lunedì, aprile 20, 2009
LASCIATE STARE I BARBONI
Sono venuto a conoscenza che in diverse città italiane si stanno approntando – a cura degli assessorati alle politiche sociali dei Comuni – alcune “task-force” per prestare soccorso ai barboni (o clochard, per usare un termine più bello); si prevede addirittura un T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio), che si usa di norma per i malati di mente, per i barboni che non vogliono essere ricoverati nei Centri di Accoglienza..
Non ho capito bene il motivo che sta sotto a queste decisioni, ma – poiché escluderei la volontà da parte delle amministrazioni pubbliche di “fare del bene” a qualcuno – mi sorge il sospetto che la motivazione è presto trovata: togliere dalla strada e spedire in manicomio questi individui che vivono una vita “diversa” da quella di tutti noi; se vogliamo dirla tutta è la filosofia che adottava Hitler e poco dopo Stalin, ma lasciamo perdere le polemiche e andiamo avanti.
Mi è venuto in mente di parlare di barboni in quanto ho avuto il piacere di conoscerne uno e, nella sua “particolarità”, mi ha completamente affascinato; dunque vi voglio narrare alcune mie impressioni e ricordi di questo signore, del quale non conosco il nome, ma che una volta mi ha chiesto se conoscevo San Pietro; gli ho risposto pregandolo di farmi capire il motivo per cui gli interessava San Pietro e lui mi ha controbattuto che il santo gli aveva assicurato il suo interessamento per fargli avere una nave che lo avrebbe condotto in America; lui capiva benissimo che San Pietro aveva mille cose da fare e quindi si poteva essere dimenticato della promessa fatta ed era per questo che cercava qualcuno che lo potesse mettere in contatto con lui.
Oltre a questa “fissazione”, il nostro clochard non chiedeva niente, al massimo se proprio gli offrivi qualcosa, sceglieva un po’ di pane (purché raffermo, perché bagnandolo prendeva più sostanza) e qualche cartone, utile per passare la notte all’addiaccio, cosa che il nostro barbone faceva sistematicamente, d’estate e d’inverno: l’ho sentito rifiutare il ricovero presso alcune suore disposte ad ospitarlo per la notte; lui ringraziava e se ne tornava per strada, sempre alla ricerca di San Pietro. Non faceva male a nessuno, non chiedeva niente a nessuno, l’unica cosa che lo caratterizzava era quella di essere “diverso” da noi.
Noi mangiamo e beviamo per poi andare di corpo (guai se si interrompe il ciclo); poi lavoriamo e produciamo soldi che utilizziamo per acquistare cose in gran parte superflue (anche qui, sono guai se si interrompe il ciclo): evidentemente qualcuno tra noi, ogni tanto, si ritrova a pensare al tipo di vita che sta conducendo e, nel fare questo, manda in corto circuito il proprio cervello; e quindi esclude dalla propria mente il continuare a fare quella vita e va a cercarne una diversa, magari in America, con la nave promessa da San Pietro, come accade al mio barbone.
Per concludere voglio raccontarvi di un altro barbone, questo di stanza a Torino, che ebbe il coraggio di tuffarsi nel Po e salvare una persona che vi stava annegando; arrivarono le TV, i giornali e fioccarono le interviste: a tutti rispose gentilmente ma con estrema riservatezza; rifiutò di diventare un personaggio televisivo come desideravano gli altri mettendolo nella gabbia del “Grande Fratello”; rifiutò anche dei soldi ed un lavoro che gli veniva offerto; tornò a fare quello che faceva prima, chiedendo sommessamente di essere lasciato in pace, chiedendo di lasciarlo essere soltanto “un barbone”, una persona “diversa” ma non per questo inferiore o superiore a tutti noi.
Insomma, non mi risultano azioni violente di “barboni” ai danni di “normali”, mentre mi risultano parecchie violenze di “normali” ai danni di “barboni”; che vorrà dire??
Non ho capito bene il motivo che sta sotto a queste decisioni, ma – poiché escluderei la volontà da parte delle amministrazioni pubbliche di “fare del bene” a qualcuno – mi sorge il sospetto che la motivazione è presto trovata: togliere dalla strada e spedire in manicomio questi individui che vivono una vita “diversa” da quella di tutti noi; se vogliamo dirla tutta è la filosofia che adottava Hitler e poco dopo Stalin, ma lasciamo perdere le polemiche e andiamo avanti.
Mi è venuto in mente di parlare di barboni in quanto ho avuto il piacere di conoscerne uno e, nella sua “particolarità”, mi ha completamente affascinato; dunque vi voglio narrare alcune mie impressioni e ricordi di questo signore, del quale non conosco il nome, ma che una volta mi ha chiesto se conoscevo San Pietro; gli ho risposto pregandolo di farmi capire il motivo per cui gli interessava San Pietro e lui mi ha controbattuto che il santo gli aveva assicurato il suo interessamento per fargli avere una nave che lo avrebbe condotto in America; lui capiva benissimo che San Pietro aveva mille cose da fare e quindi si poteva essere dimenticato della promessa fatta ed era per questo che cercava qualcuno che lo potesse mettere in contatto con lui.
Oltre a questa “fissazione”, il nostro clochard non chiedeva niente, al massimo se proprio gli offrivi qualcosa, sceglieva un po’ di pane (purché raffermo, perché bagnandolo prendeva più sostanza) e qualche cartone, utile per passare la notte all’addiaccio, cosa che il nostro barbone faceva sistematicamente, d’estate e d’inverno: l’ho sentito rifiutare il ricovero presso alcune suore disposte ad ospitarlo per la notte; lui ringraziava e se ne tornava per strada, sempre alla ricerca di San Pietro. Non faceva male a nessuno, non chiedeva niente a nessuno, l’unica cosa che lo caratterizzava era quella di essere “diverso” da noi.
Noi mangiamo e beviamo per poi andare di corpo (guai se si interrompe il ciclo); poi lavoriamo e produciamo soldi che utilizziamo per acquistare cose in gran parte superflue (anche qui, sono guai se si interrompe il ciclo): evidentemente qualcuno tra noi, ogni tanto, si ritrova a pensare al tipo di vita che sta conducendo e, nel fare questo, manda in corto circuito il proprio cervello; e quindi esclude dalla propria mente il continuare a fare quella vita e va a cercarne una diversa, magari in America, con la nave promessa da San Pietro, come accade al mio barbone.
Per concludere voglio raccontarvi di un altro barbone, questo di stanza a Torino, che ebbe il coraggio di tuffarsi nel Po e salvare una persona che vi stava annegando; arrivarono le TV, i giornali e fioccarono le interviste: a tutti rispose gentilmente ma con estrema riservatezza; rifiutò di diventare un personaggio televisivo come desideravano gli altri mettendolo nella gabbia del “Grande Fratello”; rifiutò anche dei soldi ed un lavoro che gli veniva offerto; tornò a fare quello che faceva prima, chiedendo sommessamente di essere lasciato in pace, chiedendo di lasciarlo essere soltanto “un barbone”, una persona “diversa” ma non per questo inferiore o superiore a tutti noi.
Insomma, non mi risultano azioni violente di “barboni” ai danni di “normali”, mentre mi risultano parecchie violenze di “normali” ai danni di “barboni”; che vorrà dire??