venerdì, gennaio 30, 2009
LE PRIME MOSSE DI OBAMA
Il nuovo Presidente USA ha per ora parlato – e non poteva essere diversamente – e basta, ma queste parole cominciano ad avere delle risposte; fermo al momento la pratica “aiuti alle case automobilistiche” che attende il via libera dal Senato (dopo averlo ottenuto alla Camera), si sta muovendo su vari scacchieri internazionali.
Dopo l’annuncio della chiusura della prigione di Guantanamo, dove sono ammassati alcune centinaia di detenuti in odor di terrorismo ma che i normali Tribunali statunitensi assolverebbero per mancanza di prove, il nostro Barack si è mosso su due fronti per ricucire i rapporti che negli ultimi tempi si sono più o meno lacerati.
Ha parlato con Medvedev ed ha assicurato che l’intenzione degli USA è quella di dialogare con Mosca e di ricostruire un rapporto sereno tra i due paesi; intanto ha congelato l’istallazione del cosiddetto “scudo stellare” in Polonia, cioè ai confini russi, e di contro il Presidente Russo ha fatto indietreggiare le batterie missilistiche di stanza a Kaliningrad: possiamo dire che siamo sulla buona strada e solo qualche intervento scriteriato di una potenza minore può tornare a interrompere il dialogo.
Si è poi rivolto all’Iran ed ha avuto una bellissima immagine fantasmatica della possibilità di dialogo: “se voi aprirete la vostra mano ora chiusa a pugno, noi saremo lì per stringervela”; la frase ricrea l’immagine di un pugno chiuso (significato: minaccia) che si apre come un fiore a primavera e questa mano aperta viene afferrata e stretta da qualcuno che già è pronto a fare questo (dialogo).
Ma Ahmadinejad ha replicato in maniera che al momento non lascia molto spazio al dialogo: “prima di ogni altra cosa, chieda scusa per i 60 anni di crimini commessi contro il popolo iraniano, quindi ordini il ritiro di tutti i militari impegnati in missioni all’estero e smetta di sostenere i sionisti, fuorilegge e criminali”.
Con questa replica non mi sembra ci siano possibilità di dialogo, anche perché di mezzo c’è ancora la vicenda della costruzione della bomba atomica iraniana che agita le acque. A questo proposito, lungi dall’avere cessato l’arricchimento dell’uranio, l’Iran – secondo quanto riferito dall’International Institut for Strategic Studies – avrebbe “uranio a sufficienza per arrivare alla costruzione della bomba entro il 2009”.
C’è da dire che lo scenario iraniano ha avuto un diverso approccio anche da parte della nuova Ambasciatrice USA all’ONU, che ha dichiarato di volere con il Paese degli Ayatollah “un contatto diretto”, mentre finora le trattative avvenivano sempre tramite stati terzi o addirittura strutture internazionali..
In merito alla crisi dell’economia mondiale, si sta tenendo in questi giorni a Davos (Svizzera) il consueto meeting mondiale dei grandi della Terra, quelli veri non solo i politici; Obama non vi partecipa e al suo posto c’è Bill Clinton (non so in quale veste), ma saranno comunque presenti ben 41 capi di stato, 16 Ministri degli esteri e 17 ministri delle finanze, 20 ministri del commercio e – quelli che contano davvero – 1400 amministratori di grandi società internazionali; il tema è ambizioso e recita: “come salvare il mondo”; magari dovrebbero aggiungere “dai guai che loro stessi hanno combinato in questi ultimi anni” allora sarebbe più veritiero; ma lasciamo perdere!.
Al meeting, è presente anche il premier cinese, Wen Jiabao, che ha invocato per il futuro “un nuovo ordine economico mondiale” nel quale ovviamente la Cina dovrebbe avere una posizione ancora più preminente, forte del fatto di detenere ben il 40% del Debito Pubblico americano; a proposito, forse, Obama farebbe bene a spiegare come intenderebbe pagarlo nel caso che i cinesi lo rivolessero indietro; magari battendo ancora più moneta? Speriamo di no, altrimenti il dollaro cadrebbe sempre più in basso!
Dopo l’annuncio della chiusura della prigione di Guantanamo, dove sono ammassati alcune centinaia di detenuti in odor di terrorismo ma che i normali Tribunali statunitensi assolverebbero per mancanza di prove, il nostro Barack si è mosso su due fronti per ricucire i rapporti che negli ultimi tempi si sono più o meno lacerati.
Ha parlato con Medvedev ed ha assicurato che l’intenzione degli USA è quella di dialogare con Mosca e di ricostruire un rapporto sereno tra i due paesi; intanto ha congelato l’istallazione del cosiddetto “scudo stellare” in Polonia, cioè ai confini russi, e di contro il Presidente Russo ha fatto indietreggiare le batterie missilistiche di stanza a Kaliningrad: possiamo dire che siamo sulla buona strada e solo qualche intervento scriteriato di una potenza minore può tornare a interrompere il dialogo.
Si è poi rivolto all’Iran ed ha avuto una bellissima immagine fantasmatica della possibilità di dialogo: “se voi aprirete la vostra mano ora chiusa a pugno, noi saremo lì per stringervela”; la frase ricrea l’immagine di un pugno chiuso (significato: minaccia) che si apre come un fiore a primavera e questa mano aperta viene afferrata e stretta da qualcuno che già è pronto a fare questo (dialogo).
Ma Ahmadinejad ha replicato in maniera che al momento non lascia molto spazio al dialogo: “prima di ogni altra cosa, chieda scusa per i 60 anni di crimini commessi contro il popolo iraniano, quindi ordini il ritiro di tutti i militari impegnati in missioni all’estero e smetta di sostenere i sionisti, fuorilegge e criminali”.
Con questa replica non mi sembra ci siano possibilità di dialogo, anche perché di mezzo c’è ancora la vicenda della costruzione della bomba atomica iraniana che agita le acque. A questo proposito, lungi dall’avere cessato l’arricchimento dell’uranio, l’Iran – secondo quanto riferito dall’International Institut for Strategic Studies – avrebbe “uranio a sufficienza per arrivare alla costruzione della bomba entro il 2009”.
C’è da dire che lo scenario iraniano ha avuto un diverso approccio anche da parte della nuova Ambasciatrice USA all’ONU, che ha dichiarato di volere con il Paese degli Ayatollah “un contatto diretto”, mentre finora le trattative avvenivano sempre tramite stati terzi o addirittura strutture internazionali..
In merito alla crisi dell’economia mondiale, si sta tenendo in questi giorni a Davos (Svizzera) il consueto meeting mondiale dei grandi della Terra, quelli veri non solo i politici; Obama non vi partecipa e al suo posto c’è Bill Clinton (non so in quale veste), ma saranno comunque presenti ben 41 capi di stato, 16 Ministri degli esteri e 17 ministri delle finanze, 20 ministri del commercio e – quelli che contano davvero – 1400 amministratori di grandi società internazionali; il tema è ambizioso e recita: “come salvare il mondo”; magari dovrebbero aggiungere “dai guai che loro stessi hanno combinato in questi ultimi anni” allora sarebbe più veritiero; ma lasciamo perdere!.
Al meeting, è presente anche il premier cinese, Wen Jiabao, che ha invocato per il futuro “un nuovo ordine economico mondiale” nel quale ovviamente la Cina dovrebbe avere una posizione ancora più preminente, forte del fatto di detenere ben il 40% del Debito Pubblico americano; a proposito, forse, Obama farebbe bene a spiegare come intenderebbe pagarlo nel caso che i cinesi lo rivolessero indietro; magari battendo ancora più moneta? Speriamo di no, altrimenti il dollaro cadrebbe sempre più in basso!