelamente e non si intralceranno.
Il secondo aspetto della vicenda è il controllo del pool antimafia sugli appalti del dopo terremoto; su questa vicenda si ebbe subito la percezione che la magistratura aveva voglio di metterci lo zampino, stante le dichiarazioni della prima ora, in cui si affermava a chiare lettere che “ambienti mafiosi avrebbero partecipato alla fase della ricostruzione, laddove c’era una montagna di soldi in circolazione”.
Ed infatti è stato approntato un pool composto da quattro magistrati della Direzione Antimafia che avrà l’incarico di vigilare sulle aziende che parteciperanno alla ricostruzione per individuare eventali infiltrazioni di ambienti contigui alla mafia.
Anche questo intervento – benedetto, come quello sulle responsabilità – rappresenta una novità assoluta sul palcoscenico dei terremoti; non ho memoria di partecipazione di magistrati alle fasi della ricostruzione in Irpinia (zona a maggiore densità mafiosa dell’Abruzzo) e neppure in Umbria; ed allora mi chiedo e vi chiedo il motivo per cui c’è questo improvviso attivismo dell’antimafia capitanata dal Procuratore Grasso: l’unica spiegazione che mi viene in mente è la ribalta mediatica che fa gola a tutti!
All’interno della vicenda aquilana, spicca la situazione dell’Ospedale Civile, caduto come un castello di carte, nonostante che nel maggio 1980 – quindi meno di 30 anni fa – fosse stato rilasciato il certificato di collaudo da parte di tecnici che avevano ben chiaro la situazione, sia per quanto riguarda le caratteristiche del terreno, la sismicità della zona e il modo in cui era stato costruito l’immobile.
Forse sarebbe il caso anche di rintracciare coloro che hanno firmato questo documento e chiedere loro le spiegazioni del caso, anche se – è bene dirlo – lo stabile è stato progettato nel 1968 e realizzato quindi con la tecnologia conosciuta all’epoca, che peraltro – in tanti altri casi – ha retto benissimo.
Insomma auguriamoci tutti che si arrivi in tempi ragionevolmente rapidi a conoscere l’esatta situazione (si è parlato di quattro mesi per le prime perizie dei giudici) e che gli eventuali responsabili della sabbia al posto del cemento siano puniti con severità e con la famosa “certezza della pena”.

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