martedì, febbraio 07, 2006
ARRIVA UN ALTRO REALITY: LA FATTORIA !
Mentre il mondo impazza attorno alle tragedie più agghiaccianti, noi italiani, ma potrei dire europei, perché il fenomeno è generalizzato in tutto il vecchio continente, ci ritiriamo nella nostra casetta e guardiamo il “Grande Fratello”.
Giovedì scorso, mentre i TG trasmettevano le immagini dell’immane tragedia capitata al largo delle coste egiziane con il traghetto affondato e le quasi 1.000 vittime, in Italia c’era da scegliere chi doveva “uscire” dalla casa tra due concorrenti e l’attenzione di oltre 5 milioni di persone era dedicata a questo; gli stessi 5 milioni sono poi rimasti talmente colpiti dallo strano idioma della cinesina che ne hanno creato una sorta di “tormentone” che addirittura sta diventando oggetto di studi sociologici.
Il cardinale Ersilio Tonini, dall’alto dei suoi oltre ottanta anni, ha definito il reality come “un tranello per l’istupidimento generale” ed ha elencato una serie di incongruenze e di “irrealtà” tutte votate ad un unico scopo: il denaro; la vincitrice o il vincitore – lo possiamo testimoniare per le altre edizioni – sono persone che hanno un’unica dote, cioè quella di essere disinibiti al massimo e di essere alla ricerca smodata della notorietà, cioè del denaro.
Ora mi chiedo e vi chiedo, in base a cosa vengono scelti coloro che debbono uscire e coloro che, invece, continuano la gara? Anzitutto, li sceglie il pubblico – e qui voglio credere che non ci sia alcuno scamotto da parte di chi tiene il banco – sulla scorta di quanto ha visto con una TV a pagamento (in questa edizione il digitale terrestre di Mediaste) che segue le attività dei reclusi nelle 24 ore.
Ma quale potrà mai essere il parametro di giudizio? Evidentemente non una qualche loro dote particolare (il canto, il ballo, la dizione perfetta, ecc) che – fatto salvo il gusto particolare – permette di stilare una specie di classifica; e invece no, nessuna classifica e nessuna dote; allora diciamo che entra in ballo la “simpatia” del giovane o della giovane.
Se così è – e credo che non ci scostiamo tanto dal vero – nessuno si è reso conto che siamo in presenza di una “immagine” di questi reclusi, di una immagine che è, a sua volta, biforcuta perché risente della interpretazione che tutti loro ci mettono quando si “ricordano” di essere ripresi e della “manipolazione” che la regia della trasmissione compie sulla massa di materiale girato.
Eppure queste persone – che ripeto non sanno fare niente – quando escono dalla casa vengono ospitati dalle varie televisioni o per semplici comparsate o, addirittura, come opinionisti in trasmissioni di carattere sociale; e vengono ovviamente retribuiti lautamente, cosicché queste loro apparizioni diventano un vero e proprio mestiere.
Siamo quindi alla sagra dell’effimero, della poca cultura e della pochissima educazione; pensate che nel prossimo reality – “La fattoria” – i partecipanti, attori e attrici in forte decadenza, saranno chiamati a compiere autentici (??) lavori agricoli dei quali niente conoscono e che, una volta rientrati nella loro realtà, non resterà nessuna traccia.
Forse il mio è un ragionamento da vecchio barbogio – cosa che non sono!! – ma io mi chiedo per quale motivo un giovane dovrebbe impegnarsi nello studio oppure nell’apprendere un mestiere, se poi le soddisfazioni della vita provengono dai casting per “Il Grande Fratello” oppure per fare la velina a “Striscia la Notizia”?
È troppo semplicistico come ragionamento? Può darsi, ma io sono e, anzi, mi vanto di essere un semplice!
Giovedì scorso, mentre i TG trasmettevano le immagini dell’immane tragedia capitata al largo delle coste egiziane con il traghetto affondato e le quasi 1.000 vittime, in Italia c’era da scegliere chi doveva “uscire” dalla casa tra due concorrenti e l’attenzione di oltre 5 milioni di persone era dedicata a questo; gli stessi 5 milioni sono poi rimasti talmente colpiti dallo strano idioma della cinesina che ne hanno creato una sorta di “tormentone” che addirittura sta diventando oggetto di studi sociologici.
Il cardinale Ersilio Tonini, dall’alto dei suoi oltre ottanta anni, ha definito il reality come “un tranello per l’istupidimento generale” ed ha elencato una serie di incongruenze e di “irrealtà” tutte votate ad un unico scopo: il denaro; la vincitrice o il vincitore – lo possiamo testimoniare per le altre edizioni – sono persone che hanno un’unica dote, cioè quella di essere disinibiti al massimo e di essere alla ricerca smodata della notorietà, cioè del denaro.
Ora mi chiedo e vi chiedo, in base a cosa vengono scelti coloro che debbono uscire e coloro che, invece, continuano la gara? Anzitutto, li sceglie il pubblico – e qui voglio credere che non ci sia alcuno scamotto da parte di chi tiene il banco – sulla scorta di quanto ha visto con una TV a pagamento (in questa edizione il digitale terrestre di Mediaste) che segue le attività dei reclusi nelle 24 ore.
Ma quale potrà mai essere il parametro di giudizio? Evidentemente non una qualche loro dote particolare (il canto, il ballo, la dizione perfetta, ecc) che – fatto salvo il gusto particolare – permette di stilare una specie di classifica; e invece no, nessuna classifica e nessuna dote; allora diciamo che entra in ballo la “simpatia” del giovane o della giovane.
Se così è – e credo che non ci scostiamo tanto dal vero – nessuno si è reso conto che siamo in presenza di una “immagine” di questi reclusi, di una immagine che è, a sua volta, biforcuta perché risente della interpretazione che tutti loro ci mettono quando si “ricordano” di essere ripresi e della “manipolazione” che la regia della trasmissione compie sulla massa di materiale girato.
Eppure queste persone – che ripeto non sanno fare niente – quando escono dalla casa vengono ospitati dalle varie televisioni o per semplici comparsate o, addirittura, come opinionisti in trasmissioni di carattere sociale; e vengono ovviamente retribuiti lautamente, cosicché queste loro apparizioni diventano un vero e proprio mestiere.
Siamo quindi alla sagra dell’effimero, della poca cultura e della pochissima educazione; pensate che nel prossimo reality – “La fattoria” – i partecipanti, attori e attrici in forte decadenza, saranno chiamati a compiere autentici (??) lavori agricoli dei quali niente conoscono e che, una volta rientrati nella loro realtà, non resterà nessuna traccia.
Forse il mio è un ragionamento da vecchio barbogio – cosa che non sono!! – ma io mi chiedo per quale motivo un giovane dovrebbe impegnarsi nello studio oppure nell’apprendere un mestiere, se poi le soddisfazioni della vita provengono dai casting per “Il Grande Fratello” oppure per fare la velina a “Striscia la Notizia”?
È troppo semplicistico come ragionamento? Può darsi, ma io sono e, anzi, mi vanto di essere un semplice!