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venerdì, aprile 17, 2009

NOTIZIE NON BELLE SULLE ELEZIONI EUROPEE 

Le notizie di fonte europea parlano di una astensione record del 66% alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo; sembra che la punta della massima astensione si abbia in Polonia, dove solo il 17% andrà a votare, ma anche in Austria, Gran Bretagna e Spagna saranno pochi a presentarsi ai seggi elettorali.
I più assidui dovrebbero essere i belgi con il 70% di adesioni, seguiti dal Lussemburgo con il 62% e da Malta e Danimarca con il 56%.
Per l’Italia il dato è ancora più impressionante specialmente se raffrontato con la precedente tornata: è prevista una percentuale di votanti di circa il 30% (con un 70% quindi che resta a casa) e questi numeri diventano significativi se raffrontati con quelli delle precedenti elezioni (2004), dove – a fronte di una astensione nell’UE del 54% - da noi andò a votare più del 70%, in quanto l’astensione di fermò al 28,3%: in pratica, se i dati venissero confermati, si avrebbe un’inversione netta della situazione.
Aspettiamo comunque a fasciarci la testa, in quanto il sondaggio ad opera della struttura europea – l’Eurobarometro – risale al febbraio scorso, data ancora lontana dalle elezioni; in aggiunta, dobbiamo citare il fatto che in Italia questa tornata elettorale è abbinata a quelle per centinaia di Comuni e per molte Province, il che dovrebbe incidere abbastanza sulla percentuale dei votanti.
Emerge comunque un dato di sostanziale sfiducia nelle istituzioni europee che si vanno ad eleggere in quanto di anno in anno gli elettori diminuiscono costantemente; tale fenomeno, restringendo la base democratica, allontana i cittadini dalla partecipazione alle scelte: questa frase non è mia, ma è presa da altro autore; per quanto mi riguarda, ribadisco quanto detto svariate volte: il cittadino non conta mai niente, sia che voti e sia che non voti; in particolare per l’Europa, tutte le scelte sono già fatte e la gente – cioè l’utente finale – deve solo subirle.
Eppure le materie che gestisce l’U.E. sono tante: si pensi che viene calcolato nell’80% la ricaduta nella legislazione nazionale delle norme decise a Bruxelles, dalla Commissione (il Governo) e dal Parlamento; da notare che è quest’ultimo a scegliere al suo interno – attraverso manovre e scamotti tipici delle politiche nazionali – il governo dell’Europa ed anzi, è bene ricordare che questa “governance” non è stata in grado di organizzare un vertice per affrontare il problema della disoccupazione.
Della disaffezione alle urne ne sa qualcosa l’America che ha dei votanti molto pigri e che solo particolari situazioni o candidati di “appeal” possono smuovere; infatti l’iscrizione nelle liste elettorali non è automatica come da noi ma dipende da quanto i due maggiori partiti riescono a mobilitare gli elettori “pigri” e portarli a votare.
Si pensi che la percentuale di votanti ha superato il 60% sono in due casi – nel 2004 e nel 2008 – e in quest’ultima tornata l’effetto Obama è stato fortemente trainante; per il resto la mobilitazione degli apparati politici si muove attraverso una propaganda porta a porta ed anche attraverso telefonate che coinvolgono milioni di volontari.
Comunque da ora al giugno – mese nel quale si vota – saranno molti i litigi e le scaramucce che faranno salire la pressione sull’evento e quindi determineranno una sempre maggiore presenza di votanti; e poi, se i votanti sono pochi o molti, la situazione del rapporto con l’Europa è sempre la stessa, la frattura tra la gente e l’istituzione resta, proprio perché non se ne comprende l’utilità e non si avverte nessuna coesione tra gli Stati: la situazione della crisi ancora in atto ha mostrato che ogni Nazione ha una “sua” posizione che a volte contrasta con quella del vicino.

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