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sabato, gennaio 31, 2009

IL CASO BATTISTI E IL PALLONE 

La vicenda è nota: il terrorista Cesare Battisti, condannato con sentenza passata in giudicato a quattro ergastoli per vari episodi di delinquenza comune – omicidi a scopo di rapina e cose di questo genere – è fuggito a suo tempo dall’Italia ed è riparato in Francia dove, fino a poco tempo fa, si trovava la sede centrale del “Club dei terroristi”, guardato di buon occhio dai vari governi francesi; cambiato un po’ il vento e, sembra, avvertito dai servizi segreti francesi, il Battisti è riparato in Brasile, dove però è stato arrestato dalle locali autorità, alle quali il nostro Governo ha chiesto l’estradizione.
Al momento di estradarlo, le autorità brasiliane hanno concesso al Battisti lo “status” di rifugiato politico; vane le azioni fin qui svolte dal nostro ministero degli esteri e vano, addirittura, un appello “personale” di Napolitano al collega brasiliano Lula.
Di queste situazioni l’Italia ne ha conosciute già un paio abbastanza simili, ma a ruoli invertiti, nelle quali erano altri Paesi a chiederci l’invio di delinquenti che loro consideravano terroristi; le ricordo solo per rinfrescare la memoria di tutti noi: la prima riguardava uno “scazzo” tra noi (governo Craxi) e gli Stati Uniti (governo Reagan) con protagonista Abu Abbas, forse il più famoso e terribile terrorista dell’epoca: ricordiamo tutti la vicenda della mancata consegna ad un commando della Delta Force improvvidamente atterrato a Sigonella ed il successivo rifiuto di estradarlo in America per essere processato per l’uccisione – veramente barbara – del paraplegico Leon Klinghoffer, cittadino americano, durante l’abbordaggio della nostra nave “Lauro”; il terrorista venne imprigionato nelle nostre carceri ma le porte gli si schiusero dopo poco in cambio – si mormorò all’epoca – della “tranquillità” da episodi terroristici.
Ed il secondo episodio lo ricordiamo? Governo: D’Alema, Sottosegretario al Ministero di Giustizia: Raul Mantovani (Rifondazione), il quale decide di dare ospitalità al terrorista, compagno Ocalan, ricercaro dalla Turchia per vari omicidi, con la quale i nostri rapporti rimasero in bilico per un bel po’ di tempo, fino a quando il ricercato non venne consegnato alle autorità turche grazie anche a un intervento pesante della U.E.
E adesso siamo dalla parte opposta: chiediamo cioè a gran voce che ci venga restituito Battisti il quale intanto rilascia interviste di fuoco a giornali locali, nelle quali sbeffeggia il nostro Governo e, quel che è più grave, i parenti delle persone che ha ucciso in Italia.
Intanto si sta preparando una partita di pallone “amichevole” tra la nostra nazionale e quella brasiliana che si terrà il 10 febbraio allo stadio di Wembley; siccome siamo molto bravi a mandare tutto in farsa, ci sono ministri che chiedono addirittura che la partita non si giochi perché il clima tra i nostri paesi non è più “amichevole”. Mavvia!!
In qualunque modo vada a finire la vicenda, cerchiamo di tenere i nervi saldi e di non farci prendere la mano dalle provocazioni; ma cerchiamo anche di far capire a Sarkozy e signora che sappiamo bene come la loro influenza abbia giocato un ruolo importante nella vicenda e quindi evitiamo tanti salamelecchi come quelli di Fazio a Carlà.
Ma detto questo, dobbiamo fare in modo che, dopo averli catturati, non ci scappino, perché poi a riprenderli è sempre più difficile; intanto una buona notizia: la signora Roberta Cappelli, “collega” di Battisti, latitante rimasta in Francia, ha dichiarato che accetterà le decisioni dei governi italiano e francese senza scappare od opporsi all’estradizione: da notare che deve scontare tre ergastoli; la signora ha fatto di più: contrariamente alle buffonate dette da Battisti, “si è assunta tutta la responsabilità di quella storia”: brava!! Ci sono poi quelli che dicono che “bisogna mettere una pietra sopra”; certo che è logico “passare oltre”, ma solo dopo che i parenti delle vittime siano stati pienamente ripagati sia materialmente che, soprattutto, moralmente.

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